|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
Green Lung - This Heathen Land
|
18/12/2023
( 2043 letture )
|
I Green Lung sono una band londinese formata nel 2017. Solo sei anni in cui il progetto inglese ha scalato le gerarchie, venendo riconosciuto rapidamente come uno dei più interessanti progetti in ambito stoner e affini. Partiti da un EP nel 2018 per la tedesca Kozmik Artifactz gli inglesi si trovano ad uscire nel 2023 per la Nuclear Blast. Proprio quando il precedente Black Harvest sembrava l’apice, veniamo lasciati esterrefatti nuovamente con un album che per quanto riguarda le tematiche continua a prendere a piene mani dal folklore pagano della terra d’Albione.
Per chi non li conoscesse è difficile descrivere il sound dei Green Lung: inquadrati nell’inflazionata corrente dello stoner doom, presentano influenze provenienti dall’heavy metal con una spruzzata di occult rock con una forte componente gotica e progressiva. Se vogliamo dirla tutta le uniche sonorità a cui possono ritenersi vicino sono quelle di un altro glorioso progetto, controverso e in alcuni casi fortemente contestato dagli appassionati, per cui è difficile anche solo scriverne il nome: parliamo dei Ghost di Tobias Forge.
L’utilizzo dell’hammond e una sezione strumentale peculiare creano un’atmosfera unica, con la chitarra di Scott Black ad emergere con un suonato coinvolgente sia nelle sue ritmiche che nelle sue parti soliste. Ed è curioso come regga la struttura non solo di canzoni “canoniche”, ma anche nel folk di Song of Stones, canzone posta a metà disco in cui le percussioni, le tastiere, ma soprattutto il flauto preparano un solo blues pregno di malinconia. La voce narrante del cantante sin dalle prime note regala una grande performance, teatrale nei momenti giusti, potente ma al contempo maturo, abile nel gestire le difficoltà di un tappeto sonoro così elaborato: scorrendo la tracklist infatti non vi è un brano dove Tom Templar appaia sottotono, mantenendo sempre alto lo standard vocale. A dominare è però una sezione ritmica con la batteria di Matt Wiseman, considerata forse troppo “curata” e poco ruvida, ma che negli ascolti cresce e considerando il risultato finale, la produzione risulta più che adeguata. Basilare e massiccio è il basso elettrico di Joseph Ghast, che svolge il suo ruolo in sordina costruendo un muro di suono insieme alle tastiere di John Wright, co-protagonista d’eccellenza di questo This Heathen Land.
Beyond the cities and motorways of modern Britain Away from the influence of its Christian churches and cathedrals Lies another country An older, stranger country A country of lonely tors and desolate moors Of forgotten woods and mysterious standing stones You are about to embark on a journey into occult Albion Come, it's time to explore this heathen land
Ed è proprio un viaggio nella occulta Albione che ci introduce al primo brano Forest Church che partendo da sonorità stoner rock più moderne si caratterizza per una marcata teatralità del cantato, l’esaltazione di un antico culto perduto nelle profondità della foresta. Le cavalcate hard’n heavy di Mountain Throne presentano un brano che presenta una delle linee vocali più interessanti, in cui la processione pagana procede verso il “trono della montagna” in duetto con le tastiere per poi lasciare campo libero al solo di Scott Black. A reggere instancabilmente l’impalcatura dell’intero brano troviamo il basso di Ghast che ci sorprende repentinamente con le sue scalate. Il lavoro batteristico di Wiseman, semplice ma chirurgico, sorprende anche nella successiva Maxine, primo singolo del progetto londinese. Si può dire a tal proposito che mai brano fu più azzeccato come apripista per un album, una traccia incalzante, un vero “inno” per la setlist dei Green Lung , il tema è quello del maleficio della regina delle streghe nei confronti del narratore. Il testo si accoda per le tematiche e le atmosfere ricercate alla tradizione di iconici brani sulle incantatrici come una Melissa dei Mercyful Fate o più in epoca recente la Cirice dei Ghost. Attraversiamo poi terreni doommeggianti di impronta svedese, One for Sorrow è un brano imponente, colmo di melodia e mai banale. Successivamente approdiamo nel folk di Song of the Stones, un brano che può essere descritto come un viaggio alla ricerca di se stessi, riflessivo e pacificatore… una raggiunta maturità nelle sonorità che sembra essere simboleggiata dalla successiva The Ancient Ways, anch’essa fortemente influenzata dal doom e dall’heavy metal, più classica nella sua struttura, entusiasmante nelle sue strofe e nel suo ritornello, ma a dire in vero caratterizzata da un amalgama di sonorità in grado di chiamare in causa, come influenze, una molteplicità di band che vanno dalla NWOBHM al progressive, toccando anche gli sviluppi più recenti in ambito metal e hard rock. Hunters in the Sky si mantiene su questo sound, ma la particolarità delle due tracce è quella di non risultare ammorbanti e poco originali, anzi i due brani sembrano un’evoluzione di ciò che è stato fatto in precedenza nei generi sopra citati… particolarmente apprezzato il tributo, troppo palese per non essere voluto (con tanto di rima da parte di chi scrive), al Re Diamante con un organo a tinte gotiche a rimembrare i capolavori del danese e il falsetto sul finale come un cameo inaspettato all’interno di un film o, per i fan del wrestling, come un’entrata a sorpresa nella Royal Rumble. A chiudere in bellezza troviamo l’incantevole Oceans of Time, una romantica lettura in chiave musicale del Dracula di Francis Ford Coppola, che riprende nello specifico la storia del Conte Vampiro e del ritrovamento della sua amata nel corpo di Mina Harker a secoli di distanza, dalla sua morte.
Era difficile potersi superare dopo un album eccellente come Black Harvest, ma con This heathen land i Green Lung si mantengono sullo stesso livello qualitativo con un’ottima produzione e composizioni intriganti, sommando il tutto a temi che vengono rivisitati in maniera sapiente. Ancora una volta i londinesi hanno fatto centro evolvendosi ulteriormente, per gli appassionati alla ricerca di sonorità non canoniche vedere un progetto valido raggiungere un livello così elevato in poco tempo è una grande soddisfazione.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
12
|
Per me sono troppo simili ai Black Sabbath. Adoro i Black Sabbath, ma preferirei un qualcosa che si è ispirato a quel sound e non una copia quasi spudorata |
|
|
|
|
|
|
11
|
Inferiore agli album precedenti ma sempre una band eccellente! |
|
|
|
|
|
|
10
|
Concordo con il Commento 6.. Ottimo Gruppo. |
|
|
|
|
|
|
9
|
La somiglianza con i Ghost l\'ho avvertita anche io , in alcune parti vocali e di tastiera . Non li conoscevo, mi hanno attirato con The Forest Church e mi è piaciuto tutto l\'album. Pezzo top secondo me Oceans of Time. |
|
|
|
|
|
|
8
|
Mah io ho ascoltato solo Maxine e i Ghost ci sono eccome, infatti non mi piace per niente, troppo danzereccia. Sentirò il resto. |
|
|
|
|
|
|
7
|
Macché Ghost, i Black Sabbath degli anni 70 si sentono con quel cantato. |
|
|
|
|
|
|
6
|
Sembra più rock retrò anni 70 più che altro condito con l\' hammond....di Doom ne senti poco....bravi comunque. |
|
|
|
|
|
|
5
|
Ho ascoltato un paio di pezzi. Davvero molto bravi. E anche qua un cantato personale ed efficace ne alza decisamente il valore. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Sento Ghost e mi illumino. Devo ascoltarlo sicuramente |
|
|
|
|
|
|
3
|
Decisamente meglio dei Ghost (anche se un certo richiamo qua e là c\'è). Davvero un gruppo che non ha mai sbagliato un colpo finora. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Bello, bello e bello! Avevo molto aspettative ma anche il pezzo più orecchiabile è una mina. Ho adorato il fatto che non abbiano abbandonato il lato doom. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Una gemma; la conclusione della recensione racchiude perfettamente il mio pensiero riguardo disco e band. Bravi davvero. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Prologue 2. Forest Church 3. Mountain Throne 4. Maxine (Witch Queen) 5. One for Sorrow 6. Song of the Stones 7. The Ancient Ways 8. Hunters in the Sky 9. Oceans of Time
|
|
Line Up
|
Tom Templar (Voce) Scott Black (Chitarre) John Wright (Organo, Sintetizzatore, Tastiera) Joseph Ghast (Basso, Strumenti a fiato) Matt Wiseman (Batteria, Percussioni)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|