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Fire Down Below - Low Desert Surf Club
26/12/2023
( 1552 letture )
Il secondo album dei Fire Down Below, Hymn of the Cosmic Man, aveva visto il quartetto belga della città di Ghent avventurarsi nel cosmo, veicolando atmosfere dilatate e sognanti grazie ad un mix sorprendente di psichedelia, space rock e stoner. Cinque anni dopo i nostri protagonisti tornano nuovamente sulla terra andando a riabbracciare quelle sonorità intrise di desert e psych rock caratteristiche del loro fulminante esordio discografico, Viper Vixen Goddess Saint, del 2016. Nonostante la scelta di un titolo programmatico come Low Desert Surf Club possa far pensare ad un album semplice e diretto, senza twist e sorprese, il terzo album dei Fire Down Below riesce invece a dare risalto alle molteplici anime della band, impreziosito dalle esperienze e dagli eventi che hanno arricchito e segnato i quattro musicisti. Tra tutti l’amicizia nata con il leader degli Elder, Nick DiSalvo, scelto come produttore e musicista ospite nel nuovo full length, che ha contribuito come si vedrà ad influenzare il sound e gli arrangiamenti del nuovo album. Il primo apporto del musicista americano è stato quello di fare uscire i Fire Down Below dai confini della madrepatria, facendo mixare le nove composizioni che costituiscono Low Desert Surf Club nella cosmopolita Berlino, sua città d’adozione, senza tuttavia creare attriti con l’etichetta statunitense Ripple Music, a cui ancora una volta è stato affidato il compito di distribuire l’album in formato fisico.

Quello che più colpisce fin dal primo ascolto è come la regia di Nick DiSalvo sia stata in grado di rafforzare e compattare i molteplici volti musicali dei Fire Down Below senza snaturane il suono, ma affilando le armi del quartetto belga esaltandone i punti di forza, l’attitudine sfrontata e un songwriting di altissimo livello. Nonostante la semplicità di alcune strutture ed arrangiamenti, le composizioni di Low Desert Surf Club hanno fin da subito un impatto devastante, merito anche di refrain in grado di imprimersi a fuoco nella testa. L’opener Cocaine Hippo e la successiva California sono autentici inni che fondono stoner ed hard rock in una miscela incendiaria travolgente e senza compromessi. Riff e sezione ritmica erigono un wall of sound compatto dal quale esplode la voce di Jeroen Van Troyen, acuta e tagliente, pronta a trascinare l’ascoltatore in un vortice di furia esaltante. A rincarare la dose ci pensano altri due brani, autentici pezzi da novanta del nuovo album: Surf Queen, è un brano più articolato e complesso, una girandola sonora di emozioni che alterna irruenza stoner a break ricchi di atmosfera d’impianto desert rock, mentre The Last Cowboy addirittura sconfina nell’heavy rock dei Motörhead (in salsa guacamole), una cavalcata a rotta di collo sotto il sole rovente della California che avrebbe reso Lemmy fiero e pieno d’orgoglio. Grazie alla sapiente supervisione di Nick DiSalvo, Low Desert Surf Club, non rischia mai di diventare un album monotematico né un lavoro eccessivamente ed esclusivamente incentrato sull’energia dei riff. Il musicista americano riesce a bilanciare la tracklist dando risalto, al momento giusto, anche al volto più contemplativo ed introspettivo dei Fire Down Below, quando la musica si riconnette al passato più remoto del rock. Il viaggio attraverso il deserto, destinazione California, tema centrale per la cultura hippie di fine anni Sessanta, diviene nei suoi molteplici aspetti il protagonista assoluto di questo terzo full length. Se nelle tracce più irruenti viene dato risalto al viaggiare in auto in un parallelismo tra i riff di chitarra e la velocità dei motori ruggenti, in Here Comes the Flood il viaggio diviene metafora del percorso di una vita intera, dell’irrequietezza, del desiderio di scoprire cosa cela l’ignoto. I suoni diventano liquide astrazioni dove il miraggio e il calore torrido del deserto tingono di riverbero ed effetti sia le chitarre che la voce; il desert rock dei The Yawning Man sale in cattedra riversando calda ed imprevedibile psichedelia in uno dei migliori brani del disco, mentre batteria e riff dettano i tempi di un incedere free flow che tanto ricorda il pachidermico Dopesmoker dei Sleep. E la psichedelia torna prepotentemente in scena nella lunga suite conclusiva, Mantra, composizione strettamente imparentata con le ultime produzioni degli Elder. Le chitarre di Kevin Gernaey e Jeroen Van Troyen hanno modo di esprimersi in lunghe fughe solistiche, dove emergono un’abilità tecnica fuori dal comune e una sensibilità unica nel saper giocare con le emozioni dell’ascoltatore. Dai riff diretti ed infuocati dei primi esaltanti brani alle lunghe divagazioni armoniche di Mantra, si ha come l’impressione di avere intrapreso un viaggio che da fisico diviene progressivamente meno ancorato alla realtà, raggiungendo un traguardo metafisico in cui si vive uno stato di esaltazione ed elevazione attraverso la musica.

Low Desert Surf Club rappresenta per i Fire Down Below un deciso salto di qualità, grazie non poco alla scelta illuminata, dopo due album autoprodotti, di affidarsi ad un veterano come Nick DiSalvo. I suoni che escono dagli speaker sono sempre limpidi e puliti, sia quando sono i riff terremotanti a dettare l’andamento dei brani sia quando invece salgono sul proscenio arrangiamenti più complessi nei quali le chitarre soliste e la voce giocano un ruolo centrale. Un’energia davvero contagiosa è l’ultimo fondamentale ingrediente capace di trasformare un già buonissimo album in una piccola, preziosa ed imprescindibile gemma di stoner rock, genere quest’ultimo che sta trovando in Europa un terreno fertile e ricco di idee grazie a nuove e giovani band in grado di dare del filo da torcere ai grandi maestri del genere. Il terzo ruggito dei Fire Down Below annuncia l’arrivo di una formazione senza compromessi e con licenza d’uccidere attraverso chitarre di distruzione di massa. Il viaggio attraverso il deserto procede a folle velocità ed è imperativo salire a bordo, o si rischia di rimanere indietro in una nube acre di polvere e rimpianti.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
94.25 su 4 voti [ VOTA]
Leo
Domenica 14 Gennaio 2024, 13.10.22
1
Un gran bel disco con un gran bel sound
INFORMAZIONI
2023
Ripple Music
Stoner
Tracklist
1. Cocaine Hippo
2. California
3. Airwolf
4. Surf Queen
5. Dune Buggy
6. Here Comes the Flood
7. Hazy Snake
8. The Last Cowboy
9. Mantra
Line Up
Jerden Van Troyen (Voce, Chitarra)
Kevin Gernaey (Chitarra)
Bert Wynsberghe (Basso)
Sam Nuytens (Batteria)

Musicisti Ospiti
Nick DiSalvo (Voce, Chitarra)
 
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