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Cultus Sanguine - The Sum of All Fears
08/06/2024
( 834 letture )
You only have
your eyes to cry
and your life to suffer with

The Sum of All Fears

La summa di tutte le paure e non solo. Il miglior album dei Cultus Sanguine, band italiana milanese attiva ben dal lontano 1993, con il primo demo pubblicato nel 1994, per sottolineare che la nostra nazione che in ambito doom e affini non ha veramente nulla da invidiare a nessuno. Dopo il primo full length decisamente più
influenzato dal black, i nostri decidono di mettere in campo tutte le forze per scrivere, appunto, il loro lavoro migliore. D’altra parte, seguiranno tanti anni di silenzio e solo recentemente, nel 2023, è uscito un nuovo album.
ll passaggio per la pubblicazione di questo secondo lavoro a una casa discografica importante come la Season of Mist, non ne ha inficiato assolutamente la produzione, anzi la rende particolarmente e volutamente grezza. Il cantato di Joe Ferghieph, che ha abbandonato l’influenza scream che di poteva ascoltare in Shadows’Blood, diventa intenzionalmente sgraziato, monotono, quasi antimusicale e durante tutta la durata del lavoro le nostre orecchie, ma anche tutti i nostri sensi, vengono avviluppati, intrappolati oseremmo dire in una cantilena macabra e in un’atmosfera orrorifica e orrida che ci catapulta direttamente fra le ante di un vecchio armadio impolverato di un’antica casa in stile vittoriano,
con un carillon che potrebbe accendersi all’improvviso e una vecchia bambola piuttosto inquietante che è lì a fissarci con i suoi occhi spiritati.
La capacità interpretativa di Ferghieph è notevole e personale, riuscendo perfettamente a calarsi nei panni di un uomo tormentato, disperato e solo che vaga sperduto, stanco della sua vita e senza scopo, preda dei suoi fantasmi, fuori e dentro di se:

In silence I await
my time to know
the pain
the meaning and the sense
of this growing
this growing cold inside
as nothing here I stand
in front of the majesty of ruin
on the throne man built on lies
the sum of all fears
leads
leads us towards the end
end we praised for
end we wait and curse
but comes


L’opener mette già in campo tutto quello che i Cultus Sanguine possono offrire: rintocchi sinistri di tastiera, canto lacerante, ritmi lenti e asfissianti spesso interrotti da un lamento sinistro da fare venire i brividi lungo la schiena, fino al quasi senso di sollievo dell’assolo liberatorio.
La successiva Verrà il Tempo dei Morti riesce a sfruttare in maniera toccante la musicalità della lingua italiana nei primi versi quasi sussurrati, prima di sfociare in un canto angosciato:

Now I am the point
to condemn all my life
what I did and dreamt
all is floating around
all my life and my thoughts
I realize I have lost


Meraviglioso l’intervento congiunto di basso e tastiera che creano un tappeto sonoro per inserire di nuovo la regalità dei versi in italiano che perfettamente si innestano nell’ambiente evocato, fumoso e impolverato. Ci si dà una scossa con Dominatress, pezzo più heavy che prende in prestito il sound e l’immaginario dei Death SS, altra band nostrana storica e di assoluto valore, con una fantasia erotica altrettanto classica; pezzo non
tra i migliori e forse un pochino fuori contesto, ma certamente piacevole.
Si riprende con Highest Depression, pesante a livelli inverosimili, con la maestosità della tastiera che sembra sovrastare gli altri strumenti quasi a sottolineare il lamento funebre di chi ha perso la speranza nei confronti della vita:

Now I feel the cold hand
of doom
caressing my face
as a serpent
surrounding my skin
this dimension of emptiness
it fills my days so empty
gives taste to a life
already lost


Segue l'azzeccata costruzione geometrica di The Future Unveiled, con i fraseggi di chitarra che si insinuano quasi con un’efficace precisione matematica di rara bellezza, incorniciati e sostenuti dalla sezione ritmica e dulcis in fundo dalla tastiera che esplode allo scatenarsi delle urla di Ferghieph:

Come take my hands
and walk with me
I will take you where
the macabre is real
take my hands I will show you places
humans neither dream
the future is under my lead
the future unveiled


Forse troppo simile in alcuni passaggi la successiva A Grave Upon Mankind, che però si pregia di un eccellente lavoro al basso di Luca DiFato che entrerà in futuro in pianta stabile nella band. Come al solito notevoli le urla sgraziate e l’interpretazione di Joe:

Forgotten by life
refused by death
surrounding by feelings
that man should not feel


Ancora i rintocchi di tastiera che paiono simulare un carillon introducono In the Days of Sombre, che alterna momenti cadenzati e pesanti e raffinatezze pianistiche, con il cantato in cui si avvicendano momenti dimessi e momenti concitati:

As man I am lost
hope abandoned me
I surrender
in the days of sombre
dreams fall as whips
on my skin
as the sea of december


La voce di Asmod IX Vulgar recita in maniera coinvolgente ed emozionante la breve Ultima Madre, una poesia in lingua italiana dedicata alla morte, accompagnata soltanto da soffici accordi di tastiera.

Lo scorrere del tempo oramai non ha alcun senso
Qui nell'ultima dimora, fredda ed eterna amante
Il mio ultimo pensiero vaga disperato nella tenebra del dubbio.
Quale senso può avere una vita di speranze ed illusioni
di sano talento ed arte suprema,
quando comunque, nera e sicura, l'unica certezza è la tomba.
Una silenziosa ultima madre
ti adorerà nelle fredde ed ormai rigide spoglie......al verbo


Di nuovo il suono di un carillon ci conduce verso la fine di The Sum of All Fears, con il brano più lungo As A Funeral Inside:

I give no meanings
to this senseless life (of mine)
as a funeral inside
this cold light closes
my eyes


Inquietante il ritmo marziale che ci accompagna verso questa morte vera o figurativa, esteriore o soltanto interiore, ma non è finita perché dopo il suono del carillon che piano piano si spegne, esplode un urlo raccapricciante che recita “Ucciditi” seguito dal suono di un nastro, che è probabile verrà a turbare i sonni degli ascoltatori. Sicuramente ascoltato la prima volta non è propriamente piacevole e lascia un senso di disagio.

Il secondo full length dei Cultus Sanguine è indubbiamente la vetta artistica e il lavoro più personale e originale della band milanese, un contributo prezioso e di valore alla scena doom/gothic da riscoprire o da scoprire per chi ancora non lo conoscesse.
Potrebbero sembrare parole banali e artefatte, ma non lo sono affatto, e chiaramente il disco necessita di essere ascoltato con lo stato d’animo adeguato e soprattutto con una buona dose di fegato. A voi.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
71.4 su 5 voti [ VOTA]
Doom Queen
Venerdì 14 Giugno 2024, 10.41.47
3
Musica oscura e affascinante, ma non mi è piaciuta la voce.
Doom Queen
Venerdì 14 Giugno 2024, 10.41.32
2
Musica oscura e affascinante, ma non mi è piaciuta la voce.
luomoombra
Domenica 9 Giugno 2024, 9.50.25
1
Un inquietante capolavoro...
INFORMAZIONI
1999
Season of Mist
Gothic / Doom
Tracklist
1. The Sum of All Fears
2. Verrà il Tempo dei Morti
3. Dominatress
4. Highest Depression
5. The Future Unveiled
6. A Grave Upon Mankind
7. In the Days of Sombre
8. Ultima Madre
9. As a Funeral Inside
Line Up
Joe Ferghieph (Voce)
Federico Rebusso (Chitarra)
Daniele Bovo (Tastiera)
Fabrizio Cislaghi (Batteria)

Musicisti Ospiti
Asmod IX Vulgar (Voce, Traccia 8)
Luca DiFato (Basso, Violino)
 
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