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19/09/24
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ARCI BELLEZZA - MILANO
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In Aevum Agere - Darkness, then Light
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24/08/2024
( 629 letture )
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La costruzione che Bruno Masulli sta portando avanti attraverso i suoi In Aevum Agere e incentrata sulla Divina Commedia di Dante Alighieri è un qualcosa di grandioso. Il polistrumentista e cantante ha infatti intuito ottimamente come le atmosfere dantesche si adattassero alla perfezione alla narrazione doom metal e, grazie a una cultura non superficiale, che a sua volta rivela una passione profonda e sentita, sta seguendo un percorso musicale e narrativo di enorme fascino. Giunto al terzo album consecutivo ispirato alla narrazione dantesca, che segue Canto III del 2019 ed Emperor of Hell – Canto XXXIV, il presente Darkness, then Light, ci conduce attraverso la prima Cantica e all’inizio della Seconda, quella quindi che giunge alla Montagna del Purgatorio, fuori dall’Abisso e verso la luce di Dio e, quindi, al Paradiso.
Accompagnato stavolta da una sezione ritmica completa, con gli ottimi Marcello D’Anna e Michele Coppola a prendersi carico delle linee di basso e batteria, gli In Aevum Agere sembrano aver trovato una dimensione di band vera e propria, per quello che resta comunque un progetto nel quale Masulli si occupa in solitario tanto della musica quanto dei testi, veri e propri adattamenti della poetica dantesca e gestendo voce, chitarra e cori. Il disco, per la prima volta, non si concentra su un Canto in particolare, ma “completa” il percorso nell’Inferno, citandone alcuni passi fondamentali. Al solito, le soluzioni compositive sono quelle offerte dall’epic doom di casa Candlemass / Solitude Aeturnus, in particolare i secondi per quanto attiene alle parti ritmiche, decisamente lanciate e potenti, col doppio pedale ampiamente utilizzato, mentre emergono evidenti sfumature propriamente heavy nelle parti chitarristiche e negli assoli. Ne esce un disco possente, maestoso e in un certo senso quasi intimidatorio, nelle sue atmosfere dannate e oscure, con alcuni punti forti e qualche aspetto che, invece, ne inficia appena la resa complessiva, in particolare nella seconda parte. La partenza è di quelle da incorniciare: tenendo fede al proprio titolo, Kerberos, il feroce mastino a tre testa guardiano dell’Ade nella mitologia greca e del Terzo Girone nella poetica dantesca, viene graziato di un brano vorticoso, potente, retto da un riff schiacciasassi e da una ritmica implacabile e sostenuta, sulla quale si solleva un buonissimo refrain declamato dalla stentorea voce baritonale di Masulli, che si lancia poi in un lungo assolo, seguito da un breve assolo di basso. Gran pezzo, che si prospetta portatore di un “inferno” sul palco, qualora suonato dal vivo con altrettanta ferocia. The Harpies and the Suicide ci porta invece nel terrificante girone dei violenti contro se stessi, uno dei passaggi più orribili e horror di tutta la Commedia, con i suicidi che hanno rinnegato il proprio corpo, che vengono quindi mezzo trasformati in alberi e le Arpie che li tormentano danneggiando la pianta, rompendone i rami e procurando quindi un dolore continuo ai dannati. Il brano torna alla più tipica lentezza doom, mentre l’atmosfera ferocissima del canto viene se non altro addolcita da uno dei refrain più melodici e cantabili del disco, per un ottimo risultato complessivo. Antenora è una regione del nono Girone, quella che contiene i traditori della Patria; come ricorderanno i più attenti, è qui che si trova il Conte Ugolino, accusato di aver tradito Pisa nella guerra persa contro i genovesi alle secche della Meloria e che scelse di cibarsi del corpo dei figli per non morire di fame in prigionia. Anche questo passaggio è quindi di enorme tensione e viene reso con una traccia di grande potenza dinamica, che cresce di intensità e viene squassata da accelerazioni devastanti e da una buonissima linea melodica. Una qualità che si ritrova anche in Phlegyas, demone traghettatore alla città infernale di Dite, che ancora una volta viene rappresentato da un brano potente, pesante e nel quale a farla da padrone sono i continui cambi di tempo, gli assoli, i passaggi del basso, in particolare evidenza per tutto il disco grazie all’ottima prestazione di D’Anna, con un Coppola davvero potentissimo e dinamico. Buona anche in questo caso la linea melodica declamata da Masulli. Con le onde dello Stige, arriviamo quindi allo spartiacque del disco: dopo l’incontro con Lucifero, già cantato nel disco precedente, si prepara il congedo dall’Inferno e la titletrack ci narra appunto questo passaggio, dalle tenebre alla luce. Siamo di fronte senza dubbio alla miglior canzone del disco, in senso assoluto: doom potente e dinamico, innesti metal tendenti quasi al thrash, arpeggi, assoli, una melodia discreta e in particolare fa venire i brividi il passaggio nel quale Masulli/Dante recita Please guide me away, I’ll follow you anywhere rivolto probabilmente a Virgilio (o chissà, a Dio). Spettacolare il cambio di tempo a metà brano, lanciato dal basso e seguito dagli intrecci solisti chitarristici, per il ritorno sul riffing spietato e doom della strofa. Grandissimo brano, poco da aggiungere. Altro colpo a segno con la seguente Itinerarium Mentis in Deum, nel quale ci allontaniamo da Dante, per avvicinarci invece a Bonaventura da Bagnoregio, la cui opera è citata nel titolo della canzone e che narra appunto il viaggio della mente verso Dio, in perfetta coerenza con la narrazione in corso e col percorso di Dante nella Commedia. Anche qua, pezzo di grande fascino, tra accelerazioni, riff potentissimi, arpeggi e una evidente qualità tecnica del trio, decisamente in spolvero. Altro brano di qualità, per un disco che finora si attesta su livelli piuttosto alti e non solo grazie allo spessore lirico. Purtroppo, da qui in avanti qualcosa si perde e lo strumentale Ad Finem che rappresenta appunto l’uscita dall’Inferno, non aggiunge nulla al disco, pur non demeritando in sé e se funziona come “vetrina” per le qualità strumentali del trio, nei duetti tra Masulli e D’Anna e nel consueto tellurico lavoro di Coppola. Alla fine, il brano difetta di un senso melodico e di un “racconto” interno, una mancanza che rischia di renderlo un esercizio di stile sicuramente piacevole, che lascia però gran poco. The Descent è il momento della presa di coscienza di Dante del percorso appena concluso con tutti i dubbi che esso solleva e, quindi, la preparazione a quello che lo attende. Qua torna senza dubbio la tensione precedente e il pezzo è l’ennesima buona variazione sul tema di fondo, seppure manchi qualcosa che appunto la diversifichi un po’ e aiuti a distinguerla dal resto e forse non a caso si tratta della traccia più breve del disco. Arriviamo alla conclusione, alle pendici della Montagna del Purgatorio, dove Dante e Virgilio trovano nuovamente la luce, il cielo aperto e possono avvicinarsi al luogo nel quale le anime cercano la redenzione e la salvezza. Il brano è lento e funereo, puramente doom in realtà e non cambia neanche con l’accelerazione centrale, finché non è un arpeggio e un lungo passaggio in pulito, con tanto di assolo acustico, che rompe l’assedio plumbeo del riffing, che torna però spietatamente subito dopo, conducendoci fino a conclusione del brano. La traccia, pur essendo la più lunga di un disco che sceglie invece la compattezza dei brani, resta in tal senso un po’ incompiuta: melodicamente non di particolare rilevanza e con una conclusione che arriva un po’ a sorpresa, lasciando l’ascoltatore senza una fine vera e propria e un po’ deluso, con la tripletta finale che non si fa ricordare particolarmente, dopo due terzi di album di altro spessore.
In conclusione, Darkness, then Light è un disco che liricamente risulta di passaggio, con una ultima panoramica sui Gironi infernali e l’inizio della Cantica del Purgatorio. Un passaggio impegnativo e carico di emozioni e storie che hanno fatto della Divina Commedia la maggior opera dell’Età moderna. Bruno Masulli può, sperabilmente in maniera stabile, contare su un trio di alto livello, la cui ottima interazione costituisce senza dubbio uno dei punti di forza del disco. I passaggi tecnici e dinamici creati sono, infatti, quello che dà movimento e respiro a un disco plumbeo, potente, oppressivo e che gioca sui cliché dell’epic doom fino in fondo, non staccandosene mai e, al contempo, mostrandone tutta la forza, con incursioni nel metal vero e proprio che rivestono di acciaio brani pesanti e multiformi, che vanno apprezzati con più ascolti, date le notevoli sfaccettature messe in campo. Chissà che non sia possibile vederli su un palco e testarne quindi di persona le indubbie qualità tecniche. Peccato per una conclusione di disco inferiore alle tracce precedenti, con cinque canzoni di valore e Darkness, then Light a dimostrare il valore assoluto delle composizioni degli In Aevum Agere. Menzione d'obbligo per lo stupendo artwork del disco, corredato dalle note esplicative dei brani e dalle meravigliose incisioni dell'immortale Gustave Dorè. Da avere anche solo per questo. Come detto, il percorso intrapreso da Bruno Masulli è qualcosa di grandioso e merita tutta l’attenzione e il riconoscimento possibili. Date agli In Aevum Agere ben più che una ascoltata distratta, lo meritano.
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LOOK OUT! another classic WALL OF TEXT by Lizard! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Kerberos 2. The Harpies and the Suicides 3. Antenora 4. Phlegyas 5. Darkness, The Light 6. Itinerarium Mentis in Deus 7. Ad Finem 8. The Descent 9. The Mountain of Purgatory
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Line Up
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Bruno Masulli (Voce, Chitarra elettrica, Chitarra acustica, Cori) Marcello D’Anna (Basso) Michele Coppola (Batteria)
Musicisti Ospiti
Salvatore Romano (Chitarra solista e ritmica su traccia 8)
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RECENSIONI |
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