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Spawn of Possession - Noctambulant
30/11/2024
( 592 letture )
La Svezia è sempre stata considerata una delle terre più rappresentative di un certo modo di intendere il death metal (anzi, almeno due), eppure il technical death non aveva mai assunto un ruolo di primo piano, nonostante realtà come i Visceral Bleeding e soprattutto, ancor prima, gli Anata avessero raccolto discreti apprezzamenti.
I primi condividevano però parte della line-up con gli Spawn of Possession, creatura che nonostante fosse nata qualche anno prima, avrebbe debuttato un anno dopo i Visceral Bleeding, prima che Dennis Röndum e Niklas Dewerud decidessero di dedicarsi a tempo pieno sulla band ormai sull’onda del successo di Cabinet.

Sì, perché Cabinet si era già ritagliato un ruolo di tutto rispetto all’interno del panorama tech-death pur non proponendo formule particolarmente originali ma evidenziando un’ulteriore tendenza all’estremizzazione della tecnica pura e della complessità del songwriting che avrebbe caratterizzato il genere nei primi anni Duemila.

Infatti quando è il momento del secondo lavoro sulla lunga distanza, Noctambulant, la scena mondiale, dopo i fasti degli anni Novanta, è di nuovo in assoluto fermento, ed è stata recentemente scossa (o lo sta per essere) da lavori dal peso innegabile quali Epitaph dei Necrophagist, The Scepter of the Ancients degli Psycroptic, Cosmogenesis degli Obscura e tanti altri.
Come i suoi coevi dunque Noctambulant, ancor più di quanto già fatto con il debutto, alza l’asticella della brutalità e del tasso tecnico proponendo un death in cui precisione e violenza si esaltano all’ennesima potenza e si uniscono in un connubio distruttivo. Fatta eccezione per alcuni pochi ma piacevoli momenti più rilassati, come ad esempio le parti in clean in Lash by Lash e In My Own Greed, in cui si possono udire gli echi degli Atheist tra gli altri, l’approccio del quintetto è ancor più votato alla potenza e alla distruzione e meno, per quanto possibile, alla melodia rispetto ai Necrophagist, tanto per rimanere su uno degli esempi già rioprtati. Con essi condividono però la stessa ricerca estrema del tecnicismo, un’attitudine che è presto più che evidente nel drumming quasi convulso, mai domo di Röndum, e nel continuo intrecciarsi e armonizzarsi delle due chitarre, che operano un assalto costante fatto di riff in cui si affollano armonici artificiali e innumerevoli note si inseguono senza tregua, spesso a velocità impressionanti e con fraseggi tutt’altro che banali. L’apporto solistico di Karlsson, vero lead guitarist della band che lascerà però dopo questo disco, forse senza mai emozionare troppo e mantenendosi su scale abbastanza semplici pur con notevole maestria, contribuisce tuttavia a tenere alto il livello tecnico e del songwriting.
Il disco si dipana così per quaranta minuti di violenza, velocità estreme, cambi di tempo repentini, e il costante duettare infernale delle due asce, assalti fatti di blast-beat e doppia cassa e riff malevoli e intricati. Ci sono momenti in cui lo sfoggio di tecnica può arrivare a sembrare quasi fine a se stesso (vedasi alcuni passaggi di Eye of Contempt), ma si sa, questo è un genere che soprattutto nelle sue forme più moderne può incappare facilmente in questo rischio, e la band, ad essere onesti, fa un buon lavoro per evitare che si percepisca questa sensazione per buona parte del disco.
L’album, che tra l’altro negli anni è stato accusato da alcuni detrattori anche di eccessiva monotonia e di presentare un songwriting troppo “asettico”, prova a volte a spezzare il corso apparentemente inesorabile del disco, ma non sempre il tentativo si traduce in un successo: se, come abbiamo detto, alcuni passaggi in clean risultano accattivanti, i fraseggi dissonanti di Sour Flow, ad esempio, non convincono affatto. Fortunatamente, anche in questo caso, è solo un passaggio momentaneo, mentre gli altri brani colpiscono quasi tutti per la potenza e la velocità espresse: i momenti per rallentamenti o addirittura breakdown sono ridotti all’osso (Render My Prey) ma ben piazzati, mentre la band sembra chiaramente prediligere gli assalti frontali di Eye of Contempt e Dead & Grotesque, che pure ci tengono a mostrare una vena anche vagamente più “elegante” nei riff più melodici e dalle armonie più particolari.
Non a caso Scorched, che chiude l’opera, presenta un intro quasi neoclassico e un riffing/soloing cattivo ma allo stesso tempo raffinato, in cui l’anima più brutale e quella più tecnica della band trovano un particolare equilibrio.

Noctambulant è quindi un ottimo disco di tech-death, scientificamente violento e dalla furia chirurgica, che consacrò gli Spawn of Possession tra le migliori realtà della fervida scena del tempo. Certo l’album non è perfetto, manca probabilmente di qualche momento davvero memorabile e forse nel complesso non regge pienamente il confronto con altri importanti dischi dell’epoca, eppure lo sforzo tecnico e compositivo messo in campo dai nostri è innegabile.
Secondo di una brevissima discografia destinata a interrompersi già con Incurso, Noctambulant seppe difendersi e dire la sua in un panorama all’epoca più affollato che mai di uscite di alto livello, e rimane ad oggi uno dei dischi più rappresentativi della scena di quegli anni.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
45 su 1 voti [ VOTA]
Pacino
Sabato 7 Dicembre 2024, 5.39.26
7
Una cafonata assurda. Insopportabile e disturbante (nella sua accezione negativa) dall\'inizio alla fine. Meglio i Necrophagist o gli Origin, per fare due esempi di band simili che funzionano. Voto 45.
LAMBRUSCORE
Giovedì 5 Dicembre 2024, 17.48.47
6
@BrutAlex, io e altri al pomeriggio abbiamo fatto una partitella fantozziana, visto che c\'era una porta da calcio, dall\'altra parte rispetto al palco, mi ricordo la sudata, tra il caldo e le birre messe a bordo campo
BrutAlex
Giovedì 5 Dicembre 2024, 17.39.32
5
GRANDISSIMO!!! Sono passati oltre ventanni ma mi ricordo tutti quei concerti death/brutal/grindcore di quei tempi, per me era il periodo d\'oro del genere, ovviamente senza considerare fine anni 80 e prima metà degli anni 90. Quel tipo di festival erano la mia dimensione ideale, i membri dei gruppi non restavano nel backstage ma giravano per l\'area del festival insieme al pubblico. Mi ricordo benissimo del bassista dei Gorerotted che ha iniziato subito a sbronzarsi pesantemente insieme a noi, a un certo punto lo abbiamo perso di vista, dopo lo abbiamo rivisto salire sul palco completamente denudato a ballare mentre stavano suonando i cockandball torture. L\'edizione dell\'anno non ero riuscito a partecipare, inoltre mi avevano raccontato che c\'erano stati casini con i promoter che erano scappati con l\'incasso senza nemmeno pagare i gruppi, non fu più organizzato il festival in seguito.
LAMBRUSCORE
Lunedì 2 Dicembre 2024, 10.30.39
4
@Brutalex, c\'ero anch\'io nel bresciano, a vederli, si chiamava Grind your mother, c\'erano anche i Gorerotted, Cock and ball torture, bastard saints, cadaveric crematorium , Corpsefucking art ed altri, roba fine, insomma, in un campo sportivo , mi ricordo bene
BrutAlex
Domenica 1 Dicembre 2024, 21.41.41
3
Disco della madonna di un gruppo della madonna, per me vale un 9 come il successivo e purtroppo ultimo Incurso. 10 lo do all\'esordio Cabinet. Li avevo visti dal vivo agli esordi 20 anni fa a Brescia a un festival underground estivo, rompevano davvero il culo ai passeri, bei tempi.
Sicktadone
Domenica 1 Dicembre 2024, 18.44.01
2
Avevo provato ad ascoltare questo dopo essere stato estasiato da Incurso, che ancora oggi rimane penso uno dei migliori dischi nel genere da oltre 10 anni da questa parte. Sinceramente non mi aveva dato le stesse sensazioni, peccato.
LAMBRUSCORE
Sabato 30 Novembre 2024, 13.39.27
1
Grande secondo disco di questa grande band, peccato che dopo il terzo non abbiano più registrato niente. Si sono sciolti da qualche anno.
INFORMAZIONI
2006
Neurotic Records
Technical Death Metal
Tracklist
1. Inception
2. Lash by Lash
3. Solemn They Await
4. Render My Prey
5. Eve of Contempt
6. Sour Flow
7. By a Thousand Deaths Fulfilled
8. Dead & Grotesque
9. In My Own Greed
10. Scorched
Line Up
Jonas Renvaktar (Voce)
Dennis Röndum (Voce, Batteria)
Jonas Karlsson (Chitarra)
Jonas Bryssling (Chitarra)
Niklas Dewerud (Basso)

Musicisti ospiti

Robbe K. (Voce secondaria) (traccia 7)
Dusty Boisjolie (Voce secondaria) (traccia 8)
Pat O'Brien (Chitarra solista) (Traccia 4)
 
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