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Foo Fighters - Echoes, Silence Patience and Grace
22/03/2025
( 598 letture )
A dodici anni dal disco d’esordio i Foo Fighters si erano confermati come un punto fermo e una garanzia nel panorama del post-grunge e del rock moderno, dimostrando a tutti quanti che non si trattava solo di un progetto nato da una costola dei Nirvana. I primi cinque album della band contenevano musica suonata con passione e con una ricercatezza che spinse Grohl e soci a sperimentare, come accadde in particolare con il quinto capitolo della loro discografia, In Your Honor, dove l’alternanza di rock tra strumenti amplificati e altri acustici voleva celebrare la musica e artisti del passato, mostrando ancora quanto il progetto fosse serio e non una semplice scusa del frontman per continuare la sua carriera musicale dopo la morte di Kurt Cobain.

Arrivati al sesto album i nostri avevano ormai le carte in tavola per fare qualcosa di grande, mischiando tra loro quegli elementi usciti fuori lavorando a In Your Honor e cercando una produzione che rendesse al meglio quanto da loro fatto in studio avvalendosi dell’aiuto di diversi ospiti. E così accadde con Echoes, Silence Patience & Grace: se infatti non si tratta del miglior lavoro della discografia del gruppo di Grohl e soci, è sicuramente un disco che contiene alcune tra le hit più famose della band. D’altronde bastava accendere la televisione nel 2007 per imbattersi su MTV nel video di The Pretender che andava continuamente in rotazione e ad oggi su YouTube lo stesso si rivela essere il più visto tra quelli del gruppo, superando il mezzo miliardo di visualizzazioni e distaccando di molti tutti gli altri dei Foo Fighters. Successo meritato per una canzone bellissima, aggressiva e piena di energia, che già nella sua partenza ancora una volta torna sulla capacità della band di comporre passando all’amplificazione dei suoni della chitarra facendo evolvere il pezzo, componente fondamentale questa anche per altre tracce del lavoro. Già la successiva Let It Die infatti mostra ancora questa scelta del songwriting dando vita a strutture coinvolgenti a metà tra ballad e canzoni rock più dirette. Un pezzo come Erase/Replace ci riporta sul versante più duro mentre la successiva Long Road to Ruin è un’altra hit, non ai livelli di The Pretender sicuramente, ma anch’essa capace con un video molto simpatico di ottenere tante rotazioni in televisione ai tempi della sua uscita. Molto radiofonica e più commerciale delle altre Long Road to Ruin è comunque una canzone apprezzabile e capace di fare breccia nell’ascoltatore. La successiva Come Alive parte come una ballad per poi crescere inserendo una scarica di energia nel brano, formula poi ripetuta da But, Honestly. Chiude la prima metà del lavoro Stranger Things Have Happened, traccia acustica suonata con tanto di metronomo di fondo, dà un perfetto tocco di “rilassamento” prima di riprendere con una scarica di energia in Cheer Up, Boys (Your Make Up Is Running). Dal taglio nuovamente leggero Summer’s End, la strumentale acustica Ballad of the Beaconsfield Miners, Statues e But, Honestly tracce che tirano un po’ il freno. La strumentale è dedicata a un minatore rimasto intrappolato in un incidente in miniera nel 2006 e che, da fan della band, chiese ai soccorsi un iPod su cui poter ascoltare In Your Honor. La conclusiva Home è una ballad che si apre con il pianoforte e la voce di Grohl e che prosegue sulla scia più “soft” del lavoro, chiudendo in bellezza il disco citando nel testo le parole del suo titolo.

Da sottolineare il contributo in studio dei tanti ospiti che impreziosiscono le varie canzoni del lavoro: troviamo tra loro anche l’ex Pat Smear che collabora a Let It Die e che sarebbe rientrato nella band tre anni più tardi e Rami Jaffee che invece entrò nel gruppo a tutti gli effetti nel 2017 collaborando comunque con la band dal 2005 come session man. Per il resto la formazione dei Foo Fighters era già consolidata con Grohl che aveva trovato la squadra perfetta con Shiflett, Mendel e Hawkins. In particolare il batterista, morto qualche anno fa, dava il suo contributo dimostrando la sua sintonia con Grohl occupandosi dei cori e del pianoforte in alcune tracce del lavoro. Nato proprio con la consapevolezza di quanto fatto con il disco precedente che aveva diviso in due la loro musica, i Foo Fighters con Echoes, Silence Patience & Grace decidono di riunire l’anima acustica a quella “elettrica” e il risultato è un album molto piacevole, ben studiato e decisamente catchy a modo suo, con soluzioni radiofoniche molto efficaci che portarono il disco e le sue canzoni a trionfare ai Grammy Awards. Non si toccano di certo le vette di qualità dei primi tre album, con una seconda metà un po’ piatta e non tutta al livello di pezzi come The Pretender e Long Road to Ruin, ma la band è riuscita con questo sesto lavoro in studio a creare una formula capace di rafforzare ancora di più la sua posizione di gruppo tra i più famosi nell’ambito del rock moderno.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
82 su 1 voti [ VOTA]
Aceshigh
Mercoledì 26 Marzo 2025, 12.19.51
1
Bell’album. Nel complesso lo preferisco al precedente In Your Honor, la cui parte acustica mi è sempre rimasta un po’ pesante. Qui, nella prima metà i pezzi direi che funzionano tutti alla grande; nella seconda parte un paio di pezzi un po’ più moscetti abbassano il livello, ma nel complesso per me è un album decisamente riuscito. Col successivo Wasting Light tuttavia faranno anche meglio. Voto 82
INFORMAZIONI
2007
Roswell / RCA Records
Alternative Rock
Tracklist
1. The Pretender
2. Let It Die
3. Erase/Replace
4. Long Road to Ruin
5. Come Alive
6. Stranger Things Have Happened
7. Cheer Up, Boys (Your Make Up Is Running)
8. Summer’s End
9. Ballad of the Beaconsfield Miners
10. Statues
11. But, Honestly
12. Home
Line Up
Dave Grohl (Voce, Chitarra, Pianoforte)
Chris Shiflett ((Chitarra)
Nate Mendel (Basso)
Taylor Hawkins (Batteria, Pianoforte, Cori)

Musicisti Ospiti
Kaki King (Chitarra su traccia 9)
Pat Smear (Chitarra su traccia 2)
Brantley Kearns Jr. (Violino su traccia 10)
Rami Jaffee (Tastiere su tracce 2, 3, 4, 5, 11 e fisarmonica su traccia 10)
The Section Quartet (Archi su tracce 1, 5, 10, 12)
Oliver Allgood (Liuto su traccia 4)
Drew Hester (Percussioni su tracce 2, 4, 5, 7, 8)
 
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