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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Gentle Giant - The Missing Piece
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22/03/2025
( 486 letture )
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Seguendo di un solo anno il precedente Interview, The Missing Piece, nono album in studio dei Gentle Giant, segna il quasi definitivo abbandono da parte della band delle atmosfere progressive più intransigenti spostando la proposta su lidi molto più accessibili legati al rock in tutte le sue forme, almeno nel primo lato dell’LP.
L’apertura affidata a Two Weeks In Spain mostra il quintetto alle prese con un energico e spensierato rock tutto giocato sui cambi di tempo, piacevole e fresco anche in virtù del ridotto minutaggio, dimostrandosi una delle tracce più riuscite del lato A e dell’intero disco. Purtroppo definizione opposta, anche se per motivi diversi, si può affibbiare alla doppietta successiva, rappresentata dalla ballad I’m Turning Around e dal rock & roll venato di punk di Betcha Thought We Couldn’t Do It: se l’esecuzione strumentale, la perizia tecnica e l’ottima qualità di registrazione rimangono le stesse a cui i Gentle Giant hanno abituato negli anni, le due canzoni risultano scontate, prive di guizzo e di un’anima propria, rifacendosi in tutto e per tutto ai classici stilemi dei generi di appartenenza come se fossero più delle cover che dei pezzi originali della band. Fortunatamente The Missing Piece si risolleva dalla quarta traccia Who Do You Think You Are?, che nonostante rimanga legata anch’essa a canoni diversi da quelli abituali della band, propone una lettura in piena chiave progressive di un simil blues dagli incastri melodici complessi e dalla ritmica sghemba e sincopata: in questo caso, l’esperimento di confrontarsi con altri generi da parte degli inglesi è riuscito appieno, anche se purtroppo rimane un caso isolato. Infatti, già la successiva traccia, nonché chiusura del lato A del vinile, Mountain Time, ripropone un blues stavolta declinato verso il funk e con tanto di cori gospel nel refrain, che però sarebbe suonato praticamente uguale in un qualsiasi disco funk blues dell’epoca senza un particolare sforzo di rilettura da parte del gruppo. Il lato B rimanda alle radici musicali dei Gentle Giant e si apre con uno dei classici pezzi folk progressive disseminati in ogni uscita degli inglesi già da inizio carriera, abitualmente interpretati dalla voce eterea e sognante di Kerry Minnear e, difatti, As Old As You’re Young non fa eccezione, anche se questa volta mancano strumenti e percussioni di derivazione folk o medievale rimanendo con i piedi piantati nel presente. Pur rimanendo un buon brano, sicuramente più accessibile di altri del genere partoriti dal gruppo, non si tratta di un loro pezzo forte, anche se la presenta una inedita virata verso il rock nel finale. La successiva Memories of Old Days, brano più lungo del lotto, rappresenta un’occasione sprecata in quanto rimane sui binari semi acustici per tutta la sua durata: pur dotata di una complessa e valida melodia, non esplode mai riproponendo ciclicamente le stesse soluzioni malinconiche e soffuse. Peccato perché sviluppata in veste di mini suite (si tratta di un brano di oltre 7 minuti) sarebbe stata la regina dell’album. La penultima traccia Winning presenta l’opposto problema, con i Gentle Giant stavolta alle prese con un progressive rock tout court che però, caso più unico che raro nella loro discografia, risulta troppo slegato nel connubio fra cantato e parte strumentale, non regalando nessuna di quelle folli, ma irresistibili melodie che nonostante la complessità si fissano nella mente dell’ascoltatore. Finalmente, in tutti i sensi visto che si tratta del brano conclusivo, la quadratura del cerchio viene ritrovata in For Nobody, che presenta la band in quello che sa fare meglio: un brano complesso, sospeso fra il prog rock e i controcanti tanto cari agli inglesi, un ottimo tiro e una grande interpretazione.
In conclusione, non si può affermare che The Missing Piece sia un album completamente negativo, ma non bastano tre o quattro ottimi pezzi su 9 per salvare completamente la baracca. In generale, il disco suona fuori focus, quasi svogliato, con un lato A che non ha una vera e propria direzione musicale e il lato B che presenta tracce non all’altezza del passato glorioso della band. E’ solo il grande mestiere dei componenti della band che risveglia da una certa noia e da un senso di autoindulgenza generale che accompagna durante l’ascolto, rimarcando che nonostante qualche colpo di genio con questo album i Gentle Giant abbiano raggiunto forse il picco negativo della loro carriera artistica.
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2
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Anche e me piace, non magnifico con i primi lavori, più popeggiante, ma di grande livello. |
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1
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Andrò sicuramente controcorrente, ma non sono mai stato completamente avverso nei confronti di quest\'album. Certo, non c’è più la magia degli album della prima metà del decennio (per i quali è un’eresia un voto sotto l’85 per il meno bello, a trovarlo); e sicuramente qualche vecchio fan, dopo aver ascoltato Betcha Thought We Couldn’t Do It, si sarà dato fuoco ai capelli. L’approccio qui è pop-rock, e a sentire I’m Turning Around è facile pensare ai Genesis di quegli anni. Nel complesso è magari altalenante, ma secondo me alcuni pezzi sono indubbiamente belli, come la conclusiva For Nobody e anche Memories of Old Days; la caratura dei musicisti poi, anche se su basi più semplificate che in passato, non può che essere (come sempre) un valore aggiunto. Voto 77 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Two Weeks In Spain 2. I’m Turning Around 3. Betcha Thought We Couldn’t Do It 4. Who Do You Think You Are? 5. Mountain Time 6. As Old As You’re Young 7. Memories Of Old Days 8. Winning 9. For Nobody
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Line Up
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Derek Shulman (Voce, Sassofono) Gary Green (Chitarra) Kerry Minnear (Tastiera, Voce) Ray Shulman (Basso, Violino, Voce) John Weathers (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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