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Obivion999 - Illusions Painted For Me Alone
( 2248 letture )
Come definire la musica degli Oblivion999? Immaginatevi una sorgente di chitarra fortemente distorta disegnare linee oscure ed apocalittiche. Ora entra la batteria ad indirizzare la chitarra su binari serrati, tormenta la melodia con colpi che si fanno sempre più decisi. Un istante e poi l’esplosione. Una voce fa il suo ingresso latrando una rabbia senza confini. Questo è il biglietto da visita di In Need, primo vero brano del disco, che segue l’elettronica-strumentale intro For Me Alone. C’è molto altro, a dire il vero, in questo primo fullenght della band modenese, che mostra in quest’occasione di essere intenzionata a fare veramente sul serio. Illusions Painted For Me Alone è più di una semplice raccolta di brani composti per uno scopo prefissato, alternati ai tipici tappabuchi d’eccezione. Si tratta di un album complesso e completo, di difficile assimilazione e che forse non tutti potranno considerare eccezionale, ma che sicuramente mette in luce tracce di una propensione artistica di qualità più che discreta.

Dal punto di vista strumentale gli Oblivion999 -le cifre all’interno del monicker servono a ricordare l’anno di formazione della band- mostrano abilità e gusto nello sfornare un certo tipo di death metal riconducibile al filone più tecnico del genere. Non vorrei scomodare nomi che stanno ormai incisi nell’olimpo del metal, ma tutti sappiamo a chi ci si riferisce quando si parla di technical death metal di alto livello. In questo caso non sono tanto evoluzioni musicali mirabolanti a farla da padrone, bensì ritmiche e propensioni in fase di arrangiamento che danno l’idea di trovarsi di fronte ad una qualche forma di metal per così dire “colto”. La produzione purtroppo non aiuta i cinque musicisti emiliani a mettere in luce ciò che sul disco si intuisce senza percepirne il giusto impatto: i suoni sono bilanciati in maniera non esaltante, risultando complessivamente penalizzanti per il lavoro di Poggi e Angeli alle chitarre, e la batteria di Messori, suonando piuttosto “oldstyle” (non di certo un difetto), si staglia in tutta la sua acidità, al di sopra di un basso poco presente nel missaggio finale.

I brani si susseguono cuciti tra loro per via di un invisibile filo emozionale che accomuna le atmosfere, decisamente oscure per l’intera durata del platter. Non mancano esperimenti ed escursioni su terreni distanti da ciò che è il nocciolo dell’opera, ma che si rivelano efficaci nella loro coerenza ed affinità emotiva a quella che sembra essere la direzione del disco. Pezzi interamente strumentali ed introspettivi brani acustici sembrano fornire nuova vita alle altre canzoni, permettendo loro di brillare ancora più di quanto non avrebbero fatto in assenza di tali sperimentazioni, a mio parere particolarmente ben riuscite. Scegliere un titolo da considerare superiore altri risulta, come sempre, un passo difficile quando ormai il legame affettivo, che inevitabilmente comincia a legarti ad un disco, condiziona la tua obiettività, chiedendo un’assoluzione generale. È significativo però notare come alcuni dei brani più intensi del disco siano la semi-mid-tempo April Evenings e The May Vertigo, canzoni strutturate in maniera non esattamente tradizionale rispetto all’architettura tipica della band modenese, ma forse per questo più interessanti.

C’è però un punto che è necessario toccare. Accanto ad una sezione strumentale che, seppur non adeguatamente enfatizzata, costruisce solide basi di un death metal notevole, le urla disumane di Stefano Crotti sembrano quasi dirottare parte dell’indirizzo artistico complessivo. Il cantante in questione propone una tecnica che, seppur sopportabile nella sua singola esistenza, si combina malamente con ciò che gli Oblivion999 estrapolano dai loro strumenti. La monotematicità espressiva di Crotti causa un appiattimento dei brani e, senza riuscire ad accentuare un passaggio piuttosto che un altro, finisce per appesantire lo sforzo assimilativo del pubblico sino a far scemare l’interesse di quest’ultimo. Non stupisce dunque che gli episodi in cui le liriche sono utilizzate in maniera meno “ortodossa”, mostrando peraltro capacità espressive che potrebbero essere sfruttate con più assiduità in futuro, risultino come le più interessanti. Illusions Painted For Me Alone rimane tuttavia un disco meritevole d’attenzione, che mi sento di consigliare a quegli amanti del genere che sappiano concedergli l’attenzione necessaria a comprenderlo fino in fondo.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
22 su 15 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2008
Autprodotto
Prog Death
Tracklist
1. For me alone (Intro)
2. In need
3. Newest era
4. Neon trails
5. Scattered atoms
6. The world runs faster than me
7. Side A / Side B
8. Pearled of morning dew
9. April evenings
10. The may vertigo
11. Momentum
12. Horizon of events
13. Deadlock
Line Up
Stefano Crotti : Vocals
Diego Angeli : Guitar, clean vocals
Francesco Poggi : Guitar
Gabriele Lei : Bass guitar
Nicolò Messori : Drums
 
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