|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
|
( 3554 letture )
|
Il ritorno dei Darkseed, un piccolo sogno che si avvera. A cinque anni dall'ultimo Ultimate Darkness i gothsters tedeschi ritornano in pompa magna con una line up di nuovo stravolta e un album che li riporta ai fasti del passato grazie all'occhio attento della Massacre Records. Dopo un'accoppiata di album di scarso valore come Astral Adventures e l'appena citato Ultimate Darkness, a cui era addiritura seguito lo scioglimento della band, sinceramente non speravo si potesse tornare a sentir parlare del combo tedesco nonostante l'ormai inflazionata moda delle reunion. Della formazione del periodo sotto Nuclear Blast (quello qualitativamente migliore, a mio parere, con album della caratura di Give Me Light e Diving Into Darkness) comunque rimane solo il chitarrista Thomas Hermann, ma li suo singolo apporto è sufficiente per mettere insieme una dozzina di brani di tutto rispetto privi di significativi cali di tono. Il genere è quello che i Darkseed sanno fare meglio: un gothic metal energico ma melodico, con minime contaminazioni elettroniche e ormai del tutto lontano dalle origini death metal della band. Si tratta di un genere che i Darkseed non hanno né inventato né contribuito a forgiare, ma in cui si sono sempre distinti per il loro tocco compositivo personale. Pur non essendo mai stati dei “big” per me sono stati fra le migliori gothic band sulla piazza.
L'album si apre con l'ottima Roads, che con il suo incedere squadrato e il ritornello cantabile mette subito le carte giuste in tavola. Segue la più veloce Incinerate, già nota come preview da qualche settimana, una song quasi da manuale anche se un po' prolissa nel finale. La title track con il suo attacco elettronico e il basso bene in evidenza tolgono definitivamente ogni dubbio sul valore del lavoro della band, che si conferma eccelso anche nelle tracce seguenti, fra cui citerei All Is Vanity, Black Throne (che nonostante il titolo è il brano più melodico del lotto) e Striving For Fire, in cui una strofa in growl e con il tempo dimezzato si stempera in un ritornello veloce e melodico. L'album si chiude con l'accoppiata di Timeless Skies, lento doomeggiante in cui la tastiera rimpiazza quasi completamente le chitarre, e la più vitale King In The Sun che si limita un po' a ribadire i concetti espressi con le tracce precedenti. Buono il lavoro delle chitarre, forse un po' troppo spesso appaiate, su cui ricamano ottimamente le tastiere e un basso che sa ritagliarsi il suo giusto spazio senza strafare, mentre merita un plauso a parte il drumming di Maurizio Guolo, fantasioso quanto basta per dare un tocco personale ai brani ma senza mai giocare alla primadonna. Pollice in su anche per il gradito ritorno di Harald Winkler, batterista agli albori della band e passato ora dietro al microfono con ottimi risultati sia nelle clean vocals che negli sporadici inserti aggressivi. Se contiamo che anche i suoni sono buonissimi e l'artwork, seppur non molto originale, è davvero ben curato, cosa manca a questo Poison Awaits per renderlo il gothic album del 2010?
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
4
|
Mi piace, forse non da 80 ma mi piace. |
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Sono curioso, li ascolterò. |
|
|
|
|
|
|
1
|
è sicuramente uno degli highlights di questo 2010 gotico. L'album è ottimo e gli stravolgimenti di lineup non ne intaccano la qualità. Io gli avrei tirato indietro qualche punto ma si tratta sempre di questioni di lana caprina come si suol dire. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Roads 2. Incinerate 3. Poison Awaits 4. Seeds Of Sorrow 5. All Is Vanity 6. Black Throne 7. A Dual Pact 8. Torn To Shatters 9. No Promise In The Heavens 10. Striving For Fire 11. Timeless Skies 12. King In The Sun
|
|
Line Up
|
Harald Winkler - Vocals Thomas Herrmann - Guitars Tom Gilcher - Guitars Michael Behnke - Bass Armin Dorfler - Keyboards Maurizio Guolo - Drums
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|