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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Spellbound Dazzle - Unreal Fairy Tales
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( 6477 letture )
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Non lasciatevi ingannare dalle apparenze: gli SpellBound Dazzle sono un gruppo italiano, anche se per capire meglio la loro storia bisogna risalire al 1993, quando la guerra civile nella Ex Yugoslavia costrinse i fratelli Stekovic a fuggire da casa, in Croazia, con la loro famiglia. Stabilitisi sulle Alpi nostrane, per la precisione nei pressi di Belluno, iniziarono una nuova vita, andando a creare insieme a Stefano Artus -batteria- e Dante Bridda -basso- una loro band, e ponendosi l’obiettivo di arricchire la scena musicale italiana con le loro idee e la loro voglia di stupire. In breve tempo sono riusciti a farsi conoscere per mezzo di svariati concerti soprattutto nel nord Italia, realizzando anche una demo. Il naturale “passaggio di categoria” è rapido a concretizzarsi: è tempo infatti del primo contratto, grazie alla Limited Access Records che non esita ad accoglierli ed a produrre il loro primo album. Arriviamo così all’agosto 2009, quando la band si ritrova a lavorare alla realizzazione di Unreal FairyTales nei Woodhouse Studios di Hagen, in Germania, sotto la supervisione del produttore Siggi Bemm (già attivo con Tiamat, Kreator e Lacuna Coil). Una storia interessante quella degli SpellBound Dazzle, che permette loro di inserire nella propria proposta musicale elementi folk, derivanti con grande probabilità dai loro luoghi di origine, in aggiunta ad uno già di per sé strano tipo di alternative metal con alcuni spunti prog. Volete che vi dica qualcosa di più a riguardo? Se sono i nomi che cercate, allora vi farò in special modo quello quasi inevitabile dei System Of A Down, da cui sembrano trarre ispirazione nella loro particolarità ritmica e vocale, nonché nella “follia” presente nella maggior parte di queste canzoni. Ma a dirla tutta è veramente difficile risalire a qualche altro importante nome da cui possano aver tratto spunto e, più che citare altri gruppi, è forse il caso di parlare più strettamente a loro riguardo; perciò, per capirne un po’ di più, passerò ora a scoprire insieme a voi questo strano album: Unreal FairyTales.
Detto dei vari generi qui presenti, è doveroso specificare anche la grandiosa capacità della band di esprimere ognuno di essi al meglio, senza peccare in esuberanza, e proponendoci nell’insieme un sound genuino ed innovativo, che vuole a tutti i costi colpire senza mezzi termini l’ascoltatore. Un cenno va fatto anche all’artwork, ben pensato e realizzato, che ha il non facile compito di attirare verso di sé l’attenzione, e che perciò gioca molto sui colori e sull’impatto visivo. Un ipotetico ingresso nel mondo delle favole irreali è infatti rappresentato nel mezzo, separando il male (rigorosamente a sinistra) dal bene (a destra), una figura maligna da una parte e una benigna dall’altra, l’inferno e il paradiso, il colore rosso e l’azzurro.
Venendo al disco, l’intro è rappresentato da un breve pezzo di circa un minuto che sembra rimandare al genere cinematografico collocato sotto il nome di spaghetti western -o più semplicemente western all’italiana- del grande regista Sergio Leone in primis, e che ci trasporta all’interno di uno strano mondo appartenente alla florida mente di questi quattro ragazzi. Ma la particolare atmosfera creatasi è subito spezzata dalla dirompente Goodbye My Love (prima canzone a trovar spazio nel loro MySpace ufficiale), la quale riesce ad essere potente ma allo stesso tempo melodica, nonché tecnicamente semplice ma allo stesso tempo articolata: non c’è alcun dubbio che i nostri siano in grado di stupire, tuttavia bisogna far notare come da questa partenza si faccia un po’ fatica a capire la reale direzione del disco. Ciò che invece si capisce fin da subito è che non siamo di fronte ad un album di facile comprensione, bensì molto più complesso di quanto io stesso avessi precedentemente supposto. Con le seguenti The Foolin’ Of Each Other e SBD s’incomincia a notare come l’intelligente unione di stili possa portare il più delle volte a buoni risultati, convincendo in questo caso su più punti: ritmiche potenti e cattive al punto giusto, voce convinta e soprattutto convincente, pause precise scelte opportunamente, momenti di pura follia prog correlati a melodie prevalentemente folk. E questo è niente. So Close, senza dubbio tra i picchi del disco, è la canzone più spinta -più metal se così la vogliamo intendere- nonché la più convincente: al suo interno troviamo infatti tutta la rabbia vocale espressa da Kreso Stekovic, oltre alla maestosità di un reparto ritmico in cui il basso di Dante Bridda ma in particolare la batteria di Stefano Artus mostrano ciò che sono capaci di fare (con la doppia cassa a scandire ritmi più decisi e veloci), e il tutto mentre la chitarra di Branko Stekovic produce riff grintosi e taglienti di alto rilievo (chi ci sente un po’ di Dream Theater oltre al sottoscritto?). Monster, prosegue senza remore il percorso cominciato dai brani precedenti, mischiando ancora una volta il metal più duro a momenti più leggeri ma sorretti continuamente da ottime parti di chitarra e dalla batteria, quest’ultima sempre molto presente in quanto a potenza e precisione. In My Room è un piacevole momento di distacco tra la prima e la seconda parte dell’album, una ballad eseguita dimostrando personalità ed anche una buona capacità di integrare ogni tipo di scelta musicale, dalla più semplice alla più complessa. E non è uno di quei brani messi lì a caso, solo per avvicinare di più il proprio lavoro al pubblico, tutt’altro: In My Room si presenta infatti come uno dei migliori pezzi di questo lavoro. Notevole il compito svolto da Kreso Stekovic, in grado di toccare anche punti di maggior delicatezza con una grande padronanza delle proprie doti vocali. La prova è stata superata, ed è ora di tornare a pestare duro come prima: Rullo è la canzone giusta del caso, suonata a gran velocità ma con degli appropriati momenti di rallentamento generale, con pause e quant’altro. Ma la doppia cassa (o doppio pedale che sia) non si fa certo desiderare, e infatti verso la metà del brano arriva a toccare dei livelli più estremi ed assai graditi. Livelli che tornano prepotentemente al centro dell’attenzione già all’inizio della seguente canzone, Spaceman, che pur non variando affatto in quanto a stile, si fa apprezzare a suo modo e si distingue per la maggior carica che riesce a trasmettere rispetto a quanto sentito prima. E non è poco. L’apice a livello vocale viene raggiunto invece in W.I.T.M.S. (When I Touch Myself), canzone divertente (e, con molta probabilità, marchiata da una sottile ironia non troppo nascosta) e alquanto coinvolgente. Verrebbe anche voglia di cantarla -perché no- magari sotto la doccia; davvero apprezzabile oltretutto la base di tastiera che crea una splendida linea melodica. Comunque sia, il meglio deve ancora venire: parlo di Ruska, a mio parere una vera e propria perla, la canzone che più ha risentito delle influenze extra-metal, e che mi ha fatto porre particolare attenzione all’ascolto soprattutto grazie alle sue sonorità folk; in questo caso (pur sapendo che la prospettiva non sarebbe per me certo delle migliori) potrebbe quasi venire voglia di ballare. Chiude il tutto un outro che si rifà un po’ all’apertura del disco, differenziandosi però per una tonalità più accostabile agli strumenti ad aria utilizzati dagli indiani; colpisce il tono sognante ed un po’ malinconico, forse un po’ troppo in disaccordo col resto della proposta, ma provate voi ad affermare che non sia la conclusione perfetta per un album di questo tipo.
A livello di band emergenti questo è sicuramente il disco dell’anno; penso inoltre che il suo ascolto sia doveroso per tutti, per conoscere e capire più a fondo la realtà musicale degnamente messa in piedi da questi quattro ragazzi, gli SpellBound Dazzle, partiti inizialmente in due con molte speranze dalla Croazia e ritrovatisi qui da noi tutti insieme dove hanno saputo dar dimostrazione delle loro potenzialità. Ora tocca al pubblico osare un po’ di più ed entrare nel mondo di queste “favole irreali”, senza paura di scoprire qualcosa di diverso da ciò che incontriamo tutti i giorni. Una concreta speranza per la scena musicale italiana.
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@ andrea: pur riascoltandolo un po' di volte, non ti saprei rispondere...probabilmente si tratta solamente di un intermezzo creato apposta dalla band! Ma più di questo non ti saprei proprio dire, mi spiace! |
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12
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ma qualcuno sa dirmi nell interemezzo della canzone so close quali sono le due canzoni che si sentono in sottofondo???? |
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11
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Giuliano SBD ha ragione.....sono davvero grandi....mitici....unici ascoltateli perchè davvero meritano il miglior supporto...grandiosi ragazzi......EHEEEEE??? HAI SENTITO???!!!! HO SENTITO!!!!!! grandi grandi grandi grandi grandi grandi grandi grandi grandi grandi grandi continuate cosi....w spock!! w lena fru fru e w i klynt e viva gli SpellBound Dazzle |
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10
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Il commento n°10 è stato cancellato perché non è permesso fare pubblicità né linkare a siti esterni. |
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9
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è il disco del secolo... bella recensione...conoscendoli ho capito che non possono non sfondare...la loro umiltà, le loro innumerevoli doti, le loro idee innovanite, originali ma non lontanissime da cio che c'è adesso, il loro spirito, la loro energia, le loro morose xD...sarebbe un insulto alla musica non ascoltarli.. |
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8
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Ah, giusto! L'avevo letto, ma poi nel rispondere non so perché ho immaginato che ti riferissi alle mie parole... Sorry!  |
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7
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Beh ma tu nella recensione parli "a livello di band emergenti", e ci può stare, io mi riferivo al commento prima del mio  |
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@ Nikolas: lo so che può sembrare avventato affermare che questo sia il disco dell'anno ma, per quanto mi riguarda, trovarsi di fronte ad un esordio discografico di questo tipo lascia poco spazio a dubbi... Io, dopo averlo ascoltato infinite volte prima di scrivere la recensione, continuo ad ascoltarlo ancora adesso, è sempre una gradita compagnia la mattina quando salgo in macchina!  |
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5
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Allora...sia chiaro...gli SpellBound Dazzle sono il miglior gruppo del mondo....rullo è una figata e loro spaccano troppo...sono i migliori!!! gli SDB saranno la vostra unica ragione di vita...l'unico motivo per alzarsi dal letto la mattina...l'unico motivo che vi farà dimenticare le merde del mondo....W Kreso, W Branko, W Dante, W Stefano....e W il loro manager Blokke SBD RULEZ!!!! |
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4
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disco dell'anno a meta' gennaio? Mi pare un po' presto Comunque lo ascoltero', promette bene! |
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3
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tanta roba...l'ho già sentito e spacca ragazzi compratelo,costa poco su i tunes!!! o se lo volete fisicamente c'è sempre EMP!! decisamente il disco dell'anno!! |
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2
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Una bella storia dietro, ottime premesse...mi hanno incuriosito e colpito  |
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1
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Figata, devo ascoltarli! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01 Intro 02 Goodbye My Love 03 The Foolin’ Of Each Other 04 SBD 05 So Close 06 Monster 07 In My Room 08 Rullo 09 Spaceman 10 W.I.T.M.S. (When I Touch Myself) 11Ruska 12 Outro
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Line Up
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Kreso Stekovic - Voce, tastiere Branko Stekovic - Chitarra Dante Bridda - Basso Stefano Artus - Batteria
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