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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Sons Of Tonatiuh - Sons Of Tonatiuh
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( 2872 letture )
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Solitamente si dice che non si giudica mai un libro dalla copertina; il che è verissimo.
E’ sempre bene applicare questo basilare presupposto ogniqualvolta ci si accosti ad un opera d’arte di qualsiasi tipologia; tuttavia, avvicinandomi a questo disco di debutto degli statunitensi Sons Of Tonatiuh, mi sono subito venuti in mente i primi Baroness. Stesso stile grafico dell’artwork – anche se diverso è il soggetto – stesso genere e, con mia sopresa, stessa provenienza geografica (lo stato della Georgia): che si stia continuando a spremere fino all'ultima goccia il successo ottenuto dalla band di Savannah?
Dedicandomi all’ascolto di questo full-lenght, e soprattutto sgombrando la mente da ogni possibile influenza di pregiudizio, mi accorgo che la situazione non tende comunque a migliorare. I Sons Of Tonatiuh si muovono all’interno della scena sludge più moderna ma, a differenza dei sopracitati Baroness, sono lontani anni luce dal mostrare una certa caratura artistica e personalità, ritrovandosi invece a muoversi su territori meno audaci e già ben battuti, dove ultimamente i Black Cobra hanno fornito ottime prove, tra l'altro. La soluzione proposta dal quartetto di Atlanta è quella di fornire un compromesso tra chitarre sludge e ritmi sincopati, con nervose evoluzioni della sezione ritmica finalizzate a dare dinamismo alle intere composizioni.
Purtroppo però i Figli di Tonatiuh (divinità solare della mitologia atzeca) si mostrano tristemente ancora lontani dall'ottenere i strepitosi risultati dei loro conterranei più famosi, limitandosi invece a proporre una sfilza di brani senza nerbo e dall'imbarazzante immolità timbrica nella scelta degli accordi utilizzati. E' davvero incredibile ascoltare otto brani concepiti sugli stessi quattro accordi, o meglio, ciò non dovrebbe accadere per un disco distribuito ufficialmente; ma le finalità commerciali possiedono delle logiche ben lontante dal senso comune di noi ascoltatori ed appassionati. Trovo che sia davvero inutile fornire un resoconto dei singoli brani, poiché non ho trovato davvero nulla di esaltante in loro; seppur fino all'ultimo ascolto ho cercato di trovare del buono in questi Sons Of Tonatiuh, il risultato finale è stato quello di constatare che questa band è ancora acerba.
Se questo disco omonimo fosse il loro demo d’esordio, la mia analisi sarebbe stata certamente meno dura nei loro confronti, poiché comunque il loro sludge possiede tutte le carte in regola per suscitare un minimo di interesse negli aficionados, in attesa di un full-lenght che ne dimostri le reali capacità. Purtroppo però questa è la loro prova di (prima) maturità, e decisamente non è giunto ancora il loro momento. Dovranno lavorare ancora tanto, questo è sicuro: ma per ora non ci siamo proprio.
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6
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Per la cover intendevo le scelte cromatiche, per la provenienza geografica lo stato, o cristo, ma davvero vi attaccate ad ogni minimo particolare a volte eh! C'è una cosa chiamata "input", si usa per iniziare a scrivere di qualcosa, e non è detto che lo spunto coincida con un paragone sistematico tra due band, ma un semplice SPUNTO. Rileggiti il tuo primo commento, a me pare che cerchi la polemica bella e buona, e francamente non mi va di giocare al gioco del troll. p.s. ho seguito l'unico tuo consiglio costruttivo (riascoltare con più calma l'album) devo dire che il mio giudizio non è cambiato di una virgola, mi annoiano a morte ora come prima, pazienza... Ovvio che il genere di per sé si basi più sull'impatto che sulla composizione, però TRE accordi TRE ripetuti per 35 minuti è davvero troppo per me. |
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5
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...non ho bisogno che un gruppo mi dia da mangiare per valutare positivamente il loro lavoro. E non é certo perché sia un gruppo underground che ne devi parlare bene. Il fatto é che sti ragazzi fanno musica che con lo stile dei Baroness non ha niente a che vedere. Sono di Atlanta (i Baroness di Savannah, una differenza tipo di centinaia di Km...)ed hanno una copertina con un uccello (ma poi dove stanno le similaritá con le cover dei baroness?), ok, hai ragione. Non sentirti offeso se qualcuno ti muove una critica, zio, semplicemente riascolta il disco e cerca di non scrivere stupidaggini nelle tue prossime recensioni. Parli di immobilitá nella scelta degli accordi, cristo questi fanno sludgecore con parti sparate crust, che accordi vuoi che facciano se non quelli potentissimi che giá ti buttano in faccia? |
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4
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Non sapevo che i Sons Of Tonatiuh ti dessero da mangiare Aris. Molto spesso è facilissimo recensire gruppi underground, guai a parlarne male! Solamente lodi sperticate. Il confronto con i Baroness (come chiaramente sottolineato nella recensione) è dato dalla cover, dalla provenienza geografica e il genere proposto (hai presente il primo album?) una lettura superficiale anche la tua, caro. |
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3
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Da quello che scrivi direi che il tuo é un approccio superficiale, da uno che ha dato appena mezzo ascolto al disco. Senno non si spiega la stupidaggine di paragonarlo ai baroness. Comunque non voglio fare polemiche, ma dirti che i SOT é gente che 10 anni fa giá spaccava tutto con i Leechmilk, ed oggi rinnovano la loro proposta con una spinta crust/punk in piú. Gente come te rovina gruppi underground che sispaccano per tirare su una registrazione, fai un favore al mondo, mettiti a recensire metal mainstream che é piú facile, basta solo ascoltare gli hit singles ed il gioco é fatto, dai... |
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2
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@ Undercover: infatti io non parlo di ritmi tutti uguali, ma di accordi sui quali i brani sono costruiti! (e da qui nasce la sensazione "i brani sono tutti uguali") Dispiace sempre stroncare una band, ma questo disco l'ho trovato davvero troppo elementare a livello compositivo  |
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1
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Ok il disco è standard, ci sono solo sprazzi di lucidità ma dire che i brani sono praticamente tutti uguali non sono molto d'accordo "Chain Up The Massess" ha uno sprint speed metal che non è riscontrabile in tutte le altre e lo stoner meno pesante e più orientato rock in uno o due episodi non mi sembra così malvagio, stroncatura esagerata, poveri ragazzi. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - To The Throne 2 - Den Of Thieves 3 - Consumed 4 - Adam And Evil 5 - Chain Up The Masses 6 - Oracle 7 - From Ashes 8 - The Artifact
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Line Up
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Dan Caycedo (vocals, guitar) Darby Wilson (vocals, guitar) Mike Tunno (bass) Tim Genius (drums)
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RECENSIONI |
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