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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Malison Rouge - Malison Rouge
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( 2930 letture )
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Gli svedesi Malison Rouge, dopo aver sottoscritto un contratto con la label Inner Wound Recordings, esordiscono nel mercato discografico con l’omonimo album prodotto egregiamente da Mats Leven (Yngwie J. Malmsteen, Therion) e masterizzato da Micke Lind (Ronnie James Dio, Candlemass). La proposta artistica della band è inquadrabile in un heavy metal classico decisamente convenzionale, infarcito di ritornelli orecchiabili in modo sin troppo marcato e di riff estremamente lineari ed accattivanti, con riferimenti al songwriting di combo famosi quali a titolo esemplificativo Iron Maiden e Fates Warning.
La mia valutazione complessiva su questo lavoro della formazione scandinava non è assolutamente positiva, atteso che l’evidente intento perseguito è stato improntato al non voler rischiare nulla facendo permanere la musica in un’atmosfera stagnante prettamente catchy a tal punto che, a lungo andare, il disco finisce incontrovertibilmente per annoiare. Tutto ciò risulta aggravato dal fatto che si percepisce la netta sensazione che il gruppo abbia delle potenzialità rimaste, tuttavia, espresse solo in minima parte proprio perché in questo platter si è voluto puntare senza fronzoli sull’immediatezza e sulla banalità più scontata. Alcune canzoni le ho trovate tremendamente scialbe, soprattutto l’opener Friend Or Foe? e The Griever, proprio per i motivi sopra evidenziati, sebbene debbo anche ammettere che il disco cresca un po' d’intensità, diventando più interessante soprattutto nella parte finale. Le composizioni che ho apprezzato maggiormente sono My Mistakes (una dolce struggente ballata munita di un indovinato refrain ed introdotta da un soave arpeggio di chitarra su cui si dipana la melodiosa voce del cantante), The Pain You Cause e We're All Born Sinners (ambedue i pezzi sono contraddistinti da un andamento sostenuto e sufficientemente apprezzabile, muniti di un riffing convincente e di validi assoli alla sei corde assicurati da Bjoerkborg) e, infine, la conclusiva Everything Fades (brano dall’andamento marziale in cui una voce femminile fa efficacemente da controcanto al singer Zeb). Il resto del full length non evidenzia altri momenti degni di essere ricordati e, se debbo proprio essere sincero, mi ha fatto venire in mente la triste immagine di un elettroencefalogramma piatto.
Malison Rouge è un lavoro piuttosto ordinario destinato ad un’utenza per lo più adolescenziale, ma non credo proprio che sarà in grado di conquistare il cuore del metallaro abituato da anni e molto, ma molto meglio a simili sonorità. In conclusione sarò sin troppo lapalissiano ma, a prescindere dal genere proposto, la sublime arte della musica ha l’essenziale compito di saper creare intense emozioni nell’ascoltatore: se non è in grado di centrare tale fondamentale importante obbiettivo l’artista, come in questo caso, ha clamorosamente fallito. Rimandati al prossimo tentativo nella speranza che abbiano maggior voglia di azzardare uscendo dalla convenzionalità più melensa.
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6
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@ Andrea: una certa somiglianza con i Queensryche e sottolineo somiglianza per non ingenerare discussioni inutili (è ovvio che Tate e company je danno na pista a questi) effettivamente è riscontrabile. Ciao! |
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5
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@Fabio: ovviamente i lettori hanno la propria opinione e per fortuna è libera e condivisibile...sul disco degli eden's non so spiegarti neanche queste opinioni nostre così agli estremi...tu hai espresso la tua, scrivendo comunque una buonissima recensione... @valereds: il mio paragone con i quennsryche è puramente riferito alle vocals, chitarre e strutture delle canzoni...ci mancherebbe che i malison rogue fossero i queensryche..però consentimi di dire che queste "somiglianze" sono a mio avviso fin troppo evidenti |
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4
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Disco molto convenzionale paragonarli ai Queensryche è blasfemia! |
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3
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@ Khaine: Grazie! @ Andrea: siamo qui per confrontarci il recensore esprime un suo parere senza interferenze alcuna che può essere condivisibile o meno. Sono due album piatti e noiosi io li ho trovati così ma ci sta che tu li trovi validi. Però consentimi se quello degli Eden's Curse è l'album dell'anno allora siamo messi proprio male. In ogni modo gli ho dato 58 mentre i lettori lo attestano sinora sulla sufficienza, quindi per essere l'album dell'anno mi pare proprio poco. Ciao e stay metal! |
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2
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Mi trovo a leggere oggi due recensioni tue fabio e con entrambe non mi trovo assolutamente d'accordo ehehehe la prima sugli eden's curse che dopo vari ascolti credo sia per ora il disco del 2011 (ancora l'anno è iniziato ma sarà sicuramente uno da top 5 top 3 alla fine) e adesso questa: si la musica è poco originale, ci ho sentito praticamente i queensryche con una produzione più mulita e moderna..il cantante in certi passaggi sembra uguale a Tate, sia nel timbro che nell'estensione che proprio nella struttura delle linee vocali...idem per alcuni passaggi di chitarra...però le canzoni non sono male, certo non un capolavoro ma un buonissimo album sicuramente (8 tracce sono pure poche) |
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1
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Minchia, recensione numero 200. Congrats fabs! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Friend Or Foe? 02. The Pain You Cause 03. The Griever 04. My Mistakes 05. This Lonely Road 06. Scars 07. We're All Born Sinners 08. Everything Fades
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Line Up
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Zeb (Sebastian Jansson) - Vocals Bjoerkborg (Jonatan Björkborg) - Guitars Pete Fury (Petter Furå) - Bass Guitar Doc (Jens Vestergren) - Drums
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RECENSIONI |
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