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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Suicide Silence - The Black Crown
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( 7665 letture )
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Si è capito che a loro piacciono i breaks, ma di questo passo l’unico break riuscito sarà quello delle balls!
Formatasi nel 2003, questa band dopo alcuni demo è arrivata al full lenght con tanto di etichetta rinomata, Century Media Records. Forti di un movimento, il death/core, allora in continua espansione, e dal quale i cinque americani si sono fatti trainare facendo espandere velocemente il proprio nome, i Suicide Silence ormai promettono un’uscita ogni due anni. La differenza rispetto al debutto professionale del 2007 è che ora quello stesso movimento -o genere se preferite- sta vivendo un momento di stasi, una calma piatta che dura da un biennio abbondante e che potrebbe farlo scomparire nell’indifferenza.
Fatto salvo l’esordio più che decente sulla celebre etichetta tedesca, il precedente No Time No Bleed cominciava a far percepire tutti i difetti di uno stile abusato, e, un po’ per il ripetersi dei medesimi giri, un po’ per mancanza di idee originali, quell’album risultava solo sufficiente o poco più. Cosa avranno mai combinato negli ultimi tempi i Suicide Silence? Si saranno dati una mossa per colmare il deficit creativo oppure avranno preferito proseguire con la solita solfa?
Nessuna delle due opzioni corrisponde appieno a The Black Crown. Il nuovo disco è semplicemente noioso, non totalmente, ma per lunghi tratti. Inizialmente le speranze ingannano e dopo una Slaves To Substance -soddisfacente per il buon mix di accelerazioni e breaks- il livello di tensione comincia a calare vertiginosamente. Tutto ciò non perché la band decida di ammorbidire il sound o perché vi siano particolari quanto inattese svolte melodiche. Il problema è che già a partire dalla seconda traccia si ha la sensazione che tutto quel che si poteva esprimere sia stato già espresso. O.C.D e Human Violence si susseguono, vero, però se tra le due non ci fosse la consueta pausa si farebbe fatica a capire che è finita una canzone e ne è iniziata la successiva. You Only Live Once vira verso il mosh -continuamente- e se non altro contribuisce a variare lo spartito fin qui proposto ed a comunicarci che i cinque non credono nella reincarnazione. Fuck Everything prosegue sugli stessi binari, ma subentra un ulteriore ostacolo: l’incapacità nel songwriting. La si potrebbe bollare come bruttura sonora, eppure i cinque ragazzuoli d’America ci mettono ancora una volta del proprio per peggiorare la situazione tramutando il tutto in una nenia di quattro minuti e mezzo. (Si è capito che a loro piacciono i breaks ma di questo passo l’unico break riuscito sarà quello delle balls). Oltrepassando una trascurabile March To The Black Crown, a metà strada tra l’intermezzo ed il nulla sonico, si arriva al pezzo forte: Witness The Addiction è difatti arricchita dalla presenza del leader dei Korn, Jonathan Davis, che riesce a regalare l’unica cosa decente, il ritornello pulito; per il resto la traccia striscia nella palude del mid tempo per tutta la propria durata. Non un sussulto vero e proprio ma solo un grigio cammino la cui direzione mi sfugge. Con Cross-Eyed Catastrophe i Suicide Silence provano a tirare i bilanci di quanto prodotto fino a questo momento, e non a caso quel che ne deriva è un mix tra le prime e le ultime tracce. Smashed cerca di innalzare il livello di tensione, fin qui a dir poco basso, e la band americana picchia sul serio. Sarà death/core trito e ritrito ma almeno non annoia, anzi corre a rotta di collo e dal vivo potrebbe fare la felicità degli astanti (o semmai svegliarli dal coma vigile in cui sono piombati). La traccia si segnala anche per la partecipazione, poco più che impercettibile, del leader dei Suffocation, Frank Mullen. The Only Thing That Sets Us Apart ricasca negli errori precedenti, con curiosi tagli introspettivi che la caratterizzano -pessimamente- nel percorso. Cancerous Skie certifica la summa dei difetti che colpiscono The Black Crown: la povertà di idee a dir poco clamorosa. Sembra di tornare alle prime canzoni, ma a questo punto -considerando che si è alla conclusione dell’album- risulta ancora più problematico distinguere le sue varie parti senza far ricorso ai titoli diversi.
Di errori e di problemi The Black Crown ne mostra troppi. Fatte salve la produzione e la tecnica buona di cui godono i Suicide Silence, il nuovo lavoro può essere catalogato semplicemente quale noioso, ad libitum. E’ pur vero che i membri della band manifestano l’intento di produrre qualcosa di diverso, quindi non gli si può imputare l’accusa di immobilismo mossa ad altri. Purtroppo però, vuoi per la scarsezza creativa -poche idee ma confuse- vuoi per le ritmiche tutte troppo simili tra loro e per la voce di Mitch Lucker che definire monocorde sarebbe perfino un complimento, ne esce demolito qualsiasi intento nobile di ritagliarsi uno spazio personale. Probabilmente, se invece di un full length fosse uscito un EP, il risultato sarebbe stato più che sufficiente, ma ascoltare la stessa solfa per quasi quaranta minuti è un'opera che abbisognerebbe della pazienza di un santo. Io -almeno fino ad ora- non ho fatto niente per meritarmi l’aureola.
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75.97 su 127 voti [
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Il deathcore certo non è il mio genere di riferimento però da fan dei korn e di jonathan davis ho ascoltato witness the addiction e paradossalmente ho trovato debole la parte in clean di jd e meglio l'aggressività del resto del brano. Poi ho sentito le loro cover live di blind e di engine n.9 e le ho trovate entrambe ben fatte. |
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Di roba banale come questa ne ho sentita davvero poca. A partire dalle strumentali. Sarà un commento scontato, ma mai quanto quest'album. Voto 50. |
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La parte strumentale è ripetitiva, banale e noiosa e i testi sono scontatissimi. Davvero un disco BANALE sotto tutti i punti di vista, nonché uno dei più sopravvalutati nella storia della musica. |
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Inoltre a tutti quelli che non trovano nulla di buono nei suicide silence rispondo semplicemente che è una questione di gusti PUNTO. È inutile,stupido e infantile accanirsi.Se una cosa non ti piace non la ascolti, se vuoi scrivi i motivi del perché non ti piace senza offendere nessuno. Io ad esempio nel black metal trovo poca roba che mi piaccia, ed alcuni cd che ad altri piacciono tantissimo a me risultano noiosi ma non per qusto giudico male o do del poser a questa persona anche per me i veri poser sono quelli ignoranti che giudicano senza aver ascoltato ma solo per sentito dire |
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Meno brutali rispetto ai precedenti, ma con un netto passo avanti nel songwriting. Album molto più maturo dei precedenti e davvero degno di nota 87 |
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L'incipit della recensione è splendido  |
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@Anubis, un po' in ritardo ma eccomi! Inizio col dire che il voto è troppo basso, merita almeno 90. Questo, signori, è l'album metal amblema di questi anni '10. Una pietra miliare a tutti gli effetti. Tecnica, brutalità, sfoggiati nel migliore dei modi. L'intero panorama Thrash anni '80 può solo inchinarsi al cospetto di questo disco. |
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Incredibile che nu metal head non lo abbia commentato date le tendenze nu metal del disco |
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Ormai i jfac con l'ultimo Sun eater fanno prog death per questo dei suicide silence gli do 68/100 |
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Tra la discografia dei californiani è sicuramente l'album più debole.No Time To Bleed,The Cleansing e You can't stop me sono su un altro livello. Ci sono comunque buoni pezzi.70/100 |
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molto bello come album adoro il singolo you only live once |
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Disco godibilissimo, 70. Spero che nel prossimo però combinino qualcosa di migliore però, almeno ai livelli di The Cleansing |
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il deathcore bello tosto è un altro..vedi nn so CARNIFEX, INGESTED, POSTMORTEM PROMISES, VEIL OF MAYA, SUFFOKATE, IMMUNE SYSTEM FAILURE, TASTE HEMATIC CHAINS, DYSPHORIA,, CEREBRAL INCUBATION, HERE COMES THE KRAKEN, THE RED CHORD, AEGEON, OCEANO, PARKWAY DRIVE, THE ACACIA STRAIN, CORROOSION, THE JULIET MASSACRE, ..e altri che nn mi vengono in mente ade XP |
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the cleansing era un bell'album, poi sono andati sempre peggiorando. già l'avevo capito da no time to bleed che non avrebbero più combinato niente di buono. peccato... |
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A me non è per niente dispiaciuto, certo non è un capolavoro ma si lascia ascoltare, dai... |
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@Alex Ve: anche a me quest'album non piace tantissimo ma d'altra parte non lo trovo così scadente...per quanto riguarda i tempi di produzione volevo semplicemente dire che questi sono dettati dai capricci delle case discografiche...c'è chi sforna un album all'anno e c'è chi ha bisogno di più tempo...ma quando si è costretti a farlo perché i tempi di uscita dell'album sono già stati stabiliti allora il prodotto finale ne risente tantissimo... |
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@Nihei: effettivamente classificare gli HSB in un genere specifico è problematico: su alcuni siti li definiscono puramente Death, su altri Melodic Death, Metalcore, Deathcore. Personalmente, io li vedrei meglio nel Deathcore, in quanto molto più "duri" di molte band puramente Metalcore come Trivium, A7X, AILD e compagnia strillante. La cosa divertente (più o meno) di questo movimento è che si assomogliano TUTTI, come giustamente dici, ed è il motivo della mia scarsissima simpatia verso il genere. Se prendessimo una traccia a caso da questo The Black Crown e la mettessimo in uno dei loro dischi precedenti, o viceversa, nessuno noterebbe nulla. In 8 anni di vita non hanno cambiato una virgola, ripropongono sempre la stessa zuppa via via sempre più annacquata. E così altri gruppi. E' come guardare i film di Segal: visto uno, visti tutti.  |
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@Flag of Hate: si se parliamo di metalcore in generale sicuramente gli Heaven Shall Burn sono i migliori in assoluto, davvero impressionante la potenza sonora e la qualità del songwriting. Parlavo nello specifico del deathcore, io questi Suicide Silence non riesco a distinguerli dalle altre band che hai citato, salverei solo quelle due che ho nominato io... |
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Faget: non ho pregiudizi sulla band, la conosco dall'esordio su Century Media. Primo disco buono, secondo più che sufficiente, terzo mediocre. Quanto al tempo che hanno le band per produrre i dischi (due anni non sono così pochi), ci sarebbe da chiedersi come mai per altri gruppi quello stesso basti e avanzi  |
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E i Morbid Angel sfornano un disco di merda...e lo fanno i Pestilence...i Suicide Silence...per me una recensione dev'essere una guida all'ascolto per il lettore, infatti a me, nonostante la recensione negativa, l'album dei Pestilence è piacciuto...mi pare che i commenti si basino semplicemente su dei pregiudizi...come sempre accade una band viene fuori con un disco "sublime" e subito ci si aspetta una replica...ma non va così...vorrei fare una considerazione che riguarda i tempi di uscita degli album...di certo le etichette discografiche impongono agli artisti dei tempi di produzione limitati che influiscono pesantemente sul risultato finale...la produzione musicale è influenzata più dal mercato che dall'ispirazione dei musicisti...detto questo penso che quest'album meriti appieno la sufficienza... |
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disco più che discreto secondo me....un 65 lo merita tutto...anche se non è al livello del precedente.....e cmq....vero è che il genere ha sfornato anche innumerevoli schifezze....ma anche una grandissima quantità di band di ottimo livello.....secondo me la maggior parte del popolo metal parte già prevenuta nei confronti di questo genere che secondo il mio punto di vista è uno dei più validi in circolazione |
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@Nihei: personalmente tra le band valide del filone menzionerei i tedeschi Heaven Shall Burn e gli americani Born Of Osiris (dei quali ho apprezzato la vena Prog del primo disco, "A Higher Place"; l'ultimo, uscito quest'anno, devo ancora sentirlo). Anche i JfaC che nominavi sono abbastanza validi, anche se molto monocordi hanno grinta, vedremo come inposteranno il terzo disco. Questo discorso naturalmente è limitato alle band che conosco, potrebbero essercene altre più o meno underground valide, ma la maggior parte (Carnifex, Whitechapel, Caliban), a mio parere, sono solo noiosi ragazzetti con molta rabbia farlocca. |
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ahhhaha fiducia mal ripagata... disco di merda !! |
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@Flag of Hate: per curiosità, a quali band ti riferisci? Questi Suicide Silence mi han sempre fatto pena, ma alcuni appartenenti al filone quali Whitechapel e soprattutto Job For A Cowboy sono delle macchine da guerra... |
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Alla fine i Vietcong l'hanno vinta, la loro guerra.... :3 |
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Flag Of Hate: un vietcong nella jungla core (e non è detto che ci siano solo nemici) |
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Si, sono da oblio gli altri album (non ce n'è uno che abbia il voto dei lettori sopra il 60) così come questa band e l'intero genere "-core" che, in più di un decennio di vita, non ha partorito (o defecato) che pochissime band di effettivo valore. |
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Non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, non esistono, è solo un incubo... |
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ma sinceramente,se questo è insufficiente,gli altri sono da OBLIO.... |
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Alex Ve, sei un martire. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Slaves To Substance 2. O.C.D. 3. Human Violence 4. You Only Live Once 5. Fuck Everything 6. March To The Black Crown 7. Witness The Addiction 8. Cross-Eyed Catastrophe 9. Smashed 10. The Only Thing That Sets Us Apart 11. Cancerous Skies
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Line Up
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Mitch Lucker - Vocals Chris Garza - Guitars Mark Heylmun - Guitars Mike Bodkins - Bass Alex Lopez - Drums
Guests Jonathan Davis - Vocals on track 7 Alexia Rodriguez - Vocals on track 8 Frank Mullen - Vocals on track 9
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RECENSIONI |
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