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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Drapsnatt - Hymner Till Undergången
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( 2536 letture )
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Dråpsnatt, Hymner Till Undergången, ovvero il secondo album in studio di questo misterioso duetto svedese. Non essendo particolarmente conosciuti è doveroso dare alcuni cenni storici: la band nasce nel 2005 dall’unione tra Vinterfader e Narstrand, il monicker del gruppo, se tradotto in italiano, equivale a “Omicidio Notturno”, chiaro riferimento ad alcuni fatti accaduti nelle foreste svedesi nel diciannovesimo secolo. Il nome rispecchia esattamente quello che i Dråpsnatt esprimono attraverso la propria musica: l’accostamento tra letali riff black metal – spesso al limite del suicidal-depressive – e le atmosfere di chitarra acustica e piano, tanto soavi quanto oscure, creano la base per ogni canzone. L’esordio discografico risale al 2009 con I Denna Skog, un debutto di gran classe, ben accolto da ascoltatori e critica, soprattutto per il suo sound particolare e personale. Già nel primo disco sono rilevabili alcuni elementi che in questa nuova fatica hanno subito ulteriori miglioramenti: rispetto al passato la componente “folkloristica” è maggiormente presente e molto spesso convive di pari passo con le distortissime chitarre elettriche.
Parlando della produzione, il risultato è eccellente, in quanto le chitarre sono essere vere e proprie lame, ma riescono comunque ad inserirsi e ad adattarsi anche nei momenti più delicati di alcune canzoni. La batteria è dosata con intelligenza: durante i frequenti blast beats compie ottimamente il suo sporco lavoro, mentre negli attimi più pacati si limita a scandire il tempo, senza irrompere malamente nell’atmosfera che è venuta a crearsi. Il cantato è uno degli elementi chiave dei Dråpsnatt, che divide un po’ gli ascoltatori. C’è infatti chi lo adora letteralmente (come il sottoscritto) e chi fatica a farselo piacere. Le vocals, eccetto qualche strofa in pulito, sono un continuo e lancinante scream, somigliante a quello che viene tipicamente utilizzato nella scena depressive black.
Le liriche richiamano alla meravigliosa natura svedese, alla mitologia e a racconti tipicamente nordeuropei. Infatti all’interno del booklet sono presenti alcune suggestive e affascinanti foto in bianco e nero di qualche paesaggio desolato, che ben incarnano la musica della band.
Sin dai primi istanti i Dråpsnatt ci scaraventano addosso tutta la loro freddezza. Ensam Sol Går Ner è composta da corposi riff carichi di distorsione, sinistramente accompagnati da alcune note di piano. Verso metà brano c’è anche spazio per un semplice e breve arpeggio. Oltre allo screaming straziante di Vinterfader sono presenti alcune strofe cantate in clean da Narstrand, necessarie per dare un tocco di epicità e “atmosfericità” al tutto. Neanche il tempo di prendere fiato che parte un incalzante blast beat, seguito altrettanto velocemente dalla chitarra. La canzone si intitola Arvssynd, decisamente tra le migliori di tutto l’album. I riff sono piacevolissimi all’ascolto, soprattutto quelli più melodici. I cambi di tempo si rivelano azzeccati, lo stesso vale per gli attimi più “pensanti”, dove il semplice suono di una chitarra acustica spezza letteralmente lo scorrere del tempo. La seguente Dråpsnatt non ha nulla da invidiare alle due tracce precedenti: l’accostamento basso-tastiera è ben riuscito e il riffing (tra una ripartenza e l’altra) è addirittura trascinante. Grazie a Mannen I Min Spegel possiamo apprezzare per circa un minuto tutto lo splendore che anche il cantato in pulito può sprigionare. Il resto della canzone è un semplice palcoscenico per la voce di Vinterfader, ma si possono comunque evidenziare notevoli spunti strumentali. Segue Somna In, dove il duo svedese si distacca completamente da qualsiasi tipo distorsione, creando una sorta di “checkpoint” all’interno di Hymner Till Undergången, dove è possibile concedersi una pausa di riflessione. La sesta traccia (Ve Er) è introdotta lentamente dalla coppia chitarra acustica-piano. La sensazione è che l’atmosfera sia ancora più drammatica e disperata di quanto non lo sia stata in precedenza. La settima Tonerna De Klinga è pura claustrofobia, è veramente indescrivibile ciò che questa canzone può artisticamente esprimere. La penultima En Besvuren Plats scorre tranquilla, i suoni acustici sono maggiormente presenti, ma non mancano assolutamente le classiche sfuriate black metal. Il finale è lasciato a Gasten, dove i minuti iniziali sono particolarmente suggestivi e, anche quando lo screaming prende le redini del brano, gli strumenti non accelerano particolarmente, in modo tale che l’atmosfera rimanga lenta e sognante.
È inutile dire che sono rimasto affascinato da quest’album. Personalmente lo ritengo uno dei dischi più significativi che abbia mai ascoltato. L’unione tra questo (quasi depressive) black metal e le continue note di tastiera, senza dimenticare qualche gelido tocco folkloristico, rendono i Dråpsnatt una delle migliori band degli ultimi anni. Hymner Till Undergången è un gioiello che merita senza dubbio almeno un ascolto. Fatelo vostro e non ve ne pentirete.
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6
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Ascoltato anche quest'Album, dopo l'altro recensito sul Sito.. Occorre ripetermi: Lavoro di alto livello con sapiente alternanza di furia e quiete.. Vocalist lacerante a dismisura... |
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5
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eletto come disco dell'anno passsato...peccato che abbiano ancora poca visibilità.... |
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4
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stupendo, meglio del già ottimo I Denna Skog!! Lì le canzoni che mi attiravano di più erano solo 2 o 3, in questo ogni canzone è un capolavoro a sè, strepitoso!! |
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3
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Ce l'ho anch'io, molto bello veramente. |
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2
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Mio da tempo, bellissime atmosfere a me ricorda in certe parti i Troll di Nagash e poi c'è quella vena folk che mi fa impazzire, è un gran disco. |
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1
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mmm...mi hai fatto venire voglia di ascoltarlo...e poi la copertina è proprio bella!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. En Ensam Sol Går Ner 2. Arvssynd 3. Dråpsnatt 4. Mannen I Min Spegel 5. Somna In 6. Ve Er 7. Tonerna De Klinga 8. En Besvuren Plats 9. Gasten
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Line Up
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Vinterfader: voce, tastiere Narstrand: chitarra, basso, batteria, voce
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RECENSIONI |
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