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Blacklist - The Sign of Four
( 1323 letture )
Sarebbe bello poter vedere l'oceano in ogni sua più piccola sfumatura, come se noi potessimo contare a vista tutte le infinite gocce che lo compongono. E quale immagine metaforica è più adeguata per descrivere un movimento musicale di un'immensa distesa d'acqua? Apparentemente omogenea, ma che nasconde miliardi di minuscole sfaccettature.

Siamo nel 1984, praticamente all'apice della popolarità della musica metal, l'epoca d'oro in cui si crea il sound caratteristico dell'heavy metal e vengono alla luce i capolavori assoluti che ancora oggi tutti noi apprezziamo. È questo il periodo in cui nascono moltissime grandi band e altre trovano la popolarità; tuttavia, nonostante la visibilità di cui la musica heavy godeva a quei tempi, moltissime realtà rimangono ad oggi ignote ai più, molto spesso ingiustamente. Si potrebbero citare decine di esempi, anche più clamorosi, ma oggi siamo qui per tributare il giusto onore agli statunitensi Blacklist e al loro EP The Sign Of 4.

Quattro sono appunto i pezzi che i nostri propongono in questo lavoro autoprodotto e pubblicato senza il supporto di alcuna label. Va subito detto che la produzione non ha risentito di eventuali ristrettezze economiche, anzi: il sound della band si presenta fresco e godibile ancora oggi. Dal punto di vista stilistico, siamo di fronte ad un heavy metal potente, costruito su serrati e contorti mid tempo, caratterizzati da riff qualitativamente molto validi e che vanno a tessere canzoni di non breve durata, riuscendo a mitigare la nostra fame di metallo anche con sole quattro tracce. L'opener Steady on the Steel può trarre in inganno: è il pezzo del lotto che infatti presenta le più evidenti influenze hard rock e che si avvicina pericolosamente al sound tipico dei Judas Priest e a eventuali accuse di plagio, pur rimanendo valido e godibile. Ci pensa Confrontation ad elevare subito le sorti del platter: questa volta il mid tempo è al servizio di riff a prova di headbang, accompagnati da un basso di maideniana ispirazione che è stato giustamente esaltato in sede di mixaggio. Sin Sentence è un'altra meravigliosa sorpresa: le sue atmosfere orientaleggianti ci trasportano in un pezzo dal groove sfuggevole quanto solido, man man che il climax raggiunge il suo apice. Chiude la tracklist col botto la lunghissima Revenge, con le sue atmosfere oniriche e oscure, un pezzo lunghissimo e paranoico nell'incidere che ha l'unico difetto di “non cominciare mai” e non lasciarsi andare a qualcosa di più del soave tappeto acustico che ci intrattiene fin troppo a lungo.

Breve ma intenso, questo The Sign Of 4, un EP dal sound fresco ed ispirato, una band di musici preparati e competenti, unica stonatura la voce di Mark Holz che troppo spesso cerca il falsetto abbandonando quei toni più bassi in cui invece sembra primeggiare. Un piccolo tesoro sepolto sotto tonnellate di dischi, alcune dei quali molto meno validi, che in questo periodo si presero i riflettori del pubblico, lasciando che molti altri lavori degni di nota passassero inosservati: un errore a cui oggi, fortunatamente, siamo ancora in tempo a rimediare.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
25.26 su 19 voti [ VOTA]
Delirious Nomad
Lunedì 18 Giugno 2012, 11.34.40
3
E il verdetto è....WOW, grandissimi! Certa gente avrebbe veramente meritato di più.
Delirious Nomad
Lunedì 18 Giugno 2012, 11.20.26
2
Ho trovato questa recensione grazie a un commento di Nightcomer sul forum...adesso vado ad ascoltarmeli!
The Nightcomer
Venerdì 17 Febbraio 2012, 15.52.26
1
23 letture, zero voti, zero commenti... Se non avessi cercato di proposito questo gruppo (confesso di essere rimasto sorpreso nel trovarlo), questa recensione probabilmente sarebbe rimasta sepolta da colossali quantità di polvere virtuale... Esattamente come quasi tutto l'US Power Metal degli eighties, il genere più bistrattato di sempre. Peccato, perchè si tratta di una realtà molto ricca e sfaccettata la quale, pur non avendo sempre offerto prodotti validi, ben registrati, facili da trovare o accessibili a prezzi bassi sul mercato specializzato (le autoproduzioni avevano i loro limiti), rappresenta più di ogni altra il concetto di "genuinità" che dovrebbe essere il punto di riferimento autentico, oserei dire un valore, per chi si affaccia a questo genere (e che gli ascoltatori giustamente pretendono dalle bands che seguono).
INFORMAZIONI
1984
Autoprodotto
Heavy
Tracklist
1. Steady on the Steel
2. Confrontation
3. Sin Sentence
4. Revenge
Line Up
Mark Holz (Voce)
Jon Rogue (Chitarra)
Rick Koch (Basso)
Ron Pyne (Batteria)
 
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