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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 3119 letture )
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È quasi un piacere notare come una band che seguivo dagli inizi, ovvero dalle prime autoproduzioni, riesca a raggiungere un discreto successo sotto le grazie di una label di valore mondiale (Napalm Records), permettendosi così di arrivare alle orecchie di un gran numero di ascoltatori. Questo è il caso degli Skálmöld, formazione islandese che sulle proprie origini e sulla propria storia costruisce la propria proposta musicale, tanto particolare dal punto di visto lirico quanto abbastanza canonica sotto l'aspetto strumentale. I testi, infatti, sono completamente scritti in islandese antico, lingua non proprio fruibile da parte del grande pubblico, ma che riesce a donare un particolare tocco folkloristico e di personalità ai pezzi. Per quanto riguarda il lato musicale del gruppo, il precedente Baldur era stato in un certo modo una sorpresa: le composizioni infatti erano mature, ricche di abbellimenti folkloristici ed epici, e, allo stesso modo, particolarmente corpose e trascinanti all'ascolto. In poche parole, quello che si veniva a creare possedeva una magia tutta sua, una magia che è stata completamente persa in questo Börn Loka, album che risulta mancare di epicità e di melodie significative e che preferisce aggredire con un continuo (ed alla lunga stancante) riffing di chitarre elettriche, che trasporta il disco in lidi quasi esclusivamente heavy metal.
Chiunque ascolti l'album non potrà non notare che in questo lavoro il viking-folk compare a tratti e solamente per supportare le parti heavy. Se ne possono ritrovare dei resti in Fenrisúlfur, brano che presenta qualche lieve risvolto epico qua e là, ma che viene rovinato da un orribile duetto vocale: la voce più acida risulta essere poco adatta al contesto in cui si inserisce e alla fine appare decisamente inoffensiva. Se consideriamo la sezione strumentale è palese come si possa prendere qualsiasi pezzo a caso per dire la stessa cosa: il riffing sorprende raramente, il più delle volte infatti quello che andiamo a sentire si rivela scontato e prevedibile; allo stesso modo si comportano batteria e basso, specialmente la prima, la quale è completamente incapace di dare quel tocco in più alle canzoni, limitandosi esclusivamente ad un ruolo ritmico di accompagnamento. Le melodie folkloristiche non sono comunque andate del tutto perse: un esempio è dato da Gleipnir, pezzo non eccezionale ma che si lascia ben ascoltare. Spesso e volentieri anche le tastiere fanno la loro comparsa, una comparsa che però si rileva piuttosto anonima e che non accresce di certo l'appeal di questo disco. Un'altra cosa che ho apprezzato poco sono quegli assoloni di chiaro stampo thrash ottantiano che mi hanno fatto un po' cadere le braccia. Consideriamo infatti Miðgarðsormur, canzone che si presenta ben articolata e pensata, grazie ad alcune parti chiaramente ispirate ai Metsatöll, ma che viene improvvisamente contaminata da 30 secondi di ritmiche e parti solistiche thrasheggianti che c'entrano veramente poco e nulla con ciò che stavamo ascoltando un istante prima. Dalle influenze di casa Metsatöll passiamo a Narfi, brano palesemente Ensiferum-oriented dove il mid-tempo è padrone della scena, rendendo questi pochi minuti tutto sommato apprezzabili. Arrivati a questo punto ci mancano solamente le ultime Hel, Váli e Loki, dove, neanche a dirlo, siamo continuamente preda del riffing buono ma eccessivamente ripetitivo prodotto dai chitarristi Baldur Ragnarsson e Þráinn Árni Baldvinsson. Con la conclusiva Loki i Nostri si impegnano in una canzone che sfiora i dieci minuti di durata: all’interno di essa possiamo trovare un po’ il riassunto di Börn Loka, il quale viene mischiato ad un debole tentativo di creare qualcosa di progressivo e allo stesso tempo non noioso, un esperimento riuscito a metà vista la facilità con cui l’ascoltatore può cadere nella distrazione.
In sostanza non ci troviamo di fronte ad un album brutto o mal prodotto, piuttosto siamo davanti ad una flessione dal punto di vista artistico. Per intenderci, non avrei mai pensato che gli Skálmöld che avevo ascoltato due anni fa potessero uscire oggi con un CD così canonico e decisamente poco emotivo. L'album nel complesso riesce comunque a rosicchiarsi la sufficienza, ma questi ragazzi dovrebbero ritornare sui propri passi, perché oggi come non mai possono essere considerati la solita band tra le tante.
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4
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È esattamente il contrario. Gli Skálmöld fanno Folk Metal Islandese, quindi presentano dei suoni diversi da quelli finlandesi. Baldur, per quanto bello, era più nello stile europeo. Da Börn Loka in poi sono passati a fare puro Folk Metal Islandese, con tutte le caratteristiche che esso ha. È un folk molto più duro, tutto qui. |
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3
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Questo album merita molto più del voto assegnato dal recensore. Sicuramente è molto diverso da "Baldur", ma cattura alla perfezione lo stile musicale vichingo e lo integra alla perfezione con l'Heavy Metal (cosa che si può osservare in particolare nelle rímur di "Miðgarðsormur"). Per chi come me conosce la lingua, sarebbe da dare uno sguardo anche ai testi, soprattutto nella prima e nell'ultima traccia. Inoltre, dietro alla musica, c'è una storia articolata e magnificamente scritta che da all'album uno spessore tutto nuovo. Personalmente lo trovo l'album migliore degli Skálmöld e a parte la traccia "Himinhrjóður", che ha ben poco di interessante da sentire, non ha grandi difetti. |
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2
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noiosetto...nulla a che vedere con il debutto. Delusione... voto: 60 |
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1
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avrei dato minimo un mezzo voto in più. è peggio di baldur, ma non è poi così da buttare |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Óðinn 2. Sleipnir 3. Gleipnir 4. Fenrisúlfur 5. Himinhrjóður 6. Miðgarðsormur 7. Narfi 8. Hel 9. Váli 10. Loki
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Line Up
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Björgvin Sigurðsson (voce, chitarra) Baldur Ragnarsson (chitarra) Þráinn Árni Baldvinsson (chitarra) Snæbjörn Ragnarsson (basso) Gunnar Ben (tastiera, oboe) Jón Geir Jóhannsson (batteria)
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