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Maerormid - Abissi
( 2281 letture )
Ciò che mi preme ammettere è la speranza che nutro nei confronti di chi ascolterà Maerormid; di chi sappia coglierne l’essenza e percepirne l’inossidabile e intima verità.
(Mid
)

Queste sono le parole scritte all’interno del booklet del CD di Abissi, primo full-lenght rilasciato dal duo perugino di nome Maerormid, parole che si chiariscono ascoltando la musica e leggendo i testi delle otto tracce che formano questo lavoro, lasciando capire quanto ci sia di personale all’interno di esse, in quanto risultano composte da emozioni e pensieri nati dalle menti dei due musicisti. Questi ultimi si pongono come figure di artisti veri e propri: tanto disinteressati a trovare un etichetta per la loro musica, quanto volutamente distanti da qualsiasi movimento musicale e regola estetica imposta da esso.

Sin da un primo sguardo ai testi si capisce che ci si sta incamminando all’interno di un immaginario personale, inquietante e sofferente, che fa oscillare nel vuoto e brancolare nel buio chiunque intenda percorrere le strade che compongono le otto “figure” presenti in Abissi. La musica descrive appieno il disagio delle liriche (tutte cantate in lingua madre) ponendosi come corrosiva, gelida, graffiante, claustrofobica e tormentata: praticamente perfetta per l’esposizione delle parole poetiche che l’accompagnano.

Il black metal che possiamo ascoltare è vicino alla scena moderna del genere, che in Italia ci ha già mostrato una sua incarnazione con un’ottima band denominata Movimento d’Avanguarida Ermetico, che con i Maerormid trova diversi elementi stilistici in comune (tra le altre band del genere da segnalare ci sono i più recenti Illnulla). I testi fanno riferimento più volte ad un percorso che viene intrapreso dai musicisti e si protrae per tutta la durata dell’album: questo cammino è una metafora per descrivere la vita vista come un vuoto senza fine, oscuro e profondo, una visione che anch'io, non in veste di recensore né di musicista, ma semplicemente come essere umano, percepisco quotidianamente e ritrovo in queste note. Le chitarre ed il basso sono distorte e disturbate, creano volutamente uno stato di confusione reso più omogeneo da una batteria particolarmente dinamica, che quando offre accelerazioni blast beat rende il tutto ancora più caotico e dispersivo, creando in questo modo l’atmosfera perfetta per il disco. Le parti vocali trasmettono lo smarrimento e la rassegnazione più completa, sovrapponendo in continuo voci scream disperate con raffinate esposizioni poetiche in voce pulita, che più volte entrano in conflitto dominando l’una sull’altra. Una buona parte dell’atmosfera generale del disco, deve molto ad un gruppo seminale dell’avant-garde black metal moderno come i Deathspell Omega, soprattutto per le sensazioni, il disagio e il vuoto cosmico che essi trasmettono nelle loro opere.
I meravigliosi testi descrivono con tanta verità l’essenza del male di vivere, offrendo diverse chiavi analitiche del messaggio unico di cui è portatore l’intero album. La vita è disagio e ci tiene chiusi in uno stadio di oppressione (La mia mente cerca un varco che non si aprirà mai, rimango chiuso), ci acceca lasciandoci oscillare nel buio che non ci permette di vedere la verità (La ragione veniva repressa nell’altro vortice disteso come morto ed appassito, Sopprimere la verità ad un potere inesistente, vola libera accarezzando le onde del vento). Ma la verità esiste, la possiamo scorgere anche se la vista è offuscata dal buio degli abissi (Ho percorso ogni apparenza nel silenzio come se non contasse nulla, Il cammino è mosso ed attratto da ciò che solo il cuore può seguire. Come possa fermare ciò che lo spirito vede concreto d’innanzi a se. Osserva la luce farsi strada tra le tenebre dell’incertezza.), e sulle ultime parole della canzone di chiusura vi è un chiaro messaggio di liberazione che potrebbe essere interpretata con la morte o più genericamente la fine (Qui troverà la sua caduta, per scoprire ad ogni tormenta un altro sole. E sorgerà volando per l’ultima volta nei cieli del presente), però una fine che rappresenta allo stesso tempo un nuovo inizio.
Meritano diverse righe le partecipazioni guest del disco che vedono tra i musicisti ospiti Beast degli Apolhocaust che suona il basso in ogni brano, il violinista Lorenzo Cocchiara che nell’ultima traccia accompagna un rumore disturbante e morboso con le dolci note del suo strumento, i cantanti Xes (Byblis, Infernal Angels, Lilyum) e D.H. (Criptum) che offrono brevi intermezzi cantanti e parlati, senza dimenticare l’assolo del chitarrista ManagarmR (Disjecta), presente nel brano finale.

Abissi è un viaggio personale attraverso emozioni pure, sublimate attraverso la poesia e la musica. Un viaggio non per tutti e di complicata interpretazione, in quanto fortemente individuale, per il quale esistono diverse chiavi di lettura, nascoste in fondo agli abissi in modo che solo chi osa inoltrarsi nel cammino possa arrivare a possederle. Gli amanti della musica sperimentale, del depressive black metal e del drone doom più claustrofobico troveranno indubbiamente nei Maerormid dei punti in comune con i loro generi preferiti. Ma, etichette a parte, questo disco è una nuova dimostrazione che in Italia esistono un gran numero di realtà minori, il cui valore artistico è senza dubbio interessante.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
83.5 su 4 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2011
Autoprodotto
Black
Tracklist
1. Fig 01
2. Fig 02
3. Fig 03
4. Fig 04
5. Fig 05
6. Fig 06
7. Fig 07
8. Fig 08
Line Up
Mid (voce, tutti gli strumenti)
Hati (batteria, voce)
 
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