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T.R.A.M. - Lingua Franca
( 6170 letture )
Che cos’hanno in comune un musicista prog rock, uno hardcore punk e due djent? Poco o nulla? In effetti, potrebbe sembrare così, ma solo non avendo mai sentito parlare dei T.R.A.M., un “supergruppo” jazz/fusion che annovera tra le sue fila nientemeno che il poliedrico Adrian Terrazas (The Mars Volta), i due chitarristi Javier Reyes e Tosin Abasi (di cui ogni appassionato ha già apprezzato le gesta negli Animals As Leaders) e, ultimo ma non meno importante, Eric Moore dei Suicidal Tendencies dietro alle pelli. I T.R.A.M. (acronimo che sta per Terrazas Reyes Abasi Moore) si presentano all’inizio del 2012 con il loro debutto Lingua Franca, un album che si preannuncia ambizioso fin dal titolo (che indica un linguaggio adottato per far sì che persone che non condividano la medesima lingua madre possano comprendersi) e da cui è lecito aspettarsi moltissimo, data la caratura dei singoli componenti.

Occorre chiarire sin da subito che, nonostante il background musicale radicalmente differente dei membri della band, il progetto T.R.A.M. è scevro da disomogeneità, non è un’accozzaglia di influenze messe assieme a casaccio: come ci si aspetterebbe da musicisti di tale calibro, la proposta è originale ed ognuno si limita ad arricchirla con le componenti più adatte del sound caratteristico delle loro band “principali”. Questo è evidente specialmente per le chitarre di Reyes e Abasi, che spesso riportano alla mente quanto fatto negli Animals As Leaders ma in chiave squisitamente fusion, per poi spiazzare l’ascoltatore con soluzioni mai sperimentate nel complesso prog.

Sempre restando in tema chitarre, è doveroso segnalare come la loro funzione in Lingua Franca sia meno solistica di quanto i due abbiano abituato, concentrandosi prevalentemente a creare la struttura dei brani con la classe consueta, assieme al drumming spettacolare di Moore : questo elemento è uno di quelli che mi ha più colpito, giacchè mai avrei pensato che un batterista hardcore punk (per quanto nei Suicidal Tendencies Moore dimostri già con eloquenza le sue capacità) fosse in grado di proporre pezzi jazz con tale intensità , varietà e competenza tecnica. In sostanza, i tre creano uno splendido palcoscenico, della migliore qualità, dove poi si esibisce Terrazas, alle prese con una moltitudine di strumenti (tra cui il sax, flauto e percussioni di varia natura). Con ciò non intendo dire che il lavoro di chitarre e batteria sia a lui subordinato, bensì che lo stesso costituisce una componente essenziale per l’espressione ottimale della musica del combo.

Questa sensazione di “costruzione” è particolarmente evidente nella prima traccia, Seven Ways Till Sunday, che parte con un riff di chitarra cui poi si sovrappone la batteria di Moore , prima di variare il riff e di far entrare la seconda chitarra. Allora, e solo allora entra in scena Terrazas con il suo sax e si ha la sensazione che il pezzo sia davvero completo. La canzone prosegue con sottili cambiamenti alla struttura inizialmente costruita, mantenendo vivo un tema di fondo senza renderlo ripetitivo, giungendo poi ad una pausa che fa cambiare direzione al pezzo con l’inserimento di una voce femminile utilizzata come uno strumento musicale (qui e altre volte nel corso del platter) e di percussioni latineggianti che conducono l’opener verso la sua conclusione. Ogni pezzo in Lingua Franca può essere analizzato (molto probabilmente anche meglio di quanto ho fatto io) per coglierne le diverse sfumature, ma non è cosa da farsi in sede di recensione, perché toglierebbe a ciascuno il piacere di misurarsi con un’opera squisitamente complessa.

Ci troviamo di fronte ad un disco che fa intuire la sua qualità sin da subito ma richiede parecchia dedizione per farsi apprezzare davvero. Occorre armarsi di pazienza per poterne godere appieno, ma così facendo si troverà un lavoro longevo pur nella sua brevità (si tratta di “soli” 29 minuti di musica), la quale costituisce l’unico difetto piuttosto rilevante di Lingua Franca. Il progetto T.R.A.M. soddisfa le aspettative dovute al talento dei suoi componenti ed è sicuramente da tenere d’occhio per ogni amante della jazz/fusion o, più semplicemente, di buona musica in grado di comunicare qualcosa.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
84 su 1 voti [ VOTA]
Jappy
Giovedì 3 Gennaio 2013, 7.55.14
2
Peccato per la longevità ! Potremmo quasi definirlo EP ( per la sua durata inferiore ai 30 min)ma essendo strumentale poi rischierebbe di essere troppo pesante. Sintesi: Bravi... Bravi.... Bravi
xutij
Venerdì 21 Dicembre 2012, 11.34.14
1
E' proprio un bel disco.
INFORMAZIONI
2012
Sumerian Records
Inclassificabile
Tracklist
1. Seven Ways Till Sunday

2. Consider Yourself Judged
3. Endeavor

4. HAAS Kicker
5. Hollywood Swinging
6. Inverted Ballad"
Line Up
Adrian Terrazas (Sax(Flauto/Clarinetto Basso/Percussioni)

Javier Reyes (Chitarra)

Tosin Abasi (Chitarra)

Eric Moore (Batteria)
 
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