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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 1147 letture )
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Gli anni 70, non diversamente da oggi, se non per la differenza in numeri, hanno rappresentato il proliferare di tantissime band destinate a durare pochi anni ed ancor meno dischi, finendo inesorabilmente nel dimenticatoio o ad appannaggio di pochi appassionati e collezionisti. Talvolta le motivazioni sono da ricercare in un mancato supporto a livello promozionale e di immagine, altre più semplicemente per una proposta non all’altezza della concorrenza o delle esigenze del mercato; quello che andiamo ad affrontare può stare nel mezzo di queste affermazioni, o più semplicemente la band in oggetto è stata la gavetta dei componenti per approcciarsi al mondo della musica. I Bad Axe sono un quartetto nord americano proveniente dalla Georgia, pubblicano nel 1977 il loro primo full length che segue un paio di EP; il disco è molto raro, ma ancora più rare sono le informazione che si possono reperire sulla band, anche in rete non si trova praticamente nulla, se non, cercando accuratamente, alcuni download gratuiti dei loro brani. La band ed il disco sarebbero probabilmente destinati a finire nel dimenticatoio se non fosse per la presenza di uno dei componenti che qui è alla prese con uno dei propri primi lavori musicali. Stiamo parlando di Dana Strum, bassista che nei primi anni 80 riuscirà a guadagnarsi una certa fama con la band del chitarrista Vinnie Vincent, che dopo l’uscita –o la cacciata- dai Kiss formerà proprio i Vinnie Vincent Invasion, e dopo alcuni anni farà nascere insieme al cantante Mark Slaughter gli Slaughter. Ciò che è curioso -oltre al fatto che i leader delle band con cui collaborerà Dana non avessero gran fantasia per i nomi- è che i Bad Axe vengano raramente citati nella carriera discografica di Strum, rendendo la band ancora più sconosciuta, o di culto, a seconda dei punti di vista.
Il genere proposto dai Bad Axe è solo imparentato con quello che poi Dana Strum andrà ad affrontare con le band che gli daranno decisamente più popolarità e successo; se la base è sempre catalogabile come hard rock con influenze dei soliti noti Deep Purple e Led Zeppelin, va anche sottolineato che il disco è intriso di quel rock schizofrenico ed acido che imperversava negli anni 70. I brani spesso sono difficili da apprezzare appieno soprattutto per una qualità di registrazione decisamente al di sotto degli standard dell’epoca (il paragone coi mostri dell’epoca è impietoso, ma anche band meno blasonate avevano una resa sonora migliore), ma riescono a trasmettere in modo chiaro il mood e le sensazioni che la band vuole far emergere: potenza, rabbia e nervosismo paragonabile ai The Who, come ad esempio nel brano What Did I Do, parti più raffinate che richiamano i primi Deep Purple, altri brani in cui l’influenza degli Zeppelin è evidente, partorendo buoni risultati (senza averne però la medesima classe e la tecnica) come nella bella e lenta Vacation. Altre influenze sono sicuramente riscontrabili nei Black Sabbath e nei Pink Floyd, rispettivamente per quel che riguarda le atmosfere più doom e quelle più psichedeliche, ed i meno noti Pink Fairis con Larry Wallis alla voce. La varietà compositiva dei brani è indubbiamente l’arma vincente del disco, ogni pezzo ha la sua identità e non si confonde mai col successivo, grazie alla presenza di ritornelli di facile presa e riff variegati e melodici, melodia sempre rapportata ad un genere ed un approccio molto grezzo, di hard rock graffiante che riesce ad accarezzare un po’ tutti i generi dell’epoca, blues, rock psichedelico, southern rock e quello che da li a qualche anno possiamo battezzare come stoner. Un’altra cosa che balza all’orecchio è che alcune soluzioni come certe armonizzazioni di chitarra che troviamo in Stray o Do What We Please le potremo ascoltare qualche anno dopo con una band chiamata Iron Maiden, e anche il modo “invadente” di suonare il basso di Dana Strum ricorda il marchio di fabbrica della Vergine di Ferro. Difficile dire se Steve Harris possa essere stato in qualche modo dal sound dei Bad Axe, ma sta di fatto che una certa somiglianza di sound è innegabile.
Penalizzato da un mixaggio ed una produzione approssimativa, che diversamente ne avrebbe potuto valorizzare alcuni aspetti, Bad Axe è un disco che non è passato alla storia, e difficilmente sarà citato tra i capolavori degli anni 70, dato che quegli anni erano già stati sconvolti da Deep Purple, Boston, Led Zeppelin e gli astri nascenti AC/DC e Judas Priest, ma vale la pena, riuscendo a reperirlo, di dedicargli degli ascolti, per apprezzare un buon prodotto di mercato underground, che nel suo piccolo risulta piacevole e con una propria identità che avrebbe potuto consolidarsi se la vita della band non fosse finita da li a poco.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Cities Of Rage 2. Stray 3. Do What We Please 4. What Did I Do 5. Set Me Free 6. Vacation 7. Blues L.A 8. Foggy Morning 9. Road To Makin' It 10. Take Your Time
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Line Up
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Stacy Moreland (Voce) Dave Carruth (Chitarra) Dana Strum (Basso) Steve Ward (Batteria)
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RECENSIONI |
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