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Lingua Mortis Orchestra - LMO
( 4625 letture )
Prima Recensione di: Gianluca Leone "Room 101"
A costo di apparire pedante e supponente vorrei aprire questa recensione parlandovi di Jacob Sprenger ed Heinrich Kramer, due nomi che probabilmente di primo acchito vi suoneranno sconosciuti o quasi, in effetti si tratta di personaggi che non hanno poi tutta questa importanza per la nostra cultura mediterranea.
Se varchiamo le Alpi però e andiamo in Germania eccoli assumere tutto un altro significato, più pesante ed oscuro.
Stiamo parlando di due frati dell'ordine dei Domenicani che nel lontano 1487 pubblicarono il famigerato Malleus Maleficarum, testo fondamentale per crudeltà ed ignoranza che trattava senza mezzi termini di caccia alle streghe, come riconoscerle e come combatterle.
Può farci sorridere il pensare alla facilità con la quale queste credenze si diffondessero all'epoca in una società in larga parte poco istruita, ma le conseguenze di questo tomo (mai adottato ufficialmente dalla Chiesa ma mai nemmeno condannato) furono catastrofiche.
Ogni inquisitore dell'area tedesca (e forse anche al di fuori considerando che fu redatto in latino) cattolico o no, lo adottò e ne seguì rigidamente i precetti, iniziando ad identificare, torturare ed uccidere un grandissimo numero di donne del tutto innocenti accusandole di essere streghe, spose di Satana e via dicendo.
Un'autentica ed ingiustificabile strage che perdurò per secoli e di cui Sprenger e Kramer furono i consapevoli ideologi, guadagnandosi di diritto un posto in una delle pagine più oscure della storia del cristianesimo.

Cosa a che fare tutto ciò con il disco dei Lingua Mortis Orchestra?
È presto detto: tutti i testi scritti per questo esordio della nuova incarnazione dei Rage ci raccontano di questi periodi bui della storia tedesca, e sono perfettamente contestualizzati nelle atmosfere che la creatura del trio teutonico ha saputo mettere sapientemente in musica.
Immagino che quelli tra voi che non avessero ancora sentito parlare di questo nuovo progetto si siano quantomeno stupiti del fatto che dietro questa apparentemente nuova band ci siano i Rage.
Uno dei gruppi cardine dell'heavy made in Deutschland che vira decisamente su coordinate più morbide decidendo però per coerenza di tenere questi due lati del gruppo separati con la creazione di un moniker ad hoc per l'occasione.
Non che la band di Wagner, Smolski ed Hilgers sia nuova a questo tipo di sperimentazioni orchestrali (già ampiamente utilizzate in molti dischi della loro band principale), ma a conti fatti in questo LMO si sentono decisamente tutte e due le anime dei Rage a proporzioni palesemente invertite.

In che modo suonano quindi all'atto pratico questi Lingua Mortis Orchestra?
Come un riuscito connubio di tra elementi di derivazione palesemente classica -concepiti dal geniale Victor Smolski- che vanno a fondersi ad una tiratissima base di chiara scuola Rage, riuscendo a mischiare il groove tipico della band tedesca alla parte sinfonica senza che la prima copra mai la seconda come ci si potrebbe forse aspettare.
Iniziamo però a vedere più da vicino questo disco proprio analizzando la parte più metal in senso stretto: spontaneo cominciare dall'operato alla sei corde dell'immenso Smolski, il chitarrista bielorusso è senza mezzi termini il punto cardine di questo cd, creando ritmiche poliedriche che spaziano tra un riffing in power chord spinto e lineare (spesso scandito da colpi di whammy bar nei momenti più aggressivi) e passaggi intricati con molte più variazioni che non perdono però affatto in tiro; da spavento poi la parte solista che si compone di arpeggi multi-traccia che riempiono tutta l'immagine stereo ed assoli che sono un compendio degno di essere studiato di conoscenze armoniche, da svisate al fulmicotone sempre di buon gusto e solos più lenti estremamente atmosferici e ben amalgamati alla parte orchestrale.
Tolte le ballad invece la sezione ritmica è decisamente poco distante da quella della band madre, Hilgers dietro le pelli pesta veramente tanto, tra tirate di doppio pedale e una mano pesante sul rullante davvero notevole, apparentemente il tutto non si concilierebbe a meraviglia con un disco con così tanti elementi sinfonici, ma il volume non troppo alto con cui la batteria è stata mixata e la sua capacità di rallentare ed accompagnare più tranquillamente nelle già citate ballad non rendono il tutto troppo problematico.
Difficile invece dare un'opinione precisa sul cinque corde di Wagner, dato che la sua presenza -un po' sfuggente- è udibile a tratti nei momenti meno saturi, quando non viene mangiato dalle frequenze basse delle orchestrazioni, un vero peccato, ma si tratta di problematiche difficili da evitare in dischi del genere.
Arriviamo dunque alle orchestrazioni e torniamo di conseguenza a parlare di Smolski: il lavoro dietro queste ultime è davvero certosino, il background classico di Victor (un affare di famiglia) emerge ancora più forte e gli permette di mettere in piedi passaggi di piano, archi e violoncello (questo a quanto pare suonato da lui stesso e non sintetizzato) che rendono perfettamente la drammaticità delle lyrics e costituiscono la seconda colonna portante di questo disco, sono più che un ausilio per riempire il sound, e in molti casi sovrastano la parte più metal in senso classico, senza considerare l'importanza che hanno nelle ballad.
La cosa che più mi ha colpito però è la relativa sobrietà degli arrangiamenti di queste sezioni, non ci sono mai troppe tracce sovrapposte, mai tanti strumenti che si sovrappongono saturando il sound in maniera indebita e mai momenti in cui udiamo le orchestrazioni "sbrodolare" in passaggi inutili o stucchevoli.
Resta solo più da parlare del comparto vocale, guidato senza sorprese dal bassista Peavy Wagner che si dimostra un vocalist versatile in grado di giostrarsi tra un cantato pulito piuttosto teatrale (per quanto non particolarmente tecnico), uno stile più aspro e sporco decisamente più efficace e coinvolgente, inoltre non manca un growl più profondo usato perlopiù per i controcanti, per altro in maniera molto azzeccata.
Jeannette Marchewka e Dana Harnge invece si occupano con le loro voci di smorzare i toni di Wagner compensando con cantati in stili più classici (lirico ad esempio) molto più adatti ad una musica con una propensione così orchestrale e che completano il quadro con gli ultimi -ma non meno importanti- dettagli.

Make them believe, convert the pagans.
The devils feast - burn them!
Make them believe, convert the pagans,
cleansed by fire


Sarà banale citare la opener come canzone più riuscita del lotto, ma la lunghissima suite Cleansed by Fire rappresenta tutto quello che sono i Lingua Mortis Orchestra, un perfetto bignami dei loro punti di forza racchiuso in un pezzo trascinante che conquista rapidamente l'ascoltatore nonostante un running time non trascurabile.

Cosa dire per concludere?
Questa nuova personificazione dei Rage ha saputo creare e pubblicare un disco assolutamente notevole, che lascia trasparire tutta la classe cristallina dei suoi compositori e nel contempo non snatura le caratteristiche fondamentali che hanno accompagnato la band in tutti questi anni.
Certo, le carte vengono rimescolate e il bilanciamento tra gli elementi del sound è del tutto nuovo, ma la "botta" tipica dell'heavy rimane un pilastro fondamentale anche di questo LMO.
Non si tratta però di un disco immediato, la complessità degli arrangiamenti (soprattutto vocali ed orchestrali) e la lunghezza dei brani rende necessari diversi ascolti per poter assimilare la proposta su tutti i livelli, quindi sappiate che dovrete concedergli del tempo.
C'è qualche calo fisiologico nel songwriting in pezzi come Lament che non stupiscono quanto altri nella tracklist ma si tratta di episodi non classificabili come negativi.
Ad ogni modo LMO è un album consigliato a tutti, sono certo saprà soddisfare quasi ogni tipo di palato.

VOTO Prima Recensione: 80


Seconda Recensione di: Gianluca Fontanesi "Waste Of Air"
This album is dedicated to the memory of all the innocent victims that died in the name of religion and false belief..

Questa frase all’interno del booklet spiega benissimo su cosa ruota l’album a livello lirico e concettuale. Si parla di roghi, caccie alle streghe, inquisizione e altre amenità assortite; inutile quindi stare qui a filosofeggiare su temi che non andrebbero alimentati in una recensione. Meglio rispettare le persone decedute in silenzio e dedicarci a ciò che ci concerne, la musica.
Il disco nasce sotto il nome di Lingua Mortis Orchestra e relega i Rage a semplici ospiti; affermazione vera ma fuorviante, in quanto il songwriting risulta totalmente a cura della band tedesca. Si rispetta quindi la tradizione che vuole l’alternarsi di un disco heavy a uno orchestrale; dopo gli ottimi Strings To A Web (orchestrale) e 21  (heavy), è la volta di questo platter in cui la musica classica si fonde col metal creando un’opera di tutto rispetto. Osiamo? Osiamo. Victor Smolski può tranquillamente essere considerato come uno dei migliori chitarristi in circolazione in ambito metal: la sua tecnica e cattiveria viene completata da una notevole preparazione classica e orchestrale. Non esiste onestamente un disco dei Rage con la sua presenza alla sei corde che possa definirsi brutto o anche mediocre. LMO mantiene ovviamente alti gli standard qualitativi e ci riconsegna una band in splendida forma e di notevole valore artistico.
Cleansed By Fire apre le danze con una melodia portante pienamente centrata, epica e di quelle che creano il giusto livello di tensione. La band e l’orchestra si fondono alla perfezione fin dai primi vagiti dell’opera e il duetto tra  Peavy e la soprano è un bijou. Il ritornello ovviamente è potentissimo e lo si canta praticamente al primo ascolto, in sede di concerto farà sfracelli. Buonissimo il ponte in cui si riprende il tema iniziale e si dà sfoggio di puro heavy metal che a tratti sfocia in un buon progressive metal d’assalto. I riff che supportano il tutto sono rocciosi e devastanti, c’è tempo anche per una coppia di assoli  ad opera della tastiera (prima) e della chitarra (poi); l’unico appunto che qui si può fare è che l’attacco vocale risulta proprio brutto da sentire: inizia la soprano e Peavy la sostituisce davvero troppo presto, peccato! Ciò comunque non toglie la resa di una canzone ottima sotto tutti i punti di vista. Buona la prima.
Scapegoat sfoggia inizialmente un paio di stacchi accompagnati dalla voce in growl; si passa molto presto al puro thrash e si inizia a scapocciare allegramente e compiaciuti. Non convincono in particolar modo i suoni di batteria: i volumi dei piatti sono a volte troppo alti e il rullante avrebbe potuto avere un suono migliore. La fruizione del disco rimane comunque non minata e supportata da alti livelli di produzione; si stava solo parlando di magagne. L’incipit è rabbioso come pochi e crea il giusto sconquasso; inevitabile il rallentamento in fase di ritornello  che comunque si rivela un altro coniglio tirato fuori dal cilindro. La canzone risulta potente e massiccia; allucinante l’assolo di Victor che sale letteralmente in cattedra e spiega ancora una volta come si suona la chitarra. La forma canzone è mantenuta poi rigorosamente e anche Scapegoat si rivela perfettamente riuscita. La seguente The Devil’s Bride inizia con un riffone spettacolare e la voce femminile perfettamente azzeccata al contesto. Il ritornello è orecchiabile al punto giusto e centra il bersaglio nonostante il pezzo abbassi un po’ il tiro rispetto ai due precedenti; affermazione che viene presto smentita dal ponte che riprende l’assalto ai nostri padiglioni auricolari con tonnellate di thrash. Gli assoli sono trascinanti e ineccepibili, inevitabile quando si parla di fuoriclasse; abbiamo ascoltato un altro momento di grande qualità.
A questo punto il lentaccio è inevitabile e arriva puntualmente. Lament è bella, sognante e potreste tranquillamente ascoltarla al tramonto con la vostra dolce metà; non ditele/gli però che il testo parla di una persona rinchiusa in una torre che attende una morte terribile sotto forma di indicibili torture, non ve la/lo darebbe per mesi! Oremus è un semplice brano di passaggio che ha un minutaggio di due minuti scarsi e qualche excursus strumentale qua e la, niente di che. Il riff di Witches’ Judge ci risveglia dal sogno con del gran heavy prog d’autore e un incedere sostenuto e massiccio. Il pezzo si rivela ottimamente suonato ma con linee vocali poco trascinanti e oggettivamente non a livello delle prove ascoltate poco fa. Non si parla di filler ma di un pezzo discreto soffocato da presenze circostanti di caratura ben maggiore; peccato, perché i notevoli inserti prog avrebbero meritato una maggior fortuna.
Discorso diametralmente opposto invece per Eye For An Eye, che si rivela uno degli highlight del disco. Si inizia in maniera sognante con un crescendo che presto sfocia in un crogiuolo di armonizzazioni, l’ennesimo tema orchestrale centrato e Peavy che fa tutto come deve essere fatto. Bellissimo il ritornello, a parere di chi scrive il migliore del disco: la linea melodica è meravigliosa e di gran gusto. Centralmente si rasenta il tripudio con orchestra e assoli in primo piano; la ripresa dell’inizio accompagnata dalla soprano è da brividi assieme al seguente stacco con Peavy che parte da solo, viene sovrapposto e riparte il ritornello. C’è tempo per una ripresa di tutti i temi a livello vocale e si conclude col pianoforte una prestazione da brividi.
Afterglow conclude la tracklist della versione normale del disco, e lo fa in maniera buona ma non eccellente. Ci sono in alcune linee vocali echi sporadici di Ayreon in particolare, ma si limitano giusto a qualche accenno; la canzone scorre molto bene ma non è sorretta in particolar modo dal ritornello memorabile che richiederebbe. Lo si ascolta volentieri ma non ha quel mordente dei grandissimi pezzi con cui ci hanno abituati (bene) i Rage.
La versione deluxe di LMO contiene due classici del gruppo arrangiati in forma orchestrale: Straight To Hell e One More Time, per queste lasciamo a voi il giudizio e l’indice di gradimento paragonato alle versioni originali che rimane comunque pienamente soggettivo. In questa versione è poi presente anche un dvd che contiene un’ora di estratti live dal Rock Hard del 2010 e dal 70.000 Tons Of Metal del 2013, intervista inclusa.
Concludendo, LMO si rivela un gran bel disco: piacevole, ben suonato e con canzoni di altissimo livello. Non parliamo di un capolavoro, ma di un’opera con moltissime luci e poche ombre; i Rage non fanno altro che confermare ancora una volta di essere una macchina da guerra ben rodata e in grado di mantenersi perennemente in uno status che li mantiene ben lontani dallo sfornare dischi non degni di nota. Vi sembra cosa da poco? Promossi, ancora una volta.

VOTO Seconda Recensione: 82



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
82.55 su 20 voti [ VOTA]
Aceshigh
Giovedì 28 Dicembre 2017, 11.53.13
33
Anche se i Rage li preferisco in versione "nuda e cruda" e sebbene non ami particolarmente il metal orchestrale... devo riconoscere che effettivamente qui c'è da togliersi il cappello! Bravi!!! Almeno 85
AdeL
Sabato 28 Marzo 2015, 7.23.27
32
Salvo indubbiamente Afterglow, gran bel pezzo. Rilevo una brutta caduta in Lament, davvero zuccherosa, i due protagonisti cinguettano troppo. Mi ricorda la colonna sonora di Love Boat. In generale i piatti coprono spesso il lavoro dell’orchestra. Peccato!
Giasse
Domenica 24 Agosto 2014, 18.25.01
31
Onestamente molto bello. Io addirittura alzerei di qualche punto il voto...
Luca
Lunedì 16 Giugno 2014, 16.40.44
30
Belloooooo
Luca
Lunedì 16 Giugno 2014, 16.39.00
29
Wow bello
Arj
Lunedì 14 Ottobre 2013, 13.52.14
28
Pensavo peggio. Ma sul serio. Volevo sentirlo assolutamente, tipo quando un qualche gremlin ti possiede dita e carta di credito e fai cose che normalmente non faresti. Ecco, io un disco del genere, normalmente, non l'avrei preso in considerazione, eppure mi è piaciuto un sacco e per rincarare la dose dico pure che Lament mi fa impazzire. Detto questo vado dall'esorcista.
lux chaos
Domenica 13 Ottobre 2013, 23.07.42
27
Quoto il Marquis, non condividendo l'entusiasmo per questa discreta release della LMO, continuo a preferire i cari vecchi Rage in versione "raw"...probabilmente crescerà con gli ascolti, proverò ad assimilarlo ancora per un pò...pur ammettendo che il confronto non c'azzecca, non commento neanche i soliti inutili clichè vecchi di 100 anni sugli Stormlord
Sabbracadabra
Domenica 13 Ottobre 2013, 15.50.06
26
In alcuni pezzi sembrano la brutta copia dei Savatage....ma brutta però.
andreastark
Sabato 12 Ottobre 2013, 11.41.10
25
Senza offesa ma direi che gli Stormlord possono sonoramente baciare il didietro ai Rage e magari per qualche anno di seguito...perfavore è come paragonare i Grim Reaper(gruppo storico di terza fascia della NWOBHM) ai Judas Priest. Stormlord come gruppo? Discreto anche se non ho molta simpatia per loro perchè trovo che siano solo dei gran paraculi raccomandati e soprattutto sopravvalutati....Stormolord confrontati ai Rage(LMO)? Puah!!!!Imparare, Prostrarsi e Pedalare che di galassie ne devono attraversare parecchie prima di arrivare a questo livello!
Le Marquis de Fremont
Venerdì 11 Ottobre 2013, 12.00.12
24
L'ho ascoltato e non condivido tutto questo entusiasmo. La voce maschile è generalmente sgradevole. Il songwriting è scarsotto e si salvano solo le ultime due Eye for an Eye e Afterglow. Anche la ballad Lament è piuttosto fiacca. Interessante solo l'esposizione del contenuto sul "Malleus Maleficarum", concept interessante. Se a qualcuno piace il Symphonic, c'è senz'altro di meglio, a partire dal bellissimo Hesperia degli Italiani Stormlord.
Radamanthis
Giovedì 10 Ottobre 2013, 15.24.31
23
Vero, hai ragione mauro, scordavo l'entrata di Spiros alla chitarra proprio al posto di Manni (che entrerà poi nei Grave Digger nel 2000...era questo lasso di 7 anni che mi ha tratto in inganno...) così da unire i due fratelli Efthimiadis...beh, io della discografia dei Rage sono proprio questi dichi quelli che preferisco...
Mauro Paietta "My Refuge"
Giovedì 10 Ottobre 2013, 13.02.07
22
nein, Manni uscì dopo Missing Link, in Black in Mind c'erano Sven e Spiros alle chitarre, vero che il compositore maggiore era Peavey ma Manni contribuiva pesantemente al sound e alle canzoni, da Unity in poi pur sfornando bei lavori non hanno più tirato fuori capolavori (parere personale) comunque questo LMO devo ancora sentirlo
Radamanthis
Giovedì 10 Ottobre 2013, 12.06.34
21
Mhmm, io non userei il termine geniali...come ben sai (li conoscemmo insieme i Rage e seguimmo passo per passo le loro varie uscite...) i veri masterpieces della band sono nel periodo 1992 - 1998 (1992 - Trapped! 1993 - The Missing Link 1995 - Black in Mind 1996 - Lingua Mortis 1996 - End of All Days 1998 - XIII) col trio Peter Wagner - voce, basso, Manni Schmidt - chitarra e Chris Efthimiadis - batteria ai quali si aggiunse Sven Fischer all'altra chitarra dal 1995 con Black in mind ma innanzitutto anche a livello compositivo era un altro Peavy (non ha mai piùscritto una Higher than the sky...) e la lunga militanza con Manni (dal 1988 mi sembra...) raccolse i suoi frutti in quegli anni d'oro della band (forse nel momento di primissimo inizio del calo dell'appeal del power metal dopo l'exploit degli anni 80). Erano altri anni e erano altri Rage, difficile dire se meglio prima o adesso, certamente differenti in molto!
Mauro Paietta "My Refuge"
Giovedì 10 Ottobre 2013, 11.47.45
20
ok, ora copritemi di insulti ma io i Rage li ho amati e adorati nella formazione con Manni Schmidt alla chitarra, da quando c'è Smolski, sopratutto gli ultimi lavori sono molto meno geniali e originali, anche se è indubbio che come chitarrista e arrangiatore è una spanna sopra, Trapped e Missing Link sono due dischi imparagonabili con la successiva produzione Rage
Radamanthis
Giovedì 10 Ottobre 2013, 11.17.34
19
Ciao Jimi, guarda se apprezzi Viktor fidati, ascolta Into the light, disco a nome Nuclear blast all stars, non te ne pentirai...
Jimi the Ghost
Giovedì 10 Ottobre 2013, 11.07.19
18
Ciao rada! Grazie per le dritte..appena trovo occasione ti faccio sapere.
Radamanthis
Giovedì 10 Ottobre 2013, 10.58.50
17
Smolski è un vero genio delle sei corde; i suoi lavori solisti Destiny, The Heretic e Majesty & Passion sono di grande valore così come il disco che ha scritto per le All stars della Nuclear Blast adattando alla voce diogni cantante un brano che sembra uscire dalla band madre (per chi non lo ha mai ascoltato lo consiglio vivamente, sono presenti Tobi Sammet, Peavy Wagner, Tony Kakko, Mats Leven, Marcel Schirmer, Hansi Kürsch, Andi Deris, Marco Hietala, Tarja Turunen e Oddleif Stensland. Lui ha suonato tutto (chitarre, tastiere, basso, arrangiameni, orchestrazioni..ogni cosa) tranne le batterie fatte da André Hilgers (Rage) e Volker Schultz (Mind Odyssey). La qualità del compositore si vede perfettamente in quel disco! Anche qui, come in 21 dei Rage o qualunque album da WTTOS in poi dove c'è lui si sente che mago è agli arrangiamenti...questo è un vero e proprio MUSICISTA!
Jimi The Ghost
Giovedì 10 Ottobre 2013, 10.37.22
16
Adoro il polistrumentista bielorusso Victor Smolski, in particolare per la sua sptrepitosa visione orchestrale. Come chitarrista lo preferisco molto nel suo disco solista "The Heretic". Tra i LMO e Rage, ascolto molto volentieri maggiormente I Rage puri e crudi, anche il ben riuscitissimo "21". Un disco molto piacevole. Personalmente la presenza del soprano e il timbro di Dana Harnge, non mi entusisma affatto, pur comprentendo la necessità di avere una "voce femminile" nel quadro di una sinfonismo metal. Un saluto ai ragazzi per la bellissima recensione. Jimi TG
ManOwaL
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 17.29.02
15
@andreastark: chiaro, era implicito che mi riferivo al metallaro medio made in Italy
andreastark
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 17.25.33
14
Nessun problema waste la tua recensione è stata come al solito minuziosa e coinvolgente ed hai fatto bene a far notare le pecche che ci sono secondo te...io ho dato il mio parere e secondo me pecche non ce ne sono....magari solo perchè sono un enorme fan dei Rage. ManOwaL tranquillo! questo disco passerà inosservato solo in Italia(il paese di Gigi D'Alessio....) in Germania ed in Nord Europa ha già ottime vendite(come ogni disco dei Rage)titoli ed articoli su riviste e quotidiani non necessariamente metal ed uno special di un'ora sulla ZDF una delle più importanti tv tedesche.....i Rage sono inosservati solo qua ma per fortuna tutto il mondo non è paese...
ayreon
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 13.23.42
13
grande,il metal classico di stile europeo è tornato alla grande,speriamo di vederli live
Prometheus
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 13.09.41
12
Bello, bello, bello! *-*
ManOwaL
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 12.39.59
11
Minchia che album......é triste pensare che passerà inevitabilmente inosservato e snobbato dai più.
waste of air
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 11.43.14
10
@andreastark: è un disco della madonna anche per me. Però un paio di pecche ci sono e da redattore ho dovuto sottolinearle! Ho avuto l'immenso culo di vederli nel 2007 a Wacken con l'orchestra, spero possano fare un tour del genere, sarebbe il massimo.
suocera
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 11.40.12
9
XIII e' uno dei miei 5 album metal preferiti. gli ultimi rage, anzi a dire il vero quelli post ghosts non mi sono piaciuti, per nulla. curioso di sentire questo!
andreastark
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 10.03.35
8
Ehi Waste....invece io parlo proprio di capolavoro in primis perchè non ho mai e sottolineo mai(e di album metal/rock orchestrali ne ho ascoltati un sacco adorando questo connubio) sentito un disco di metal orchestrale di questo livello; ritengo infatti che il presente disco non abbia punti deboli, tutto è pensato ed eseguito alla perfezione dai pezzi più tirati alle ballate, dalle chitarre con la loro perfetta amalgama con gli strumenti classici alla voce Peavy che in parte ricorda la calda e perfetta timbrica che usava su XIII e Ghost ed in parte la furia del cantato di 21 il tutto con un'amalgama perfetta con le due splendide voci femminili, bellissimo poi il contraltare dell'orchestra con una batteria tirata e pestata alla Hilgers. Questo è il mio parere e magari sarà anche un parere da superfan dei Rage... ma non so quante band al mondo siano in grado di scrivere pezzi come Cleansed By Fire, Scapegoat, Devil's Bride(che io trovo una delle migliori), Eye For An Eye, Afterglow(per me splendida) oppure una ballata splendida ed assolutamente non metal come Lament. Poche storie.....disco dell'anno.....95/100... P.s. Il Malleus Maleficarum fu si adottato in Germania ma anche in tutto il mediterraneo in particolare in Spagna dove credo fece i maggiori disastri con delle nefandezze orribili....
waste of air
Mercoledì 9 Ottobre 2013, 0.05.31
7
E ricordiamoci ancora una volta di quell'essere mostruoso di nome Victor Smolski, un fenomeno.
zerba
Martedì 8 Ottobre 2013, 23.42.50
6
bello, bello davvero. da avere
ad astra
Martedì 8 Ottobre 2013, 23.38.39
5
mentre scrivo spinge nelle cuffie... preso ad occhi chiusi... e mi ritrovato in mani un ottimo disco... i rage non si discutono a prescindere ma con l'orchestra rendono ancora di piu. commovonete studiato rabbioso ed intimo.. smolski è un genio!
Radamanthis
Martedì 8 Ottobre 2013, 23.36.49
4
Tranuillo Mauro, credo che potresti andare a colpo sicuro sull'acquisto. E' una bomba! Ti piacciono i Rage? Ti piace il metal sinfonico? Ti piace la potenza del power miscelata alla melodia? Bene, allora compralo e non te ne pentirai! (o se vuoi te lo porto io appena ci vediamo!)
Mauro Paietta "My Refuge"
Martedì 8 Ottobre 2013, 23.24.58
3
Radamanthis ti sei messo pure a bere il vino? Il disco devo ancora sentirlo e ho tanta paura... se i Running Wild sono una fetta della mia vita i Rage sono una fetta e mezza... la doppia recensione fa ben sperare, spero che il Smolski non si sia fatto prendere la mano come al solitp
Radamanthis
Martedì 8 Ottobre 2013, 23.09.07
2
Disco mostruoso...poche parole, si apprezza davanti a un buon calice di vino rosso, luce soffusa del salotto, volume abbastanza sostenuto e via con i Rage e la LMO insieme...direi...Grande classe!!!
Lizard
Martedì 8 Ottobre 2013, 23.03.06
1
Ok ok... Mi avete convinto
INFORMAZIONI
2013
Nuclear Blast
Symphonic Metal
Tracklist
1. Cleansed by Fire
I. Convert the Pagans Pt.1
II. The Inquisition
III. Convert the Pagans Pt.2
2. Scapegoat
3. The Devil's Bride
4. Lament
5. Oremus
6. Witches' Judge
7. Eye for an Eye
8. Afterglow
9. Straight to Hell (Orchestral Version)
10. One More Time (Orchestral Version)
Line Up
Peavy Wagner (Voce e Basso)
Jeannette Marchewka (Voce Femminile)
Dana Harnge (Voce Femminile)
Victor Smolski (Chitarra, Tastiere, Orchestrazioni e Violoncello)
André Hilgers (Batteria)
 
RECENSIONI
 
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