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LUPPOLO IN ROCK - Parco ex Colonie Padane Cremona (CR), 13/07/ 2019
17/07/2019 (1671 letture)
La seconda edizione del Luppolo in Rock a Cremona si è rivelata essere una delle più interessanti manifestazioni musicali di quest’estate in termini di varietà della proposta, dal momento che si è spaziato nel corso delle quattro serate dal prog rock raffinato della PFM, al death metal melodico dei Dark Tranqullity, fino all’energico power metal dei Kamelot. La giornata di venerdì ha però avuto un fascino e un richiamo d’altri tempi irresistibile, puramente radicato nell’ heavy metal old school più ortodosso e che ha visto alternarsi sul palco, i Metal Church, gli Armored Saint, i thrashers dell’Arizona Flotsam and Jetsam è i

SUICIDE SOLUTION
Per via di del ritardo accumulato dalla partenza da Torino perdo l’esibizione degli opener Necrofilia. Giungo all’area concerti, posta in un ampio piazzale all’interno del Parco ex Colonie Padane qualche minuto prima del concerto dei Suicide Solution, band attiva dal 1987. La musica dei nostri è inquadrabile come un thrash oscuro prevalentemente strumentale, con pezzi lunghi e strutturati in molteplici sezioni connotate da cambi di tempo talvolta interessanti, pur mantenendo sempre in primo piano l’irruenza e la violenza sonora del thrash old school. Per quanto però ci siano sporadici spunti gradevoli nella loro musica, c’è però da dire che la band sembra capitata sul palco per caso: l’approccio col pubblico è freddissimo, il frontman e chitarrista del gruppo non si sforza di coinvolgere i pochi spettatori presenti e non si sforza neanche di presentare i brani, dando vita a una performance tanto potente e precisa quanto anonima.


FLOTSAM AND JETSAM
Con la band statunitense assistiamo a un abissale cambio di marcia, sia in termini qualitativi che di coinvolgimento emotivo da parte del pubblico, ora ammassatosi nelle prime file sotto al palco. I Flotsam and Jetsam nonostante il caldo sono in forma strepitosa, regalando al pubblico un concerto sostanzioso con una scaletta zeppa di classici e una tenuta di palco sicura ed energica. C’è spazio sia per il materiale dell’ultimo ottimo disco, The End Of Chaos, dal quale sono stati suonati tre pezzi, ma anche e soprattutto per classici immancabili come Hammerhead, Desecrator, una perla dimenticata di nome Suffer the Masses o la conclusiva e spettacolare No Place for Disgrace. A impressionare però, oltre alla scelta dei pezzi, è la performance complessiva del gruppo. Se infatti Eric “A.K.” Knutson è la dimostrazione vivente che nella botte piccola sta il vino buono e non fa altro che sbattersi per tutto il concerto, catalizzando l’attenzione del pubblico, forte solo della sua voce abrasiva ma capace anche di acuti dagli echi dickinsoniani, il resto della band macina riff e assoli senza soluzione di continuità, colpendo duro anche grazie alla compattezza della sezione ritmica perennemente su di giri. In particolare rimango particolarmente sorpreso della scioltezza disarmante con cui Michael Spencer suona il suo basso, tessendo fill di una certa complessità nelle parti più elaborate e suonando robusto ed essenziale nelle parti più tirate. Se lo show dei Flotsam and Jetsam è decisamente soddisfacente è merito in parte anche dei suoni, non esageratamente alti, ma potenti e nitidi quanto basta per far risaltare con la necessaria chiarezza gli strumenti. In altre parole, il concerto della band di Phoenix è stato il modo ideale per scaldare per bene i motori e portare a temperatura il pubblico, che ora attende impaziente il turno degli Armored Saint.

SETLIST FLOTSAM AND JETSAM
1. Prisoner Of Time
2.Desecrator
3.Iron Maiden
4.Hammerhead
5.Demolition Man
6.Suffer the Masses
7.Recover
8.Dreams of Death
9.I Live You Die
10. Life Is a Mess
11.She Took an Axe
112. No Place For Disgrace


ARMORED SAINT
Ho avuto la possibilità di vedere in azione la band di Joey Vera e compagni già lo scorso anno al Legend Club di Milano, quando per l’occasione suonarono per intero Symbol of Salvation. Di quel concerto ricordo la grande prova dietro al microfono di John Bush, pressochè rimasta identica a trent’anni fa e il grande entusiasmo del gruppo nel suonare per la prima volta in Italia. Quel ricordo è rimasto immutato e si possono dire le tesse cose anche per questo concerto. Infatti l’energia che il quintetto mette nel suonare è subito palpabile sin dalle prime note di Raising Fear ed esplode del tutto con Can U Deliver. La scaletta è una sorta di greatest hits, che gioca sul sicuro prendendo a piene mani i classici dei primi album. La band è decisamente in palla e tiene il palco in pugno: in particolare è John Bush a far da mattatore con la sua voce roca e graffiante venata di una malinconia quasi blues e l’improbabile camicia rossa da mariachi. Il cantante però mostra come la sua esperienza passata con gli Anthrax sia servita a gestire il palco ed è scatenato, tanto che arriva ad arrampicarsi sull’amplificatore del basso durante Win Hands Down. Oltre a dimenarsi però la performance di Bush è notevole anche per la resa delle sue vocals che sembrano non aver perso un’oncia della potenza degli anni buoni. Sentirlo cantare Reign Of Fire e Last Train Home è da pelle d’oca, ma in generale per tutta l’esibizione non c’è stato mai un calo d’intensità. Ottima anche la prova complessiva del gruppo, leggermente più posata rispetto al vulcanico Bush, a eccezion fatta per Joey Vera, che oltre a suonare il basso incita a più non posso il pubblico che risponde entusiasta durante i numerosi ritornelli e cori. L’oretta a disposizione degli Armored Saint scorre però intensa e i nostri si congedano con l’immancabile March Of The Saint, tra applausi generali e la sensazione che questa band stia vivendo un momento di seconda giovinezza e che avrebbe sicuramente meritato più spazio rispetto al poco successo ottenuto in tutti questi anni.

SETLIST ARMORED SAINT
1. Raising Fear
2. Can U Deliver
3. Creepy Fellings
4.Last Train Home
5.Underdogs
6.For The Sake Of Heaviness
7. Seducer
8.Left Hook From Right Field
9.Reign Of Fire
10.Win Hands Down
11.Nervous Man
12. March Of The Saint


METAL CHURCH
Dopo il consueto cambio di palco, durante il quale ne approfitto per curiosare tra i banchetti del merchandise e di CD e vinili, mi piazzo all’estrema sinistra del palco, dove ho comunque una buona visuale e ho modo di notare nel corso della giornata si sia formata una discreta folla di astanti impazienti di sentire finalmente gli headliner. I Metal Church ci mettono un po’ a scaldarsi, suonando in apertura Damned If You Do titletrack dell’ultimo disco. Infatti è con Badlands che i nostri entrano a pieno regime sciorinando poi diversi classici lungo la scaletta, pescando un po’ da tutti i periodi della propria carriera. Così nel corso della serata si passa agevolmente da Gods Of Second Chances a Start The Fire o da Beyond The Black alla conclusiva Fake Healer. Come al solito Mike Howe si dimostra un frontman di razza dalle movenze nervose mentre interpreta i brani, salta e non sta fermo un secondo, tanto da sembrare un ballerino impazzito. Dal punto di vista vocale è disarmante sentire la scioltezza con cui canta i brani, specie quelli del periodo del compianto David Wayne del quale ne viene tributata la memoria con le versioni da brividi per potenza e intensità di Watch the Children Pray e Beyond the Black. Il resto della band invece è più dimessa, ma fa comunque il suo lavoro impilando riff rocciosi, assoli ficcanti e ritmiche telluriche ti senza sosta. Il concerto dei Metal Church è forse il più professionale e di mestiere rispetto ai precedenti quali ho assistito della stessa band (questa per il sottoscritto è la terza volta) , ma comunque ampiamente all’altezza delle aspettative.

SETLIST METAL CHURCH
1. Damned if You Do
2. Needle and Suture
3.Badlands
4.Gods Of Second Chances
5.Date With Poverty
6.Start the Fire
7.No Friend Of Mine
8.Watch the Children Pray
9.The Black Things
10.Beyond The Black
11. By The Numbers
---ENCORE---
12. In Mournings
13. Fake Healer


Giusto due parole veloci sull’organizzazione dell’evento. Oltre alla qualità e la varietà delle musica proposta in questi giorni, ho trovato particolarmente indovinata la scelta della location, che posta in un’area verde circondata dagli alberi, ha reso la giornata e il clima vivibile e sopportabile nonostante il caldo e qualche agguerrita ma sporadica zanzara che ha fatto capolino al tramonto. Da rivedere però i prezzi di cibo e bevande, decisamente esosi.



MASQUERADE
Venerdì 26 Luglio 2019, 11.55.02
1
Ho presenziato esclusivamente alla data con headliner i Metal Church. Andro contro corrente ma devo dire che non puoi chiamare LUPPOLO IN ROCK, lasciando presumere che la birra sia il focus core dell'evento, oltre la music, se di Birre ne hai soltanto 3 contate, di qualità tra lo scarso e il pessimo, solo ed eclusivamente in bottiglia, e in base all'orario pure calda. Il cibo di qualità non elevata aveva dei costi pazzeschi....8/10 euro... L'acustica mediocre ma era immaginabile. NON VA BENE.
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