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Tommy Bolin - Teaser - 40th Anniversary Deluxe Edition
( 3214 letture )
A posteriori, si sa, sono tutti grandi e incompresi musicisti che avrebbero meritato più attenzione, successo, comprensione. Come negare un’elegia e polvere di stelle a chi non c’è più? D’altra parte si sa che per tanti che hanno raggiunto il vero successo o quanto meno un generale riconoscimento, tanti altri sono semplicemente passati senza riuscire loro malgrado a lasciare una impronta netta, nella storia del Rock. Tommy Bolin rischia oggi come oggi e in effetti anche allora, di diventare o restare per sempre, uno di questi. Un musicista di cui non si può che dire bene, morto troppo giovane anche per rientrare nel mediatico “Club dei 27”, lui che ne aveva solo 25 quando fu stroncato da una overdose, che aveva iniziato giovanissimo e ovunque avesse suonato (prima negli Zephyr, poi con Billy Cobham per Spectrum e nella James Gang) aveva lasciato un chiaro segno del proprio indiscutibile talento. La Storia, però, ce lo consegna quasi unicamente come sostituto di Ritchie Blackmore nei Deep Purple, per un grande album dal titolo Come Taste the Band e un tour inizialmente esaltante e poi via via disastrosamente distrutto dall’abuso di droga e dal peso della responsabilità di sostituire un gigante dell’hard rock in una band ormai troppo grande anche per i suoi stessi musicisti.

Teaser fu l’album col quale Tommy Bolin annunciava al mondo la propria identità, ancora in divenire e che ne metteva in luce lo strepitoso, incontenibile e fluviale talento. L’album, uscito quando il chitarrista aveva già accettato il posto nei Purple, ricevette critiche entusiastiche, ma di fatto la quasi contemporanea uscita di Come Taste the Band e la conseguente impossibilità di essere promosso live, ne pregiudicarono una vera affermazione tra il pubblico. Le conseguenze del turbolento rapporto con i Purple finirono poi per mettere ancora più in crisi un possibile largo riconoscimento del chitarrista, che anzi dovette fare i conti con delle critiche soventissime e assolutamente immeritate. Fatto sta che la musica è lì a testimoniare che le cose stanno in maniera diversa e Teaser resta senza dubbio uno degli album più belli rilasciati in quegli anni e uno dei debutti più fulminanti per un chitarrista così giovane e già così rodato e aperto alla contaminazione. Hard rock, jazz, blues, ritmi latini, funk, tutto trova un colorato posto nella scrittura poliedrica di Bolin e tutto viene ricondotto ad una musica viscerale ed istintiva, che tanto deve ai riff, quanto all’improvvisazione pura. I suoi brani non sono però una semplice scusa per dar sfogo alla chitarra e trovano spesso una propria costruzione sensata e consequenziale, che nel contesto dell’album originale certificano anche il valore del Bolin compositore, oltre a quello dell’esecutore. Canzoni come la stessa Teaser, The Grind, l’incredibile Wild Dogs che contiene uno degli assoli più belli della Storia del Rock, l’intensa e meravigliosa Lotus con i suoi cambi di atmosfera, la stupenda e sentita ballata Dreamer, un pezzo che ogni amante del rock dovrebbe conoscere e adorare, sono pezzi da novanta sotto qualunque punto di vista li si voglia vedere e questo vale per l’intero disco.
Sappiamo poi che le operazioni di ristampa sono spesso e volentieri degli specchietti per le allodole, mettendo fianco a fianco pezzi voluti, pensati, eseguiti e realizzati dall’artista in vita, con una loro logica ben precisa e una consequenzialità frutto di scelte precise e oculate, a pezzi dalla provenienza incerta e dalla qualità dubbia o tutta da dimostrare, definiti “inediti” spesso per pura copertura commerciale e per giustificare il prezzo pieno ad un disco che si vende ormai solo come “special price”. Nel caso di Teaser, la UDR Records ci propone un box set in occasione del quarantennale dall’uscita, con un’edizione in triplo vinile accompagnata da due CD live. Un lavoro mastodontico, che nella versione deluxe offre praticamente almeno due, se non tre versioni per ciascuna delle canzoni contenute nell’album originale, outtakes, rarità e praticamente quasi ciascuna registrazione esistente relativa all’uscita di Teaser. Si tratta ovviamente di materiale che interesserà principalmente i fanatici di Bolin, i quali potranno sbizzarrirsi a cercare le differenze nelle varie edizioni dei singoli brani, tra le versioni da studio e quelle live. Nello specifico, si può notare comunque come già la versione in triplo vinile offra una durata molto estesa, con quindici brani in luogo dei nove originali e un minutaggio che arriva quasi alle due ore (113 minuti, per l’esattezza). Si tratta ovviamente di un vero e proprio tour de force e un’immersione totale nella prodezza strumentale, esecutiva e perfino vocale di Tommy Bolin, il quale alla fine dell’ascolto esce senza dubbio rivitalizzato e riportato alla sua reale statura di musicista straordinario.
Anche la scaletta originale viene completamente stravolta, inserendo i brani inediti a fianco degli originali ed offrendo così un punto di vista diverso e un ascolto decisamente più frammentario, ma al contempo grandioso. Certo c’è da chiarire un fatto: i brani inediti, se proprio vogliamo chiamarli così, sono in realtà quasi esclusivamente delle tracce dedite ad una improvvisazione più o meno pura tra Bolin e i musicisti che hanno partecipato alle sessioni di registrazione. Quindi attendersi perle di inusitata bellezza ha poco senso, in questo caso: spazio alle capacità improvvisative dell’ensemble guidato dal chitarrista, che ci delizia con la propria tecnica e il proprio gusto, mettendo alla prova al tempo stesso le qualità dei propri accompagnatori. Il gioco funziona, in generale, ma ovviamente non può produrre risultati di pari livello ai brani finiti sul disco e, anche fra di loro, non tutte le tracce si equivalgono: ad esempio, la seconda Flying Fingers si regge su uno spunto così esiguo che la sua durata monstre di oltre sedici minuti finisce per essere una vera e propria tortura. Meglio senz’altro va con Cookoo e Chamaleon e ancor di più con Crazed Fandango nella quale il sax esplode come solista regalando assieme alla rutilante interpretazione del basso un brano teso e carico di groove e in Smooth Fandango, che sul finale regala uno spunto davvero notevole. Ma per il vero colpo di coda occorre attendere l’ultimo brano, Oriental Sky, che altro non è che la versione strumentale di Lotus. Niente di nuovo quindi, eppure in questa veste il brano sembra rilucere di un’aura del tutto nuova, esaltata dalla prova di Bolin e compagni, chiudendo col botto un triplo vinile che lascia storditi per quantità di materiale messo a disposizione.

Questa edizione della UDR Records ha insomma molti pregi, il primo dei quali è riportare luce e attenzione su un chitarrista dall’enorme talento, uno dei massimi interpreti dello strumento, uno che in pochissimi anni era arrivato sul tetto del mondo, sostituendo Ritchie Blackmore nella più grande hard rock band del pianeta. Parlare di Tommy Bolin può e deve ancora avere un senso, non fosse altro che per togliere polvere dal suo nome e ripristinare la verità sulla grandezza di questo musicista. D’altra parte, la maestosità dell’operazione trasporta direttamente il tutto in una dimensione propria forse più del collezionismo che del puro “amante e scopritore” della musica. Il che non è proprio l’ideale, in effetti: annegare un disco bellissimo come Teaser in quasi due ore di musica, delle quali gran parte strumentali improvvisati è un’operazione che forse rende poco merito al disco in sé, spostando l’attenzione sul musicista più che sull’opera. I difetti sono ovviamente tutti concentrati sul fatto che non tutte le registrazioni aggiunte sono in realtà poi così indispensabili e, in effetti, in quasi nessun caso aggiungono davvero qualcosa al disco originale o alla figura di Bolin. Certo la prospettiva diventa davvero ampia e alla fine nemmeno piacevole, pur nella sua gigantesca dimensione. All’ascoltatore quindi tirare la somma dei fattori e decidere se il tutto vale o meno la pena dell’acquisto. Quel che emerge alla fine è un talento sconfinato, probabilmente ancora in cerca di una forma espressiva definitiva, eppure dall’orizzonte incredibilmente vasto. A posteriori, si sa, sono tutti grandi. Ma Tommy Bolin grande lo era per davvero.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
96 su 3 voti [ VOTA]
Antonello
Sabato 18 Aprile 2020, 13.27.38
2
Bella recensione, complimenti! Il problema fondamentale, che vale per tutti i "giganti" prematuramente scomparsi (categoria a cui Tommy Bolin appartiene di diritto, malgrado sia destinato a rimanere in secondo piano) è proprio il ciclico rilascio di brani che spesso erano destinati ad essere solo basi per composizioni o intuizioni del momento messe su nastro per non dimenticare, oppure improvvisazioni fatte più per divertire e amalgamare i musicisti che per un pubblico, registrate dal fonico di turno. Questo permette di "mungere la vacca" in occasione dei vari anniversari, ma più spesso toglie luce, invece di aggiungerne. Per fortuna il talento di Bolin riesce sempre e comunque ad emergere, grazie a quella dose innata di istinto e tecniche, della sua capacità di suonare gli stessi fraseggi facendoli apparire sempre freschi e nuovi, di autocitarsi continuamente senza risultare noioso e troppo prevedibile. È il caso di Teaser deluxe, destinato più a chi ha già una conoscenza appropriata del chitarrista di Sioux City che a chi si accosta alla sua produzione da solista per la prima volta. Per loro è meglio ascoltare il Teaser originale, piccolo gioiello nascosto tra le mille pieghe della musica.
Vecchio Sunko
Martedì 2 Giugno 2015, 6.39.13
1
Grande Bolin, Teaser e Private Eyes due disconi!
INFORMAZIONI
2015
UDR Records
Hard Rock
Tracklist
LP 1 – side A:
1. Teaser
2. Flying Fingers
LP 1 – side B:
3. Wild Dogs
4. Cookoo
LP 2 – side C:
5. Chameleon
6. Lotus
LP 2 – side D:
7. The Grind
8. Crazed Fandango
LP 3 – side E:
9. People People
10. Smooth Fandango
11. Marching Powder
LP 3 – side E:
12. Homeward Strut
13. Dreamer
14. Savannah Woman
15. Oriental Sky

Track List Live CD’s:

CD 1:
1. Teaser – My Father’s Place
2. People People – My Father’s Place
3. The Grind – My Father’s Place
4. Wild Dogs – Live at The Northern Lights
5. You Told Me That You Loved Me – Live in Albany
6. Stratus – Live at Ebbets Field
7. Post Toastee – Line in Albany
8. Hoka-Hay – Energy KBPI Broadcast
9. Homeward Strut – Live at Ebbets Field

CD 2:
10. Shake The Devil – Live at The Northern Lights
11. Marching Powder – My Father’s Place
12. Lotus – My Father’s Place
13. Homeward Strut – Live at The Northern Lights
14. You Know, You Know – Live at Ebbets Field
15. Crazed Fandango – Live at Ebbets Field
16. Post Toastee – Live at The Northern Lights
17. Walk In My Shadow – Live at Ebbets Field
Line Up
Tommy Bolin (Chitarra, Voce)
Dave Foster (Piano, Sintetizzatori su tracce 7, 12, 13)
Jan Hammer (Sintetitzzatore su tracce 9, 11, Batteria su traccia 9)
Ron Fransen (Piano su traccia 6)
David Sanborn (Sassofono su tracce 9, 11)
Stanley Sheldon (Basso su tracce 1, 3, 7, 9, 11, 12, 13)
Paul Stallworth (Basso su tracce 3, 6, 14)
Phil Collins (Percussioni su traccia 14)
Sammy Figueroa (Percussioni su tracce 9, 11)
Rafael Cruz (Percussioni su tracce 9, 11)
Jeff Porcaro (Batteria su tracce 1, 7, 12, 13)
Prairie Prince (Batteria su tracce 3, 14)
Michael Walden (Batteria su traccia 11)
Bobbie Berge (Batteria su traccia 6)
Dave Brown (Cori su traccia 7)
Lee Kiefer (Cori su traccia 7)
 
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