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Poltergeist - Feather of Truth
07/09/2020
( 925 letture )
A quattro anni di distanza da Back to Haunt, gli svizzeri Poltergeist tornano in studio e pubblicano Feather of Truth, ultima fatica sotto etichetta Massacre. La band era scomparsa dalla mappa del metal per un lunghissimo periodo, quello che va dal 1993 al 2016, congedandosi con Nothing Lasts Forever. Come detto, nel 2016 sono ricomparsi con l’album della rinascita titolato, manco a dirlo, Back to Hunt. Si mormora, tra l’altro, che la reunion sia stata caldeggiata, spinta e sponsorizzata dai fans. Insomma, vox metal populi dice che i membri storici della band sono stati spinti a riprovarci grazie all’onda emozionale sollevata da alcune foto postate sui social da parte del singer storico, Andrè Grieder.

E dunque, venendo a questo nuovo lavoro, va detto che oltre al compitino mediocremente svolto, i Poltergeist non sono andati, restando sempre un po’ impantanati nel thrash accademico, quello con poco mordente e nel power annacquato, quello un po’ scolorito. Si avverte già da Time at Hand che la voce di Andrè Grieder è piatta, senza enfasi né grinta. Nessuno sconto in tema di mediocrità viene concesso dopo l’ascolto di Saturday Night’s Allright for Rockin’, un brano che oltre a cristallizzare i limiti compositivi, evidenzia uno stanco piattume. Si prosegue con la title-track della quale si fa apprezzare qualche fraseggio delle chitarre, null’altro. Attention Trap raggiunge la sufficienza perché ha nerbo, valorizzando i passaggi classici del thrash europeo. Il riff di Phantom Army lo abbiamo sentito milioni di volte o forse miliardi. Il rimando a sonorità dei Metallica fa capolino nell’incipit di The Gods of the Seven Rays. Il resto è il solito tentativo di rendere fresco un brano che sembra già vecchio al secondo ascolto. È che davvero sembra un po’ tutto stantio, un po’ tutto melmoso. Qua e là c’è qualche buona partitura, ma va cercata con attenzione. L’impatto è tutt’altro che immediato e frizzante. Tutto un po’ scontato in un’accozzaglia dove i brani si susseguono e si assomigliano gli uni con gli atri. Non aggiunge brio neppure la seguente The Culling al pari di Megalomaniac che però ha il pregio di essere una song power speed più cazzuta. La distorsione delle chitarre di V.O. Pulver e Chasper Wanner resta un altro grande limite. Non cambia mai, un effetto sonoro sempre piuttosto piattino. Lo dimostra l’ascolto di Ambush che è pressoché identica rispetto a tutto quanto ascoltato sino ad ora. Quando, nel 1985, si formarono i Poltergeist avevano una verve diversa tanto che, anni dopo, i Destruction per la registrazione di Cracked Brain si affidarono alle corde vocali di Andrè Grieder, il cantante storico degli svizzeri, attualmente ancora al comando.
Cosa è rimasto della vita che fu? Poco. Esperienza e storia non bastano. Ci vorrebbe qualche buon pezzo. Ci vorrebbe un songwriting che risvegliasse il sonno profondo in cui si rischia di cadere mentre il nastro gira. Ed infatti Unholy è l’ennesimo pezzo banalotto. Che scimmiotta qualche idea degli scuola Accept, ma senza alcuna velleità. Per fortuna, siamo al brano di chiusura (Notion). Un congedo silenzioso, quasi in punta di piedi nonostante il tentativo di Reto Crola di regalarci quale rullata.

Dispiace doverlo dire, ma la stanchezza ha preso il sopravvento. Un ascolto lento ed un songwriting mediocre consentono di poter dire che, in definitiva, Feather of Truth non è un lavoro che ricorderemo nel tempo.



VOTO RECENSORE
53
VOTO LETTORI
76.42 su 7 voti [ VOTA]
paolo
Sabato 19 Settembre 2020, 18.18.22
1
Album invece molto bello e di qualità. 85
INFORMAZIONI
2020
Massacre Records
Thrash
Tracklist
1. Time at Hand
2. Saturday Night’s Allright for Rockin’
3. Feather of Truth
4. The Attention Trap
5. Phantom Army
6. The Gods of the Seven Rays
7. The Culling
8. Megalomaniac
9. Ambush
10. The Blue Line
11. Unholy Presence
12. Notion
Line Up
Andrè Grieder (Voce)
V.O. Pulver (Chitarra)
Chasper Wanner (Chitarra)
Ralph W. Garcia (Basso)
Reto Crola (Batteria)
 
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