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27/04/24
CRASHDÏET
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The Amity Affliction - Not Without My Ghosts
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21/06/2023
( 753 letture )
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Il 2023 è stato un anno molto prolifico per il metalcore e i suoi generi affini, come per esempio djent e deathcore; ci sono state uscite valide di leader dei vari settori come Periphery, August Burns Red e Suicide Silence e a queste si aggiungono anche i The Amity Affliction, che arrivano con Not Without My Ghosts a quota otto album in studio. Il disco si apre con Show Me Your God, che mette subito in mostra il tipico stile metalcore del gruppo australiano con tanto di blast beat e voci sporche, condito però da atmosfere goth molto evocative. L’uso di questi suoni più introspettivi è uno dei fondamenti di Not Without My Ghosts e tutte le canzoni mischiano bene la durezza delle chitarre elettriche allo stile più sinfonico di sottofondo, con la voce di Joel Birch a trasmettere le stesse sensazioni passando da parti più harsh ad altre più pulite. Continuando quindi con questa dicotomia sia vocale che strumentale il gruppo crea un disco molto convincente, che ha un suo songwriting e una sua identità. Su tutte spicca la conclusiva titletrack perché cambia uscendo dallo stile dell’album, pendendo sul versante più evocativo con suoni molto coinvolgenti per l’ascoltatore. Il resto del lavoro invece riesce a pestare per bene con canzoni come I See Dead People e When It Rains It Pours, sempre tenendo conto del dualismo con l’anima più introspettiva della musica del gruppo. Sicuramente una pecca è che per i suoi contenuti il disco sembra finire fin troppo presto mentre ci si aspetterebbe qualcosa di più dal lavoro che si conclude quasi improvvisamente lasciando la sensazione che sia incompiuto. I 38 minuti di Not Without My Ghosts infatti (sebbene per tanti altri capolavori della storia del rock e del metal siano bastati e avanzati) non sono abbastanza per completare quello a cui mira la musica dei The Amity Affliction: con questo disco, procedendo con l’ascolto dalla prima all’ultima traccia, i musicisti non trasmettono abbastanza per arrivare a rendere l’album veramente speciale.
Probabilmente qualche traccia in più, magari capace di scavare a fondo in una delle due anime del lavoro, avrebbe giovato al risultato finale. Una canzone veramente aggressiva e una coraggiosa e più introspettiva per esempio sarebbero state perfette per completare il quadro, che resta di per sé ottimo e riconferma la band come uno dei punti fermi del genere. In definitiva un gran bel disco che avrebbe potuto essere anche migliore se il gruppo avesse cercato una maggiore longevità dando più spessore alle canzoni e al lavoro in generale.
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2
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Probabilmente il miglior disco degli Amity, molto catartico e cattivo al punto giusto. Ovviamente si fa riferimento al sound della band, che ha ritrovato il giusto livello tra harsh e pulito, voto 82 |
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1
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Ottima esecuzione e capacità compositive, tracks aggressive ed introspettive allo stesso tempo.
Però alcune vocals harsh style le trovo sguaiate e mi danno l\'effetto tipo \"mi ha mollato la tipa e sbraito disperazione a caso\" , preferirei un growl più brutale alternato ad harsh più secche ed essenziali, ma qui sono gusti miei... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Show Me Your God 2. It’s Hell Down Here 3. Fade Away 4. Death and the Setting Sun 5. I See Dead People 6. When It Rains It Pours 7. The Big SleepL 8. Close to Me 9. God Voice 10. Not Without My Ghosts
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Line Up
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Joel Birch (Voce) Dan Brown (Chitarra) Ahren Stringer (Basso) Joe Longobardi (Batteria)
Musicisti Ospiti: Andrew Neufeld (Voce su traccia 4) Louie Knuxx (Voce su traccia 5) Landon Tewers (Voce su traccia 6) Phem (Voce su traccia 10)
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RECENSIONI |
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