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TRAFFIC CLUB - ROMA

Fabrizio De André - La Buona Novella
( 12188 letture )
Da qualche parte troverete scritto "a cura di", "arrangiamenti di" e qualche altra doverosa e professionale gratitudine stampata da una macchina disperata, senza amici. Io ho degli amici: Roberto Dané, che ha usato l'intelligenza per censurare e suggerire, l'affetto per stimolare e convincere e infine il forcipe, perché questo lavoro diventasse un lavoro finito, perché nascesse; Giampiero Reverberi, che ancora una volta ha saputo vestire di musica la mia consueta balbuzie melodica; Corrado Castellari e Michele ai quali devo un'idea per la musica del Testamento di Tito; Franco Mussida - chitarra, Franz Di Cioccio - batteria, Giorgio Piazza - basso, Flavio Premoli - organo, Mauro Pagani - flauto del complesso I Quelli ed il chitarrista Andrea Sacchi che dopo due giorni di distaccata collaborazione hanno dimenticato gli spartiti sui leggii e sono venuti a chiedermi "perché hai fatto questo disco, perché hai scritto queste parole". Anche con loro la fatica comune si è trasformata in amicizia: da quel momento

Fabrizio De André


Mi scuserete se inizio questa recensione direttamente con le parole di Fabrizio De André ma ritengo che siano perfette per cominciare a calarsi nell’atmosfera di un disco di cui c’è veramente tanto da dire. Iniziamo innanzitutto, allora, dai compagni di viaggio del musicista genovese: come avrete letto, si rinnova il sodalizio artistico con Roberto Dané, che accompagna ormai De André da inizio carriera e lo seguirà per tutti i primi otto album, mentre Reverberi presta la sua opera di arrangiatore e direttore del coro. A lui si devono quindi il gusto barocco, pre-progressive diremmo, che pervade il disco, donandogli l’aura di “sacralità” necessaria al dispiegarsi del racconto. L’unica canzone non direttamente arrangiata da lui è, d’altra parte, anche quella più famosa: parliamo ovviamente de Il Testamento Di Tito, brano classico del repertorio di De André, tra i più richiesti e definitivi tra quelli usciti dalla penna del cantautore. La band che accompagna la splendida voce baritonale di De André è, all’epoca, in piena fase ascendente: I Quelli sono infatti una famosa backing band, di sovente utilizzata da Reverberi per i lavori in studio, ed autrice di diversi 45 giri e di un unico Lp risalente all’anno precedente. La band, con questo monicker, cesserà di esistere già dall’anno successivo, ma è inutile precisare quale sarà il destino a venire di questi musicisti, vero? Come è ben comprensibile dalle parole di De André, quella che doveva essere una semplice sessione di registrazione tra le tante, diede via ad un corto circuito che solo nel mondo della musica può accadere, quando musicisti di estrazione e forse anche direzione opposta o comunque parallela, si incontrano e si scoprono. Il concept elaborato dal cantautore e le parti strumentali create da Reverberi si rivelano di tale profondità e spessore da lasciare profondamente il segno anche nei musicisti chiamati ad inciderle. Un’influenza che la band non scorderà più e che, forse, ha dato il via a quella maturazione che trasformerà I Quelli nella Premiata Forneria Marconi. Un sodalizio che non si esaurirà comunque con La Buona Novella, come tutti sappiamo.

Da un autore ormai affermato come Fabrizio De André, probabilmente nessuno si sarebbe aspettato un disco come questo. In effetti, al momento della sua uscita, non furono poche le critiche rivolte a La Buona Novella, le più benevole delle quali parlarono di un disco fuori dal tempo ed assolutamente non contestualizzato rispetto alla realtà in evoluzione di quegli anni. L’accusa rivolta a De André, insomma, fu quella di aver composto una “novellina morale” anche piacevole ed, al solito, poeticamente elevata ma assolutamente avulsa dal contesto sociale e politico di rivolta che caratterizzava i movimenti giovanili. Da un autore che si era sempre caratterizzato per l’impegno politico, ci si aspettava qualcosa di più diretto e penetrante, più “sul pezzo”, di una parabola ispirata al Vangelo. Una critica che il cantautore soffrì moltissimo, ed alla quale cominciò da subito a ribattere sottolineando innanzitutto che La Buona Novella è, e vuole essere, un omaggio al più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Il percorso lirico del disco si configura quindi come una progressiva spoliazione del carattere mistico e religioso che avvolge la figura di Yehova, fino a riportarlo alla sua dimensione di uomo. In questo senso, il disco è un omaggio alla figura di Gesù, non a quella del Messia, del Cristo (in maniera del tutto appassionata e rispettosa, intendiamoci). Un percorso particolarmente evidente sin dalla scaletta dei brani, che si apre con Laudate Dominum e si chiude con Laudate Hominem. Si tratta palesemente di una progressiva umanizzazione del personaggio, tale da sottrarlo alla sua dimensione di Figlio Di Dio per restituirlo alla sua realtà di Figlio Dell’Uomo. In questo senso, è esemplare il volersi rifare ai Vangeli Apocrifi per la caratterizzazione della figura dominante del concept, Maria. L’attenzione posta alla sua storia è infatti totale, e tutto il concept può dirsi composto nell’ottica di Maria, madre del Cristo ma, prima di tutto, donna e madre. Una prospettiva, questa sì, tutto sommato rivoluzionaria e che trova l’apice con l’Ave Maria posta, non a caso, a metà dell’opera. Da qui in avanti, la prospettiva di Maria si stacca da se stessa e si rivolge verso un Gesù già adulto e lontano. La presenza di questo figlio amato allo stremo e, al tempo stesso, destinato ad un percorso unico, che sfugge al controllo ed alla volontà umana, aleggia per tutto il disco, ma non si fa mai compiuta: Gesù non è mai prima persona, mai protagonista diretto. E’ distante, incomprensibile e già condannato quando appare nel concept. Di Maria impariamo invece la “vera” storia: dalla nascita, all’infanzia nel Grande Tempio, fino alla sua cacciata nel momento in cui diventa donna, al matrimonio obbligato con un vecchio falegname vedovo ed ormai indurito dagli anni, che la lascia sola per quattro anni appena adolescente, fino all’apparizione dell’Angelo ed alla progressiva coscienza del destino che attende il figlio. Meravigliose sono le parole che De André dedica a questa donna, struggenti e delicate ne L’Infanzia Di Maria e ne Il Sogno Di Maria (capolavoro del disco e senza dubbio uno degli apici assoluti della musica italiana), strazianti e durissime da Maria Nella Bottega D’un Falegname in poi. Che questo sia poi un omaggio del tutto particolare, lo si capisce infine dal fatto che, anche nell’ora del supplizio, non è la voce di Gesù a parlare, ma sempre e comunque di chi gli sta intorno: sono infatti prima le madri dei suoi compagni di morte, Dimaco e Tito ed, infine, proprio quest’ultimo, ad elevare l’ultimo sguardo su quest’uomo morente, sul suo messaggio e la sua vita. Le parole pronunciate da Tito, infatti, annunciano la pietà ed il dolore per la sua morte, ma colpiscono anche, e con sferzante sarcasmo, le fondamenta stesse della religione in quanto struttura ed organismo legislativo e dogmatico, paradigma del controllo esercitato sulle persone e sulle loro coscienze: i dieci Comandamenti. Ecco quindi, il messaggio de La Buona Novella: da un lato, l’amore, la compassione ed il perdono come valori universali ed imprescindibili, dall’altro la rivolta contro le parole vuote ed ipocriti di un mondo che ha trasformato il messaggio rivoluzionario di un uomo in una istituzione religiosa immutabile, che ne ha svuotato di significato gli atti concreti, trasformandoli in ritualità immutabili e dotate di un senso proprio ed alieno rispetto all’originario. Conservatorismo dove c’era rivoluzione; ritualità, dolore e controllo, dove c’erano libertà e gioia; dogmatismi e violenza, dove c’erano pace ed amore. Non male, per una “novellina morale”, sganciata dalla realtà, vero?

La musica, infine. La Buona Novella nelle intenzioni di De André, doveva costituire un passo indietro rispetto al precedente Tutti Morimmo a Stento, a suo avviso fin troppo esasperato da un punto di vista degli arrangiamenti realizzati. La musica per il nuovo album avrebbe dovuto essere solenne, ricercata ma meno artificiosa e complessa del pur illustre predecessore. Giampiero Reverberi offre ancora una volta il suo contributo, che spinge comunque il disco verso un equilibrio che utilizza più linguaggi espressivi e si spinge spesso verso un linguaggio “progressivo” ancora inconsapevole ma non per questo meno affascinante. Il linguaggio cantautoriale di De André questa volta emerge prepotentemente, centrale e forte, protagonista assoluto. Ma non manca l’uso intelligente del coro, che simula la moltitudine del popolo con una impostazione assolutamente classica e gregoriana, a sottolineare l’aspetto sacrale della musica e del testo. Gli arrangiamenti sono scarni, quasi poveri, eppure ricercati e maniacali, e se l’Infanzia di Maria ha il classico incipit cantautoriale, ecco subito il coro ed il clavicembalo a spostare il segno, con un break centrale dominato da una fuga quasi terribile; ne Il Ritorno di Giuseppe una musica dal flavour “desertico” accompagna il viaggio di Giuseppe che torna dopo anni di assenza alla sua casa per trovare la giovane sposa Maria, ancora una ragazza, che lo accoglie quasi mendicando attenzione e comprensione per una storia incredibile, che ne spiega la maternità incipiente. Meraviglioso il passaggio musicale nel momento in cui Giuseppe vede la giovane moglie corrergli incontro. Commovente e bellissimo l’accompagnamento de Il Sogno di Maria, una canzone che è impossibile ascoltare senza che resti scolpita per sempre nella memoria; cadenzata come i colpi di martello del falegname che costruisce le croci su cui andranno i corpi dei condannati, si rivela la strofa di Maria Nella Bottega d'un Falegname, che si apre poi ad un ritornello che ne denuncia un gusto tipicamente Seventies, quasi da musical. Quasi country alla-Morricone, invece, l’accompagnamento di Via Della Croce. Ancora il coro, stavolta unico protagonista in Laudate Hominem, conclusione musicale e poetica del disco: Non voglio pensarti Figlio di Dio ma Figlio dell’Uomo, Fratello anche mio.

Disco difficile ed affascinante, oggi forse un po’ dimenticato e schiacciato tra le opere prime e i grandi successi della maturità del meraviglioso cantautore genovese, La Buona Novella è stato a lungo il disco preferito proprio dal suo autore, che riconosceva in esso un’opera fondamentale nella sua poetica, dotato di un equilibrio unico e particolare tra testo e musica. Una sua riscoperta appare oggi quindi del tutto necessaria ed auspicabile: un’opera d’arte ci parla attraverso il tempo ed il suo messaggio resta sempre attuale, perché si rivolge ad un piano superiore, anche se la tecnica realizzativa può apparire superata. Non è neanche questo, però, il caso de La Buona Novella, il cui equilibrio compositivo e il riuscito ibrido tra linguaggi musicali diversi ed affini, resiste al tempo continuando ad affascinare.



VOTO RECENSORE
95
VOTO LETTORI
82.70 su 99 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Venerdì 15 Aprile 2022, 22.45.26
49
Album da ascoltare questa Sera.. Immortale!
LUCIO 77
Mercoledì 21 Ottobre 2020, 23.38.30
48
Non avrai altro dio all'infuori di me... Spesso mi ha fatto pensare... Anni fa lessi un'intervista dove De Andrè diceva di aver ascoltato i Sepultura periodo Chaos A. D... Mai disprezzare nulla a prescindere... E quando gli chiesero: Ha valori da insegnare? Rispose No... Ognuno vive il suo tempo... Chi sono io per dire Fai così o in un'altra maniera...
Kiodo 74
Mercoledì 29 Aprile 2020, 19.45.07
47
Il Testamento di Tito è una delle migliori composizioni della musica nostrana! Ossequi!
No Fun
Mercoledì 29 Aprile 2020, 19.03.43
46
L'ho riascoltato ieri, e mi sono ritrovato sulla sua vespa sgangherata, con i suoi capelli neri che mi frustavano il viso mentre le cantavo il Sogno di Maria avvicinando la bocca al suo orecchio, sperando che non finissimo in un fosso. "Una canzone che è impossibile ascoltare senza che resti scolpita per sempre nella memoria", quant'è vero!
Emiliano
Venerdì 2 Dicembre 2016, 19.38.54
45
Ah, l'"arpeggio Cohen" è evidente anche in "Amico fragile". Che non a caso è nel disco più "coheniano" di De Andrè, "Volume 8". Dove appunto sta "Nancy".
Emiliano
Venerdì 2 Dicembre 2016, 19.36.23
44
Anche "Nancy" è di Cohen. In ogni caso, da Cohen De Andrè ha "copiato" - nel senso buono - l'arpeggio tipico del cantautore canadese, quello di "Avalanche" che nella carriera di De Andrè troviamo spesso ("La domenica delle salme", ad esempio). Cohen è chiaramente uno degli artisti a cui si ispirava, ma è evidente che la sua ispirazione primaria resta Brassens e, in maniera minore, Dylan di cui ha comunque fatto svariate cover ("Avventura a Durango" tra queste, che ne è la traduzione letterale).
Rob Fleming
Venerdì 29 Luglio 2016, 22.27.38
43
*Joan of Arc ovviamente.
Rob Fleming
Venerdì 29 Luglio 2016, 22.10.00
42
Beh, accostare De André a Leonard Cohen non é poi un'eresia, non foss'altro per la splendida voce di entrambi. É vero che Brassens é stato più che un'ispirazione. Ma pensiamo anche che nell'album "Canzoni" De André coverizzó Jean D'Arc e Suzanne adattando i testi.
Suarez
Venerdì 29 Luglio 2016, 18.02.12
41
Scusami tanto, dato che avevo citato io cohen e non lui pensavo ti stessi rivolgendo a me, infatti mi pareva strana come risposta..scusa ancora
Lizard
Mercoledì 27 Luglio 2016, 11.58.17
40
Suarez: ho risposto a Fabiano, a meno che non siate la stessa persona, non capisco perché te la prenda.
Suarez
Mercoledì 27 Luglio 2016, 11.46.58
39
Avrò anche detto una cazzata ma ci sono modi e modi per farlo notare, il tuo è quello perfetto da arrogante che si sente arrivato. Nessuno parla a caso qua, ho semplicemente scordato le rispettive date e quindi ho dato per scontato che i lavori di cohen fossero precedenti e di conseguenza dato che le somiglianze sono molte ho pensato ad una sua influenza su de andrè. Regola i modi perchè essere nella redazione non ti da il diritto di dire a qualcuno di stare zitto
Lizard
Mercoledì 27 Luglio 2016, 11.13.39
38
A parte l'evidente trollaggio, per cultura generale vorrei precisare che il maestro riconosciuto e da lui stesso citato di De Andrè è Georges Brassens, che i primi singoli ufficiali di De Andrè risalgono al 1961 e il primo disco ufficiale è del 1966 (ed è appunto la raccolta di tali singoli, come usava all'epoca), mentre il primo album di Cohen è del 1967 e che quindi si sta parlando proprio del nulla e in qualche caso sarebbe meglio stare zitti che parlare a caso.
Suarez
Mercoledì 27 Luglio 2016, 10.47.10
37
Ovviamente qualcosa di scoppiazzato a Leonard c'è sempre stato nelle sue produzioni, ma i testi come li consideriamo, copiati pure quelli? Ma é evidente che stai trollando e io Ti ho solo dato importanza stupidamente
AkiraFudo
Mercoledì 27 Luglio 2016, 10.30.31
36
...et voilà, arriva la grande rivelazione del giorno.. De André era una pippa.. ma perché si sente tutto questo bisogno di condividere ogni propria idea sul web? Se qualcosa mi fa schifo in genere non vi dedico nemmeno i pochi minuti necessari a scrivere due commenti...
Il Cinico
Mercoledì 27 Luglio 2016, 10.22.51
35
Eh?
Fabiano
Mercoledì 27 Luglio 2016, 10.07.27
34
Che schifo le canzoni di de andre' non le ascolterei nemmeno se mi regalate 3333333333333333mila euro tutte copiate a destra e sinistra e faceva il comunista. ma vala''!
Fabiano
Mercoledì 27 Luglio 2016, 10.05.53
33
Ne ha copiate poche di canzoni.... ho buttato tutti i dischi di de andre' scopiazzava a dx e manca ,l'unico vero artista rimane il grandissimo piero ciampi e marchetti.Da ragazzo avevo tutti i suoi dischi ma da quando ho scoperto che de andre' di suo ci avra' messo si e' no' il 2 per 1oo allora andasse a fare in glo
klostridiumtetani
Sabato 23 Gennaio 2016, 17.58.15
32
Tra l'altro il Faber fu amareggiato dal fatto che l'album non venne capito e letto con la giusta chiave di lettura... album affascinante e ricco di emozioni.
Rob Fleming
Sabato 23 Gennaio 2016, 17.22.27
31
Prove generali con la PFM quando ancora la PFM non esisteva. Artista immenso, disco stupendo 90
klostridiumtetani
Venerdì 19 Giugno 2015, 20.54.27
30
Artista immenso! Adoro tutto del Faber, ma credo che soprattutto "Anime Salve" meriti attenzione da parte vostra, in quanto forse, l'album più "curato" dal punto di vista della produzione e degli arrangiamenti, e , seppur per brevi momenti, si può apprezzare ancora la bellissima voce di Dori Ghezzi.
Cujo
Martedì 29 Gennaio 2013, 5.39.59
29
Ok, grazie.
Raven
Domenica 27 Gennaio 2013, 21.01.41
28
C'è molto altro. Battiato e tanto ancora
Cujo
Domenica 27 Gennaio 2013, 20.30.54
27
Non è molto tempo che navigo in questo sito (qualche mese) e mai avrei pensato di trovare recensioni del Faber !! Sono rimasto sorpreso nel trovarle, ma molto contento...anche perchè non si vive di solo metal!!! Grandissimo Fabrizio, l'ho visto 3 volte live....un grande poeta e sono convinto che manca tantissimo a tutti i buoni intenditori di musica e poesia.
il vichingo
Sabato 14 Gennaio 2012, 18.18.43
26
De andre una rottura di palle???? De gustibus certo certo ma quando leggo certi commenti le palle cominciano a girarmi a ritmi molto elevati!! Poi quelli che dicono cosa c'entra una recensione di De andre in una rivista metal vi dico: aprire la mente e anche gli occhi, dato che se è stato messo in sezione low gain un motivo ci sarà!!
ziron
Lunedì 11 Luglio 2011, 11.51.05
25
no battiato lo apprezzo..
enry
Venerdì 8 Luglio 2011, 19.04.43
24
Povera patria, direbbe Battiato...un altro inascoltabile, presumo...
ziron
Mercoledì 6 Luglio 2011, 19.39.54
23
devo quotare "si come no" , credo che de andré sia una grande rottura di palle.purtroppo dovevo sorbirmelo spesso a casa, i miei avevano i vinili. Non ascolto solo metal, non ho il paraorecchie però per quanto mi riguarda è il top dell'inascoltabilità. Voto 0, di cuore
Lizard
Martedì 5 Luglio 2011, 22.02.32
22
La risposta è sempre la musica. Quella resta, il resto passa.
Flag Of Hate
Martedì 5 Luglio 2011, 21.38.06
21
Avete sentito dell'articolo pubblicato su quella pseudorivista nota come Rolling Stones Magazine? In pratica è un attacco alla persona del cantautore genovese (solite accuse perbeniste: orso, ubriacone, nicotinomane), ma il succo è uno: sopravvalutato. Articolo ripreso da un altro mostro cartaceo di "punta", Il Giornale, che ne approfitta per infarcire un minestrone nel quale critica tutti i cantautori, da Vecchioni a Guccini, usando argomentazioni politiche. Adesso la macchina del fango si è messa in moto contro la cultura... ma considerando l'origine degli attacchi, posso rispondere con una sonora pernacchia: PRRRRRR !!
Doom
Martedì 5 Luglio 2011, 13.51.54
20
un patrimonio musicale dell'umanità De Andrè era un poeta puoi leggerlo senza ascoltarlo,lui come tanti altri italiani hanno reso e rendono grande questa magnifica nazione che troppo spesso tende a sottomettersi culturalmente al resto del mondo e come sempre dico io mentre in Italia avevamo i comuni i nostri amici nordici giravano vestiti con pelle di topo addosso . Senza polemica sia chiaro. Solo fiero di essere italiano.
si come no
Martedì 5 Luglio 2011, 13.43.25
19
@Jimi The Ghost: rimasto basito dal tuo commento! Ti devo fare i miei complimenti! Hai una cultura al di sopra della media, cosa rara da trovare al giorno d'oggi! La lettura e lo studio rende una persona consapevole delle proprie azioni e ti difende dagli attacchi della quotidianità. Insomma come diceva Bacone rende l'uomo completo.
Cosmo
Martedì 5 Luglio 2011, 0.01.15
18
cioè questo ha detto veramente che De André fa cagare...e la gente gli risponde pure!!!!
Lizard
Lunedì 4 Luglio 2011, 22.51.48
17
Mica è una gara tra chi è più bravo e colto e chi è "solo" un metallaro. Che discorsi puerili... Tutti noi siamo ascoltatori e fruitori di musica prima di tutto per passione e piacere personale. Se a voi piace ascoltare solo metal ben venga, ce n'è a tonnellate e continuerà ad esserci. Ma come noi che ci occupiamo di queste recensioni, tanti altri lettori hanno uno spettro di ascolto più ampio o magari sono anche solo curiosi e desiderosi di allargarlo. Non vedo proprio che fastidio possa dare parlare di un grande artista come De André, al di là dei gusti personali del singolo che arriva e sputa sentenze buone per il bar e forse neanche per quello. Già mettere il suo nome nella stessa frase degli altri due dimostra quanto poco si conosca l'artista di cui stiamo parlando... D'altra parte nessuno vi chiede di farvelo piacere, di capirlo o apprezzare lui o il nostro lavoro. Ma almeno certi commenti teneteveli cari e stretti ed andate incontro al fuoco come meglio vi aggrada
Renaz
Lunedì 4 Luglio 2011, 22.23.02
16
@gary holt: questa recensione è nella sezione Metal?
gary holt
Lunedì 4 Luglio 2011, 22.19.51
15
Ma ascoltatevi iconoclast dei symphony x ...ma pensate che i sostenitori storici di de andrè abbiano tutta questa apertura verso l'hard rock??? Ma per carità...è che ultimamente qui sembra che se non ascilti de andrè sei un becero e buzzurro...a me de andrè fa cagare e soprattutto mi fa dormire !! E non mi vergogno af ammetterlo. Ma il sito non si chiama metallized??? Ci manca solo una rwce di vasco rossi e una di ligabue e poi siamo aposto....
BILLOROCK fci.
Lunedì 4 Luglio 2011, 18.12.30
14
dunque, l esimio Caraco, potremmo definirlo uno dei primi sostenitori del grunge ??
Jimi The Ghost
Lunedì 4 Luglio 2011, 17.55.18
13
....si come no....bella citazione. Finalmente....qualcuno.... Caraco è stato un grande scrittore, definito estremo da molti, morto suicida meditato da tempo. Ti invito a leggere "breviario del caos" edito da adelphi (ops pubblicità !) nella quale cita anche "...Il mio odio per questo mondo è ciò che trovo in me più degno di stima”...interessante e allo stesso tempo intrigante. Ma sono sicuro che già lo conosci. Grazie per il dibattito...come vedi Fabrizio non smetterà mai di far discutere non del niente, ma sempre e solo di cultura. Ciao Si come No!. In gamba!. Jimi TG per la libera cultura.
si come no
Lunedì 4 Luglio 2011, 14.18.15
12
Beh, se non altro ho avuto il merito di accendere un dibattito...Alla pacata e serena apertura mentale di Hugo, vi contrappongo il più consono (almeno per me) Albert Caraco con la semplice: "L'uomo gode per qualsiasi cosa e perfino nel consegnarsi al rogo."
Renaz
Lunedì 4 Luglio 2011, 0.54.43
11
Ecco, i commenti gentili di Jimi riportano sempre l'equilibrio
Jimi The Ghost
Lunedì 4 Luglio 2011, 0.42.53
10
"I veri grandi scrittori sono quelli il cui pensiero occupa tutti gli angoli e le pieghe del loro stile". [Victor Hugo] Sono molto lieto di poter trovare nelle pagine di un sito Metallico in ogni stringa un pò di poesia, stile e genialità. Fabrizio è stato un forte personaggio nel panorama italiano musicale. Adoro le persone che vanno sempre "In direzione ostinata e contraria" [prima antologia ufficiale postuma di Fabrizio De André da Wiki], così come credo nel pensiero di Hugo citato in precedenza. Voi della redazione a questo punto siete un pò ostinati e contrari, ma anche dei grandi scrittori... Seguite questa strada, è la strada della cultura che oggi manca. Ricordate che De Andrè non era solo "grande", egli è la scuola che dovremmo tutti frequentare. Jmi TG for Fabrizio DA.
Renaz
Lunedì 4 Luglio 2011, 0.26.56
9
@si come no: ti invito (nuovamente) a leggere l'articolo introduttivo della sezione Low Gain... magari cosí capisci perchè pubblichiamo recensioni come questa. Quanta pazienza.
Lizard
Lunedì 4 Luglio 2011, 0.17.24
8
Non credo proprio che recensioni metal manchino su Metallized ma non ti vedo commentarle spesso, anzi... A parte questi pochi ed inutili flash in una sezione che si chiama Low Gain e che, ti piaccia o meno, continuerà a trattare album di questo tipo, non ho gradito illuminanti contributi da parte tua. In ogni caso, se cerchi altro, sai cosa fare e dove andare a cercarlo.
si come no
Lunedì 4 Luglio 2011, 0.13.15
7
Riconosco la grandezza di De André, ma se navigo in un sito la cui home page è "Metallized" forse è perché spero di trovare recensioni metal, o, per lo meno, qualcosa che lo riguardi un pò più da vicino che di André o Branduardi!!! Poi, puoi accusarmi di ottusità musicale o di voler ghettizzare un certo genere, ma almeno su quei pochi siti "specializzati" certa musica non ce la voglio proprio vedere...altrimenti andrei a cercarmela altrove. Se la pensi al contrario è come trovare una recensione dell'ultimo disco dei Mayhem su "Cioè"!!!
enry
Domenica 3 Luglio 2011, 8.45.10
6
Ah ok, allora sì...Certo che De Andrè deve avertela fatta grossa visto che in tutte le recensioni arrivi tu a trollare a caso, hai un fratello maggiore che te lo ha fatto ascoltare per forza a son di legnate? No perchè le tue sono trollate, o almeno, spero per te che lo siano.
si come no
Sabato 2 Luglio 2011, 21.23.22
5
@enry: vedi, il mio nome è un pò come se fosse uno stream of consciousness joyciano...
enry
Sabato 2 Luglio 2011, 19.28.49
4
Sì (con l'accento) come no.
si come no
Sabato 2 Luglio 2011, 19.04.25
3
ACHTUNG!!! Ad ascoltare questo disco c'è il serio rischio di addormentarsi!!! Ci fosse manco un bel pezzo metal!!!
Quorth_on
Mercoledì 29 Giugno 2011, 20.28.55
2
"Il testamento di Tito nella versione live con la PFM è da brividi..." quanto è vero. da lacrime.
Nikolas
Martedì 28 Giugno 2011, 15.27.35
1
Testi magnifici, una line-up storica per il disco forse più completo di De André, assoluto! Anche se poi i miei gusti personali mi portano più verso Creuza De Ma e Anime Salve, qua siamo di fronte a qualcosa di magnifico. Il testamento di Tito nella versione live con la PFM è da brividi...
INFORMAZIONI
1970
Produttori Associati
Classic
Tracklist
1. Laudate Dominum
2. L’infanzia di Maria
3. Il Ritorno di Giuseppe
4. Il Sogno di Maria
5. Ave Maria
6. Maria Nella Bottega d’un Falegname
7. Via della Croce
8. Tre Madri
9. Il Testamento di Tito
10. Laudate Hominem
Line Up
Fabrizio De Andrè (Voce, Chitarra)

I Quelli:
Franco Mussida (Chitarra)
Flavio Premoli (Organo)
Giorgio Piazza (Basso)
Franz Di Cioccio (Batteria)

Mauro Pagani (Flauto in Maria Nella Bottega d'un Falegname)
Andrea Sacchi (Chitarra)
I Musical (Coro)
Angelo Branduardi (Violino)
Maurizio Fabrizio (Chitarra Classica)
 
RECENSIONI
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