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Yakuza - Beyul
( 2454 letture )
Beyul è un complesso di montagne ed altipiani che risiede nella regione dell’Himalaya. Esse tengono preservata l’essenza primaria del buddismo per le future generazioni. Non sono luoghi dove è possibile evadere dal mondo moderno, sono solamente paesaggi pronti a suggerirti interiormente la strada da percorrere per un beneficio interiore.

Trovare l’eventuale quadratura del cerchio all’interno di queste composizioni porta a una battaglia interiore, una costante battaglia tra l’oggettivo e il soggettivo. Constatiamo inizialmente la contrapposizione che risiede all’interno dell’album: il titolo donato all’opera sta in completo disaccordo con l’eventuale riferimento spirituale/religioso e le tematiche trattate nei testi delle singole canzoni. Un Tao che gira all’impazzata dove bianco e nero, bene e male si susseguono in un’infinta serie di percezioni interiori. Tu dove vuoi stare? Prendi quella parte di bianco che risiede perennemente nel nero oppure affronti la realtà e incontri il suo opposto traditore?
Gli Yakuza sono un gruppo talmente difficile da catalogare e descrivere a parole che qualunque fosse la scelta effettuata risulterebbe sempre e comunque ingiusta nei loro confronti. Il Tao , che ancora sta girando nella mente di chi ascolta per comprenderne le sfumature nascoste, è l’arma per andare contro gli stereotipi che ti vedono rinchiuso in un qualsivoglia genere musicale. Probabilmente è anche per questo motivo che la band è stata esclusa da Encyclopedia Metallum: per non essere troppo metal. E’ questo un male per caso?
No, è soltanto il punto bianco all’interno dell’intera negatività che echeggia in Beyul.

Sostanzialmente siamo di fonte a un album derivativo e sconclusionato. Molte delle tracce qui presenti sembrano delle vere e proprie jam-session live registrate in presa diretta. Niente di male in quest’ultimo fattore, sia mai, se vuoi comporre una sessione live e creare improvvisando sei libero di farlo. Non puoi scappare però dalle critiche, che eventualmente ti saranno fatte quando si scoprirà che stai riciclando idee in precedenza valorizzate. Semplice a dirsi: di Kylesa ce n’è solo uno. Aggiungerci un sassofono e un violoncello qua e la non fanno di te personale e intraprendente. Già i Kylesa stessi derivano da gruppi che derivano da altri gruppi che derivano da altri e via dicendo. Una spirale infinta che in fin dei conti non è altro che l'essenza della musica stessa. Nemmeno in fase di produzione è presente un’aura di personalità sulle fatiche che, teoricamente, sarebbero dovute essere l’impegno principale della band nei mesi precedenti la release.
L’aspetto negativo che si riscontra, la famosa parte nera, deriva da alcune canzoni pensanti e lente, al limite del prolisso: Man is machine e Fire temple and beyond. La prima è composta da otto minuti e passa di riff triti e ritriti dove si cerca un’epicità che difficilmente viene resa percepibile. La seconda è una mini suite di dieci primi di durata dove i mezzi tempi fanno da padroni: echi dei Mastodon vengono percepiti ma a distanze chilometriche. Aver scelto di porre questi pezzi in successione nella tracklist porta il tutto all’unica cosa da fare: skip.
Il lato bianco vede come protagoniste Oil and Water, in parte Mouth Of The Lion e Species. La prima è la traccia d’apertura che va a dare una direzione alle sonorità scelte, gustosa al punto giusto; la seconda è un nascosto passo falso: riff riciclati e prevedibili risuonano per i quattro minuti di durata. Si lascia comunque ascoltare, ma senza lasciare ferite cutanee. La terza menzionata,Species, è di una durata talmente misera che serve solamente a scaricare tutta la rabbia repressa dai musicisti: senza fare danno alcuno ma brutale quanto basta. Concrete come un muro in cemento armato, queste tre tracce fanno il loro sporco lavoro. Scossoni alla fine non se ne percepiscono, nessun brivido sulla colonna vertebrale.
Le altre tracce dove risiedono se non son parte degli opposti? Semplicemente all’interno delle quattordici sfumature di grigio base che intercorrono tra i due estremi. In quell’incertezza del voglio, vorrei, volessi, in fin dei conti e anche magari. Possono essere viste come un enorme punto interrogativo grigio.

In conclusione, che raccontare di Beyul? Niente che non sia già stato espresso. Una discreta uscita discografica, senza infamia e senza lode, dove la necessità di apparire personali a livello musicale nasconde le reali capacità compositive. Un mezzo passo falso? Questo dipende dai punti di vista, anche se probabilmente non sarà ricordato come un album memorabile. Probabilmente dopo qualche ascolto verrà lasciato in solitudine in mezzo all’ammasso di uscite nettamente migliori.

Guru Padmasambhava ha predetto questo:
In futuro, quando ci saranno guerre, lotte, e le circostanze difficili in tutto il mondo, persone buone e professionisti dharma dovrebbero viaggiare a 'Beyuls' o valli nascoste situata a sud della catena himalayana tibetana per rifugio.

Yakuza, prendetevi tempo per una sana escursione. Camminare fa bene al corpo e allo spirito.



VOTO RECENSORE
60
VOTO LETTORI
86 su 5 voti [ VOTA]
Ad Astra
Domenica 20 Gennaio 2013, 13.06.08
5
Mi sembra di aver scritto che i Kylesa stessi derivino da alti gruppi, è un circolo vizioso. Secondo l'essere nati prima non equivale a dire, non prendiamo influenze da gruppi nati successivamente. Terzo e gli swans che c'entrano qui? Come dire che avendo suonato, tal dei tali nella band X si è più o meno capaci? In ultimo, non aver considerato, scrivendo, delle uscite precedenti mi ha offerto una maggiore attenzione su beyul. CHe Gli yakuza abbiano una discografia impeccabile non me ne frega assolutamente nulla ( in passato hanno rilasciato dischi ottimi, guai a negarlo) ma questo è così, ne più ne meno. SEmpre un parere personale rimane
Anders
Sabato 19 Gennaio 2013, 22.31.12
4
Gli Yakuza si sono formati prima dei Kylesa ed il buon Bruce Lamont è un signore che è stato chiamato da Michael Gira per suonare con gli Swans. Detto questo, seguendoli bene dal 2002, mi sembra ingeneroso quanto scritto in relazione al reale valore della band autrice di una discografia (oserei dire) intoccabile. La loro musica non è facile ed entrare nel loro suono non è per tutti...
NagasH
Sabato 19 Gennaio 2013, 11.03.01
3
Praticamente questo disco per qualcuno vale un Way Of The Dead o un Samsara?
LIF
Venerdì 18 Gennaio 2013, 18.24.35
2
Il recensore non comprende il disco e quindi il disco è sconclusionato. A me pare chesia la recensione ad essere sconclusionata.
Andy '71
Venerdì 18 Gennaio 2013, 8.01.30
1
Per me questa è una grand band e questo un bel disco da 80!De gustibus....
INFORMAZIONI
2012
Profound Lore Records
Inclassificabile
Tracklist
1. Oil and water
2. The last day
3. Man is machine
4. Fire temple and beyond
5. Mouth of the lion
6. Species
7. Lotus array
Line Up
Bruce Lamont (Sassofono, Voce)
Matt McClelland (Chitarra, Voce)
John E. Bohmer (Basso)
James Staffel (Batteria)
 
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