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FUROR GALLICO + GOTLAND + LOU QUINSE - Taurus, Ciriè (TO), 03/12/2011
12/12/2011 (3486 letture)
Quando qualche settimana fa sono venuto a sapere che i Furor Gallico avrebbero suonato al Taurus di Ciriè (TO) non ho potuto fare a meno di invitare immediatamente qualche amico e organizzarmi per fare in modo di esserci.
Un po' per rivedere questa bella realtà del folk metal made in Italy per la seconda volta dopo il Maximum Rock Fest la scorsa estate, un po' perché so che il Taurus è uno di quei pochi locali del torinese in cui sai già in anticipo che i suoni saranno ottimi (merito dell'impianto, del fonico e della struttura del locale particolarmente adatta ad ospitare i live).
Partito da casa piuttosto tardi per aspettare l'unico amico che mi ha accompagnato (arrivato in ritardo grazie alla solita puntualità delle ferrovie) arrivo al locale un'ora dopo l'inizio previsto, già rassegnato ad aver perso almeno l'esibizione del primo gruppo (i torinesi Gotland).
Dopo essere entrato (appena 5 euro il costo del biglietto) però scopro con piacere che i concerti non sono ancora cominciati e che dunque sarò in grado anche di seguire i due opening act.

GOTLAND
Finora avevo solo sentito parlare di questo gruppo torinese relativamente giovane (sono attivi dal 2007) dedito ad una sorta di pagan metal supportato dalle tastiere e con marcate influenze black (se proprio dovessi darvi dei gruppi a cui compararli citerei senza dubbio i Finntroll e gli Ensiferum). Le loro canzoni dedicate allo scontro tra le popolazioni barbare e l'impero romano scaldano rapidamente la platea (circa una cinquantina di persone ad occhio) e in breve iniziano a formarsi i primi focolai di pogo.
Il singer Víðarr (in cotta di maglia) “vomita” le lyrics con un discreto screaming a tonalità non eccessivamente alte (intervallato da sporadiche incursioni in un growl un po' più profondo) abbastanza efficace seppur ancora con qualche margine di miglioramento a livello tecnico e di comprensibilità del cantato (cosa che potrebbe valorizzare maggiormente dei testi già culturalmente molto impegnati).
Buono anche il lavoro delle due asce di Einarr e Björn autrici di un riffing black-style in tremolo picking quasi costante (con gain e presenza altissimi) e con qualche sporadico assolo – non trascendentale – di Einarr che è anche quello più attivo sul palco nell'incitare il pubblico (riesce anche a cavarsela bene non rimanendo con le mani in mano quando per un'intera canzone il suo amplificatore smette di funzionare).
Notevole anche la sezione ritmica: Hoskuld dietro le pelli macina blast beat e tappeti di doppia cassa che danno il giusto slancio alle canzoni, ma hanno l'effetto collaterale di andare a intasare totalmente le basse frequenze nascondendo le quattro corde di Kristin nonostante la giustissima scelta di quest'ultima di non tenere la stessa velocità della cassa per meglio emergere.
Ho lasciato per ultima la parte sulle tastiere di Jötunn perché si tratta forse del lato ancora più migliorabile: i suoni prodotti dalla sua X-50 in determinati frangenti sembrano ancora poco legati al resto degli altri strumenti, mentre il ritmo forsennato di molti pezzi fa sì che tenda a scomparire quando si tratta prettamente di accompagnare con gli accordi; molto buono invece l'apporto dello stesso tastierista al lato vocale con degli screaming acutissimi e ben contestualizzati.
Nel complesso una buona esibizione da parte di un gruppo che può ancora migliorare sul piano compositivo (soprattutto se vuole emergere nella sempre più ricca scena pagan europea) e limare alcuni dettagli tecnici, anche se l'attitudine c'è già ed è notevole!

LOU QUINSE
Dopo un cambio palco abbastanza breve tocca ai Lou Quinse, gruppo numerosissimo fautore di un folk metal miscelato alla musica tradizionale occitana (con l'uso di fisarmonica, flauto e ghironda) e cantato in franco-provenzale che ha messo in piedi uno dei concerti più comici e divertenti a cui abbia mai avuto il piacere di assistere: sarà per la parlantina del cantante Daniele Quaranta, per la finta goffaggine del bassista Domenico Santoro, la mania del flautista/ghirondista Francesco Cavallero di suonare la colonna sonora di Star Wars ogni tre secondi o l'abitudine del percussionista Davide Di Vincenzo di guidare personalmente il pogo lanciandosi dal palco, e via discorrendo, ma davvero questi ragazzi riescono ad essere genuini e far divertire gli spettatori divertendosi loro in primis.
L'esecuzione dei vari pezzi è volontariamente casinista e apparentemente confusa ma in realtà le capacità tecniche dei singoli strumentisti (specie di quelli che si occupano degli strumenti propriamente come Furio Sguayzer all'organetto) sono piuttosto buone anche se non danno l'impressione di suonare al loro massimo, d'altronde come si può essere precisi e puliti quando si mette in piedi uno spettacolo di questo tipo con tutti i teatrini connessi?
Mattatore dell'esibizione il frontman Daniele Quaranta che riesce a destreggiarsi tra un growl piuttosto profondo e uno screming acidissimo risultando molto più performante che su cd (incuriosito sono andato poi ad ascoltare qualche brano sul loro myspace) e soprattutto tenendo in pugno la platea per tutta la durata del concerto, destreggiandosi tra battute e presentazioni molto colorite.
Fondamentali nell'economia della sezione più metal del sound il contributo delle due asce di Ivan di Vincenzo e Luca Braga e del batterista Simone Cottura che verso la fine del concerto ha anche dimostrato di possedere una discreta ugola lasciando temporaneamente la batteria a Davide Di Vincenzo per prendere in mano il microfono.
Non poteva mancare anche la dedica di un brano ai Furor Gallico dopo la recente disavventura patita da questi ultimi in quel di Monza “quando esco la sera voglio potermi vestire come ca..o mi pare!!.. certo che però anche voi andare da McDonald's!!!”

FUROR GALLICO
Qualche minuto dopo la fine dell'esibizione dei Lou Quinse (giusto il tempo di risistemare la batteria e posizionare l'arpa celtica) ecco salire sul palco gli headliner, alla prima esibizione nel torinese.
Nonostante lo stage del Taurus non sia affatto piccolo (soprattutto considerate le dimensioni non eccessive del locale) i Furor - che sono addirittura in otto - non hanno spazi di movimento troppo ampi e a farne le spese sono soprattutto la violinista Laura e l'arpista Becky piazzate alle due estremità del palco.
Non c'è spazio per le presentazioni! Si parte subito con Venti di Imbolc, canzone di apertura del loro full lenght (se escludiamo l'intro); il bilanciamento dei suoni appare subito discreto, con le chitarre di Ste ed Oldhan e la batteria in grande evidenza, mentre il cinque corde di Fabio, il violino, l'arpa e i vari strumenti di Paolo sono un filo indietro pur rimanendo abbastanza udibili (la situazione poco dopo verrà corretta), Davide “Pagan” Cicalese attacca con grande energia (trasmessa subito alla platea) a cimentarsi nel suo tipico cantato in growl profondo, devo nuovamente constatare che i suoi puliti live restano un po' scadenti (non me ne voglia il cantante monzese, ma si sente che la sua voce “vera” è quella harsh).
Senza un attimo di respiro parte poi la cattivissima Ancient Rites, sulla cui accelerazione iniziamo a constatare il grandissimo valore di Simo dietro le pelli, un batterista davvero fenomenale, non c'è che dire, sia per la tecnica del suo drumming (si sente chiaramente la differenza con i – seppur bravi- batteristi dei due opening act) che per il gusto dei passaggi.
Finalmente inoltre inizia ad uscire molto meglio dal mix anche Becky, molto più udibile con la sua arpa celtica nella parte conclusiva della canzone.
Il concerto è partito con il botto, la gente apprezza e Pagan può cominciare a dialogare con il pubblico, ringraziandolo di essere venuto, scherzandoci e soprattutto presentando la canzone successiva, l'inedita Nebbia della Mia Terra, che avevo già avuto l'occasione di sentire al Maximum, un buon pezzo molto legato allo stile dei Furor Gallico che sono certo farà un ottima figura nel prossimo disco.
Segue poi l'accoppiata Medhelan (dedicata alla loro Milano) e Cathubovda (in onore della dea celtica della guerra), la seconda in particolare esalta il lavoro delle due asce, in particolare quella di Oldhan che sfodera un ottimo riffing black-style sempre in tremolo picking.
La successiva presentazione di “un pezzo che si rifà ad un'antica leggenda celtica del bergamasco” lasciava poco spazio alle interpretazioni, stava per arrivare uno dei pezzi più coinvolgenti dell'intero disco d'esordio dei monzesi: La Caccia Morta!
Pubblico totalmente in delirio (mi sono precauzionalmente spostato verso i lati del palco per non rimanere coinvolto nel pogo) e pezzo cantato con enfasi anche con la collaborazione di Víðarr dei Gotland (alquanto preso nell'interpretazione seppur con qualche errore nel cantato).
A questo punto Laura posa il violino per imbracciare una cornamusa, mentre Pagan spiega che la canzone successiva sarà nuovamente un inedito, suonato per la prima volta dal vivo e dedicato alla cornamusa come strumento e ad una particolare figura celtica ad essa relata, non sono riuscito a cogliere il titolo del pezzo non avendo capito il nome della figura in questione (non l'ho trovata nemmeno cercando su wikipedia come suggerito dallo stesso Pagan alla fine della presentazione!).
La canzone comunque è davvero valida ed è assolutamente notevole il lavoro alla cornamusa fatto da Laura, che suppongo abbia da poco intrapreso lo studio di questo strumento.
Dopo l'allegra e festaiola Curmisagios (pezzo sulla birra in dialetto brianzolo) si passa ad un breve intermezzo utilizzato da Pagan per presentare la band al pubblico (intervallato anche da un piccolo solo di batteria di Simo).
Si arriva dunque a quella che avrebbe dovuto essere la conclusiva Banshee, altra song davvero cattiva inframezzata da dei passaggi del flauto di Paolo da pelle d'oca!
Il concerto sarebbe finito ma al pubblico non basta (in effetti non è durato molto ma l'ora è ormai davvero tarda), i nostri allora dopo essersi assicurati di avere ancora tempo propongono The Gods Have Returned, uno dei pezzi che aveva fatto parte anche della loro prima demo; ma non basta nemmeno questo! I nostri sono “costretti” a riattaccare gli strumenti per eseguire un ulteriore brano, è di nuovo Curmisagios (scelto per la sua brevità) che anche se proposto per la seconda volta nella serata fa comunque il suo dovere facendo spendere al pubblico le ultime energie.
Stavolta è davvero finita, i monzesi scendono dal palco dopo aver ringraziato la platea ed essersi detti parecchio contenti e sorpresi dell'accoglienza ricevuta in un territorio a loro nuovo come il torinese.

Che dire per chiudere?
Una gran bella serata, band meritevoli, ottimi suoni e un locale all'altezza, il tutto per 5 euro!
Alla faccia di coloro che hanno preferito spenderli per una birra restandosene a casa!

SETLIST FUROR GALLICO:
1. Venti di Imbolc
2. Ancient Rites
3. Nebbia della Mia Terra (inedito)
4. Medhelan
5. Cathubovda
6. La Caccia Morta
7. Inedito
8. Curmisagios
9. Intermezzo con presentazioni
10. Banshee
11. The Gods Have Returned
12. Curmisagios (Bis)


Foto a cura di Gianluca Leone "Room 101"



Marco( ciriè
Martedì 20 Dicembre 2011, 17.01.45
3
Grandiosi Lou quinse,mi ha colpito molto il batterista(che oltre ad essere tecnicamente geniale e fantasioso) ha una voce straordinaria.............ma come cazzo fà?
Room 101
Martedì 13 Dicembre 2011, 11.17.51
2
E io che credevo lo facesse apposta XD
Ivan (Lou Quinse)
Martedì 13 Dicembre 2011, 9.52.47
1
Grazie mille per la recensione e per il supporto!!! Solo una cosa...la goffaggine del nostro bassista è tutt'altro che finta!
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Furor Gallico, logo della band e locandina del concerto
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12/12/2011
Live Report
FUROR GALLICO + GOTLAND + LOU QUINSE
Taurus, Ciriè (TO), 03/12/2011
 
 
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