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JORN + TEODOR TUFF + DRAGONHAMMER - Exenzia Club, Prato (PO), 07/12/2012
09/12/2012 (3073 letture)
METAL FIGHETTE
Fa freddo. Anzi, guarda, piove. Ci sono anche tre fiocchi di neve. Che palle. 15€ per Jorn? Sono troppi. Che danno in tv? Che palle. Poi ti danno la birra nei bicchieri di plastica e costa 5€. Vabbé dai, alla fine come solista non è niente di che. Ma sì dai… Andiamo a farci una birretta che stasera proprio non ho voglia con questo tempo.

E' così che invece dell’atteso sold out, all’Exenzia di Prato, davanti a una delle voci più belle dell’intero panorama mondiale, ci ritroviamo in una sessantina di persone scarse. Certo, l’accenno di nevicata ha bloccato tanti, specialmente provenienti dall’Emilia. Certo, il biglietto costava ben quindici euro per tre gruppi. Certo, la birra costa cinque euro e te la danno nei bicchieri di plastica. Certo, molti si saranno scoraggiati per il freddo e, sì, diciamocelo, i dischi solisti di Jorn sono onesti e ben fatti, ma il capolavoro non ce lo hanno ancora regalato. Ma sessanta persone, compresi i musicisti delle altre band, sono un insulto al buon senso. Allora non resta che una conclusione ed è giusto che si dicano le cose come stanno: il metallaro è diventato una categoria di persone rinchiuse e dedite all’onanismo musicale solitario, incapace di divertirsi ma sempre più pronto a riempirsi la bocca di scuse patetiche e giudizi apocalittici su tutto e tutti, tranne che su se stesso e sulla propria inabilità allo stare bene, al vivere la propria passione con apertura e fierezza. Statevene a casa allora, o andate al pub a spendere ben più dei venti euro che avreste speso per divertirvi come, in teoria, dovreste saper fare bene e che dovrebbe essere a parole il modo prediletto. Ma bene così, egoisticamente: si sta più larghi, si evitano gli spintoni, hai i musicisti ad un metro e pace se poi gli stessi di fronte ad una platea così risicata, non possono certo sforzarsi di essere entusiasti, per quanta professionalità e passione possano metterci, divertendosi a suonare e scherzando gli uni con gli altri. E se poi la prossima volta invece di Jorn ci troviamo la cover band che almeno cento persone le porta, sapremo a chi dare la colpa e su chi scaricare la responsabilità: sulle metal-fighette-principesse sul pisello? No, certo. Ai gestori dei locali, alle nuove generazioni, al download...
Ma veniamo alla serata. Arrivo all’Exenzia alle nove, poco prima che i cancelli si aprano e trovo una simpatica comitiva di ragazzi pisani, anche loro in attesa con lo sguardo preoccupato vedendo la neve che scende copiosa dal cielo. Poco dopo entriamo nel locale, che visito per la prima volta: il bar è posizionato sulla destra, di fronte il guardaroba e poco più avanti lo spazio per il merchandising. La sala è stretta e lunga e il palco sembra davvero piccolo e angusto, nonostante sia attrezzato di tutto punto, con tanto di mini camerino posto accanto. Altrettanto piccolo lo spazio per la platea, oltretutto ridotto da una sorta di gabbia che indica chiaramente l’uso di pista da ballo normalmente riservata a quello spazio. Dentro non c’è ancora nessuno e, non del tutto in maniera inaspettata, risuonano le note dei Whitesnake, che ci accompagneranno per tutta la sera. Mi avvicino al banco del merchandising, ma i prezzi mi convincono che forse è meglio dedicarsi al bar (effettivamente, venti euro per un CD mi sembrano un tanto esosi e non mi pronuncio su magliette e felpe). Il tempo passa e siamo circa una ventina di persone quando sul palco salgono i Dragonhammer.

DRAGONHAMMER
Formatisi nel lontano 1999 e autori di due album nei primi anni duemila, i Dragonhammer sono tornati in pista con una nuova formazione e ci propongono stasera il loro roccioso power metal tinto di venature prog, epic e di qualche robusto riff di matrice power/thrash. Si vede che la band non è composta da ragazzini alle prime armi, ed anche se l’emozione è palpabile, l’affiatamento tra i membri del gruppo è ottimo e così la prestazione strumentale. In particolare, colpiscono i continui scambi chitarre/tastiera, con entrambi gli axemen impegnati tanto in fase ritmica quanto in fase solistica. Molto buona e potente la prestazione di Massimiliano Santori dietro le pelli, nonostante un evidente attenzione a non sbagliare che traspare dagli occhi del batterista. Le canzoni si segnalano essenzialmente per la buona fattura e per l’attenzione a cambi di tempo non proprio scontati che riservano qualche sorpresa, in particolare quando il gruppo abbandona i cliché power per addentrarsi in territori più propriamente prog metal o quando sciorina qualche bel riff roccioso e potente. Discorso diverso per le vocals del leader Max Aguzzi, non sempre impeccabili e fin troppo marcate e pomposamente epiche, con un uso esagerato del vibrato e con qualche evidente problema di intonazione, specialmente sulle note alte dell’estensione del chitarrista, sicuramente più a suo agio con una timbrica minacciosa e tenuta sui registri medi. Il risultato non è sinceramente dei più piacevoli, anche da un punto di vista tecnico, ma alla fine poco conta, vista la complessiva buona prova di fronte al non facile compito di aprire la serata davanti ad un locale praticamente vuoto. Il calore dai presenti comunque non manca ed alla fine dell’esibizione, che viene tagliata per rientrare nella mezz’ora canonica, con la titletrack del secondo album Time for Expiation, gli applausi sono meritati e d’obbligo, vista anche la simpatia dei ragazzi. Da segnalare come i suoni siano da subito più che buoni, con tutti gli strumenti perfettamente udibili ed una buona amalgama di base.

TEODOR TUFF
Girellando sul web in cerca di notizie su questa band, mi sono imbattuto in una recensione del recente secondo album Soliloquy, che iniziava con un incipit fulmineo: ci sono nomi peggiori di Teodor Tuff per una band. Come negarlo? D’altra parte ce ne sono anche di migliori, considerando che questo non è lo stravagante nome del band leader. In realtà, i cinque norvegesi sono quasi tutti imparentati tra loro: difatti batterista e uno dei due chitarristi sono fratelli, mentre il cantante è loro cugino, gli altri due sono a loro volta fratelli. Insomma, tutto in famiglia. Non avevo mai avuto occasione di ascoltarli, ma un ragazzo con cui ho scambiato due battute prima dell’inizio del concerto riesce ad incuriosirmi e, appena la prima canzone viene intonata, non posso che rimanere a bocca aperta. Il gruppo propone infatti un metal molto ricercato ed originale, apparentemente piuttosto di impatto, con riff quadrati e potenti, votati al prog quanto ad una certa vena epica soprattutto nelle linee vocali. Ma la vera particolarità del gruppo sono in effetti proprio le linee melodiche e lo splendido uso di armonizzazioni vocali che rimandano a band quali Styx, Kansas e perfino King’s X, per un risultato finale assolutamente peculiare. Grande prova di tutti gli strumentisti, in particolare del duo chitarristico –peraltro autore di tutti i brani- e dell’ottimo batterista, possessore di uno stile apparentemente semplice ed ordinato, ma in realtà estremamente preciso e raffinato, che mi ha ricordato il grande Mark Zonder. Una nota in particolare per il cantato di Terje Harøy, che si dimostra abile tanto nell’interpretazione delle parti più sofferte (come in Redeemed) quanto in quelle alte o persino nello screaming, usato poco ed intelligentemente. Piuttosto, si nota come a volte la voglia di impressionare fosse un po’ troppa portando al limite le proprie capacità, col risultato di offrire una prestazione sì buona, ma un po’ forzata e quasi esagerata rispetto alla necessità oggettiva, come testimoniato anche nelle pause tra brano e brano, nelle quali il buon Terje continua a urlare senza ritegno. Finché la band si limita a set di quaranta minuti tutto bene, ma se dovessero impegnarsi in un tour da headliner, dubito che Harøy possa reggere con questa foga. Ma la prestazione della band e la sua particolarissima vena compositiva, restano probabilmente la cosa più bella della serata, tanto che torno al banchino del merchandising per comprare il loro CD. Appena scesi dal palco, i ragazzi si dimostrano assolutamente gentili e disponibilissimi a formare autografi e parlare col pubblico dell’esibizione appena terminata, mostrando una curiosità molto forte nei confronti delle opinioni della platea. Davvero una piacevole sorpresa e il pubblico, arrivato ormai quasi alle cinquanta unità, non manca di applaudire, battere le mani e farsi coinvolgere da questa simpatica e talentuosa giovane band.

JORN
Arriviamo così velocemente al momento dell’esibizione degli headliner, mentre qualche altra anima si fa viva dentro al locale, portando il numero complessivo alla cifra sottolineata in apertura: una vera tristezza, sia per il valore dell’headliner, che per la buona occasione data da un locale tutto sommato più che degno, nonostante una sistemazione interna decisamente infelice. Non resta che ammassarci tutti vicino al palco e sperare che il calore dei presenti sia sufficiente per dare vita comunque ad una bella esibizione. Momento-verità numero uno: ecco, non so voi, ma Jorn me lo immaginavo come un vichingo biondo alto almeno un metro e ottanta. La realtà è un po’ diversa e i centimetri sono all’incirca una decina in meno, tanto che gli altri membri del gruppo ed in particolare il gigantesco bassista, oltretutto dotato di ampio cappello da cowboy, lo sormontano allegramente. Momento-verità numero due: mi aspettavo sinceramente una persona più fredda o comunque poco portata all’interscambio col pubblico, impegnata a mantenere un certo distacco altezzoso, niente di più errato. Jorn si dimostra un simpaticone, chiacchierone e molto scherzoso, pronto alla battuta tanto col pubblico quanto con gli altri membri del gruppo, coi quali intrattiene più volte dei simpatici siparietti ironizzando sulla loro età, sul fatto che bevono come spugne e su mille altre cose, che contribuiscono e non poco a creare un clima festoso e partecipato. Elemento questo che, vista la scarsità numerica del pubblico, diventa fondamentale per far sì che chi c’è dia il massimo per ricambiare l’energia proveniente dal palco. E’ lo stesso Jorn d’altra parte ad ammettere che sono tempi difficili, e nuvole scure coprono l’Europa e che anche per chi suona è tutt’altro che scontato trovarsi di fronte anche platee come quelle di stasera e che è comunque dovere dei musicisti farsi vedere, ricercare il pubblico e cercare di coinvolgere le persone per donare loro una bella serata e della buona musica. Parole d’oro, che testimoniano l’animo e il valore di questo interprete splendido. Ma bando alle chiacchiere e veniamo alla musica: la scaletta del concerto ricalca in parte quella del recente Live in Black, con i brani degli ultimi album da solista a farla da padrone. A dare fuoco alle micce, a mezzanotte in punto, è Road of the Cross tratta da Spirit Black, ottima opener, con Jorn già stellare grazie alla sua timbrica calda e graffiata e la band dietro è praticamente perfetta. Molto buone anche le successive Shadow People e Below, nelle quali si evidenziano le caratteristiche primarie dell’intera esibizione: ritmica rocciosa, tempi medi e quasi mai volti a rapide accelerazioni, due solisti ottimi, ma forse un po’ freddi nell’esecuzione (assolutamente non freddi invece come capacità di coinvolgere i presenti) e Jorn a condire il tutto con una classe cristallina. Al solito, la critica che si può rivolgere è sempre la stessa: i brani non appaiono mai davvero eccelsi e si assiste a più di un momento di stanca vista anche la sostanziale staticità della proposta, che non si schioda mai da un hard’n’heavy roccioso e cadenzato, ma tutto sommato uniforme e poco incisivo, che pare limitare lo splendido talento del cantante e le sue capacità interpretative, fin troppo legate ad uno schema ripetitivo e usurato. In effetti, anche l’assenza di una ballad o di un pezzo interamente votato alla velocità, si fanno sentire. Detto questo, il tempo vola via e l’ottima qualità degli strumentisti fa sì che spesso siano proprio le sezioni strumentali a risultare i momenti più convincenti. Mi sia permesso poi di far notare come il riff di Bring Heavy Rock to the World ricordi in maniera fin troppo plateale altri riff celeberrimi, tra cui quello di Country Girl dei Black Sabbath periodo Dio (un caso?). La più movimentata Time to be King alza un po’ i giri dell’esibizione, lasciando poi campo alla buona Man of the Dark e, soprattutto, a The Inner Road, pezzo sicuramente valido, che acquista davvero qualcosa dal vivo. E’ da qui in poi che la scaletta originariamente congeniata (e da me recuperata a fine serata) comincia a presentare qualche differenza dovuta all’esclusione di alcuni brani (tra cui purtroppo la agognata Tungur Knivur, unico estratto da Worldchanger). Tempo quindi per l’assolo di batteria del mancino e validissimo ’Wild’ Willy Bendiksen, il quale se ne sta tutto accartocciato dietro il proprio strumento, ma si dimostra ottimo entertainer finché la corrente salta lasciandoci tutti al buio. Inconvenienti che capitano, fastidiosi ma capitano. Aspettiamo che la luce torni, con grandi applausi e sostenimento da parte di tutti e Bendiksen conclude abbastanza rapidamente il proprio set. La band torna sul palco per l’esecuzione della validissima Black Song (sarà che Jorn si è un po’ fatto prendere la mano con tutta questa oscurità nei titoli delle canzoni?) per poi lasciare nuovamente il campo al biondo chitarrista Tore Moren che si esibisce in un buon assolo, poi raggiunto per la conclusione dal resto della band. Tocca a I Came to Rock chiudere il set con una buona energia e poco più. Veloce e solito rituale della chiamata sul palco e Jorn presenta simpaticamente tutti i membri della band, con battute e sketches vari per ciascuno, poi si torna a fare sul serio con Lonely Are the Brave, gran bel pezzo. Jorn ringrazia tutti ed annuncia l’ultima canzone, la classica War of the Worlds. La band parte, il pezzo è sostenuto e sembra andar via come l’olio ma la corrente salta di nuovo proprio a metà esecuzione. L’interruzione fastidiosissima sembra anche più lunga del normale. Fortunatamente, metà palco si riattiva e Moren, con l’aiuto del settore sinistro della platea, riesce ad intonare la melodia portante del brano per almeno due-tre minuti buoni, finché Jorn torna sul palco e mentre sta dicendo che purtroppo vista l’impossibilità di riprendere il concerto, l’esibizione sarebbe terminata a quel punto con tanti saluti e ringraziamenti per tutti, ecco che il gremlin dell’Exenzia decide che lo scherzo è durato abbastanza e le luci si riaccendono. Preso a metà del discorso di commiato, Jorn non può che prendere atto che tutto funziona e War of the Worlds viene riproposta per intero, per la gioia di quei die-hard fans (complimenti a loro) che hanno continuato ad intonare il coro fino a quel momento. Stavolta tutto liscio e con i dovuti applausi, l’esibizione si conclude dopo oltre un’ora e mezzo tutto compreso. Non male per una serata di neve. Jorn corre sul bus e decido di salutare tutti e andare via.

SETLIST JORN
1. Road of the Cross
2. Shadow People
3. Below
4. World Gone Mad
5. Bring Heavy Rock to the Land
6. Time to be King
7. Man of the Dark
8. The Inner Road
9. Drum Solo
10. Black Song
11. Guitar solo (Tore Moren)
12. We Brought the Angels Down
13. I Came to Rock

----Encore----

14. Lonely Are the Brave
15. War of the Worlds


METAL FIGHETTE PT. 2 (ENCORE)
Non so se valga effettivamente la pena riprendere il discorso iniziale, visto che anche l’interpretazione data da Jorn ha un suo valore (c’è la crisi, i soldi sono quelli che sono, molti non hanno più neanche la voglia di divertirsi, etc), ma non posso fare a meno di chiedervi se quindici euro sono troppi per un concerto con tre band di cui una è un headliner di primo valore. Il freddo, la pioggia, la neve (per inciso, quando esco dal locale neanche piove più), i cinque euro per la birra nella plastica, lo Jorn solista non propriamente stupefacente, tutto verissimo. Ma diciamoci la verità: a conti fatti, vedere un concerto resta una delle cose meno dispendiose in assoluto a questi livelli e con venti euro, birra compresa, si fa serata in allegria ascoltando dell’ottima musica in un locale tutto sommato piacevole, con tanto di divanetti e buona compagnia. Quindi, l’invito ancora una volta è a lasciar perdere le chiacchiere e le milioni di scuse che ogni giorno si devono leggere o ascoltare in giro da gente che semplicemente non ha voglia di stare bene a un concerto e preferisce fare il santone su internet senza avere più la voglia di farsi coinvolgere da qualcosa di vivo e vitale. Andate a vedere le cover band, chiedete loro autografi e foto, andate nei pub a farvi spennare per ascoltare magari musica orrenda in diffusione o l’ennesima riproposizione dei soliti pezzi-tormentonedametallaroalpub, andate dove vi pare, ma poi non lamentatevi quando anche i locali metal smetteranno di organizzare concerti che non siano di cover band e sarete costretti a pagare biglietti da settanta-ottanta-cento euro per un festival, perché quella sarà l’unica occasione che resterà, finché anche quella verrà meno, nella quale vedrete un concerto di musica metal. E sarà solo colpa vostra. Non delle case discografiche, non del download, non delle nuove (o delle vecchie) generazioni, non dei gestori dei locali (che pure di colpe ne hanno tante, a iniziare dalla scarsissima promozione) ma solo ed esclusivamente vostra.



HeroOfSand_14
Martedì 11 Dicembre 2012, 14.05.33
13
@Elluis: hai ragione, penso di essermi sbagliato, perchè dovrebbe essere stato al concerto di Springsteen quest'estate che la metro era gratis. Ovvio che 70000 persone contro le 700-1000 di un concerto metal fanno la differenza anche nell'organizzazione della zona circistante, ma questa è discriminazione nei confronti della musica metal-rock in generale..quelle 700 persone sono comunque esseri umani e si meritano anche loro delle vie comode per andare ai concerti, magari con autobus prolungati di durata solo per quella serata. Sono poche persone, ma bisogna dare loro la possibilità di trovarsi bene e di tornare. Ma il discorso è lungo e articolato..
piemme
Lunedì 10 Dicembre 2012, 20.49.38
12
Concerto, artista e locale sono solo un'esempio... se fosse stato un caso isolato si parlerebbe si stranezza, dovuta al maltempo o alla scarsa qualità della produzione solista di Jorn... il problema sta proprio nella situazione che viviamo in Italia. Locali con concerti rock-metal deserti, in generale, anche birrerie e pub... però se il locale propone cover band allora la situazione va meglio, eppure vedendo i commenti sembra siano molti i metallari o comunque gli appassionati di rock... il discorso potrebbe durare ore, e non esiste un giusto o uno sbagliato, ma se vogliamo che la nostra musica sopravviva la soluzione è solo una, supportare, comprando qualche disco, e andando ai concerti di band minori ed emergenti. Ma insomma, tutti a fare discorsi sull'apertura mentale dei rocker, ribelli e liberi, e poi nel weekend a casa a guardare sky e chattare su facebook??? (Ciao Raven!)
Elluis
Lunedì 10 Dicembre 2012, 20.15.04
11
@HeroOfSand è ovvio che quando c'è un evento come un concerto allo Stadio Meazza che coinvolge 70-80.000 persone i servizi dei mezzi vengano prorogati, ma ti assicuro che non sono affatto gratis !! Lo stesso cmq è successo anche per tutti i concerti estivi che ci sono stati a Rho Fiera. Per il resto, ti capisco, il problema dello spostamento per andare a vedere i concerti fuori città l'ho vissuto anch'io fino ai 19 anni, quando poi finalmente ho preso la patente !
HeroOfSand_14
Lunedì 10 Dicembre 2012, 17.37.13
10
Dici bene Lizard, la colpa in effetti è solo nostra. Però io penso alle "nuove generazioni", di cui potrei fare parte anche io visti i miei 20 anni. Venendo da Trento, sono vicino a Milano, luogo dove si concentrano la maggior parte dei concerti metal di valore. Il problema (a parte i soldi visto che lavoro non ce nè e lo sto sperimentando) riguarda anche le location. Se i concerti li fanno per esempio all'alcatraz, ottimo, metro comoda e posto in centro, ma molti si mettono a farli a Trezzo (stesso discorso per l'Orion a Roma da quanto ho letto). Ora: per dei ragazzi giovani che ascoltano vera musica, come si fa a dare la possibilità di raggiungere posti come Trezzo? Treno fino a Milano centrale, poi metro e un ora di autobus che la notte manco cè e per il ritorno sei fregato. Allora decidiamo di fermarci in un hotel magari e possibilmente a basso costo. Ma intorno al Live CLub ho trovato solo hotel 4 stelle, se non sbaglio. Poi non devono venirmi a dire che Trezzo si raggiunge comodamente dalla tangenziale, perchè per tutti quelli impossibilitati ad usare una macchina è una fregatura! Questa esperienza l'ho vissuta con i Jon Oliva's Pain quest estate, non sono potuto andarci per i problemi detti, e mi rode ancora. Tantissimo concerti saltati per questi problemi. certo, non abito a MIlano e quindi non posso pensare di vedermi ogni gruppo che passa per la zona. Ma anche a Roncade, vicino a Treviso: posto penso comodo da raggiungere in macchina, ma la maggior parte dei treni arrivano a Treviso, poi autobus che ad una certa ora non passano più, o autostop, ma dubito fareii mai quest ultimo di notte, di questi tempi. Invece quando Vasco suona a San Siro cè la metro gratis e gli orari sono allungati. Ma per i Rhapsody a Roncade non penso proprio, e questo è il tipico problema all'italiana. Penso di non essere l'unico ad avere di questi problemi, ma se potessi andrei a tanti, tanti concerti. Se avessi soldi, e i mezzi di trasporto mi garantissero un viaggio che non diventi l'inferno, visto che i treni per esempio per Trento la notte non ci sono, ultimi intorno alle 23:30 - 24:00. Con cambio a Verona, dove bisogna aspettare 2 ore perchè parta. 2 ore da mezzanotte alle 2 in stazione a Verona? Bah.. Il mio è uno sfogo, non voglio fare la vittima, ma penso che quello che ho scritto sia condivisibile
Lizard
Lunedì 10 Dicembre 2012, 9.38.55
9
Ci mancherebbe che uno debba giustificarsi! Come ho scritto, davanti a me all'ingresso c'erano dei ragazzi venuti da Pisa, quindi probabilmente è dipeso molto dall'orario in cui vi siete messi in marcia. Ma, ripeto, ci mancherebbe che mi ergessi a giudice delle intenzioni o delle possibilità altrui. Faccio solo presente che la situazione è questa ormai: tutti ci lamentiamo dei pochi concerti, dei pochi locali, delle cover band, di questo e di quello, quando poi fin troppo spesso siamo noi per primi ad avere il culo pesante e ad essere i diretti responsabili dello stato delle cose. Mi spiace moltissimo per il lungo viaggio fatto a vuoto e immagino quanto vi abbia fatto girare le p...e una situazione del genere...
bravebard
Domenica 9 Dicembre 2012, 20.28.01
8
Purtroppo da Follonica fino a Pistoia siamo arrivati poi ce la siamo fatta sotto per la neve (non erano tre fiocchi) e siamo tornati indietro spendendo soldi inutili per autostrada e GPL ..... non voglio giustificare nessuno ma non era una gran serata per mettersi sulle strade !!!!!
gigi
Domenica 9 Dicembre 2012, 18.08.21
7
jorn sembra molto vince neil nell' aspetto
anvil
Domenica 9 Dicembre 2012, 14.21.49
6
Solo 15 € un regalo veramente !! poi è chiaro che devono piacere i gruppi , bella rece Saverio .
Khaine
Domenica 9 Dicembre 2012, 14.21.09
5
Ma Flag, nessuno butta croci. Il problema del singolo neanche si pone, questo non è un processo e ci mancherebbe altro, uno avrà diritto di fare il cazzo che gli pare. Però constatare che a vedere Jorn, con 15 € d'ingresso ed altre due band, c'erano 60 persone, è forse sbagliato tirare le somme su come agisce il pubblico, soprattutto in una provincia grande come quella di Firenze?
Flag Of Hate
Domenica 9 Dicembre 2012, 14.08.38
4
L'avevo già detto in una veccuhia discussione, ma lo ripeto: non mi pare giusto di gettare la croce contro chi, per cazzi suoi, non ha voluto presenziare a questo concerto. Jorn me lo andrei a vedere volentieri con i Masterplan, ma solista, appunto, non è nulla di che. Capisco il vostro discorso sul divertimento, ma ognuno si diverte a suo modo.
Raven
Domenica 9 Dicembre 2012, 13.46.06
3
Ma cosa dici Lizard? Tanto poi si possono vedere i video sul tubo, senza freddo e senza spese, vuoi mettere? SIAMO-ALLA-FRUTTA!! Pensa la follia... io sabato prossimo spenderò ben 10 euro di benzina per andare a CT a vedere Cadaveria; roba da ricovero, eh? (bentornato Piemme),
Khaine
Domenica 9 Dicembre 2012, 13.39.46
2
Parole SANTISSIME! E comunque onore a Jorn!
piemme
Domenica 9 Dicembre 2012, 13.03.17
1
parole sante...
IMMAGINI
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La locandina della serata
ARTICOLI
09/12/2012
Live Report
JORN + TEODOR TUFF + DRAGONHAMMER
Exenzia Club, Prato (PO), 07/12/2012
 
 
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