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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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THE OCEAN + SHINING + TIDES FROM NEBULA + HACRIDE - El Barrio, Torino, 09/11/2013
15/11/2013 (3275 letture)
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Se c'è una cosa che proprio non mi va giù in occasioni come questa è il non poter parlare solo di musica. Dover passare parte di quello che dovrebbe essere il racconto di un live da condividere e commentare con tutti voi a parlare di problemi, ritardi e comportamenti non molto corretti è decisamente una cosa triste e che non fa bene alla nostra musica, ma, quando si vivono situazioni come quelle a cui ho assistito pochi giorni fa, non si può tacere.
Quello che doveva tenersi ad El Barrio era un festival (tenete bene a mente questo punto), intitolato Il Risveglio di Gaia e sapientemente organizzato tra gli altri dal cantante del gruppo torinese L'Alba di Morrigan, Hugo Ballisai. Dovevano esibirsi a partire dalle 17.30 del pomeriggio tre act italiani (My People Suicide, Origod e gli stessi Alba di Morrigan), a seguire poi avrebbero suonato i partecipanti al tour europeo dei The Ocean, dunque: Hacride, Tides from Nebula, Shining (quelli norvegesi) e i già citati headliner. Il giorno prima è stato puntualmente comunicato dagli organizzatori che il festival avrebbe subito uno slittamento di due ore a causa di un probabile ritardo nell'arrivo dei tour bus delle band straniere (cosa anche comprensibile visto che partivano da Bilbao), ma che tutto si sarebbe svolto regolarmente seppur con un certo ritardo (ma in fondo è sabato sera ed un concerto che termina alle due del mattino non è poi la fine del mondo).
Mi presento al locale con largo anticipo attorno alle 16.15 per via di un'intervista programmata per le 16.30 con i Tides from Nebula, che chiaramente slitterà. Fin da subito la situazione non appare delle migliori in quanto a meno di tre ore dall'inizio previsto dei concerti (comprendendo già lo spostamento per il ritardo) non c'è traccia dei tour bus, il tutto mentre le band italiane completano i soundcheck. Poco prima delle 19 finalmente arrivano anche le band straniere, con un ritardo complessivo di 8 ore (erano attesi per le 11), mentre queste scaricano in fretta e furia la loro strumentazione riesco a condurre una breve intervista con i Tides from Nebula, che si rivelano piuttosto disponibili nonostante il lungo viaggio affrontato. In questi momenti avviene quello che forse è il fatto più grave della serata: il tour manager appena arrivato con otto ore di ritardo chiede in una maniera che potrei definire - usando un eufemismo di proporzioni titaniche - come "molto poco gentile" alle band locali di levarsi dal palco, per loro non c'è posto oggi. Saltano quindi le esibizioni dei tre gruppi italiani, non fosse che a stabilirlo non è stata l'organizzazione ma un "ospite" giunto tra le altre cose in ritardo. Il punto è che molti dei presenti (almeno un centinaio) erano qui apposta per uno o più di questi gruppi, cosa che ha spinto chi organizzava a restituire il biglietto e potete immaginare cosa tutto ciò voglia dire per eventi come questo, che già attirano una nicchia piuttosto ristretta di spettatori.
Non potendo chiaramente bastare tutto ciò dopo i concerti alcune richieste decisamente esose del management delle band hanno peggiorato la situazione, obbligando l'organizzatore a dei salti mortali notevoli per far sì che venissero soddisfatte (non è così facile reperire alle 2 e mezza del mattino di una domenica delle pizze "a domicilio" e decine di asciugamani da doccia). Insomma, scene purtroppo a cui uno preferirebbe non assistere e che sicuramente gli organizzatori non vorrebbero mai vivere.
Ma arriviamo nonostante tutto finalmente a parlare di musica.
In primis nonostante il ritardo la collaborazione tra i fonici locali e quelli delle band ha fatto sì che i suoni fossero accettabili e discretamente bilanciati durante il corso di tutta la serata, cosa non facile da ottenere quando si monta parecchia strumentazione letteralmente di corsa e si suona dopo un rapido check fatto prima di salire sul palco. I musicisti sicuramente hanno contribuito montando e smontando rapidamente la loro strumentazione tra un'esibizione e l'altra, facilitando di molto il lavoro dei loro tecnici.
HACRIDE Sono le 21 quando finalmente tutto è pronto e gli Hacride possono iniziare il loro show torinese, oltre che primo in Italia stando a quanto detto dal singer Luis Roux. Questa band francese ha più di dieci anni di esperienza ed è fautrice di un death metal relativamente tecnico ibridato con vaghi echi core in alcuni passaggi e con degli stacchi atmosferici parecchio effettati, che contribuiscono non poco a spezzare i ritmi e a variegare le canzoni. Il concerto che ne consegue è solido e professionale, con un band che riesce perfettamente ad ingraziarsi il pubblico coinvolgendolo nonostante un'iniziale timidezza dei presenti. Tra tutti quanti è soprattutto il drummer Mike Roponus a stupirmi, riuscendo ad impostare ritmiche tiratissime (ma molto precise) con un tocco pesante non indifferente. La lunghezza dei pezzi proposti non aiuta molto il gruppo, che dopo mezz'ora deve già lasciare il palco, ma la serata -almeno musicalmente parlando- è iniziata bene.
TIDES FROM NEBULA Dopo un cambio di palco durato circa mezz'ora salgono on stage i polacchi Tides from Nebula, giovane band che sta pian piano acquisendo un certo prestigio in campo internazionale, proponendo un post rock strumentale piuttosto intenso ed emotivamente coinvolgente. Le pedaliere dei due chitarristi e del bassista coprono da sole almeno metà del piccolo palco del Barrio e in cuor mio spero che il loro show non sia troppo inficiato dall'effetto "shoegaze", con musicisti talmente intenti a giocare con i loro effetti da non riuscire ad interagire con il pubblico. Per fortuna i miei timori si rivelano infondati: la band, nonostante l'assenza di un vero frontman, si muove continuamente sul palco (e anche sotto) e contribuisce così ad accrescere l'effetto al limite dell'ipnotico prodotto dalla loro musica. A Maciej Karbowski il compito di interagire con gli spettatori e, per quanto apparentemente timido, non si dimentica di ringraziare più volte il pubblico per la calda reazione, non scontata considerando la proposta molto diversa da quella più pesante delle altre band. Come potete immaginare la scelta dei suoni e la combinazione di effetti è qualcosa di semplicemente magistrale, l'importanza che viene data anche ad aspetti così minuti dimostra la professionalità di una band proiettata verso il futuro e già in grado di mettere in piedi degli show imperdibili.
SHINING (NOR) Passa qualche minuto e iniziano a salire sul palco dei loschi figuri di nero vestiti che riempiono il palco di strumentazione, tra tastiere e chitarre c'è anche spazio per un sax. Una buona immagine che descrive da sola la proposta della band norvegese, dedita ad un avantgarde che combina metal, jazz, elettronica e qualche piccola incursione nell'hard rock per quanto riguarda la costruzione dei ritornelli. Guidati da Jørgen Munkeby i cinque scandinavi danno vita ad un live schizofrenico e forsennato, presentando pezzi travolgenti come Fisheye e I Won't Forget. Il pubblico è totalmente nelle loro mani e mentre il chitarrista Håkon Sagen passeggia suonando tra la gente sotto il palco; Jørgen non si ferma un attimo alternandosi alla chitarra e al sax: come riesca a trovare anche il fiato di cantare a sguarciagola è un mistero. Gli arrangiamenti live dei pezzi sono molto più liberi e permettono alla band di allungarli a piacimento, non sarà forse improvvisazione in senso stretto, ma di sicuro la prestazione dal vivo ne guadagna. Si conclude con la lunghissima cover di 21st Century Schizoid Man dei King Crimson, perfettamente riadattata allo stile Shining e degno tributo alla band britannica. Per il sottoscritto forse il miglior concerto della serata (per gusto personale chiaramente, senza nulla togliere ai The Ocean), soprattutto grazie al modo di porsi estremamente simpatico (ma pur sempre professionale) che in generale per il coinvolgimento del pubblico in sala.
THE OCEAN Siamo oltre la mezzanotte quando, dopo un cambio di palco per forza di cose più lungo, salgono sul palco gli svizzero/tedeschi. È stato montato anche un proiettore che per tutto il concerto mostrerà immagini "marine" perfettamente coordinate con il tempo di ogni singola canzone suonata. Come potrete immaginare è Pelagial a farla da padrone: l'ultima fatica in studio dei The Ocean è stata in pratica riprodotta nella sua interezza (sono state escluse soltanto Abyssopelagic II: Signals of Anxiety e Hadopelagic I: Omen of the Deep). Si comincia con la intro Epipelagic e ci si getta subito in acqua con Mesopelagic: Into the Uncanny, la band dimostra subito chiaramente la sua fama, riproducendo fedelmente quello che sentite sul disco, sia grazie ai samples gestiti dal chitarrista mastermind Robin Staps sia grazie alle capacità tecniche dei singoli che suonano come macchine ben rodate. Al di là della capacità esecutiva è Loïc Rossetti a catalizzare l'attenzione, sia con la sua capacità di passare dal cantato harsh al pulito senza nessun particolare sforzo e sia di aizzare la folla includendo anche svariati stage diving (uno addirittura lanciandosi da circa due metri d'altezza dai diffusori a bordo palco). Il concerto va avanti in maniera chirurgica di fronte a circa 250 spettatori (la sala è quasi piena), dimostrando appieno il valore tecnico di ognuno dei singoli musicisti e in generale della compiutezza di un disco come Pelagial, che passa da sfuriate in salsa prog estremamente personali a ritmiche di fatto doom che caratterizzano la parte finale del cd. Dopo la conclusione di Benthic: The Origin of Our Wishes la band lascia lo stage, richiamata però a gran voce dal pubblico quasi istantaneamente. L'encore si concentra su pezzi tratti da episodi precedenti, in particolare vengono eseguite: Shamayim, Firmament e per concludere la tiratissima The Grand Inquisitor II: Roots & Locusts. Quasi un'ora e mezza di concerto assolutamente all'altezza della fama della band tedesca e che non ha lasciato insoddisfatti i fan accorsi.
Una bella serata di musica, ma purtroppo un festival cancellato da comportamenti umanamente e professionalmente inaccettabili, il pubblico accorso per le band straniere non ha probabilmente percepito l'entità del problema, ma posso solo immaginare la frustrazione delle band che non hanno potuto suonare e delle persone accorse solo per loro. Complimenti in ogni caso all'organizzatore che ha saputo giostrarsi in una situazione veramente difficile e che come immaginerete non auguro davvero a nessuno.
SETLIST THE OCEAN 1. Epipelagic 2. Mesopelagic: Into the Uncanny 3. Bathyalpelagic I: Impasses 4. Bathyalpelagic II: The Wish in Dreams 5. Bathyalpelagic III: Disequillibrated 6. Abyssopelagic I: Boundless Vasts 7. Hadopelagic II: Let Them Believe 8. Demersal: Cognitive Dissonance 9. Benthic: The Origin of Our Wishes
---- ENCORE ----
10. Shamayim 11. Firmament 12. The Grand Inquisitor II: Roots & Locusts
Foto a cura di Gianluca Leone "Room 101"
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12
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Nido ha parlato di 20 ore di guida...peccato che da Bilbao a Torino siano 11 ore di strada, che se anche esageriamo diventano 14. Qualcuno ancora aspetta di sapere come hanno fatto ad accumulare le 8 ore di ritardo. |
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11
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Ahah ma metticela uguale  |
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10
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@The Void: sì sì mi pare sia la stessa, ho incluso solo quella dei The Ocean perché era l'unica di una lunghezza degna di nota  |
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9
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Setlist Shining (roma): I Won't Forget HEALTER SKELTER Fisheye The One Inside My Dying Drive 21st Century Schizoid Man Penso sia la stessa di torino. |
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8
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Ho parlato con Munkeby, Rossetti e Staps...da quel che ho capito, per via di alcune cose hanno fanculizzato promoter e tour manager alla data di Roma. Tra l'altro, gli shining non iniziavano a suonare perchè questo li aveva bloccati per motivi economici. Risultato? Jørgen mette un minuto di timer e scaduto suona. Apparte tutto, concerto (Roma) MERAVIGLIOSO, tutto eccellente, the ocean fantastici e shining PAUROSI...e fuori dal palco persone eccellenti e disponibilissime. Avrei mille aneddoti da raccontare, ma preferisto andare a ascoltare Blackjazz. |
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7
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Aiuto…ma scusate l'ingenuità della domanda, in una situazione del genere l'organizzatore non ha alcuna voce in capitolo? Cioè, non ha alcun potere di dire al tour manager che so, "Ca**o vuoi, ora suonano loro poi tocca a voi"?? |
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@Room, ottimo, bel report davvero! raccontare in giro certi episodi lasciano ben comprendere come molto spesso la nostra esterofilia vada a toccare livelli estremamente alti. mi spiace perchè ci tenevo davvero a vedere questo concerto ma sarà per la prossima volta, non capisco solo come possano gli hacride suonare per primi... sotto anche agli shining...ma è un mio parere |
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Esattamente Waste, a me sono girati non poco dopo aver letto il post legato a quella foto (ora prontamente cancellata). Zero professionalità e atteggiamento da popstar, ho visto con piacere questo concerto ma in futuro il mio supporto se lo possono anche scordare. |
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Il bello è che alcuni (non faccio nomi) stanno infamando l'italia e gli italiani sui loro profili facebook, roba da matti. |
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ok...per come sono io...una qualsiasi persona che mi arriva così...con quelle pretese...in modo così scortese....dopo 8 ore di ritardo....dopo che la giornata se la guadagna grazie a me....beh...penso che alle mani ci sarei venuto con alta probabilità XD |
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E voi non sapete quello che è successo il giorno dopo a Roma e come si sono comportati i The ocean nei giorni seguenti... ora sono di fretta, appena torno mi spiego meglio.Comunque bel concerto e ottima provadi tutte le Band qui a Torino, mi dispiace solo per la situazione sopra descritta |
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1
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L'arroganza del manager descritta è veramente insopportabile, bistrattare band meno famose a causa di una mancanza di tempo causata dal suo ritardo mi sembra veramente inaccettabile. Già le band italiane in generale fanno fatica ad affermarsi, se poi ci si mettono anche gli stranieri a rendere le cose più dificili... |
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