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EPHEL DUATH - Parla la band
06/02/2006 (4569 letture)
Intervista agli Ephel Duath, ovvero la band piu’ geniale del panorama metal (e non) italiano. Jazz e intolleranza al razionale si fondono con espressioni e creazioni multiformi…

Pain To Necessary To Know rappresenta l’eccesso sonoro in tutte le sue forme, una perla “underground” che si discosta dal metal in generale. Come nasce il seguito di The Painters Palette?


Grazie per le belle parole, sei molto gentile. Pain To Necessary To Know nasce da due anni di prove e sei mesi in studio: devo dire che mi ha letteralmente prosciugato. Lo stress è arrivato a livelli davvero pericolosi, talvolta ho pensato che non sarei riuscito a vedere il disco pronto tanto era il mio coinvolgimento emotivo e la quantità di tempo e disponibilità umana che ho richiesto agli altri membri. Anche per questo Piovesan ha lasciato la band. Stare così a contatto con la parte più intima di me stesso, mi ha lasciato un segno indelebile. Ho dato tutto quello che c’era da dare e la cosa mi ha spaventato: quando il ciclo si è chiuso mi sono reso conto che attorno a me non c’era più nulla oltre la band.

Come siete arrivati alla soluzione “sporca” e “aggressiva” delle chitarre, e conseguentemente, al loro particolare suono?


Abbiamo cercato un suono che avessse un impatto emotivo molto forte. Se vuoi urlare qualcosa non lo fai stando dentro a parametri di “pulizia”. Pain To Necessary To Know è proprio questo, abrasione interna, e proprio così doveva essere il suono delle mie chitarre, in cui senti l’attacco del plettro, la corda che risuona e le valvole degli amplificatori che lavorano a pieno regime. Ho combinato il mio Fender, un vecchio Boogie e un Orange, trovo che il risultato sia esattamente quello che desideravo per quest’album. Ne sono soddisfattissimo.

Domanda complicata. Come nasce un pezzo degli Ephel Duath?


Tutto parte dalla mia chitarra, poi presento le mie idee alla sezione ritmica che seguendo le mie indicazioni crea architetture sonore che allo stesso tempo sorreggono e destabilizzano. Dopo aver scritto i testi scelgo assieme a Lucio le parti vocali e una volta in studio aggiungiamo rumori acustici ed eventuali parti di synth che servano ad enfatizzare il mood dei brani.

E qual’e’ la vostra concezione di “brano”? Per molti i pezzi risultano privi della struttura di base, sono brani fini a se stessi (premetto, e lo si legge dalla recensione, che sono totalmente in disaccordo con queste affermazioni). Commentatemi questa frase, apparsa fra i commenti : “Geniali sì, ma non devono dimenticarsi che cos'è la musica”


La mia concezione di brano è un continuo fluire di emozioni che si scontrano tra loro. A volte si possono fondere, molte altre lasciano la situazione apparantemente irrisolta. Cerco di mettere in musica forti contrasti, li stessi che sento ogni giorno nella mia personalità. Dono al tutto molta ansia e tensione. Riguardo alla frase apparsi nei commenti della recensione, c’è poco da dire se non che accetto spiegazioni in merito, magari se capisco cos’è la musica i miei dischi potranno vendere un po’ di più ah, ah, ah. (grande! n.d.r.)

Parliamo della dipartita di Davide Tolomei e dell’acquisto di Luciano Lorusso George. Quali differenze hanno portato nel vostro sound le diverse impostazioni vocali dei due singer?


Luciano Lorusso George non ha sostituito Tolomei. In “The Painter’s Palette” hanno cantato entrambi poi quest’ultimo ha lasciato la band per motivi personali (mi era sfuggito il particolare…n.d.r) Inizialmente avevo pensato di cercare un’altra voce melodica, poi la composizione dei brani di Pain To Necessary To Know mi ha fatto intuire che inconsciamente l’avevo sostituita con le mie partiture di chitarra. In seguito abbiamo optato per una sola voce, scream, che avesse però il peso di qualsiasi altro strumento. E’ per questo che essa entra ed esce dai brani senza un apparente logicità strutturale, quasi come una belva che d’improvviso colpisce e poi si nasconde nella foresta. E aspetta..

Free-jazz e furia cieca. Quali sono le band che piu’ vi hanno influenzato?


Proveniamo da background troppo differenti per farti una lista di gruppi che in qualche modo rispecchi le influenzi di ogni membro degli Ephel Duath. Parlerò per me. I Metallica mi hanno avvicinato alla musica estrema. Sono sempre stato uno che schivava le aperture melodiche ala Iron Maiden, di conseguenza, tranne che per gli At the Gates e i primi Dark Tranquillity, non mi hanno influenzato band che vedono la melodia come baricentro del loro suono. Con il tempo mi sono avvicinato a realtà che canalassero la rabbia con intenti musicali non propriamente estremi. Da qui nasce il mio amore per il Post Hardcore, e l’ambient. Non mi va di fare una lista di artisti che sento vicini, sarebbe noiosa e sicuramente poco attendibile perché ne dimenticherei parecchi.

Conoscere il dolore per continuare a vivere. E’ questo il significato di Pain To Necessary To Know?


Conoscere il dolore per crescere. Il titolo del nuovo album è ben sviluppato dall’artwork interpretato dal duo norvegese Trine og Kim, ove sta l’immagine che simboleggia l’intero concept: la figura della medusa. Penso che non sia possibile conoscere a fondo le meduse se non hai sul tuo corpo il segno del loro tocco, così come non puoi avere un’idea di cosa sia meglio per la tua vita se non hai attorno al te il segno del dolore. Secondo me la sofferenza, non necessariamente fisica, è utile per conoscere se stessi, così come la band ha avuto modo di capire in questi due anni e mezzo, dove a una crescita musicale e umana e si sono affiancate porte sbattute in faccia, momenti di sconforto e traballamenti di line up che hanno finito solo per rafforzare e a motivare ancora di più il nostro lavoro.

Cito dalla mia recensione : "La pazzia ha assunto un ruolo predominante nel mondo dell'arte. Non tanto la malattia mentale in sé, quanto uno stato di cose che lega l'artista all'immaginario di pazzo, irrazionale, non-normale, non-comune" Immagino vi ritrovate in questa definizione…ma qual’e’ esattamente la vostra idea di “ pazzia\irrazionalita’ ”?


Invece non mi ci ritrovo granchè. Non-normali secondo me sono ben altri gruppi e molto spesso questi hanno la precisa volontà di scioccare l’ascoltatore. Ephel Duath nasce da spontaneità, che poi viene sostenuta da quelle particolari e bizzarre scelte di arrangiamenti che ci infilati nel calderone delle band “pazze”. Ti assicuro che il lavoro che c’è dietro ogni pezzo ha una maniacalità e un’ attenzione talmente chirurgica che sarebbe limitante parlare solo di irrazionalità.

Che ricordo avete del periodo di "Opera", il demo-tape realizzato nel 1998? Quali erano le aspettative dell’epoca?


Ricordo un ambizione sfrenata e la precisa volontà di lasciare un segno indelebile nella scena. Ero un incallito tape trader e il nostro demo è volato in ogni parte del mondo. Ci stavamo creando una buona reputazione nell’ambito underground, poi è arrivato il primo contratto e con l’esplosione di internet tutto è cambiato. Negli anni, la volontà di primeggiare dopo le tante promesse andate a vuoto e le delusioni collezionate dal ’98, si è tramutata in semplice, ma estremamente efficace!, voglia di lavorare per far crescere la band, senza troppo guardarsi attorno e fare questo o quel confronto.

Davide Tiso, sei proprietario anche di una label, la Amaranth Rec.,che e’ una sottoetichetta della Aural Music. Ho letto di Soundbyte e Act Noir… esiste un target per la ricerca delle band?


Al momento per problemi economici il progetto Amaranth Recordings è congelato. Ho fatto uscire solo un album di cui vado particolarmente, il debut album dei norvegesi The Soundbyte, costola dei 3rd and the Mortal. Il target per la ricerca delle band era basato sulla sperimentazione sonora delle stesse, con la volontà di inserire la label in un filone che fosse vicino all’elettro dark e al postrock.

Come siete arrivati al divorzio con l’italiana Code666 e al matrimonio con la Earache? E siete contenti della promozione che sta facendo l’etichetta inglese?


E’ stato solo grazie all’aiuto di Emiliano Lanzoni, code666 ed ex manager degli Ephel Duath, che il contratto Earache ha potuto vedere la luce. L’etichetta inglese ci sta offrendo una esposizione mediatica molto capillare e buoni supporti economici per registrare gli album e affrontare i tour. Penso che ci stiano trattando in modo proporzionale alle nostre vendite, anche se siamo effettivamente una mosca bianca nel loro rooster.

La vostra vecchia etichetta fece uscire nel 2003 Better Undead Than Alive, una compilation comprendente, fra gli altri, Void Of Silence (R.I.P.), Aborym, Thee Maldoror Collective ed Handful of Hate. Cosa ne pensate della realta’ metal italiana? E quali sono i gruppi che ascoltate piu’ volentieri?


Penso che ci siano decine di gruppi interessanti, sebbene la scena non abbia una precisa identità. Band come Zu e Aborym devono essere considerate un orgoglio nazionale. Cito anche Klimt 1918 e Void of Silence su tutti.

Su quel disco c’era anche una band ex-black metal, che seguendo l’esempio di altre band estreme, si e’ trasformata in un combo avantgarde-metal, sto parlando dei Manes. Qual’e’ la vostra idea su queste mutazioni totali di attitudine e suoni?


Adoro l’evoluzione dei Manes e sono felice di farvi sapere che collaborerò a un pezzo del loro prossimo album. Sembra che le prossime mosse della band siano molto ambiziose, si parla addirittura di una sorta di collettivo sonoro che impegnerà moltissimi musicisti diversi da tutta Europa. Spero solo che il tutto non risulti un po’ dispersivo per la band che ora deve confermare quanto di buono fatto con “Vilosophe”.

Che rapporto avete invece con il black metal puro, senza contaminazioni, freddo e glaciale delle terre norvegesi?


Il black metal norvegese mi ha sempre comunicato molto. Lo trovo un genere che per l’urgenza espressiva, la profonda malinconia e l’intrinseca circoscrizione della proposta (spesso passata per spocchiosa “elitarietà”), sia molto vicino alle radici della mia musica.

Cosa pensi diranno i soliti puristi del metal? Non pensi che un prodotto del genere restera’ sempre e comunque appartenente alla “nicchia”, preda ambita, cioe’, di gente che cerca sperimentazione e novita’?


Penso che resteremo sempre legati a un pubblico di nicchia. Ammetto che la nostra proposta è ancora molto poco accessibile, ma sappi che il nostro lavoro e la grande professionalità che offriamo alla band ci sta preparando anche ad eventuali ribaltamenti della situazione. Se saranno offerte alla band le condizioni per fare il salto non ci tireremo minimamente indietro, anche se questo dovesse significare lasciare l’Italia e le nostre famiglie.

Nel Luglio 2003 avete suonato sul palco norvegese del Quart Festival assieme a band come Queens Of The Stone Age, Immortal (R.I.P.), Massive Attack e Turbonegro. Qual’e’ il commento relativo a quell’incredibile esperienza? E qual’e’ la band che piu’ ti ha colpito? (personalmente adoro i Massive Attack…)


E’ stata un esperienza veramente forte. L’organizzazione del festival era a dir poco mastodontica. Eravamo al nostro quarto concerto, non è stato semplice gestire un palco di quel tipo. Lo show per una serie di problemi tecnici non è stato esaltante, ma è stato comunque apprezzato. Ricordo con molto piacere l’incontro con Manes, Red Harvest e Cult of Luna. Lo show che più mi ha colpito..beh Mike Patton ha fatto un ottima performance con i Tomahowk. La band era piuttosto spompata ma lui era un vero spettacolo mentre inneggiava la folla inneggiando al fist fucking. Un'altra cosa da vedere sono i Turbonegro in patria. I Turbojugen sono migliaia, pronti a fare DAVVERO qualsiasi cosa per la propria band. Ricordo inoltre degli emergenti Interpol che hanno suonato in un palco che era il decimo del nostro a un orario infame e che dire di quello che fu l’ultimo show degli Immortal.. E’ stato un po’ emozionante vedendoseli di fronte nei camerini. Purtroppo non ho potuto vedere i Massive Attack e i Queens of the Stone Age, avevano suonato il giorno prima (peccato…n.d.r)

Concerti futuri e progetti degli Ephel Duath…


In marzo partiremo per il nostro primo tour Europeo, in Aprile sarà la volta di un tour in Italia che toccherà molte città da nord a sud. Verso maggio faremo qualche show in Svizzera e Austria, prima di tornare in Norvegia dove siamo stati invitati per la seconda volta al Moxsty Festival, organizzato quest’anno da membri degli Emperor.

Ultimo cd comprato\ascoltato. E il disco che dopo tanti (ma tanti) anni, gira ancora sul vostro lettore cd…


Ho comprato l’ultimo di Burst, Earth e Sunn o))). Tre dischi estremamente ambiziosi su cui le suddette band e gli addetti ai lavori stanno puntando molto. Devo dire che li ho trovati davvero interessanti, quasi una sublimazione di quanto fatto dalle rispettive band sino a oggi. Pensa che proprio in questi giorni abbiamo dovuto rifiutare di accompagnare i Burst nel loro prossimo tour europeo. Le condizioni proposte non erano umanamente accettabili, sarebbe imbarazzante entrare nei dettagli. Spero che in futuro ci sia la possibilità di condividere il palco con questa promettente band svedese che ho visto all’opera con i Dillinger Escape Plan e devo dire che mi ha positivamente colpito. Tornando alla tua domanda, un disco che dopo tanti anni continua a girare nel mio lettore è “Time of Grace” dei Neurosis (sono quasi commosso, adoro quel disco! n.d.r.) E’ ormai parte di me, quasi un conforto. Pensa che ne ho più copie..

Abbiamo finito. Nel ribadirvi la mia ammirazione (…sono anche stato incaricato dal mio collega Il Segugio di farvi i suoi personali complimenti) per lo splendido Pain To Necessary To Know, lascio il finale a vostra completa disposizione…


Grazie per l’intervista ed il supporto, invito tutti ad ascoltare “Vector, third movement” e “Pleonasm”, tratte da Pain Necessary to Know, che potrete scaricare dal nostro sito www.ephelduath.net, o dalla pagina www.myspace.com/ephelduath. Besos, ci si vede dal vivo.



Renaz
Mercoledì 8 Febbraio 2006, 10.41.16
2
Lo ribadisco, Veneto rulez!
ilsegugio
Lunedì 6 Febbraio 2006, 23.59.40
1
Stay odd, man..
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s.v.
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06/02/2006
Intervista
EPHEL DUATH
Parla la band
 
 
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