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GORGUTS + MISERY INDEX + NERO DI MARTE - Circolo Colony, Brescia, 29/04/14
05/05/2014 (3815 letture)
LA MUSICA, QUALE GRANDE PASSIONE
Cosa è la passione se non dedizione, frustrazione e volontà d’intenti? Anni che si macinano kilometri in lungo e in largo per godersi spettacoli che all’interno del circuito musicale underground lasciano il segno. Questa era una serata speciale: sobbarcarsi 4 ore di macchina post lavorative ed il giorno dopo essere sempre sull’attenti è segno di dedizione. Non siamo qui di certo a fare le vittime, anzi, ma a farvi da ciceroni per una serata che meritava la conseguente stanchezza ed il finestrino aperto andando in autostrada per non essere vittime di un colpo di sonno. Questa è passione e non la rinnegherò mai: la musica va vissuta, assaporata e trasmessa, le corde devo tremare e in questa serata ha tremato anche l’animo. Una serata che difficilmente dimenticherò e dico sin da ora grazie al destino di avermela fatta vivere.

NERO DI MARTE
I Nero di Marte: chi li ha visti dal vivo? Spero alziate la mano in tanti, lì davanti al monitor, perché se non così fosse vorrebbe dire che vi siete persi una delle più splendenti realtà che il nostro Bel paese può offrire in epoca moderna. Attrezzatura prestata per forze di causa maggiore (evitiamo prolissi discorsi sui motivi che ormai tutti sappiamo) ed una tempistica risicata non hanno impedito di farsi onore ad un gruppo che deve essere orgoglioso della propria proposta musicale. La canzone dei Nero di Marte non è la solita canzonetta: c’è studio, razionalità e passione. Mezz’ora scarsa è davvero troppo poco per le doti infinite che risiedono dentro questi ragazzi, fautori di un mix riuscitissimo tra Ulcerate, Gorguts e Meshuggah. Sono potenti, determinati e a conti fatti l’headbanging è dovuto e necessario perché anche stasera i nostri hanno regalato emozioni devastando ogni cosa avessero di fronte. Quattro canzoni (che diventano a conti fatti cinque, avendone unite due in una sorta di medley), molti applausi e la consapevolezza di avere di fronte un grande gruppo, per palati fini. Dilungarsi non ha senso, raccontare ancora di meno: bisogna esserci, bisogna avere l’urlo di Sean nelle viscere per comprendere e la batteria di Marco per ricordarsi di essere ancora vivi nella realtà e non solo dietro ad un monitor. Applausi.

MISERY INDEX
Ogni volta mi sorprendo di quanto riescono a tritare ossa questi individui; chiamarli uomini sarebbe troppo buono. Cosa è cambiato in questi anni dentro i Misery index? Sostanzialmente nulla, specificamente moltissimo. Mi spiego meglio: avete presente Jason Netherton, il fondatore e leader indiscusso? Perfetto; adesso è a lato palco, per scelta o per necessità, sostituito come frontman ufficioso ma non ufficiale da parte di Mark Kloppel. Non un male, in fin dei conti: Mark è in pianta stabile dentro il gruppo da anni e da sempre ha sostenuto l’opera con dedizione e professionalità, però è il vederlo in postazione centrale a cantare quasi tutte le strofe “rubando” al buon vecchio Jason la scena che lascia di stucco, sorpresi e “inBaccalizati”. Non fraintendetemi, il maestro è li al suo posto e spinge come un vagone ferroviario; solo, si ritaglia lo spazio che serve, quel minimo indispensabile per ricordarci che lui c’è. Ottima la prova da parte di Adam Jarvis, che ad oggi può tranquillamente essere annoverato tra i migliori batteristi del genere, con uno stile tentacolare splendidamente riuscito: silenzioso ed operativo, viaggia brutalmente verso la meta. I brani, la musica e le urla ormai sono familiari e si attestano su un piano di crudeltà fine a se stessa che in certi frangenti necessita di esistere. La versione meno tecnica, ma più schietta e sincera, dei Dying Fetus che non lascia adito a fraintendimenti: il pubblico lo vede perché si inizia notevolmente a scaldare, e l’unico momento di pausa,se così possiamo definirlo, è durante la traccia dall’imminente The Killing Gods che risultava ai molti semisconosciuta. Risultava anche un po’ diversa dalle altre, perché lo stacco centrale rallentato risulta forse un po’ troppo fuori contesto; per un giudizio finale, tuttavia, attendiamo il disco. Ottimi sotto ogni aspetto, belli come il sole e brutti come il raffreddore, il gruppo ci regala una prestazione che non verrà di certo ricordata negli annali ma che calza sempre a pennello nella serata giusta, con il pubblico giusto e il clima giusto. All hail to Misery index.


GORGUTS
Quanto attendessi questo momento, non sto nemmeno a dirlo. "Venticinque anni di carriera e non avete mai messo piede in Italia? Ma che avete fatto prima?", mi son chiesto. Poco importa, ora Luc è qui e tutto il resto va a quel paese. Lo show Inizia, silenzio in aula.
Mi aveva già preannunciato qualche ora prima, in una chiacchierata, che i Gorguts avrebbero eseguito per la maggior parte brani tratti dall’ultimo Colored Sands, ma che su nove pezzi del suddetto disco ne avrebbero suonati sette, escludendo solo la strumentale The Battle of Chamdo e la lunga Absconders. Ovviamente alcuni dei vecchi classici vengono riproposti: alla fine dell’ora e poco più di concerto eseguito saranno tre i brani presi dal passato, quanto basta per rendere tutti contenti e con il sorriso sulle guance ben stampato. La formazione è stata modificata come ben sappiamo: Patrice Hemelin non è il primo batterista che passa, avendo suonato per numerose band canadesi tra le quali figurano Martyr, Beneath the Massacre e Quo-Vadis. Poche parole, molti gli intenti che accompagnano questa serata musicale, perché per la prima mezz’ora a parte headbanging e canzoni non c’è stata interazione col pubblico, zero parole, e così deve essere. In fila una dietro l’altra Le Toit du Monde , An Ocean of Wisdom, Forgotten Arrows e la track list viene rispetta al 100% secondo l’ordine di concepimento; solo in questo momento Luc prende la parola, ringraziando e confermando che i nostri saranno di ritorno in Italia a Giugno per un’altra data. Si riparte con l’esecuzione di pezzi che vengono eseguiti con l’esatta struttura musicale che si può riscontrare sul disco originale: non ci sono intermezzi strumentali o improvvisazioni, anche perché le note qui suonate necessitano di concentrazione per essere comprese a fondo, ritrovandosi così con uno dei picchi espressivi massimi mai raggiunti negli ultimi dal death e tutte le sue sottocategorie. Enemies of Compassion è un gioiello che brilla, è un mantra cadenzato che nasconde violenza e raffinatezza, è tanto maestosa da farti sentire piccolo, sempre più piccolo ad ogni intreccio dissonante che proviene da quelle corde maledette. Segue Reduced to Silence, con il suo incidere marziale e gli stacchi di batteria sulla campana –o campanaccio- che ci ricordiamo di essere all’ultima canzone del disco; ora cosa ci aspetta? “Torniamo indietro di qualche anno ragazzi, siamo nel 1993 e questa è Orphans of Sickness". Delirio puro, non c’è una testa in sala che non venga scossa e il mosh nasce spontaneo; subito dopo vengono regalate due perle dall’immenso Obscura. La serata viene chiusa con la proverbiale lacrima che scorre per le emozioni provate attraverso The Carnal State e la title track del disco sopracitato, ricordandoci che qui si trova il vero death tecnico: ai detrattori e agli esaltati è sempre bene servire il piatto freddo, come la vendetta. Mentre ascolto gli ultimi tre brani, quelli del passato lontano, mi rendo conto di quale sia enor,me la distanza siderale che risieda tra un album quale The Erosion of Sanity e Obscura. Uno più grezzo, ancora acerbo nei passaggi e figlio di una gioventù mai negata, l’altro il vero passo verso la notorietà, verso la maturazione. Ascoltare dal vivo le canzoni di Colored Sands ci si rende conto di come questo nuovo parto sia superiore in tecnica e perizia delle esecuzioni; ovviamente al cuore non si comanda, ma l’obiettività prima di tutto, e questa sera l'ultimo parto si è dimostrato l’album più complesso mai creato dai Gorguts. La prestazione dei commilitoni oserei definirla professionale, ottimo l’aspetto sia scenico che musicale di Colin che regala emozioni attraverso le sue pose plastiche e i giri di basso al limite dell’umana comprensione. Kevin è nel suo angolino, silenzioso ad eseguire tutto a menadito, un robot che mette in pratica senza strafare e risulta indispensabile, come volevasi dimostrare in fin dei conti. Un’ora e poco più, settanta minuti di equilibrismo sonoro e vertigini da altezze cosmiche. Devo aggiungervi che tutti erano soddisfatti o lo si capisce?

SETLIST GORGUTS
1. Le Toit du Monde
2. An Ocean of Wisdom
3. Forgotten Arrows
4. Colored Sands
5. Enemies of Compassion
6. Ember's Voice
7. Reduced to Silence
8. Orphans of Sickness
9. The Carnal State
10. Obscura


BASE CHIAMA TERRA PASSO, RISPONDETE, PASSO

Probabilmente alcuni potrebbero vederlo come un recinto chiuso, dove i confini, per quanto larghi, vengono sempre rispettati dai Gorguts; dico questo perché la tecnica in fin dei conti è questa, ma poco importa, si tratta di sciocchezze che lasciano il tempo che trovano, perché per anche solo tracciare il recinto entro quale queste creature creano questa musica bisogna lavorare anni, anni ancora e secoli, senza probabilmente arrivarci mai. Sono di un altro pianeta, e aver scelto come compari di merende i Misery Index è stata una mossa azzeccatissima: non deludono mai e ancora una volta han dimostrato di essere al top della forma. I Nero di Marte, pur essendo presenti solo nella data italiana del tour, confermano di avere il supporto da parte della band principe dopo il tour che li ha visti insieme degli Stati uniti; bravi davvero, probabilmente “the next big thing”, proprio sotto i nostri occhi.
La serata è stata una manna dal cielo per gli appassionati (cento,centocinquanta se stiamo larghi). Ormai lo sappiamo: ci si lamenterà sempre della scarsa presenza e dei conti che non tornano ma il metallaro da tastiera è una realtà. Prima di commentare, guardiamoci dentro e chiediamoci se non è magari anche colpa nostra se i tour saranno sempre meno e le date costeranno sempre di più. Devo tirare le conclusioni del tutto augurandomi di poter rivivere mille serate come questa insieme agli amici, ad una buona birra e alla musica che amo nel profondo.



Ad astra
Giovedì 15 Maggio 2014, 14.54.26
7
Tornano a Pisa il 23 GIugno insieme alla cover band dei Death.... se interessa
Unia
Giovedì 15 Maggio 2014, 14.49.27
6
@precis: idem spero in un ritorno...
Mattia Jonne klaatu
Martedì 13 Maggio 2014, 18.36.07
5
per fortuna c'ero, concerto a dir poco fantastico!! il chitarrista dei Misery index è un chiacchierone non la smetteva più di contarla su haha
hatebreedz
Mercoledì 7 Maggio 2014, 18.33.41
4
c'ero, concerto fantastico, finalmente son riuscito a vedere i gorguts!! e grandissimi i misery index!! e pensavano loro anche al banchetto del merchandising!! se non è passione questa....
Northcross1
Lunedì 5 Maggio 2014, 23.32.18
3
Io c' ero! Un gran bel concerto! Spettacolare!
PaulThrash
Lunedì 5 Maggio 2014, 8.50.37
2
Eh, davvero una bella serata! Condivido le parole qui sopra, praticamente tutto un centinaio di persone, qualcosina in più, decisamente molti più dei quattro gatti che eravamo venerdì sera a vedere i Toxik
precision88
Lunedì 5 Maggio 2014, 3.15.35
1
finito di mangiarmi le mani ho iniziato coi gomiti... sto rosicando come una bestia per non essere riuscito a salire!
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05/05/2014
Live Report
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Circolo Colony, Brescia, 29/04/14
 
 
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