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ROCK IM RING - DAY 2, Arena Ritten. Renon (BZ), 12/07/2014
16/07/2014 (1630 letture)
Dopo una notte praticamente insonne, passata ad urlare "Helga!" in continuazione assieme al solito gruppo di tirolesi ubriachi che ci ha occupato la tenda, decidiamo di esplorare un po' la zona di Renon, trascurando le prime band trovatesi a suonare di pomeriggio presto, per la maggior parte gruppi sud-tirolesi (come i Tasser & Niggl o adirittura i rapper Homiez 4 Life) che, in tutta sincerità, ci attiravano ben poco. Ritorniamo quindi nell'area festival verso il tardo pomeriggio, mentre stanno già suonando i canadesi The Brains.

THE BRAINS
Osserviamo lo show del gruppo canadese seduti a mangiare nei pressi dello stand, dove praticamente mezzo pubblico si è fiondato per cenare, ma nonostante ciò rimaniamo colpiti molto positivamente dalla performance dei The Brains. Il trio si dimostra molto loquace e risulta simpatico, in particolare, il bassista, utilizzante un fiammante contrabbasso nero, davvero bellissimo. La musica proposta, un horror punk mischiato con hard rock e psychobilly, esalta i presenti, tanto che nella foga volano molti piatti ancora pieni di cibo. La maggior parte del materiale proposto è tratto dal loro ultimo album The Monster Within, di cui consiglio caldamente l'ascolto, e grazie a pezzi come Bleed e Rest in Pieces il trio fa una gran bella figura. Da rivedere assolutamente al più presto.

PLANET OF ZEUS
Sono quasi le otto e salgono sul palco i greci Planet Of Zeus, autori di una grande performance. Il loro sound stoner, ispirato a quello dei Kyuss, è apprezzato molto dal pubblico; la voce del singer Babis smuove letteralmente le montagne circostanti, tanta è la potenza delle sue corde vocali. La scarsa pronuncia dell’inglese viene ben mascherata da uno stile quasi in scream di cantato, mentre i riff di chitarra si mantengono rocciosi e pesantissimi per tutta l'ora in cui suonano. Peccato solo per la poca presenza di spettatori, la maggior parte dei quali era ancora intenta a mangiare; tuttavia i pochi presenti sotto al palco, tra cui il sottoscritto, sono potuti venire a contatto con un gran bel gruppo, forse uno dei migliori in assoluto tra quelli spalla. Altro gruppo da ascoltare con calma, magari da headliner.

SKINDRED
Quando poco dopo le nove gli Skindred salgono sul palco, accompagnati dalla Marcia Imperiale di Star Wars, tutti capiscono che sta per aver luogo uno show spettacolare. Ed infatti i quattro gallesi, capitanati dal grande Benji Webbe, sono autori di una performance memorabile: il loro Nu Metal mescolato con il Reggae non solo compiace la platea, la conquista letteralmente. Il singer è il carisma fatto a persona, interagisce in continuazione con il pubblico, ci costringe persino ad eseguire "The first rock'n roll Harlem Shake ever". L'esecuzione di pezzi come Ninja o Nobody è grandiosa: in particolare durante la prima Benji fa accucciare tutti i presenti, per poi farli saltare tutti assieme all'unisono all'improvviso scatenando un involontario mosh-pit persino nelle file più arretrate. Davvero coinvolgente Kill The Power, titletrack del loro nuovo disco, durante la quale il cantante fa alzare al cielo i pugni di tutti facendoli cantare il coro "Kill the power!" in continuazione, per non parlare di quando, proprio mentre inizia a piovigginare, richiede che tutti i presenti si tolgano le magliette e le sventolino al cielo. Escono sotto un mare di applausi, ma tutto a un tratto ecco che succede qualcosa d'imprevisto...

DROPKICK MURPHYS
Se mentre suonavano gli Skindred dal cielo scendeva solamente qualche goccia, poco dopo la fine del loro show ecco che arriva dal cielo una valanga d'acqua. Tutti i presenti corrono a ripararsi sotto ogni riparo possibile, mentre alcuni temerari (ubriachi) rimangono tranquillamente sotto la pioggia, alcuni addirittura a torso nudo. Per una ventina di minuti la situazione è in bilico: suoneranno, non suoneranno, rimanderanno...poi, tutto ad un tratto, gli schermi affianco al palco si accendono trasmettendo il video introduttivo allo show dei Dropkick Murphys. Questi suonano, non c'è un secondo da perdere! Ci fiondiamo sotto una pioggia sempre più pesante nella fanghiglia di fronte al palco, quando ecco all'improvviso spuntare gli statunitensi: il pubblico esplode, The Boys Are Back viene cantata da tutti, proprio da tutti, mentre la pioggia diventa sempre più fitta, ma ormai nulla importa. Ora, raccontarvi canzone per canzone quanto sia stato fantastico il concerto dei Dropkick Murphys non renderebbe assolutamente l'idea. Dall'esecuzione delle più aggressive, come The Gauntlet o Prisoner's Song- dove Al Barr ha dato dimostrazione della possanza delle proprie corde vocali- alle più melodiche, come Jimmy Collin's Wake o alla divertentissima Going Out In Style lo show è stato letteralmente impeccabile, non vi è stato nemmeno un tassello fuori posto. I momenti migliori? Johnny I Hardly Knew Ya ed il pogo infangatissimo che ha scatenato, la grandissima Shipping Up To Boston letteralmente urlata dalla platea, l'esecuzione di TNT degli AC/DC, con il pubblico a scandire il tempo mediante i celebri "Hoy! Hoy!", il tutto sotto una pioggia apparentemente inarrestabile. Cantare Rose Tattoo, la mia preferita, sotto l'acquazzone è stata una delle esperienza più belle di tutta la mia vita, lo ammetto. E proprio quando lo show appariva concluso, dopo aver suonato The Irish Rover, ecco tutti a richiedere "one more song"; i celtic punkers non si fanno certo attendere e ricompaiono per concludere definitivamente lo show con Out Of Our Heads. La pioggia ha involontariamente reso il tutto ancora più incredibile. Assurdo, un esperienza indimenticabile, una performance grandiosa di Ken Casey e soci.

E così ce ne torniamo alla nostra tenda, dopo due giorni di fantastica musica, infangati fino alle ginocchia e bagnati come stracci. La mattina dopo, mentre tornavamo a casa e la gente osservava alquanto scandalizzata le nostre condizioni in stazione, la prima cosa che mi venuta in mente è stata questa: I could really give a shit, I'm going out in style. Grazie Dropkick Murphys, alla prossima!



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