|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
JUDAS PRIEST + FIVE FINGER DEATH PUNCH - Summer Arena, Assago (MI), 23/06/2015
28/06/2015 (4632 letture)
|
Ritorno d'eccellenza, da brividi lungo la schiena, per tutti i fans italiani: i leggendariJudas Priest calano gli assi sull'assolato palco della Summer Arena di Assago, tra asfalto rovente, cielo minaccioso e la ''cattiva compagnia'' dei Five Finger Death Punch di supporto. Un binomio pronto a far crollare i pilastri del cielo a suon di heavy metal.
L'ATTESA – Tra container e fratellanza
Lo sappiamo bene. La brutalmente ribattezzata Summer Arena di Assago non è il top in quanto a comfort ed eleganza. Non è di certo una Mercedes, quanto più un baracchino arrugginito e senza ruote. La cornice conta fino a un certo punto, e così tutti i numerosi fans giunti per l'evento dell'estate ci scherzano su. Un rapido sguardo intorno per capire che ci troviamo a uno scalo portuale nel bel mezzo dell'autostrada milanese. L'area esterna del forum è davvero terribile: container di deposito, baracche basse a 540,000 gradi Fahrenheit e un ingresso a doppia-mandata che assomiglia vagamente al carcere di ''Sorvegliato Speciale''. Sopracciglia sollevate, schiena madida e occhiali da sole in bella mostra: tante facce note, alcuni giovanissimi, per un colpo d'occhio iniziale non esagerato, ma molto compatto e dal letale potenziale metallico. Si percepisce gioia e attesa, curiosità e sicurezza, in un calderone di pura fratellanza. Il piacere di ritrovarsi, ancora una volta, al cospetto delle leggende che ci hanno in qualche modo accompagnato, aiutato e ispirato nel corso del tempo e delle nostre vite.
Alle 19:30 circa la folla, già un po' più numerosa, entra nell'area concerti. Qualche stand e poco altro, per un contorno spoglio e ruvido. Le zanzare sono pronte alla battaglia: le scorgiamo dietro gli alberi e le siepi in lontananza. Vogliono Noi, vogliono il sangue. Breve bivacco, commenti, saluti, poi qualcosa di prepotentemente positivo ci attacca dal palco e così assistiamo all'opening-act d'eccellenza...
FIVE FINGER DEATH PUNCH: Cuore d'acciaio.
I 5FDP, acronimo ormai piuttosto noto nella comunità metal, aprono le danze accompagnati dal fido telone raffigurante la maestosa aquila e la scritta/logo della band. Tocca al vecchio singolo Under and Over It aprire le danze in questo meraviglioso 23 giugno, e lo fa nel migliore dei modi: piede sull'acceleratore, riff taglienti e grande chorus che la folla, pressata sotto al palco, non si lascia sfuggire, tra segni di comprensione, corna, pugni alzati e i classici ''Hey! Hey!'' d'ordinanza. Il piccolo ma selvaggio singer Ivan Moody ce la mette tutta per aizzare la folla e farla divertire. Compito non sempre facile ma che pare non pesare alla band americana. I suoni, all'inizio migliorabili, esaltano le sei corde di Jason Hook e Zoltan Bathory, rispettivamente solista e ritmica, sollevando un polverone di riff distorti e assoli veramente degni di nota e, soprattutto, divertenti. L'atmosfera e lo spirito tipicamente ''live'' della band ci accompagna a braccetto attraverso una breve ma intensa scaletta costituita da piccole-grandi hit. Si passa da Hard to See a Never Enough, passando per la sempreverde cover di Bad Company, potente ed emozionante, e la riffata Lift Me Up, sulla quale ci si aspettava l'ospitata del Metal God in persona, Rob Halford, che non è arrivata. Ma poco male, perché il finale del concerto è tutto fuochi e passione metallica, tra l'invito di un ragazzino emozionato sul palco e le parole di Moody che identificano il piccolo come: ''la prossima generazione dell'heavy metal''. Senza dubbio un momento di grande emozione, appartenenza e raccoglimento. Sono in molti i super-fan della band, e lo notiamo dai diversi striscioni e bandiere tributate al combo americano, con dediche ai soldati, ai veterani e ovviamente alla band stessa.
Non mi aspettavo un simile calore per un semplice motivo: aprire il concerto di mostri sacri quali Iron Maiden, Manowar e appunto Priest non è mai stato un compito facile, anzi. I 5FDP riescono nell'impresa, condensando passione e grinta in 45 minuti di heavy metal.
Grazie a loro la pista è ormai sgombra e i motori sono caldi e pronti a rullare. La folla sorseggia qualche birra evitando sciami impazziti di zanzare assassine, mentre il cielo ci accompagna verso la notte candida e piena di sorprese. Senza rovinarvi la lettura, mi risparmio ogni eventuale spoiler sulla prestazione di Halford & soci, di cui si occupa ora il mio bravo collega Nicolò Brambilla! Buona lettura.
SETLIST FIVE FINGER DEATH PUNCH 1. Under and Over It 2. Hard to See 3. Lift Me Up 4. Medley strumentale 5. Bad Company 6. Burn MF 7. Never Enough 8. The Bleeding 9. House of the Rising Sun (Outro)
JUDAS PRIEST
Un enorme telone recante il logo dei Judas Priest campeggia sullo sfondo di un cielo azzurro che si sta via via spegnendo con la sera, coprendo le ultime operazioni di palco prima dell’inizio del concerto. Il volume della musica in diffusione cresce notevolmente con le prime note della familiare War Pigs, che i veterani riconoscono subito come l’introduzione all’incipit dello show degli inglesi. Tutti cominciano subito a cantare all’unisono il celebre pezzo dei Sabbath, prima che questo si interrompa e inizi l’intro di Dragonaut, da Redeemer of Souls dello scorso anno. Non appena Scott Travis attacca dietro alla batteria, pochi secondi dopo le chitarre, il telone che occultava il palco cade, mostrando la formazione già in posizione sul palco e un maestoso gioco di schermi ed effetti luminosi dietro di loro. Manca soltanto Rob Halford all’appello, che fa il proprio ingresso con passo fermo, pelle nera a non finire e tanto di scettro ad accompagnarlo. Nonostante la poca familiarità con il nuovo materiale, è subito evidente la forma dei cinque, con una sezione ritmica puntualmente scandita da uno statuario Ian Hill alla destra del palco. Un boato si alza con Metal Gods al secondo posto in scaletta, che incede cadenzata e potente con le sei corde di Glenn Tipton e del giovane Richie Faulkner, da qualche anno sostituto del congedato K. K. Downing. Il pubblico si scalda subito sul chorus, ma la sorpresa arriva su Devil’s Child da un Halford non solo mattatore sul palco, ma anche meritevole di interminabili plausi per una prestazione vocale mostrata, tanto da sprecarsi pure su acuti letteralmente impressionanti solo per incitare gli astanti.
Scandito puntualmente da un cambio di outfit di Halford ad ogni pausa prevista in scaletta, lo spettacolo continua senza cali tra classici da brivido come Victims of Changes, un pezzo che compie quasi 40 anni, e una meno attesa Love Bites, con tanto di scenografia su schermo dedicata al film Nosferatu del 1922. Anche i pezzi nuovi, pur non avendo lo stesso appeal dei classici più memorabili, reggono bene il confronto in quanto suonati con grinta non trascurabile, soprattutto dato il tocco un po’ epico e incalzante, rispetto per contro ad una più pop-oriented Turbo Lover, comunque immancabile. E’ la seconda parte della scaletta a regalare al pubblico ogni classico che ci si potesse ragionevolmente attendere, prima tra tutte la bellissima Beyond The Realms of Death, annunciata da Halford come l’immancabile heavy ballad di ogni show dei Priest, alternando sezioni più struggenti ad altre tipicamente caratterizzate dal sound energico delle loro release settantiane. Compare poi sullo sfondo la tigre meccanica rampante di Defenders of The Faith , un disco più che mai amato nel suo 30esimo anniversario di uscita: viene allora proposta Jawbreaker, a cui segue rapidamente Breaking The Law, riconosciuta subito anche dai presenti meno coinvolti. Cori si sprecano su strofe e riff, ma soprattutto sul celeberrimo chorus, con Rob ancora protagonista della scena grazie ad un’energia ed un carisma non sottovalutabili.
D’altronde, quanti frontman rientrano sul palco in sella a una motocicletta, con tanto di fumi ed effetti sonori, per introdurre un pezzo come Hell Bent For Leather? Ma non ruba certo la scena, con Faulkner e Tipton sul fronte del palco ad incitare il pubblico, sollevare le asce in aria e fare headbaning al tempo incalzante della coppia Hill/Travis. Solo qualche secondo di pausa sulle note di The Hellion perché l’accoppiata Electric Eye e You’ve Got Another Thing Coming si dimostri la più energica della serata, e mentre nell’intermezzo Halford intrattiene il pubblico facendolo cantare a mimo dopo di lui, sul finale della seconda il giovane chitarrista Faulkner ci propone due minuti di shredding alla vecchia maniera, giusto prima che sia Travis a prendere il microfono e interagire con il pubblico. Alla domanda del batterista circa quale canzone volessimo sentire, la risposta è immediatamente unanime, e anche Painkiller si aggiunge alla lista di classici sciorinati, dimostrandoci quanto ancora può suonare pesante una band con 45 anni di carriera alle spalle; per la prima volta nella serata si vedono mosh e crowdsurfing, sebbene l’area non sia eccessivamente affollata, e invero tutt’altro che compressa. La prestazione vocale su Painkiller è un azzardo vincente, nulla a che vedere con i video dal vivo di qualche anno fa che vedevano il frontman piegato sulla sua motocicletta cercando di replicare alcune delle sue note più acute. La ripresa di Halford è notevole, la sua voce è tagliente e si permette anche di lasciarci a bocca aperta con un paio di urli di cortesia che fanno accapponare la pelle. Roba da non crederci!
Il compito di chiusura spetta a Living After Midnigth, come da tradizione (sebbene io non possa dirlo, essendo stata la prima volta in cui li ho visti!) – il coronamento perfetto di uno show magistrale, grintoso e appassionante, perfettamente godibile in termini di scenografia, visibilità e resa sonora (per lo meno dalla mia posizione, abbastanza frontale), che poteva essere migliore soltanto, a mio parere, con un coinvolgimento più completo del pubblico, in generale entusiasta ma non troppo affiatato. Al di là di questo, il ricordo lasciato anche questa volta agli inglesi sembra essere apprezzato, e dopo il dovuto inchino finale, si congedano.
SETLIST JUDAS PRIEST Dragonaut Metal Gods Devil's Child Victim of Changes Halls of Valhalla Love Bites March of the Damned Turbo Lover Redeemer of Souls Beyond the Realms of Death Jawbreaker Breaking the Law Hell Bent for Leather The Hellion / Electric Eye You've Got Another Thing Comin'
---- ENCORE ----
Painkiller Living After Midnight
Introduzione e Report Five Finger Death Punch a cura di Riccardo C. Ferdenzi "metalraw"
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
22
|
@Al Broken..... Ma che stai a di' ??? Ti sei fatto un film che non esiste davvero....... |
|
|
|
|
|
|
21
|
For next: tagli l'erba del giardino, meno pericoli. |
|
|
|
|
|
|
20
|
Buongiorno, scrivo per segnalare un fatto davvero scioccante!! durante il concerto ero in prima fila sulla destra, con mio figlio di 15 anni (il ragazzino con la maglia dei 5FDP e i polsini degli Avenged 7fold...sia io sia mio figlio non siamo fans dei judas priest...però avendo il biglietto ed essendo in prima fila, dopo lo show dei FUTURE KINGS 5FDP...abbiamo deciso di fermarci per gustarci qualche canzone e assaporare il sapore dell heavy metal anni 70/80....purtroppo dopo pochi pezzi me ne sono andato indignato, sono stato costretto ad andarmene...e perchè??!??!! sua maestà il sucone Rob Halford cantando ha guardato mio figlio e gli ha mimato il gesto di una fellatio!!!!!!!!!!!! MA INSOMMA!!!!!!! MA VI PARE IL CASO???!!!!!! GUARDATE, E' GIA TANTO SE NON HO FATTO DENUNCIE ALLE AUTORITA' COMPETENTI!!! CAPISCO IL GAY PRIDE E TUTTO QUELLO CHE VOLETE...MA INSOMMA!!!! QUESTA SUCOMANIA!!!!! MA DAI!!!!!!!!!!!!!! |
|
|
|
|
|
|
19
|
Concerto SUPERLATIVO. Halford superiore a tutti, grande scaletta anche se forse 4 pezzi del disco nuovo erano un po' troppi, però era comunque il tour promozionale, scelta comprensibile! Faulkner bravo, ma purtroppo il buon vecchio Glenn non si batte (e neanche KK, aggiungerei). Dico le ultime due cose: 1)VICTIM OF CHANGES. 2)5FDP scandalosi, peggior concerto mai visto in vita mia. |
|
|
|
|
|
|
18
|
Elluis@ potrebbe essere vero eccome. teniamo presente che a Giugno finiscono le scuole, quindi immagino che al ragazzino medio entrino in tasca soldini e tanta voglia di divertirsi. io mi ricordo che Settembre era perfetto, perchè tutta l' estate lavoravo e quindi potevo godermi il Monsters o qualche viaggetto. Poi secondo me è il mese ideale. Spendere soldi gia a giugno stronca il resto della stagione. Ovviamente prendo come punto di riferimento i poveracci come me, non certo chi non ha problemi in tal senso. |
|
|
|
|
|
|
17
|
@Arrraya non mi ricordo dove avevo letto un'intervista di qualche promoter o addetto ai lavori che diceva che per un mutuo accordo tra le band, organizzatori e promoter vari, i grossi festival estivi europei avvengono tra giugno e luglio mentre ad agosto e settembre il tutto si sposta negli USA. Pare sia proprio studiata cosi volutamente, poi prendi questa informazione con le pinze |
|
|
|
|
|
|
16
|
Ma perchè non rimettere i mega eventi nel mese di settembre, come un tempo? vi do la risposta? a inizio estate sfruttano la fibrillazione ormanale (esiste? boh) dei ragazzi, pronti ad entrare nella stagione dei divertimenti e ...delle spese. A Giugno si scialacqua meglio. Ridateci quel cazzo di Monsters of rock di un giorno sull' erbetta a metà settembre. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
12
|
Concerto piu' bello dell'anno per ora.Judas al top |
|
|
|
|
|
|
11
|
Che gli dei del metallo mi maledicano per non esserci andato, mannaggia a me che vedendo le ultime prestazioni calanti ho deciso di lasciar perdere. Ottimo report che mi fa rosicare ancora di più |
|
|
|
|
|
|
10
|
Ragazzi che bomba di concerto!!! Halford come ai tempi d'oro...roba da piangere di gioia! E devo dire che le.ultime composizioni, finalmente con un suono degno, cambiano completamente. Anche march of the damned, cantata con grinta e mimica perfetta da Halford è risultata bella potente. FFDP animali da palco, grande prova anche la loro. Sono giorni che penso alla prova dei miei beniamini e mi sveglio col sorriso...che band, che canzoni...ah, se avete sentito qualcuno urlare più degli altri tra una canzone e l'altra...ero io 😃 |
|
|
|
|
|
|
9
|
FA-VO-LO-SI.....avrei voluto che il concerto non avesse avuto una fine. Halford da brividi come non lo era da anni e anche il resto del gruppo perfetti come sempre, scaletta con le 4 nuove canzoni dell'ultimo album che non hanno sfigurato minimamente e con i grandi classici di sempre, avrei voluto anche una a touch of evil ma non si può avere tutto,ok! Grandi anche i 5fdp che ho visto per la prima volta ma che mi hanno fatto un ottima impressione sia per i pezzi che per l'interazione col pubblico. Che dire d'altro.......alla prossima, Priest! |
|
|
|
|
|
|
8
|
Sarà anche stato un bel concerto,ma personalmente trovo inaccettabile che dalla scaletta manchino pezzi come Ripper,Sentinel,Nightcrawler e Sinner |
|
|
|
|
|
|
7
|
Amorevoli insulti a tutti i presenti. Non sto assolutamente rosicando per non esserci stato, no no. |
|
|
|
|
|
|
6
|
Grande report per un grandissimo concerto. |
|
|
|
|
|
|
5
|
Grande report per un grandissimo concerto. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Prima volta che vedo i Priest, grandissimo concerto. Faulkner tiene in piedi la baracca, bravissimo sul palco e tecnicamente. Halford da lacrima, mi ha veramente emozionato sentirlo così in forma. Tanto di cappello a tutti! |
|
|
|
|
|
|
3
|
Mi sto rodendo il fegato per non esserci potuto andare, causa motivi di lavoro. Dai video che vedo, band in palla ed un Halford assolutamente sopra le righe. Unica nota stonata, la non altissima affluenza di pubblico... Ottimo report! |
|
|
|
|
|
|
2
|
Lo ammetto, sono andato più per dovere di firma che altro, ma c'ho messo pochissimo a ricredermi e sono tornato a casa estremamente soddisfatto, alla faccia dei tanti km macinati . Bellissimo concerto, suoni puliti, ottima scaletta (anche "Love Bites" che mi fa impazzire) e band in gran tiro, con solita sezione ritmica inappuntabile, Tipton vecchio maestro di cerimonia e le due punte Halford e Faulkner autentici mattatori della serata. Su Halford le solite lodi sperticate, quello che ha fatto su "Victims of Changes" è da brividi, per cui non mi dilungo, mentre sul giovane chitarrista vale invece la pena di spendere due parole in più. Innestato sui 4/5 della band storica, ha dato prova di non essere un corpo estraneo, anzi si è rivelato un ottimo musicista e soprattutto un animale da palcoscenico, che pur senza mai strafare perdendosi in vanesi atteggiamenti da rock star, sa tenere il palco alla grande e recitare il ruolo di prima punta, giusto per permettere ai "vecchietti" di fare il loro lavoro senza troppe pressioni addosso. Per finire va citata anche la splendida scenografia del palco, sempre estremamente funzionale allo scorrere delle canzoni, video, luci a profusione, spettacolo nello spettacolo, di quelli che si augurerebbe durassero almeno il doppio. Che dire, erano dieci anni che non li vedevo, e se potessi me li rivedrei per almeno altre due o tre sere di fila, di più non potevo chiedere. Loro sono i "Metal Gods" (permettetemi di dire, altro che i pallosi Iron degli ultimi tempi) e a loro eterna gratitudine da un "defender of the faith". Alla prossima. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|