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26/04/25
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FOSCH FEST - DAY 3, Bagnatica, (BG), 9 Agosto 2015
17/08/2015 (2863 letture)
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Siamo dunque arrivati all'ultimo atto dell'edizione del Fosch Fest 2015, si prospetta di nuovo una giornata all'insegna del caldo, ma non sarà questo a fermarci e dopo aver degustato un'altra delle più di dieci varietà di birre artigianali disponibili siamo pronti per affrontare questo terzo giorno. Tra i gruppi più attesi ci sono i Furor Gallico, che ritornano a calcare il palco del Fosch Fest, ma anche i nordici Månegarm e i Finntroll, questi ultimi per la prima volta a Bagnatica, e dulcis in fundo i blackster Satyricon. Tutto pronto, si parte!
FOSCH Una band bergamasca che si chiama Fosch che apre le ostilità del terzo giorno del Fosch Fest è un caso quanto mai singolare. Purtroppo per loro l'impietoso sole di metà pomeriggio e un soundcheck fin troppo accurato dei Satyricon ha ridotto all'osso il tempo per i preparativi di questo primo live, che è cominciato con un considerevole ritardo, problema che non ha fatto altro che ripercuotersi su tutte le altre band della giornata (headliner esclusi). Singolare è anche la proposta della band lombarda: un black metal canonico, ma cantato in dialetto bergamasco, con canzoni che ripercorrono leggende locali e catapultano gli ascoltatori in un "oscuro" viaggio tra le Orobie. Sicuramente il quintetto non si è esibito nelle condizioni migliori, ma è comunque riuscito a reggere la pressione di un palco importante, tenendolo anche in maniera convinta, soprattutto grazie alla presenza scenica del cantante Buri e della prova monolitica del neo-entrato batterista Mike (già membro della più celebre band bergamasca Ulvedharr). Nel complesso si è trattata di una mezz'ora interessante e che ha contribuito senza dubbio a smuovere il pubblico ancora spaventato dal caldo soffocante.
FUROR GALLICO I Furor Gallico si fanno attendere non poco per via di un soundcheck abbastanza lungo (otto strumenti da equalizzare non sono pochi), ma non appena tutto è pronto i nostri lombardi partono subito all'attacco con suoni bilanciati anche per gli strumenti tradizionali. Ormai i Furor Gallico sono un appuntamento quasi obbligatorio al Fosch Fest e, nonostante l'afa, una numerosa folla si fa catturare dall'originale sound della band e dalla grande capacità di Pagan di accattivarsi il pubblico. Scivolano via brani tratti dal primo disco: Curmisagios con il suo ritmo allegro e spensierato, la suggestiva Venti di Imbolc e l'infuocata Cathubodva ed non a sorpresa sono numerose le persone che cantano a squarcia gola i brani, segno che la band ha un gruppo consistente di affezionati. Si prosegue in seguito con pezzi di Songs from the Earth: la divertente Squass, canzone apprezzabile molto di più in sede live che su disco e La Notte Dei Cento Fuochi, ma il tempo a disposizione dei Furor Gallico vola via velocemente fino alle ultime due canzoni Banshee (resa più aggressiva nella parte iniziale) e La Caccia Morta, in cui il pubblico va in delirio e Pagan si getta sulla folla continuando a cantare e facendo crowd surfing, fino al rientro nell'area sotto palco, che gli permette riprendere la sua normale posizione al microfono. In conclusione, i Furor Gallico giocheranno in casa, ma sanno comunque coinvolgere il pubblico regalandoci una performance di tutto rispetto.
DALRIADA Dopo un cambio palco un po' lungo è arrivato il momento per gli ungheresi Dalriada, molto amati in patria, ma per la prima volta in Italia: proprio per questo molti sono curiosi di vederli in azione. Sfidando i quasi quaranta gradi i Nostri, abbigliati con pellicce, iniziano subito con la coinvolgente Hunyadi és Kapisztrán nándorfehérvári diadaláról che ci presenta il sound della band: un folk metal che trae origine e ispirazione dalle melodie del folklore della loro terra natia. Si prosegue poi con A Nap Es Szel Hasa, canzone che racconta una di favola tradizionale. La setlist procede e il pubblico rimane sempre più coinvolto fino al suo apice e, quando la canzone Borivòk Enéke viene presentata "this song is about wine!", non tardano a crearsi circle pit mescolati a danze tradizionali; la performance dei Dalriada si avvia quindi alla chiusura con la spensierata Hajdútánc. I Dalriada non si risparmiano e riescono a coinvolgere il pubblico nonostante il cantato rigorosamente in ungherese, non proprio accessibile a tutto. Il merito non è solo da ricercarsi nella tecnica della band, ma anche nella simpatia dei vari componenti: dal batterista che presenta quasi tutte le canzoni e si lancia di tanto in tanto in parti cantante in sano growl, al flautista che sfodera le sue abilità con i vari strumenti a fiato riposti in una sacca particolare, con una nota particolare che va alla cantante Laura che, ad un cantato in pulito molto melodioso, aggiunge anche qualche frammento in screaming. Assolutamente da rivedere.
MÅNEGARM Terminata l'esibizione dei Dalriada, tocca agli svedesi Månegarm prendere possesso del palco mentre su Bagnatica cala la sera. La band scandinava è pronta a ri-alzare i toni della contesa, con il loro viking metal atmosferico a tinte black, cattivo ma anche melodico. Purtroppo proprio questo secondo lato del sound della band (con le caratteristiche parti di violino) è rimasto pesantemente penalizzato da dei problemi alle basi gestite dal batterista Jacob Hallegren, restituendo così al pubblico una versione un po' più violenta del solito di pezzi altrimenti molto bilanciati. Si parte con l'anthemica Legions of the North, durante la quale si capisce da subito l'ottimo stato di forma sia dell'ugola del singer Eric Grawsiö, che la coordinazione assassina delle asce di Markus Andé e Jonas Almkvist, mentre il già citato Hallegren castiga con freddezza i fusti della sua batteria. Le successive Nattsjäl, Srömsjä e Hordes of Hel non fanno altro che confermare le ottime impressioni avute sin dal principio e il pubblico sottopalco sempre più folto non fa che confermare quest'impressione. Al di là del problema con le basi, il resto dei suoni è rimasto per fortuna ben bilanciato, permettendoci di sentire in modo corretto tutti gli strumenti, cosa comunque non scontata visti i ritardi che hanno colpito moltissime band in una spirale di sfortuna che un festival del genere non si sarebbe meritato. La conclusione affidata a Hemfärd (tratta da Vredens Tid) è la ciliegina sulla torta di un'esibizione intensa, da parte di un gruppo che non si è fatto fermare dalle difficoltà e ha onorato la sua partecipazione al Fosch Fest 2015.
FINNTROLL Pian piano il Fosch Fest arriva alle sue ultime battute e tocca ai Finntroll salire sul palco. Il gruppo finlandese è forse tra i più attesi della giornata e le luci soffuse, oltre che il fumo che inonda il palco, non fanno che aumentare ulteriormente la tensione fino al momento in cui i nostri partono con il devastante trittico Blodsvept, Mordminnen e l'aggressiva Solsagan. Il pubblico è già in delirio e la scaletta procede senza tempi morti, le chitarre di Skrymer e Routa macinano riff e humppa ad alta velocità, mentre Mörkö con il suo tappeto ritmico inclemente è un invito a nozze per il pogo. Si continua poi con tre brani tratti da Nattfodd: Fiskarens Fiende, che continua ad animare il pubblico, seguita poi dalla più cupa titletrack, mentre ci pensa invece Trollhammaren con la sua atmosfera giocosa a far saltellare il pubblico e a far cantare in coro la trascinante melodia. Poco dopo, Vreth ci mostra come coniugare in italiano non solo al maschile, ma anche al femminile, una serie di bestemmie: ce n'è per tutti i gusti e in abbondanza! Ci si cala ancora in un'ambientazione finnica con la suggestiva Grottans Barn, ma i momenti più danzerecci non sono finiti qui: si passa infatti alla festaiola Skogsdotter e si procede velocemente verso la chiusura con Haxbrydg e l'immancabile Jaktens Tid. Probabilmente per il ritardo accumulato con i vari cambi palco vengono tagliate alcune canzoni della setlist e il gruppo deve scendere dal palco in tutta fretta per lasciare lo spazio agli headliner della serata. Nonostante ciò la band ci ha regalato l'ennesima esibizione emozionante ed intensa, alternando sapientemente momenti più aggressivi a quelli più danzerecci, come rimanere delusi?
SATYRICON Ancora con un po' di amaro in bocca per l'esibizione tagliata dai Finntroll, assistiamo alle fasi finali del soundcheck della band norvegese. L'afflusso di gente sotto il palco è altissimo, segno che molti degli astanti erano probabilmente venuti a Bagnatica proprio per assistere al concerto di Satyr e Frost e, in effetti, sarebbe stato difficile non essere attirati da un live di una delle band più influenti nella storia del black metal norvegese. Con una relativa puntualità sull'ora di inizio prevista (le 23), l'intro Voice of Shadows ci lancia verso la prima The Rite of Our Cross. La professionalità con cui i due mastermind, così come i musicisti di supporto, tengono il palco è enorme: Satyr -per quanto all'inizio lievemente distaccato- è sempre concentrato nell'interpretare i pezzi, Frost dietro le pelli è la solita macchina da guerra e -almeno per il sottoscritto- fa quasi male vederlo suonare con i tempi più rallentati dei pezzi recenti. I chitarristi Steinar Gundersen e Diogo Bastos sono come entità a sé stanti, anche loro molto distaccate, ma in controllo totale dell'esecuzione, con tremolo picking chirurgici ed headbanging ipnotici ad altissima velocità che scandiscono il tempo quanto le note che suonano. Neddo al basso è invece il meno incisivo scenicamente parlando, ma porta a casa il suo compito senza sbavature. Accennavo in precedenza ai pezzi recenti: non è infatti un mistero che ormai i Satyricon abbiano preso una piega che li sta portando sempre più lontani dall'affascinante interpretazione del black metal con cui avevano iniziato la loro gloriosa carriera e ciò si ripercuote moltissimo anche sui live, sempre malvagi ed intensi, ma che ora si concentrano sempre di più sulle loro opere più recenti. Chiaramente però, i nostri non possono ignorare il loro lontano passato, cosa che li porta a suonare anche capolavori senza tempo come quella Mother North attesissima da tutto il pubblico del Fosch, che con i suoi cori maestosi (gestiti da un Anders Hunstad molto in disparte alle tastiere), aiuta a fare da contraltare alla malignità di un pezzo che ha fatto semplicemente la storia del black. Fa quasi strano veder suonati poco dopo pezzi molto più moderni come la conclusiva K.I.N.G, ma i Satyricon oggi sono anche questo. I suoni sono stati sempre all'altezza (anche se vista la quantità di tempo che i nostri si sono presi per il soundcheck sarebbe stato strano se fosse stato altrimenti) e hanno permesso a tutti di godere di un concerto degno di rappresentare la conclusione di una stupenda tre giorni. Satyr ha inoltre annunciato al pubblico che questo sarebbe stato il loro ultimo concerto per quest'anno, il motivo? I Satyricon entreranno presto in studio per incidere un nuovo disco, per cui rimanete sintonizzati sulle nostre pagine nei prossimi tempi per tutti gli aggiornamenti.
Che dirvi per concludere? Il Fosch Fest quest'anno ha deciso di puntare in alto, di aprirsi a generi nuovi e migliorare notevolmente le strutture in loco, sia grazie alla collaborazione della Protezione Civile per quanto riguardava la gestione del campeggio e dello smistamento della grande quantità di gente al termine del festival, sia a quella di due birrifici artigianali, che hanno garantito una costante fornitura di birra di altissima qualità a prezzi estremamente popolari. Ottime come sempre sono state anche le cucine, che hanno proposto un menù vario (dalla pasta alla pizza cotta nel forno a legna, passando per piadine e panini, fino all'immancabile grigliata di carne) anche questo a prezzi popolari. Può ancora essere migliorato ciò che concerne la gestione degli ingressi (notevoli le code il secondo giorno a causa di un problema tecnico) e delle code alle casse per le vivande. Probabilmente anche introdurre una cauzione per i bicchieri potrebbe rivelarsi una soluzione valida per ridurre la spazzatura. Si tratta comunque di minuzie fisiologiche in un festival di queste dimensioni e su cui lo staff potrà sicuramente lavorare per offrire ogni volta un'esperienza sempre migliore.
Tutte le foto, introduzione e report di Furor Gallico, Dalriada e Finntroll a cura di Giada Boaretto "Arianrhod" Conclusione e report di Fosch, Månegarm e Satyricon a cura di Gianluca Leone "Room 101"
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anche quest' anno ho dovuto rinunciare a malincuore..non sarebbe meglio un Fosch a inizio settembre lontano dalle ferie e da altri festival concomitanti? |
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io ho assaggiato una birra rossa, non so quale fosse il nome ma la qualità era indubbiamente alta  |
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4
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anche l'apollo e la zeus andavano giu bene |
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Uno spettacolo, gruppi bravissimi, Masha degli Arkona è diventata il mio mito, ci tornerò di sicuro; metallari tutti uniti, nel pogo e alle birre. Un plauso speciale alla birra Afrodite, troppo buona. |
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2
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spero di ruscire a presenziare anche l'anno prossimo....il miglior festival metal italiano |
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..Peccato..ogni anno mi riprometto di andare e poi non vado per un motivo o l'altro!..Comunque ho sentitio che i Satyricon finalmente hanno rispolverato The dawn of a new age....Vale tutto il loro show penso...This is armageddon... |
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