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SOILWORK + DESPITE EXILE + LOGICAL TERROR - Revolver, San Donà di Piave (VE), 26/06/2016
30/06/2016 (2429 letture)
A distanza di quasi sette mesi dall'unica data nostrana che li ha visti salire sul palco del Circolo Colony di Brescia insieme agli Hatesphere, tornano in Italia i Soilwork per promuovere il recente e fortunato album The Ride Majestic. Gli appuntamenti in penisola stavolta sono due, entrambi a fine giugno, e noi di Metallized non ci siamo fatti sfuggire l'opportunità di assistere all'esibizione presso il Revolver di San Donà di Piave, cittadina in provincia di Venezia. La questione relativa al luogo dell'evento ha conosciuto nel corso delle settimane qualche cambiamento, poiché dapprima era stato annunciato Il Deposito di Pordenone come cornice scenica della suddetta data. C'è stato chi, in seguito alla notizia dello spostamento del set, ha chiesto il rimborso del biglietto senza quindi presenziare e chi, invece, ha pensato che valesse la pena percorrere quei quaranta chilometri di differenza per vedere dal vivo Björn "Speed" Strid e i suoi.
In compagnia del sestetto svedese troviamo sul palco i modenesi Logical Terror e gli udinesi Despite Exile, per una proposta musicale complessiva che presenta qualche punto di contatto ma anche molteplici sfaccettature originali.

Facendo il mio ingresso al locale venti minuti prima dell'inizio noto, oltre ad un pubblico poco numeroso (che mi auguro fin da subito cresca col passare del tempo), la presenza di uno special guest d'eccezione: il caldo. La logica con cui un locale preferisca tenere spente le ventole dell'aria durante un concerto di una sera di fine giugno mi risulta ancora sconosciuta, ma tant'è, decido comunque di passare le ore seguenti in compagnia di buona musica presso quelle che saranno battezzate da Emi dei Logical Terror "Terme Revolver".

LOGICAL TERROR
Puntuali secondo la tabella di marcia entrano in scena sulle note della loro Intro i Logical Terror. Il quintetto, il cui sound annovera generi quali il nu-metal, l'industrial ed a tratti il thrash, il tutto con una buona dose melodica, porta in sede brani estratti dal nuovissimo album Ashes of Fate nonché uno (Nameless) dal precedente Almost Human. I due cantanti Emi e Sic incitano fin dai primi istanti dell'esibizione il pubblico, ancora esiguo ed alquanto timido, sollecitando (giustamente) i presenti a fare qualche passo avanti e non rintanarsi nelle retrovie. L'atmosfera inizia quindi a scaldarsi in tutti i sensi, visto che, oltre all'esibizione prorompente sul palco ed ai numerosi cenni di approvazione del pubblico, la temperatura del locale inizia a raggiungere picchi quasi insopportabili. Caldo equatoriale a parte (aria condizionata, questa sconosciuta), i nostri propongono una buona prova sia a livello musicale che di interazione con la platea. L'alternanza dello scream di Sic e del clean di Emi guidano tutti i brani esibiti, con un ottimo supporto da parte del batterista Fede, del chitarrista Ash e del bassista Sid. Come si noterà nel corso della serata, purtroppo, l'impianto acustico del locale, abituato ad ospitare eventi del tutto diversi dai concerti metal, non consentirà di udire appieno lo scream e parte della melodia di fondo di brani come Nameless e Sleep Well the Darkest Night, errori dovuti alla location e rimediati al meglio dal fonico del gruppo. L'esibizione prosegue con una buona carica di grinta ed energia e risultano molto ben riusciti Nowhere to Nowhere e The World Was Mine (brano che, contrariamente alla sede live, vede la collaborazione su disco proprio di Björn dei Soilwork!). L'interpretazione da parte di entrambi i cantanti risulta accattivante in tutti i brani e l'esecuzione dei pezzi appare fedele a quella da studio per tutta la mezz'ora dello show, scaldando a dovere i presenti con uno spettacolo degno di nota. Il tempo a disposizione si conclude con Ashes of Fate, ulteriore pezzo riuscito alla grande. Da tornare a vedere assolutamente!

SETLIST LOGICAL TERROR
Intro
1. Ten Thousand Falls
2. Nowhere to Nowhere
3. The World Was Mine
4. Nameless
5. The Long Descent
6. Sleep Well the Darkest Night
7. Ashes of Fate


DESPITE EXILE
Dopo un essenziale cambio palco, il primo gruppo di apertura cede il posto on stage ai Despite Exile, quintetto proveniente da Udine. La scelta della band è quella di presentare brani estratti da entrambi i loro full-length, ovvero Sentience (2013) e Disperse (2015). Nonostante l'età molto giovane dei componenti, i nostri appaiono decisamente a loro agio sulla scena, sapendo tenere con maestria e carisma il palco ed apparendo molto movimentati ed energici. Insomma, dimostrare più anni di quanti se ne abbiano in realtà può essere visto come un'offesa, ma musicalmente parlando è tutto un altro discorso. La proposta musicale dei Despite Exile è in pieno stile technical death metal, con riff potenti ed assoli decisi e melodici. Contrariamente alle mie previsioni (vista la tendenza del locale a rendere i suoni qua e là impastati) la voce del cantante Jacopo Durisotti, unicamente growl, risulta udibile e precisa in ogni passaggio. Il piglio sul pubblico è positivo anche grazie al dinamismo dei due chitarristi Sanchez e Carlos e del bassista Gio, e brani come Act IV: Herald of Blindness e Transcendental Observer sono visibilmente apprezzati dalla platea. La batteria inarrestabile di JD la fa da padrona in Immanence e in Can-Ka No Rey, dove non mancano espressività e tecnica. Divertente, poi, l'invito a "salire sulla moto" con Mechanical, con relativa mimica di guida motociclistica da parte del cantante. La dimensione live coi suoi già citati problemi di acustica non consentono talvolta di udire le basi melodiche, che da studio conferiscono maggiore organicità al tutto; fortunatamente ciò non accade con Act V: Dissipating Martyrs, brano che presenta ritmi meno serrati per la prima metà. Consigliatissimi agli amanti del genere!

SETLIST DESPITE EXILE
1. Act IV: Herald of Blindness
2. Immanence
3. Act III: Transcendental Observer
4. Mechanical
5. Can-Ka No Rey
6. Act V: Dissipating Martyrs


SOILWORK
Un breve check da parte dello staff degli headliner conduce rapidamente all'esibizione degli attesi Soilwork e, a partire dall'ingresso della band, il pubblico delle retrovie inizia finalmente ad avvicinarsi al palco acclamando a gran voce gli artisti, nonostante il locale non risulti comunque pieno. Ciò che si nota fin da subito è la mancanza di Dirk Verbeuren dietro le pelli, attualmente impegnato con la tournée dei Megadeth. A sostituire l'artista belga troviamo Bastian Thusgaard, giovane batterista dei The Arcane Order. Björn "Speed" Strid ed i suoi entrano in scena con The Ride Majestic, primo brano della serata estratto dall'omonimo disco. La formazione svedese risulta in piena sintonia sia al suo interno che col pubblico, con cui interagisce molto spesso durante lo show. L'intervista fatta qualche settimana fa al frontman proprio da noi di Metallized (la trovate interamente qui) ha fatto ben sperare per la data singola, in quanto erano previsti diciassette-diciotto brani in scaletta. Vedremo però un numero di pezzi leggermente inferiore, forse anche per la limitata disponibilità di tempo vista la presenza di due gruppi spalla. I salti temporali condurranno a canzoni provenienti da tutta la carriera del gruppo, includendo, oltre al già citato The Ride Majestic, anche Stabbing the Drama, The Chainheart Machine, The Living Infinite, The Panic Broadcast, senza dimenticarsi di Figure Number 5, A Predator's Portrait e Natural Born Chaos. Nerve inizia a far scatenare a dovere il pubblico, mentre The Chainheart Machine ci regala una buona prova dei chitarristi Sylvain Coudret e David Andresson, assolo incluso. I problemi di acustica non risparmiano neanche gli headliner, sia in brani più accelerati come The Chainheart Machine e Overload, che in brani dal piglio più melodico come Death in General, durante i quali i suoni risultano pasticciati andando a coprire il cantato di Björn. In merito alla resa acustica, colui che appare maggiormente penalizzato è Sven Karlsson, in quanto la tastiera resta di molto sullo sfondo delle melodie senza emergere e colpire. La scenicità dei Soilwork è espressa pienamente dallo scatenato Markus Wibom e dall'eccentrico David Andresson, che affronta l'esibizione di Bastard Chain fumando nel mentre una sigaretta in tutta tranquillità. La performance scorre tra un headbanging e l'altro e Strid non si risparmia dall'incitare il pubblico al pogo, cosa che infatti accade con successo durante pezzi quali Tongue, Whirl of Pain e Follow the Hollow. Memorabile anche il duetto improvvisato tra il frontman divertitissimo e un fan in prima fila che, una volta ricevuto il microfono, ha dato libero sfogo ai ritornelli di Rejection Role e Stabbing the Drama, stupendo in positivo sia lo stesso Strid che la platea. La serata si conclude con i ringraziamenti della band e la promessa di tornare molto presto ad elettrizzare i palchi italiani. Non ci resta che attendere!

SETLIST SOILWORK
1. The Ride Majestic
2. Nerve
3. The Chainheart Machine
4. The Crestfallen
5. Death In General
6. Tongue
7. Let this River Flow
8. Overload
9. Petrichor
10. The Living Infinite I
11. Bastard Chain
12. Whirl of Pain
13. Rejection Role
14. Follow the Hollow
15. Stabbing the Drama



AL
Lunedì 4 Luglio 2016, 15.40.11
2
bel report complimenti. visti nella data a bergamo e scaletta praticamente identica. a bg han fatto un paio di pezzi in più. secondo me band veramente brava dal vivo. Speed è un fenomeno. purtroppo anche a bg suoni un pò pasticciati su alcune canzoni e in alcuni casi volumi troppo alti.
Luke25
Lunedì 4 Luglio 2016, 1.22.44
1
Brava Annie, bel report! Gran bella serata, caldo a parte... Peccato per l'acustica del locale, che come giustamente hai detto penso anch'io fosse poco adatta per un concerto di questo tipo...
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