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ROCKFEST BARCELONA - DAY 3 - Parc de Can Zam, Barcelona, 02/07/2017
12/07/2017 (1577 letture)
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DOMENICA Terzo e ultimo giorno per l’edizione 2017 del RockFest Barcelona già ampiamente promosso per quanto ci riguarda. Oggi la giornata si presenta decisamente meno fitta di appuntamenti per nostri gusti tant’è che ce la prendiamo comoda e una volta arrivati al festival nel primo pomeriggio utilizziamo gran parte del tempo a spulciare tra le numerose bancarelle presenti, ovviamente il numero e la dimensione degli stand non sono paragonabili a festival più imponenti quali Wacken, Hellfest, Graspop, ma tra vestiario, merchandising più o meno ufficiale, gadget e cianfrusaglie varie il colpo d’occhio dell’area dedicata al metal market non è decisamente male. In verità molti di noi decidono per un passaggio veloce preferendo quasi subito rivolgere le proprie attenzioni -e soldi- all’accogliente bar esterno l’area lasciando più che altro al gentil sesso il piacere per fare acquisti nel market. Ne consegue un grado alcolico decisamente brillante già dalle quattro del pomeriggio, perfetto per assistere giocosi alla performance degli svedesi Hammerfall.
HAMMERFALL Sono in molti a considerare l’ugola di Joacim Cans una delle migliori nel panorama heavy classico e sono altrettanti numerosi quelli che la considerano sprecata negli Hammerfall. La verità forse sta nel mezzo, ma di una cosa siamo possiamo essere sicuri: gli scandinavi sono veramente precisi. Grazie infatti a una prestazione da manuale, nel senso più letterale del termine, la band svedese reduce da un periodo di stop e da un ritorno sulle scene con l’album Built to Last dello scorso anno, mostra sul palco un’estrema sicurezza. I movimenti, le pause, le interazioni con il pubblico, sono preparate nei minimi dettagli tanto da risultare decisamente poco spontanee. Cans, autore di una prova perfetta, si diletta in un repertorio da frontman che ricorda Mille Petrozza quando incita con la stessa cadenza il pubblico al grido di it’s time to raise the…hammerfall ma passa presto anche al più noto Screming for me Barcellona di maideniana memoria. Idem per i numerosi altri riferimenti, per esempio le pose plastiche durante scambi di assoli. Niente di male sia chiaro, ma fatto sta che l’ora a disposizione degli Hammerfall vola via piuttosto velocemente senza particolari guizzi per una set list seppur dinamica e trasversale alla discografia che, con nostro disappunto, snobba il primo album Glory to the Brave. Gli Hammerfall nonostante l’oggettiva banalità compositiva sono come detto un gruppo meticoloso e professionale che grazie alla preparazione e all’esperienza acquisita tiene il palco bene non dando nulla per scontato. Sanno esattamente cosa fare per far divertire il pubblico e lo fanno bene.
SETLIST HAMMERFALL Hammer High Riders of the Storm Blood Bound Any Means Necessary Renegade Dethrone and Defy Last Man Standing Let the Hammer Fall Hearts on Fire
EUROPE Ribadiamolo ancora una volta: gli Europe sono molto di più di The Final Countdown, molto di più! Anche in questa data, come se ce ne fosse ulteriormente bisogno, hanno dimostrano di essere dei musicisti straordinari dotati di una invidiabile perizia tecnica nonché, nonostante gli anni, una buona tenuta del palco grazie anche a dei buoni suoni ben bilanciati e puliti che hanno saputo valorizzare a dovere la voce di Joy Tempest. Il vocalist brandendo il suo caratteristico microfono personalizzato bianco si è dimostrato in ottima forma su tutti i pezzi cantando con evidente coinvolgimento e pathos, cosi come l’altro leader indiscusso della rock band, il norvegese John Norum> che con i suoi assoli delicati e avvolgenti ha elevato di non poco lo spettacolo per tutti gli amanti delle sei corde. Setlist incentrata come prevedibile sull’ultima fatica discografica, il buon War of Kings uscito un paio d’anni fa, ma che per la gioia dei più ha comunque attinto anche dal repertorio più datato e in particolare con diversi estratti da Out of this World oltre che ovviamente alle immancabili hit. Complice anche il taglio decisamente più commerciale visti gli headliner della giornata, la risposta del pubblico è stata decisamente più numerosa rispetto ai giorni precedenti tanto da gremire quasi nella sua interezza tutta l’area rimasta comunque sempre più che accogliente e vivibile. Poco altro da aggiungere se non ovviamente riportare per onore di cronaca le scene di delirio sulla conclusiva The Final Countdown per un finale scoppiettante e divertente.
SETLIST EUROPE War of Kings Hole in My Pocket Rock the Night Scream of Anger Last Look at Eden Firebox Sign of the Times Ready or Not Nothin' to Ya The Beast Superstitious The Final Countdown
AEROSMITH Tempo per gli headliner della giornata, veri big della musica mondiale con all’attivo centinaia di concerti e milioni di dischi venduti. Gli Aerosmith sono oggettivamente una band fondamentale della storia della musicale rock contemporanea e un loro concerto non è mai una cosa banale. Con una scenografia coloratissima, a tratti psichedelica, composta da proiezioni dinamiche ed accattivanti, dopo l’epico l’intro sulle note dei Carmina Burana danno inizio allo spettacolo infatti sulle note di Let the Music Do the Talking, mentre un istrionico Steven Tyler compare sul palco addobbato con una colorata e lunga giacca. Che il singer sia la dimostrazione vivente della potenza dalla chirurgia plastica è un dato di fatto, inoltre l’abbondante trucco e le luci di scena lo fanno sembrano di almeno quindici anni più giovane, ma la cosa che ci ha piacevolmente conquistato è l’incredibile vitalità e reattività dimostrata sul palco. Senza apparente soluzioni di continuità gli Aerosmith hanno snocciolato per almeno quaranta minuti un brano dopo l’altro trasformando l’area del festival in una bolgia saltellante. Nonostante la nostra posizione non sia stata proprio a ridosso, la conformazione del palco che si allunga con una sorta di passerella fin dentro la folla ci permette di assistere all’esibizione della band in maniera confortevole ed appagante potendoci godere oltre che alla prestazione del vocalist la vista delle scenografie proiettate che alterano momenti di diretta live a veri e propri effetti grafico- psichedelici. Che la band statunitense abbia inoltre sempre amato proporre nelle proprie set list delle cover è cosa nota e anche questa volta troviamo ben cinque pezzi in scaletta tra cui, meritevole di menzione Remember (Walking in the Sand), la più nota Come Together dei The Beatles o ancora Mother Popcorn di James Brown. Il concerto ha ovviamente previsto pezzi imprescindibili quali I Don't Want to Miss a Thing o Cryin' che hanno acceso decine e decine di fiamme di accendini per uno dei più classici cliché del concerto rock, alternando momenti più arrembanti ad altri più delicati e sintetizzando nel migliore dei modi l’anima della band. Gran finale condito da scoppio di fuochi di artificio, coriandoli e degli immancabili effetti di luce proiettati su uno Steven Tyler che instancabile cattura sempre tutta l’attenzione con le sue tipiche movenza ciondolanti e il suo pathos canoro che lo annoverano come uno dei migliori frontman della storia del rock.
SETLIST AEROSMITH Let the Music Do the Talking Nine Lives Love in an Elevator Livin' on the Edge Rag Doll Falling in Love (Is Hard on the Knees) Stop Messin' Around [Fleetwood Mac cover] Oh Well [Fleetwood Mac cover] Remember (Walking in the Sand) [The Shangri‐Las cover] Chip Away the Stone I Don't Want to Miss a Thing Come Together [The Beatles cover] Sweet Emotion Eat the Rich Cryin' Dude (Looks Like a Lady)
Encore:
Dream On Mother Popcorn [James Brown cover] Walk This Way
CONCLUSIONI Conclusa la prestazione degli Aerosmith termina anche per noi l’edizione 2017 del RockFest Barcelona, ci sarebbe piaciuto rimanere e vedere l’esibizione dei Bomber ma la beffarda logistica ci impedisce di trattenerci più a lungo. A malincuore lasciamo quindi l’area del festival, felici del tempo trascorso e galvanizzati di aver appreso da fonti attendibili che l’organizzazione pare abbia già definito un headliner (una band di New York…) per la prossima edizione che ci confermano essere prevista ancora qui nella confortevole area del Parc de Can Zam. Per chi come noi era alla prima volta presso questo festival è tempo di bilanci e avendo avuto la possibilità di assistere ai principali festival metal d’Europa possiamo con cognizione di causa fare seppur con le dovute distinzioni, un giudizio obbiettivo su quello che ci ha offerto il RockFest Barcelona. In prima battuta, la location e il clima promossi a pieni voti. A Barcellona fa caldo, molto caldo, ma un po’ stanchi del freddo e del fango di Wacken o del Graspop abbiamo decisamente apprezzato questa condizione climatica “nuova”. Menzione d’onore alla superficie in erba sintetica predisposta a coprire il duro e polveroso terreno dell’area: una scelta veramente funzionale e confortevole che anche nel breve ma intenso acquazzone occorso sabato si è dimostrata essere più che adatta al suo scopo. Promossa anche la pulizia di tutti i servizi comuni, dai bagni alle aree ristoro che, sommate alla varietà del cibo proposto, non ha nulla da invidiare a nessun altro festival a cui abbiamo assistito. Rimandati invece per il pezzo della birra, qui la Germania e dintorni vince e probabilmente vincerà sempre. Da rivedere inoltre la gestione del mixer e dei suoni: troppi problemi specialmente per le band minori, cosa che nei festival in nord Europa raramente ormai capita di rilevare. Da migliorare anche l’area campeggio, che noi non abbiano utilizzato in prima persona, ma che intraprendenti amici hanno avuto modo di testare riportandoci diversi disservizi e fastidi organizzativi. Complessivamente però non possiamo che promuovere con un buon voto l’edizione 2017 del RockFest Barcelona che ci ha fatto trascorrere dei momenti divertenti e spensierati e che con tutta probabilità ci vedrà presenziare ancora tra un anno.
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