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ORDEN OGAN + RHAPSODY OF FIRE + UNLEASH THE ARCHERS - New Age, Roncade (TV), 24/10/2017
27/10/2017 (2303 letture)
Cinque anni sono passati dall’ultima volta al New Age, ma anche a distanza di tempo tutto è rimasto uguale, fatta eccezione per l’affluenza. Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, all’orario di apertura dei cancelli la coda davanti all’edificio conterà circa una ventina di persone, ed il locale semideserto inizierà a riempirsi solo verso le nove. Il che, se da un lato non è un problema per chi soffre di claustrofobia e rende sin troppo semplice giungere in prima fila, dall’altro segnala come in realtà sia sempre più crescente la tendenza a snobbare i gruppi spalla ai concerti. In questo caso tale scelta si rivela un errore, dal momento che i supporter della serata sono diventati negli ultimi anni una delle realtà più promettenti del panorama metal.

UNLEASH THE ARCHERS
Con un gruppo dal nome così guerrafondaio ci si aspetta di essere subito presi a mazzate, musicalmente parlando ovviamente, e appena saliti sullo stage accade proprio così, dal momento che ancora prima di interloquire con il pubblico si presentano sfoderando dei riff di chitarra poderosi. La formazione canadese ha un sacco di talento, tutti i membri sono tecnicamente bravi e preparatissimi, ma si corre sempre il rischio che vengano etichettati solo come l’ennesima "band con la ragazza alla voce". Inutile negare quanto sia predominante la figura della frontwoman, che nonostante si chiami Brittney dimostra non solo di saper cantare davvero, ma anche di possedere un timbro diverso sia dalle colleghe in ambito gothic o symphonic sia da quelle che utilizzano il growl. Difatti la canadese si distingue per un cantato robusto e muscolare, a tratti anche mascolino, sebbene sappia sempre manifestare la sua femminilità, sia ben chiaro. Aggiungendoci anche una spiccata predisposizione all’heavy di stampo classico nei vocalizzi, possiamo tranquillamente considerarla l’equivalente femminile di Bruce Dickinson, ma essendo la somiglianza talmente lampante che sarà già stata evidenziata in passato è un po' come scoprire l’acqua calda. Come detto precedentemente, però, non è solo lei a dare voce alla band, poiché gli arcieri si avvalgono anche delle harsh vocals dei due chitarristi, che oltre a rendere ulteriormente variegato il loro sound contribuiscono ad aggiungere altra carne al fuoco, o in questo caso più frecce nella faretra. L’esibizione cattura gli spettatori fin da subito, con i due chitarristi che si destreggiano nei cambi mentre la sublime pulzella oltre a ringraziare il pubblico per essere presente si sposta per lo stage incitando tutti a cantare con lei. Per la verità un ringraziamento più che sufficiente è dato dall’esecuzione impeccabile delle loro canzoni, in particolare la stratosferica Cleanse the Bloodlines, singolo estratto dal loro ultimo album Apex, esaltante sia durante la strofa sia durante lo splendido refrain. Un altro grande picco della loro discografia è General of the Dark Army, risalente a cinque anni fa ed ormai divenuto un classico, con la sua drammaticità interpretata magistralmente dalla frontwoman, sempre supportata dagli scream dei due chitarristi. Il brano raggiunge il suo culmine prima durante il breakdown, dove i diversi stilemi vocali si intervallano perfettamente, e poi durante il finale, che sembra progettato apposta per essere cantato con il pubblico sul fronte live. Dopo aver invitato i presenti a visitare il loro reparto merchandise al termine della serata, i nostri presentano con particolare entusiasmo The Matriarch, altro estratto dalla loro ultima fatica, mentre Test Your Metal è manco a dirlo il loro brano più vicino alla concezione tipica di metal. Il compito di commiato è affidato a Tonight We Ride, hit tanto ostica da scomodare tutto il range della cantante, che verso la conclusione sfodera dei sovracuti impressionanti ed un falsetto air raid siren degno di Geoff Tate, dopodiché il gruppo d’apertura ci lascia ben consapevole di aver mandato a segno tutte le sue frecce.

SETLIST UNLEASH THE ARCHERS
1. Apex
2. Test your Metal
3. Cleanse the Bloodlines
4. The Matriarch
5. General of the Dark Army
6. Tonight We Ride


RHAPSODY OF FIRE
Sono quasi le nove quando la magia riempe il locale di Treviso con numerosi nuovi spettatori e fanno ingresso sul palco i cinque paladini di Trieste, in questo tour relegati al ruolo di special guest. Dopo l’intro epico come sempre, si lanciano immediatamente con la consueta Distant Sky in modo da fomentare subito l’entusiasmo dei presenti, che accolgono la prima canzone con un boato fragoroso. I nostri puntano su una prestazione ad alta intensità, forse approfittando del fatto di avere una setlist ridotta, che dopo la più recente opener pesca a piene mani dal passato della discografia, prima con la spettacolare Dargor, Shadowlord of the Black Mountain e poi con Flames of Revenge. Mentre durante la prima i presenti continuano a scatenarsi irrefrenabilmente, in Flames of Revenge si avverte un leggero calo di entusiasmo, dovuto forse al fatto di provenire dalle più antiche pagine della Emerald Sword Saga e quindi non conosciuta a tutti i fan. Poco importa, perché la successiva Dawn of Victory infiamma l’animo di ogni singolo spettatore, che passerebbe a fil di spada ogni infingardo marrano macchiatosi di viltà od altre oscure nefandezze. Giacomo chiede a tutti i presenti di estrarre i cellulari, in modo da creare la giusta cornice e regalare il miglior tributo possibile a sir Christopher Lee con la malinconica The Magic of the Wizard’s Dream, l’unica canzone dove forse si sente ancora la differenza tra il nuovo frontman dei Rhapsody Of Fire ed il precedente. Tuttavia, nonostante il pesante fardello gravi ancora sulla testa di Giacomo, le sue prove convincenti sul fronte live stanno un po' alla volta rendendo sempre meno scomoda l’eredità lasciata da Fabio Lione. L’interpretazione è comunque magnificamente espressiva per un brano che raccoglie i presenti in un’atmosfera profonda ed evocativa, fungendo da pausa in mezzo alle canzoni più tirate. Ma a mandare nuovamente in visibilio il pubblico ci pensa March of the Swordmaster con il suo intro dall’essenza medievaleggiante e barocca ispirato al repertorio compositivo di Pierre Attaignant, mentre gli astanti cantano a squarciagola il ritornello. Così, tra le sfuriate scream di Where Demon’s Awake, la cavalcata Holy Thunderforce e i racconti di Giacomo su come abbia annunciato i supporter sbagliati in una data precedente, che si giunge alla conclusione. Conclusione con la c maiuscola, dato che viene affidata come sempre a quella Emerald Sword tanto attesa da tutti i presenti, che si scatenano con impeto irrefrenabile, nel solito tripudio che caratterizza il finale delle esibizioni di Staropoli e compagni.
Il pubblico del New Age innalza a gran richiesta l’encore con il consueto "We want more!", ma le facce dei nostri fanno capire che l’orario stringe ed il minutaggio è quello che è. Onde per cui, dopo aver salutato degnamente i fan con le foto e pure un video commemorativo, lasciano lo stage lasciandoci nelle mani degli headliner: i formidabili, perché questa è la parola giusta, Orden Ogan.

SETLIST RHAPSODY OF FIRE
1. Distant Sky
2. Dargor, Shadowlord of the Black Mountain
3. Flames of Revenge
4. Dawn of Victory
5. The Magic of the Wizard's Dream
6. Holy Thunderforce
7. The March of the Swordmaster
8. When Demons Awake
9. Emerald Sword


ORDEN OGAN
Alla dipartita dei Rhapsody Of Fire con annessi saluti e foto con il pubblico segue un breve cambio palco, durante il quale fanno la loro apparizione diversi elementi di rimando al concept western di Gunmen, ultimo lavoro degli headliner: oltre al classico backdrop sono infatti presenti dei teli raffiguranti portoni e pareti di legno, sopra i quali fanno capolino due manichini con le sembianze di banditi, con tanto di fucile, teste mobili e occhi rossi luminosi. In aggiunta a ciò, viene azionata la macchina del fumo artificiale, assente durante le due esibizioni precedenti. Allo scoccare delle 21:50, come da programma, entrano in scena gli attesi Orden Ogan sulle note della loro tradizionale intro registrata. Fortunatamente, il pubblico rimasto per assistere allo show della band tedesca è cospicuo, sebbene molti del presenti siano giunti al New Age principalmente per il gruppo guidato da Giacomo Voli. Il batterista Dirk insieme a Tobi e Niels (rispettivamente chitarrista e bassista) irrompono insieme sul palco, seguiti dopo pochi istanti dal cantante Sebastian, scatenato fin dai primi minuti dell'esibizione. Già col primo brano selezionato, To New Shores of Sadness (da Vale, secondo disco della carriera), il gruppo mette in risalto la sua proposta power metal con elementi epici, in nome della grinta che appare in maniera distintiva anche su disco. La scenicità della band è supportata da volumi in grado di valorizzare pienamente tutti i musicisti, che sfoderano un'esibizione all'altezza della prova da studio; l'unica eccezione da sottolineare riguarda parzialmente la voce di Seeb che, in linea con quanto già dimostrato nel DVD compreso in Gunmen, si tiene bassa laddove su disco, invece, tende ad osare di più. Componente di sostanza durante l'intera scaletta risulta essere il doppio pedale di Dirk: travolgente ed incessante, fornisce una marcia in più a tutti i brani, dando pieno supporto alla resa d'insieme. Durante F.E.V.E.R., uno dei pezzi più riusciti della serata, il gruppo mostra energia ed epicità da vendere, mentre Seeb incita il pubblico con le mani quando queste non sono impegnate abilmente sulla sua sei corde. Here at the End of the World, secondo estratto da Ravenhead, viene eseguita immediatamente dopo i quattro minuti di F.E.V.E.R., senza pausa alcuna: la prorompenza del brano è accompagnata dagli ottimi cori dei movimentati e sorridenti Niels e Tobi, nonché dall'assolo eseguito da Sebastian e dal suo collega alla chitarra. Col quarto brano della serata si approda all'ultimo disco della formazione tedesca, uscito lo scorso luglio per la AFM Records: viene così portata in scena la catchy ed epica Gunman, titletrack al singolare del full-length. Anche in questo caso, l'apporto corale è tanto notevole da sostenere le lead vocals laddove non risultano spingersi così oltre come accade in studio. Con l'attacco speed/power di Deaf Among the Blind si ritorna senza alcun riposo alle sonorità di Ravenhead, che vengono mantenute anche con il brano successivo, Sorrow is Your Tale, la cui buona resa regala un assolo supportato abilmente da basso e batteria. Se fin qui assistiamo ad un concerto molto buono, da Fields of Sorrow in poi la tecnica, la presenza scenica e l'interazione col pubblico aumentano notevolmente. Questo pezzo, che già mi ha colpita in positivo da studio, riesce a coinvolgermi emotivamente anche dal vivo, tra cori e voce portante, in un crescendo interpretativo da parte di tutta la band. The Lords of the Files, su invito simpatico di Seeb, porta tutti i presenti a seguire il midtempo del pezzo con continui headbang: la calvizie, come dice il cantante (dall'alto della sua folta chioma bionda), non è una scusa per non scapocciare. Sulla scia di Fields of Sorrow, anche Come With Me to the Other Side mi coinvolge non poco, risultando così una delle canzoni che sicuramente mi resterà impressa in maniera nitida a fine show. La cavalcata di batteria, accompagnata dal basso, fornisce la base giusta alle linee vocali, cantate anche dal pubblico durante i ritornelli. Forlorn and Forsaken e One Last Chance mantengono il focus su Gunmen e neanche qui mancano le richieste di Seeb al pubblico di sostenerlo coi cori, di facile memorizzazione. Segue poi una breve pausa durante la quale la folla acclama a piena ugola l'immancabile "One more song!", a cui il cantante risponde divertito che non sarà una sola la canzone dell'encore, ma due. Ecco così il turno della folkeggiante We Are Pirates e della coinvolgente The Things We Believe In, durante la quale il pubblico è chiamato a cantare, come da prassi, tutti i "cold, dead and gone!" dei chorus, ma soltanto dopo aver soddisfatto lo stesso Levermann durante le immancabili prove prima della canzone. Si conclude così un concerto dalla resa perfetta, che ha puntato i riflettori su una band affiatata, decisa e in forma, ma soprattutto visibilmente contenta del grado di supporto ottenuto dal pubblico del New Age.

SETLIST ORDEN OGAN
Intro
1. To New Shores of Sadness
2. F.E.V.E.R.
3. Here at the End of the World
4. Gunman
5. Deaf Among the Blind
6. Sorrow is Your Tale
7. Fields of Sorrow
8. The Lords of the Flies
9. Come With Me to the Other Side
10. Forlorn and Forsaken
11. One Last Chance
--- ENCORE ---
12. We Are Pirates
13. The Things We Believe In


Introduzione e live report di Unleash The Archers e Rhapsody Of Fire a cura di Fabio Pessotto "Yaaaaaaaahhhhh"
Live report di Orden Ogan e foto a cura di Anna Rosa "annie" Lupo



Shadowplay72
Domenica 26 Novembre 2017, 20.44.48
2
Tranne gli unleash the archers che non sono eccezionali,2 band che andavano viste!
Luke25
Martedì 31 Ottobre 2017, 1.42.09
1
Senz’altro un concerto che non dimenticherò mai! Era una vita che volevo vedere gli Orden Ogan e finalmente son stato accontentato! Concerto che come hanno dettagliatamente descritto i nostri redattori è stato perfetto dall’inizi alla fine! Unleash The Archers, non li conoscevo e son stati una gran bella sorpresa e davvero la cantante ricorda Bruce Dikinson al femminile (e confermato da un fan dei Maiden ). Rhapsody pf Fire, special guest che poteva tranquillamente essere cohedliner, scaletta splendida e gran esibizione anche di Voli che sentivo per la prima volta e confermo non ha nulla da invidiare a Lione! Orden Ogan, beh che dire fantastici ed adrenalinici al massimo, esattamente come me li aspettavo! Per chiudere complimenti a Fabio ed Annie per il bellissimo report, mi avete fatto rivivere quei bei momenti!
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locandina del tour
ARTICOLI
27/10/2017
Live Report
ORDEN OGAN + RHAPSODY OF FIRE + UNLEASH THE ARCHERS
New Age, Roncade (TV), 24/10/2017
 
 
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