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27/04/25
THE LUMINEERS
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ANCIENT DOME + MANHUNT + DROMSIDE - Padiglione 14, Collegno (TO), 11/05/2018
16/05/2018 (1015 letture)
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DROMSIDE Giungo all’ormai famigliare Padiglione 14 giusto in tempo per l’inizio della performance dei Dromside, una giovane band dedita a sonorità metal molto moderne, tipicamente metalcore. La band ha il compito di aprire la serata, purtroppo ingrato per almeno due motivi. Innanzitutto la presenza di pochi spettatori, in verità piuttosto freddi e distaccati, come se non aprezzassero appieno la proposta. E ciò ci porta al secondo motivo: i nostri sono un po’ fuori contesto, dal momento che la serata è incentrata su sonorità più tradizionali e prettamente thrash. Tuttavia i Dromside non si perdono d’animo e sciorinano una buona performance. Spiccano principalmente gli arrangiamenti della chitarra, aggressivi e potenti, ma a tratti anche atmosferici e algidi, e la sezione ritmica, impostata maggiormente su tempi lenti e tritasassi. Un po’ meno bene, invece, per quanto riguarda il discorso delle tastiere e della voce: la prima risulta totalmente inesistente nel mix, mentre la seconda un po’ penalizzata dallo stesso, suonando debole e a tratti coperta dagli strumenti. Peccato, perché gli spunti ci sono e le capacità pure, ma così tutto rimane inespresso.
MANHUNT Dopo un cambio di palco molto rapido ecco salire sul palco i torinesi Manhunt. La band, da diversi anni molto attiva nell’undeground torinese con l’attività live, ha dovuto nell’ultimo anno sopperire allo split con il cantante storico Davide Quinto, cosa che ne ha rallentato per un po’ il percorso, sino ad ora privo di sbavature. Il quartetto ha risolto la mancanza riadattando le parti vocali. In altre parole, il bassista Alessandro Massa, che prima si occupava anche delle backing vocals, è passato alla voce principale continuando a suonare il basso, mentre le due asce Alessandro Gagliardi e Massimo Ventura danno manforte alle backing vocals. I Manhunt, nei quaranta minuti a loro disposizione hanno proposto un set incentrato principalmente su un thrash metal molto violento, che spesso gioca anche con influenze più estreme, di matrice black e death metal. Le canzoni proposte sono piuttosto elaborate e tecniche e in più punti offrono passaggi di livello che denotano una buona maturità compositiva e capacità d’arrangiamento. La mancanza del frontman storico non si è fatta sentire più di tanto e anzi un plauso va ai ragazzi per l’abilità mostrata nell’adattare linee vocali molto varie (si passa dallo scream, al growl, al pulito con estrema facilità e spesso all’unisono) senza snaturare i pezzi. La scaletta è incentrata su brani relativamente nuovi, come Premonition o Nightmare, ma c’è spazio anche per un medley a sorpresa che raccoglie tutti i brani tratti dall’EP Experimental Human Cruelty e ovviamente due brani tratti dal full lenght d’esordio omonimo della band, ovvero Satana e Vendetta. I brani più recenti denotano a tratti un songwriting più maturo e tecnico, mentre i brani più vecchi sono maggiormente diretti e caustici, seppur ben suonati e gradevoli. Band interessante, sicuramente da tenere d’occhio in futuro.
ANCIENT DOME Dopo essersi scaldato per bene, il pubblico è finalmente pronto per gli Ancient Dome, direttamente da Saronno. Il concerto parte sin da subito spedito. Spicca un tiro devastante e finalmente si vedono anche i pochi spettatori pogare. I nostri propongono un thrash metal potente e tecnico, che non lesina parti arzigogolate e complesse, che spezzano la linearità delle canzoni rendendole sempre imprevedibili e interessanti. Spiccano nel complesso la voce acutissima ed esasperata del cantante e le due chitarre, sempre impegnate in riff e fraseggi elaborati e assoli fulminanti. Tra un brano e l’altro non c’è spazio per delle pause e la scaletta procede dritta come un fuso, pescando a piene mani tra i vari dischi della band, che denotano una complessità e maturità crescente e un songwriting sempre più instabile e ricercato. È uno show senza fronzoli, semplice, in cui contano l’attitudine e la compattezza dell’esecuzione, sempre puntuale e chirurgica, ma anche energica e senza cali di tensione. L’unico neo è imputabile ai suoni, spesso un po’ impastati e confusi, ma in generale decisamente migliori rispetto a quelli degli opener.
In generale, a serata conclusa possiamo ben dire che sul palco del Padiglione 14 si sono alternate tre band meritevoli di attenzione, ma il problema principale è un altro. Il fatto è che da diversi anni a questa parte, e l’evento di stasera ne è l’ennesima prova, si nota la mancanza di un pubblico che tenga in vita la scena e che segua con costanza l’underground. Certamente cinquanta ingressi per eventi simili non sono pochi, ma si potrebbe fare molto meglio se solo, per esempio, i pochi locali presenti a Torino e provincia evitassero di sovrapporre le date, dividendo in tal modo il pubblico in tanti piccoli eventi con un tornaconto relativamente misero. Speriamo che le cose possano cambiare, altrimenti si prospetta un futuro tutt’altro che positivo per un underground già in crisi da diverso tempo.
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