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L`ALBA DI MORRIGAN - Un nuovo inizio!
11/08/2021 (1061 letture)
The Essence Remains era stato accolto come un fulmine a ciel sereno in quell’ormai lontano 2012, quando gli allora esordienti L’Alba di Morrigan giungevano sulle scene con l’appoggio di My Kingdom Music. Troppo tempo è trascorso da allora, ma oggi Ugo Ballisai, insieme al fratello Giampiero, è tornato all’opera con una pletora di musicisti affiatati e dalle indiscutibili capacità tecniche, ampiamente espresse nei brani del nuovo album I’m Gold, I’m God. Dopo aver recensito il disco qualche giorno fa, lasciamo spazio al frontman della band per parlare meglio dell’universo che gravita attorno a L’Alba di Morrigan!



Black Me Out: Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Metallized! Dal momento che è la prima volta che ospitiamo vi andrebbe di raccontarci un po’ quando nasce e come si è evoluto il progetto de L’Alba di Morrigan?
Ugo Ballisai: Salve Alex, ed un abbraccio a tutti i vostri lettori. L’Alba di Morrigan nasce nel 2008 da una mia idea e dal mio desiderio di fare musica. Insieme al fraterno amico di avventure Alessio Caruso e al batterista Luca Costanzo esce il primo lavoro della band The Circle e subito dopo registriamo il primo album The Essence Remains, che ci permette di firmare il nostro primo contratto discografico con My Kingdom Music di Francesco Palumbo. L'uscita dell'album viene subito accolta in maniera pazzesca e ciò ci permette di suonare davanti ad un mare di gente e a condividere il palco con band del calibro di Anathema, Antimatter, Negură Bunget, Pyogenesis, Esoteric. In questi live mio fratello Giampiero alla chitarra ed Alex Scarpulla alla batteria hanno accompagnato me ed Alessio sul palco. Esperienze davvero fantastiche che non dimenticheremo mai, te lo assicuro. Dopo questi eventi c'è stata una lunga pausa e molti cambi di formazione fino al 2020, quando il nuovo album intitolato I'm Gold, I'm God è stato registrato ed è stato messo sul mercato lo scorso 18 giugno sempre su My Kingdom Music. Molto è cambiato, prima di tutto la line up che vede oggi solo me e Giampiero della vecchia band presenti, mentre sono subentrati musicisti coi contro-cazzi oltre che grandi amici e professionisti (Raffaele Carano e Gianni Vallino alle chitarre, Marco Rossini alla batteria ed Osmar M. Santucho al basso), ma anche il nostro approccio musicale ora più complesso, molto più moderno e con elementi tecnici davvero incredibili.
Ora davvero è tutto pronto per riprendere a suonare alla grande, noi siamo pronti e carichi a mille, speriamo davvero che tutto ce lo consenta quanto prima.

Black Me Out: Il vostro album di debutto The Essence Remains è stato ben accolto qui in patria, tanto che anche noi ne parlammo bene all’epoca. Essendo passati nove anni da quel disco vi ritenete pienamente soddisfatti di come suona e dei risultati a cui vi ha portato?
Ugo Ballisai: Ovviamente dopo nove anni e con le esperienze di vita che ognuno di noi ha avuto molte cose potrebbero e dovrebbero essere diverse, ma non credo che andare indietro nel tempo serva a qualcosa. The Essence Remains resta un grande album, che all'epoca ci fece accostare a band come Anathema, Katatonia, Paradise Lost, per noi veri idoli, e soprattutto ci permise di girare l'Italia ed un po' d'Europa in maniera direi irripetibile. Direi quindi semplicemente che è un pezzo della nostra storia che ci rende e ci renderà sempre orgogliosi.

Black Me Out: In tutti questi anni la vostra formazione ha visto dei cambiamenti importanti; è per questo motivo che ci è voluto così tanto tempo prima di produrre un nuovo disco?
Ugo Ballisai: Non solo i cambiamenti. Fondamentalmente sono le cose della vita che ti portano ad avere interessi diversi, ma soprattutto eventi che ti cambiano e ti fanno dare priorità ad altre cose che non sono legate alla musica ed alla tua band. Io ho avuto l'immensa fortuna di diventare papà di due meravigliose bimbe e questo di fatto ha molto influito sia sulla crescita umana/emotiva ma soprattutto sulle tempistiche di uscita del disco. Poi ci sono stati i nuovi ingressi nella band e l'ovvia necessità di creare una intesa tra noi e poi la sempre costante mania di perfezione che ci contraddistingue e che soprattutto nelle fasi finali ha comportato altro ritardo. Ma alla fine I'm Gold, I'm God è fuori e... Cazzo come tira!!!

Black Me Out: Parliamo di I’m Gold, I’m God, il vostro nuovo album: sappiamo che i vostri testi sono sempre stati legati a tematiche spirituali ed esoteriche; questo titolo si ricollega a concetti analoghi?
Ugo Ballisai: Sì, in effetti la simbologia così come certe tematiche spirituali ed esoteriche ci hanno sempre contraddistinto e hanno caratterizzato le nostre liriche anche in The Essence Remains. In I'm Gold, I'm God il concetto alla base di tutto è la materia e il nulla, la vita e la morte, il bene e il male, l'odio e l'amore, la guerra e la pace. Quando la luce appare e le tenebre scompaiono si trova l'equilibrio nel mondo della forma e nel mondo astrale, quella è L'Alba di Morrigan. Io credo che l'uomo venga da un'altra dimensione e nella mia mente è concreto il pensiero che la musica provenga da quella dimensione sconosciuta, ma che tutti noi percepiamo interna e spirituale. Tutto ciò per noi simboleggia un atteso ritorno, un imminente "nuovo inizio" che muove i passi verso quella dimensione sottile. In questo senso l'album come il suo titolo sono avvolti da un filo conduttore, pertanto non è casuale l'allusione all'oro per una serie di motivi correlati al Satya Yuga.

Black Me Out: Anche l’artwork che figura sulla copertina è ricolmo di simboli. Qual è il significato dell’immagine che avete scelto?
Ugo Ballisai: L'artwork è allo stesso tempo un omaggio al concetto che ho appena descritto nella sua circolarità, ma soprattutto è un tributo personale ad un fraterno amico, Alex Caligaris, autore del disegno originale, che ci ha lasciati qualche tempo fa prematuramente. Glielo dovevo e sono grato a Marco Balzano che è riuscito a rendere ancora più grande ciò che già Alex aveva reso in maniera straordinaria.

Black Me Out: Stilisticamente le coordinate sonore presenti nel vostro primo disco sono qui mantenute, anche se non manca qualche elemento inedito. Come si è svolta la composizione dei brani e che idea di suono avevate in mente per questo nuovo album?
Ugo Ballisai: Come sempre fondamentalmente le idee partono da me per poi arrivare al resto della band che le mette in pratica apportando ognuno il proprio contributo. Questa volta in maniera molto naturale i brani hanno seguito uno schema molto più diretto e se vuoi più duro rispetto ai brani di The Essence Remains. Tutto ho preso un'impronta meno gothic se vuoi, ma più tecnica, potente e a volte al limite del post metal. Molto alla resa finale ha contribuito la produzione di Marco Rossini, che ha creato un vero e proprio muro del suono con chitarre che suonano come non mai; e poi che dire del mastering di Gianni Vallino e dei suoi Karibu Mastering Studio? Davvero raramente ho ascoltato qualcosa di tanto potente, pieno di vibrazioni e professionale.

Black Me Out: Avete aumentato la quantità di brani in lingua italiana, difatti qui ce ne sono ben due, con I Fiumi Di Rosso Sangue che spicca particolarmente. Qual è il fattore determinante nel decidere se comporre un testo in inglese oppure in italiano?
Ugo Ballisai: In effetti la cosa è nata in maniera del tutto naturale e devo dirti la verità: il risultato finale è stato fantastico. Pensa che è il brano preferito di Francesco della My Kingdom Music e che lui ha spinto tanto a presentarlo come singolo anche se noi avevamo paura un po' proprio per la lingua. Ma il feedback è stato fantastico anche da persone non avvezze alla nostra lingua, ma che ne hanno apprezzato linee melodiche e musicalità. Sono certo che la cosa in futuro si ripeterà alla grande.

Black Me Out: Tra i brani che mi hanno colpito al primo ascolto c’è Kali Yuga, uno dei pezzi più aggressivi in scaletta, oltre ad essere l’unico interamente strumentale. Com’è nato questo brano? C’era già la volontà di comporre un episodio totalmente strumentale?
Ugo Ballisai: Kali Yuga è l'unico brano che non ho scritto io, ma è opera di mio fratello Giampiero e di Marco. In un certo senso quel brano cade proprio in un punto critico dell'album. Arriva dopo una cavalcata impressionante di brani che alternano momenti duri ad altri più melodici, a sprazzi di doom misti a post metal delirante, a passaggi gothic fino a rifiniture che vanno nel dark più estremo. Con Kali Yuga creiamo una sorta di pausa di riflessione che va dal progressive delle chitarre alle atmosfere molto opethiane e che prepara l'ascoltatore all'ultima fase dell'album verso il suo finale annichilimento. Direi che l'episodio sia riuscito molto bene e l'intento è stato realizzato... Ahahah!

Black Me Out: Al contrario Rosa Mundi è il brano più lungo in scaletta e si muove lungo binari decisamente più sognanti e morbidi. Trovo che in questo caso il vostro songwriting sia davvero di alto livello, sia nel gestire il minutaggio sia nel costruire dinamiche coinvolgenti all’interno di una struttura non banale. Nel vostro modo di comporre qual è la percentuale tra “studio” ed “istinto”? Scrivete i brani ragionando molto prima o lasciate che sia la musica a fluire liberamente?
Ugo Ballisai: Sì in effetti abbiamo lasciato questo brano per ultimo proprio perché lascia l'ascoltatore una sorta di tempo di meditazione su quanto accaduto nell'ora precedente. È un brano molto umorale, diretto anche se complesso nella sua articolazione, ma incredibilmente efficace e sono certo che dal vivo sarà uno dei brani che ci piacerà di più cantare e suonare proprio perché estremamente vario, dinamico e coinvolgente.
Sulla questione modalità di composizione, ma che vuoi ragionare sui brani? Escono via da soli, si scrivono come nuvole che prendono le forme più strane in cielo. Poi ovviamente si smussano gli angoli, si creano dinamiche tra i vari strumenti, ma tutto è naturale e spontaneo come nulla al mondo lo può essere di più.

Black Me Out: Sebbene i riferimenti stilistici all’interno della vostra musica rimangano abbastanza riconoscibili si può dire ormai che il vostro sound sia davvero personale, tanto che diventa difficile incasellarvi in un genere preciso. Voi vi considerate una band metal o preferite evitare qualunque etichetta?
Ugo Ballisai: Mi fa molto piacere ascoltare da te queste parole. Essere personali è una dimensione che da sempre ci ha caratterizzati e pur se erano riconoscibili le nostre influenze, era evidente la nostra capacità o se vuoi la nostra forza di rendere tutto estremamente originale e riconoscibile. Con I'm Gold, I'm God questo è estremamente più evidente ed oggi siamo davvero soddisfatti di aver raggiunto un grado di originalità che ci permette di essere semplicemente L’Alba di Morrigan e null'altro.

Black Me Out: Ho notato che per promuovere I’m Gold, I’m God avete pubblicato solamente dei lyric video. Avete in programma anche dei videoclip più articolati o è stata una scelta quella di non utilizzarne?
Ugo Ballisai: Gli impegni di vita ci hanno portato a mettere in pausa il progetto di un video che eravamo riusciti a mettere su carta come idee grazie anche a Marco Rossini che è un mago del settore. Ma ti assicuro che semmai si arriverà a compimento questo video lascerà il segno. Speriamo di farvi una bella sorpresa magari dopo l'estate dai!

Black Me Out: Anche per voi immagino che gli ultimi due anni siano stati tutto meno che semplici. Come avete affrontato questo periodo? Avete mai pensato che la pandemia potesse significare la fine per la band?
Ugo Ballisai: A dire il vero non l'ho mai pensato, anzi ho vissuto questo periodo cercando di concentrarmi su me stesso, valorizzando la mia autostima, allenandomi, studiando per il mio lavoro e, perché no, cercando di finire gli ultimi dettagli dell'album in maniera più profonda. Per cui direi che cerchiamo di dare un messaggio positivo a tutti dicendo che alla fine se ne può uscire più forti e più ricchi anche emotivamente!

Black Me Out: Grazie ragazzi per la vostra disponibilità. Questo spazio è vostro, sentitevi liberi di aggiungere quel che volete e grazie ancora!
Ugo Ballisai: Grazie a te, è stato davvero piacevole affrontare con te tutti questi temi e spero che voi che leggerete quest'intervista la possiate trovare interessante. Se volete supportarci acquistate il nostro album nei vari formati usciti o almeno dategli un ascolto, sono certo che non rimarrete delusi. Non mi resta che salutare tutti e soprattutto augurarmi di incontrare ognuno di voi su un palco in autunno. Un abbraccio, Hugo.



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