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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Descent Into Despair - The Bearer Of All Storms
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( 1532 letture )
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Funeral doom dalla Romania? Ebbene si, i Descent Into Despair sono una giovane band nata come duo nel 2010 nei pressi di Radauti e grazie al recente inserimento in line-up dei restanti membri è nato il presente The Bearer of All Storms. L'album si presenta in formato doppio cd per una durata complessiva di circa un ora e mezza, in cui il denominatore comune è la pesantezza, purtroppo intesa in diverse accezioni. Difatti i Descent Into Despair suonano un death/doom vecchia maniera al quale fondono parecchie influenze funeral doom che -paradossalmente- sono quelle che rendono movimentato un lavoro che altrimenti rischierebbe di essere molto noioso. Purtroppo la band ha un suono molto datato, che di per se non sarebbe nemmeno un difetto, se non fosse che è proprio il background musicale della band ad essere un po' troppo underground, finendo per far suonare questo lavoro come una raccolta di b-side degli anni ‘90. Insomma è come dire che nel 2014 una band suoni ancora come gli Spina Bifida. A peggiorare le cose ci si mette una produzione non proprio professionale che dona poca profondità alle lunghissime composizioni dei nostri amici rumeni, finendo per appiattirle ben oltre i limiti già evidenti del loro songwriting. Nonostante la premessa non proprio entusiasmante, è bene precisare come non manchino i momenti interessanti sin dall'iniziale Portrait of Rust, nella quale la band tenta di far convivere il classico funeral doom con un death/doom tipicamente anni '90. Sulla stessa falsariga si muove anche la successiva Mirrors of Flesh, nella quale fa capolino anche un timido cantato in clean vocal non proprio esaltante, che avremo modo di NON apprezzare con la successiva Pendulum of Doubt, inizialmente piacevole ed atmosferica, sulla quale compare intorno alla metà del brano un cantato pulito semplicemente imbarazzante, degno delle peggiori osterie irlandesi. L'intenzione sarebbe quella di intonare vocalizzi maschili, che purtroppo non godono di nessuna grazia ne armonia, finendo per sembrare più una versione doom degli Isengard, che un tributo alla scuola gothic doom. Il primo disco si chiude con Triangles of Lies che, a dispetto di quanto appena detto, si farà ricordare per l'uso interessante delle vocals, inizialmente strazianti in stile litania, ma che ben presto si evolveranno in un cantato atmosferico vicino a certe cose dei nostrani Canaan, lasciando sorgere il (lecito) dubbio che si tratti di un guest vocalist. Il secondo disco si apre con la estenuante The Horrorific Pale Awakening, tanto lunga quanto piatta e soporifera, mettendo nuovamente in evidenza i clamorosi limiti del songwriting della band, ancora troppo inesperta per lanciarsi su minutaggi così impegnativi senza incorrere in un prevedibile pantano sonoro dal quale se ne esce molto faticosamente. Con Plânge Glia de Dorul Meu, la band gioca la carta della lingua madre, accoppiandola all'uso delle clean vocals che si rivelerà un doppio autogol, parzialmente recuperato dalle interessanti parti strumentali che i nostri si impegnano a "sporcare" con dei vocalizzi maschili assolutamente da rivedere. A chiusura di questo lunghissimo lavoro troviamo la sacrale The Embrace of Earth, caratterizzata da una intro di organo che, accoppiato alle loro consuete clean vocals, parrebbe ispirato dai Ras Algethi, ma senza ahimè raggiungere i picchi qualitativi dei maestri italiani.
Torno a ripetere che, nonostante ci siano davvero troppe cose da rivedere, questo The Bearer of All Storms è pieno di momenti interessanti, special modo nelle parti funeral più lente, che sono certo susciteranno l'attenzione degli amanti di certe sonorità catacombali. C'è davvero tanta carne al fuoco, ma anche tanta approssimazione che vanifica gli sforzi di questo giovane combo rumeno che, se fosse uscito su demo, forse oggi avremmo glorificato, ma che invece ha tentato il grande passo del debutto su disco (tra l'altro doppio), non essendo ancora capace di competere con i colleghi in giro per il mondo.
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1
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"ecco un genere a me caro,il funeral doom.Ammetto ho provato ascoltare qualcosa di questi Descent Into Despair ma non mi dicono niente come una marea di gruppi che sono usciti in questi ultimi anni,peccato perchè questo è un genere che si potrebbe evolvere,ma rimane sempre li'fermo a riciclare i soliti riff triti e ritriti con le solite parti ambient scontate.Come rimpiango i "thergothon e i Skepticism!" |
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INFORMAZIONI |
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Domestic Genocide Records
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Tracklist
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Disc 1: 1. Portrait of Rust 2. Mirrors of Flesh 3. Pendulum of Doubt 4. Triangle of Lies Disc 2: 1. The Horrorific Pale Awakening 2. Plânge Glia de Dorul Meu 3. The Embrace of Earth
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Line Up
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Denis Ungurean (Voce, Basso) Florentin Popa (Voce, Chitarre Acustiche, Tastiere) Bogdan Florea (Voce, Chitarre) Alex Cozaciuc (Chitarre, Tastiere, Programming, Batteria)
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RECENSIONI |
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