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Motorfire - Rising Fire
( 2094 letture )
Ci sono persone a cui l’ascolto delle canzoni di un gruppo palesemente derivativo dà spesso una sensazione di vera e propria avversione, e in genere il commento-tipo è che il disco sia un qualcosa di “già sentito migliaia di volte” che nel migliore dei casi provoca nausea ed emicrania. È un misto di fastidio e stanchezza mentale, una cosa che -dirà qualcuno- difficilmente può peggiorare, e invece c’è modo e modo di essere derivativi: oltre al saper suonare, il fatto di crederci davvero e mettere anima e idee nelle composizioni può venire in aiuto dell’impressione generale che il platter ci dà. Al contrario, se i primi a non crederci sembrano essere i musicisti stessi, ecco che il risultato non può che peggiorare ulteriormente; la classe e l’ispirazione non si comprano in macelleria e nessun contratto discografico te le può trasmettere. Gli sloveni Motorfire si rifanno chiaramente ai gruppi storici appartenenti al filone NWOBHM come ad esempio i leggendari Maiden (in particolare David Černic dev’essere un grande fan di Steve Harris), fatto di per sé non deprecabile, anzi, ma bisogna anche vedere quali sono i risultati conseguiti.

Anej Marušič sembra uno di quei cantanti affetti dalla sindrome del “vorrei ma non posso”, la sua voce pur non essendo assolutamente terribile non decolla mai risultando piuttosto monotona e poco incisiva nell’interpretazione; entrando nello specifico, la ballad Miss You non sembra essere nelle sue corde (per non parlare delle stucchevoli lyrics di quest’ultima, la banalità messa in versi) e su certi acuti si sforza in maniera poco aggraziata (Ghost Rider); a volte -come in Motorfire- ci si trova di fronte a soluzioni tipicamente power, ma un’altra lacuna piuttosto importante si riscontra nei cori, che non avendo né grinta né potenza non riescono a trasmettere la benché minima enfasi come invece il loro ruolo vorrebbe e come teoricamente sarebbe nelle intenzioni della band stessa. Demoni, cantata in lingua madre, è forse l’episodio più originale, ma anche qui non si può certo gridare al capolavoro. Assodato che le chitarre -pur senza strafare- tutto sommato sono le meno peggio, i solos mancano troppo spesso del tiro giusto (vedi Burnout e il dialogo di asce un po’ affannato in Metropolis of Dreams, forse la più maideniana del lotto con le sue lunghe cavalcate); la già citata Ghost Rider ha un riff à la Ain’t Talkin’ ‘Bout Love, ma le vette raggiunte da Eddie Van Halen sono ovviamente ben lontane e il tutto è in generale troppo leggero; The Pride ha qualcosa di simil-glam e si discosta dal resto delle composizioni, ricordando in certi passaggi i Def Leppard -non a caso la band si definisce adatta per i fan dei gruppi finora citati- ma anche qui il risultato lascia un po’ interdetti. L’album vorrebbe avere mordente, ma non riesce mai a coinvolgere davvero, si trascina fino alla fine cercando un feeling che non c’è. Sembra che i Motorfire vogliano recitare la parte della rock band senza essere convinti di esserlo veramente: un esempio indicativo in tal senso è Night Version, cattiva per finta, realmente fiacca come la rullata a fine brano; del resto il drumming poco dinamico sembra essere una costante di questo platter in cui la prestazione di Polanc appare troppo discontinua e a tratti legnosa.

Il lavoro dei musicisti non è esente da qualche piccolo errore che si percepisce in alcuni stacchi, così come la voce in certi frangenti non appare del tutto convincente, ma soprattutto l’anello debole è rappresentato dal songwriting; oltre all'essere in grado di suonare bisognerebbe saper scrivere canzoni che vadano la di là del “compitino” e non è questo il caso. Qui regna la banalità e il risultato è un disco abbastanza mediocre, seppur non orribile in senso stretto; le composizioni dei Motorfire sembrano stanche e sinceramente il rischio che alla fine di Rising Fire lo sia anche l’ascoltatore è molto alto. I ragazzi ammirano gli 80’s, ma sembrano essere fuori tempo massimo da ogni punto di vista, sarebbe auspicabile in futuro un percorso di ricerca che li aiuti ad acquisire maggiore personalità.



VOTO RECENSORE
52
VOTO LETTORI
45.5 su 2 voti [ VOTA]
jek
Venerdì 6 Giugno 2014, 20.34.37
2
Decisamente anacronistici recensione perfetta. P.S. ma ha senso recensire certi dischi, e tralasciare per dire band come gli Shrapnel?
jek
Venerdì 6 Giugno 2014, 20.34.16
1
Decisamente anacronistici recensione perfetta. P.S. ma ha senso recensire certi dischi, e tralasciare per dire band come gli Shrapnel?
INFORMAZIONI
2014
Metal Tank Records
Heavy
Tracklist
1. Rising Fire
2. Burnout
3. Metropolis of Dreams
4. The Pride
5. Ghost Rider
6. Claws’n’Fangs
7. Miss You
8. Night Version
9. Demoni
10. Motorfire
11. Feel Your Burning Heart
Line Up
Anej Marušič (Voce)
Boštjan Pertinač (Chitarra, Synth, Cori)
Arian Krašna (Chitarra)
David Černic (Basso)
Miha Polanc (Batteria)
 
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