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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Profezia - Oracolo Suicida
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( 2681 letture )
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I Profezia sono l’ennesimo gruppo italiano che, come si suol dire, “c’ha provato”. Basta dare un’occhiata ai titoli delle loro produzioni, prima ancora di ascoltare la loro musica, per fare il “check” dei numerosi cliché, che continuano anche in campo musicale: all’interno dell’album, infatti, notevole è lo sbandieramento del raw black metal, ad esempio con i riff che passano continuamente fra la tradizione burzumiana e quella darkthroniana, per approdare a lidi swedish nei passaggi di blast-beat, alternandoli a momenti funerei. E, per rafforzare ancora di più queste prese di posizione (alcuni diranno “per avvalorare le loro idee”), la band ha scelto di collaborare, un paio di anni fa, con Ynleborgaz (Angantyr, Tågefolket, Make a Change…Kill Yourself), pubblicando un album dalle sopracitate caratteristiche, senza farsi mancare intro di piano, interludi ambient, vento, pioggia e tutto quanto occorre per intagliare una cornice adatta ad ogni momento. Senza infamia e senza lode (tranne, forse, il lato positivo della modesta durata di quel The Truth of Ages), i Profezia pubblicano ora un nuovo album, uscito il vinile per la Raging Bloodlust ed edito in formato cd dalla Moribund Records. La band rende più accattivante la propria origine definendosi un progetto internazionale che spazia dal Veneto, alla Danimarca e alla Norvegia, lasciando delle perplessità sulle problematiche (logistiche e geografiche) di registrazione e di “coesione” fra i membri di questo act.
Dopo aver superato questi ostacoli preliminari, quello che sostanzialmente cambia è a livello musicale: innanzitutto la produzione diventa ancora più “raw” che nel passato, connotata da tonalità medie ed ancora più zanzarose, con in più la presenza di un violino portante, che ricopre la funzione di diverse maschere. Cerchiamo di smascherarle tutte: per prima cosa si può dire che la sua resa, molto calda, si distacca nettamente dal resto della strumentazione, che non risulta essere proprio gelida ma, piuttosto direi, piatta. In mezzo a classici mid-tempo in stile Transilvanian Hunger (dove la batteria dai connotati troppo digitali sfoggia disumane doppie casse), partono questi fraseggi dionisiaci eseguiti dalla libera creatività di Ecnerual, la quale fa sorgere spontaneamente tutta una serie di domande sull’organicità del songwriting e sull’attinenza alle melodie “elettriche”. Questo questo binomio “violino vs resto-della-strumentazione” a volte è in grado di dar vita a interessanti idee (come tutta la prima parte traccia della title track), mentre a volte sfiora in parte il ridicolo: il violino balbetta decisamente negli già zoppicanti riff di Il Gioco del Parassita; Senza il Giorno pare obbligare il povero violinista ad inserirsi forzatamente in mezzo a melodie e atmosfere decisamente inaccostabili ad uno strumento classico (provate ad immaginare Natassja in Eternal Sleep o Snu Mikrokosmos Tegn accompagnate da un violino) e la stessa impressione si ripete nella parte finale di Futuro Rivelato. Il lato bizzarro (e a volte disarmante) di questa dicotomia è il sentire il modo di suonare barocco e neoclassico delle scale del violino che, nel proprio naturale e fluido virtuosismo, cozzano con i monolitici power-chord e con le plettrate, anche thrasheggianti.
Tutta quell’ostentazione di raw black metal che poteva essere concepibile nell’album precedente (riconoscibile da una serie di piccole qualità, come la scelta dei suoni più glaciali e la resa della batteria decisamente più umana), qui è stata stiracchiata verso un’esagerata voglia di lo-fi, ancora più caratterizzata dalle sonorità delle chitarre, che sembrano il frutto di una produzione casalinga; anche la resa sonora della batteria non giova all’attenzione del disco: i volumi sono sempre sotto la soglia dell’altra strumentazione e se, per un verso, è un bene perché si è evitato quel fastidioso effetto di perenne mitragliatrice, crea dall’altro lato una sorta di tappeto soporifero in quanto nessun accento riesce ad emergere dalle strutture compositive. Certo, il titolo non era di buon auspicio, ma è con dispiacere che mi trovo costretto a rimandare i Profezia alla prossima uscita, nella speranza che siano superate le criticità sopra descritte.
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6
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@LUCIO 77: Non è strano, perché ognuno ha una diversa interpretazione della musica e di chi c\'è dietro. io per esempio mi sentirei più vicino a questa valutazione, visto che ricordo questo progetto semi-solista (finora non ho visto nessuno citare la presenza di due membri degli Abhor) principalmente per essere l\'ennesima proposta depressive black più orientata sull\'elitismo che su creatività o altro, stessa cosa che potrei dire anche degli Abhor del resto. |
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5
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Ciao Spirit.. Recensori diversi, ok.. Però così tanta differenza di giudizio fra due Album usciti solo ad Un anno di distanza.. Boh! |
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4
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Sarà semplicemente che i recensori sono diversi Lucio,ma Black Misanthropic Elite è stato un ottimo lavoro,di grande atmosfera,peccato non sia recensito. |
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3
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Due Album ad intervallo di Un anno e leggo 80 e 49.. Cosa non torna? Premetto che non li conosco.. Semplice curiosità. |
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2
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Band di assoluto rispetto.Questo non è un grande disco,ma ricordo con grande favore l\'esordio,un ottimo tributo al BM primi 90 norvegese. |
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1
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Ascoltato l'album... che dire: band priva di qualsivoglia tipo di capacità di comporre musica decente! |
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INFORMAZIONI |
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Raging Blood Productions / Moribund Records
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Tracklist
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1. Oracolo Suicida 2. Sacra Tempesta 3. Senza il Giorno 4. Futuro Rivelatore 5. Il Gioco del Parassita 6. Nato Morto
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Line Up
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M. (Voce) Kvasir (Chitarra, basso) Ecnerual (Violino) Chimsicrin (Batteria)
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RECENSIONI |
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