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Profezia - The Truth Of Ages
( 2992 letture )
La grazia e l’animalità. Il sensuale e lo spirituale. L’ascesi e la carnalità. Sono tutte antitesi, brucianti contrapposizioni che allignano nella nostra vita quotidiana. E, qualche volta, si fanno musica, l’arte che parla direttamente con l’animo, saltando lo scomodo intermediario che è la ragione.
Non è agevole rendere il baratro della scelta fra due vie le quali portano esattamente alle opposte conseguenze, eppure il ritorno sulle scene degli internazionali, ma dal cuore italiano, Profezia accarezza corde sopite, dimenticate.

Per ottenere questo straordinario risultato l’iniziatore del progetto Kvasir, visto all’opera con la conosciuta band degli Abhor nelle vesti di bassista, chiama alla sua tavola un artista talentuoso, Ynleborgaz, unico membro dei danesi Angantyr, e alfiere dei Make A Change…Kill Yourself, con cui porta avanti il concetto dell’“anti-esistenza”, comune a gran parte degli accoliti del cenacolo depressive, affidandogli pianoforte e microfono. Tale connubio, a cui va aggiunto il fondamentale apporto dell’ex-batterista dei Beatrik, Vidharr, partorisce un’opera dalla profondità encomiabile, in grado di affondare le radici in un solido black metal di stampo nordico, a cui non sono affatto aliene influenze provenienti dal Burzum più cadenzato, per sbocciare, proseguendo lungo il poderoso tronco e le fronde, in stacchi quasi dark-ambient dalla connotazione eroica (in particolare l’ultima traccia), simili alle partiture introspettive di Ildjarn, prima che si dedicasse alla penetrazione dei segreti della natura con le composizioni dedicate ai paesaggi.

Fin da Vision… le due voci dialogano, apportando una violenza brutale, sanguinaria, l’altra melodie che si accoccolano nelle spire del serpente, noncuranti della pericolosità della bestia. Sulla fragile corda di violino, in un prezioso gioco d’equilibrio, alle cui spalle una dinamica batteria intesse una fitta rete ritmica, chitarra e basso hanno facoltà di muoversi liberamente, tracciano coinvolgenti sentieri da percorrere. La voce snaturata dalla sofferenza compie il prodigio: mantenere unita la complessa architettura di fondo, la quale è, come la coscienza, perennemente in bilico.
La pioggia e calmierate note arpeggiate dalla sei corde pulite preparano il contrappunto ferale di A Moment Of Control, traccia dall’atmosfera fattasi d’improvviso rarefatta. I tempi rallentano aprendo il campo al lato emozionale ed intimo della band. Ora il paragone calzante è quello che associa l’avanzare dell’episodio alle oscure visioni degli statunitensi Managarm (ora sciolti), essendo essi stati interpreti di un opprimente mid-paced black metal assai avvolgente.

For descendants of time
Became my release
For a moment in time without boundaries
I was in control


La stesse parole della lirica sottolineano il cambio d’ambientazione, dalla visione ambientata nei pressi d’un antico albero di quercia ad una riflessione, preludiata da un ineluttabile senso di immobilità, fissando il labirinto di foglie cadute poco lontano.
Secret Of Eternity spalanca antri di cui non si scorge il fondo, velocizzando decisamente l’andatura. I riff portanti mutano in entità crudeli, incalzanti, cavalieri dell’oscurità. Il drumming implacabile, rumoroso nel suo battere costantemente sui piatti, alienando la percezione dell’ascoltatore. Il viaggio sta per giungere a conclusione. Il sovrano della tenebra siede ad attendere il viandante seduto su un trono d’ossa, cingendo nella sua braccia il segreto dell’eternità, come stabilito dalle antiche leggende.

In a castle of screams beyond a forest of blood
He sits on a throne of skulls carrying the secret to eternity


Il periplo si dissolve, non prima d’aver squassato le fondamenta della nostra tranquillità empiendo l’anima di angoscia. The Celebration Of Decadence profuma di sepolcri violati, trascinando le lancette indietro fino agli anni novanta, rievocati in virtù della primordiale efferatezza del penultimo capitolo. Blast-beat, urla scomposte, giri di accordi infernali, l’impossibilità di rinvenire un punto d’appiglio. Una composizione ornata da un testo degno d’un poeta decadente francese: cristalli che piovono dal cielo sfigurando una massa di dannati, bestie deformi che si cibano di organi sessuali, dannati dai denti marciti dalla carne putrida. Solo una porta è indicata all’avventuriero come ancora di salvezza. Ma egli non sa cosa lo attende al di là di essa.
Infine sul lettore si materializza la title-track, immensi nove minuti di introspezione.

I will now ascend the pile of skulls that were once
The heads of devoted worshippers,
And take my place upon the throne
Of eternity...
The end of my journey has been reached
And I offer you the chance to follow my path
Respond to the voices from within you
And the truth of ages shall reveal itself to you
Follow the call.


Il segreto è svelato. La verità è penetrata dentro di lui dopo aver sopportato la vista della perversione eterna. Accordi maggiori suonati al synth schiudono le porte della soddisfazione, del raggiungimento dello scopo. Visioni paradisiache si affastellano dinnanzi all’ascoltatore. La vena epica si sostituisce alla pesantezza della fiamma nera. Il nostro eroe si sta abbeverando al suo Santo Graal.

Come si evince da queste righe, il secondo full-lenght dei Profezia è album solido, aiutato da una produzione la quale rimarca i momenti chiave della vicenda narrata, resa ancor più appassionante dal mezzo testuale fornito dal gruppo, in quanto, parole e musica sono da considerarsi un unicum inscindibile per ottenere la piena comprensione e non solo una veduta a volo d’uccello.
Un sincero plauso quindi va rivolto ai tre condottieri, abili a risvegliare l’atavica passione dell’uomo per il racconto esoterico, magico, intriso di significati che fin dal principio, trovano corrispondenze nella vita quotidiana.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
92.5 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2012
Ewiges Eis Records
Black
Tracklist
1. Vision…
2. A Moment Of Control
3. The Secret Of Eternity
4. The Celebration Of Decadence
5. The Truth Of Ages
Line Up
Kvasir (guitars, bass)
Ynleborgaz (vocals, piano)
Vidharr (drums)
 
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80
 
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