|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Embrace of Disharmony - Humananke
|
( 1865 letture )
|
Prima opera targata Embrace of Disharmony, Humananke è un album composto e ideato in sette lunghi anni di decisioni, scritture e rielaborazioni stilistiche. Ovviamente, oggigiorno è difficilissimo riuscire ad emergere all’interno della scena mondiale e per risultare un passo sopra gli altri devi avvalerti di personalità, doti tecniche e magari di qualche ospite famoso che figuri nei credits del disco. Direi che Humananke ha tutte le carte in regola per entrare a far parte di questo club privilegiato, specie se aggiungiamo al lotto una voce femminile che prende le redini della situazione ed un growling gutturale per aumentare le atmosfere ed il pathos. Si tratta di una tecnica collaudata negli anni da molteplici gruppi quali Epica, Nightwsh, Tristania e compagnia bella; in cosa differiscono le band appena citate da questi romani? Specialmente nella musica, che ha radici in gruppi quali Therion, Dream Theater,Symphony X, Orphaned Land e, in qualche sporadico caso, Arcturus. Considerando i gruppi sopracitati ci vuole poco dunque a comprendere quanto lontani siamo da quello che potrebbe essere un tipico di album gothic o symphonic. Progressive-extreme-avantgarde-orchestral-metal è un neologismo apparentemente forzato ma che calza alla perfezione con il risultato finale raggiunto dalla band. Ora andiamo al sodo, vediamo nello specifico quelli che sono i tratti salienti del disco; disco che, purtroppo, non riesce a colpire al centro il bersaglio desiderato per tanto tempo.
Diciamo sin da subito che Humananke non è un brutto album: ha solo la pecca di essere digeribile quanto un piatto di lasagne con 35° estivi. Davvero tanti, troppi, sono gli elementi innestati lungo le tracce del disco con l'obiettivo di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Si tratta di elementi che ad un occhio inesperto possono apparire innovativi, audaci, ma portano invece alla luce stili e idee che in passato hanno fatto la gloria di band di tutt’alto calibro. Aprire con una canzone da 11 minuti è ambizione allo stato sonoro e Shards of Apocalypse è la sintesi dell’intero disco, con le sue aperture melodiche, la voce candida e delicata di Gloria che combatte con il growl di Matteo, il tutto accompagnato da un tappeto di tastiere e doppio pedale. I suoni si offuscano e risplendono a vicenda, divincolandosi in paesaggi monocromatici, incolori ma con al proprio interno tutte le quattordici sfumature base del grigio. Gli assoli, che solitari si dipingono sul selciato fatto di un’orchestrazione volta ad un’epicità pomposa e barocca, non stonano e portano prospettive differenti e chiavi di lettura soggettive. Date le doti musicali dei nostri, ovviamente, le parti prettamente strumentali sono corpose ad esse è adibita una larga fetta del minutaggio finale: Ab Nihilo e By the Hand of the Moirai sono le pause dal recitato lungo la tracklist, laddove la prima è passabile, data la brevità, mentre la seconda mostra il fianco con i suoi sei minuti di durata (nonostante Gabriele Caselli degli Eldritch impreziosisca l’operato), risultando alquanto fuori luogo. Uno degli episodi più criptici è la cinematografica Identity, che in sette minuti riesce a portare alla luce un circo di funamboli e acrobati, pronti a sgozzarti se non applaudi al loro operato. Peccato che siano dei circensi un po’ assopiti: la traccia risulta alquanto monodimensionale e sempre intenta a partire senza mai spiccare il volo completamente. L’aiuto di Rafael Bitencourt sul finale rimescola le carte in tavola aumentando i ritmi e destando l'attenzione dell’ascoltatore. Nella successiva The Edge of Nowhere appaiono ben due ospiti: Mike Lepond (Symphony X) al basso e Kobi Farhi (Orphaned Land), che prende il posto di Matteo: si tratta di una vera dimostrazione d’affetto verso i propri padri putativi e di un omaggio verso le sonorità tanto care agli Embrace of Disharmony. L'armonia orientaleggiante che balla tra l'atmosfera eterea e la violenza psicologica nei confronti dell’ascoltatore risulta nella traccia migliore del disco, non tanto per la presenza degli ospiti, ma per la riuscita al 100% di passaggi apparentemente distanti tra loro e mescolati in un unico grande calderone organico di alta qualità. Vogliamo farci mancare anche un ballad su questo disco? Ovviamente no e alla penultima traccia troviamo The Void che però, con i suoi oltre sei minuti folleggianti, si prolunga prolissamente senza mettere in risalto le doti del gruppo. Il cantato in questo caso specifico non aiuta, non andando mai oltre la nota scelta, al limite del monocorde. Se tagliata del 50%, la canzone sarebbe diventata uno splendido momento di riflessione ed una pausa dalle vorticose sfuriate delle canzoni precedenti. Il fattore X, che in questo caso corrisponde a prolisse melodie che si arrampicano su sé stesse senza arte né parte, può essere riscontrato spesso e volentieri nel corso dei i brani; questo, purtroppo, porta l’attenzione a svanire piano piano.
Ovviamente non ci troviamo di fronte ad un album di facile presa; la visione globale che si trae alla fine è quella di un’ottima band con ottime idee offuscate però da un po’ di. Gli Embrace of Disharmony meritano di essere seguiti, perché se questo è l’inizio ovviamente se ne attendono delle belle da loro in futuro, preferibilmente senza barocchismi 3x2 che vengono alla luce troppo spesso, diminuendo fortemente l’impatto delle singole canzoni. Suonare avantgarde non significa andare oltre sotto tutti gli aspetti ma ragionare, interpretare il proprio io e chiedergli consiglio; avantgarde è uno status mentale e non un forzatura. Tempo al tempo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
Visti dal vivo di spalla agli Ancient Bards, mi hanno sorpreso alla grande, proposta musicale valida ed esecuzione live da professionisti! |
|
|
|
|
|
|
1
|
Non conoscevo questa band, un amico mi ha prestato il disco e devo direniente male davvero, bello , ben pensato e costruito, sono solo al trrzo ascolto, ma qui stiamo certamente a quota 70, con possibilita' di crescita con ulteriori ascolti, gruppo a mio avviso molto valido e promettente, la qualita' si sente eccome. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Shards of Apocalypse 2. Ab Nihilo 3. The Eternal Champion 4. Identity 5. The Edge of Nowhere 6. Dirge on a Soul Staring at the Stars 7. By the Hands of Moirai 8. Void 9. A Descent into the Maelstrom
|
|
Line Up
|
Gloria Zanotti (Voce) Matteo Salvarezza (Chitarra,Voce) Leonardo Barcaroli (Basso) Emiliano Cantiano (Batteria)
Musicisti Ospiti: Kobi Farhi (Voce su Traccia 5) Rafael Bittencourt (Chitarra Solista su Traccia 4) Gabriele Caselli (Tastiere su Traccia 7) Susanna Coltrè (Tastiere) Mike LePond (Basso su Traccia 5)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|