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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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In the Woods... - Strange in Stereo
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( 4152 letture )
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Cosa si può ancora fare, se si è già detto tutto?
Omnio contiene musica onnicomprensiva, ha in sé l'impronta creativa dell'uomo e ne espone -senza spiegarlo- tutto lo spirito. Cosa si può fare dunque, una volta che si è esposta tutta la propria interiorità, una volta passato il momento di "satori", l'illuminazione creativa? Qualcuno potrebbe tentare di ripetere il miracolo, tornare indietro alla vetta appena scalata. Qualcuno, certo, ma non gli In The Woods...
Chissà che aria girava in Norvegia nella seconda metà dei '90, per far passare improvvisamente decine di band da integraliste del nero a folli teatranti, giocolieri multiformi impossibili da definire con chiarezza. Tuttavia fra i più importanti rappresentanti della scena avantgarde dell'epoca, gli In The Woods... rimangono forse i più sfuggenti, i meno inquadrabili in assoluto. Dopo un debutto di qualità già eccelsa ancora oggi da riverire, in Omnio, una volta obliterati gli estremismi vocali e strumentali, a farla da padroni sono viaggi psichedelici e lunghi crescendo sulla base di chitarre minimaliste ed essenziali in una sorta di personalissimo filtro dell'esperienza dei Pink Floyd. Il successivo nonché ultimo full-length, ossia questo Strange In Stereo, dovendo portare il fardello del disco che lo ha preceduto potrebbe, continuando l'analogia, essere interpretato invece come la versione avanguardistica di certa darkwave intimista.
Come il suo predecessore, Strange In Stereo riesce ad incanalare tutte le infinite influenze che lo costituiscono (incluse quelle di Omnio stesso) senza perdere una stilla di unicità, risultando diverso da qualunque cosa scritta in precedenza da questa o un'altra band. Diviso in undici pezzi, per una durata totale di soli cinque secondi inferiore al disco precedente, ci troviamo di fronte ad un insieme di canzoni nettamente separate tra loro, in cui la varietà è legge e tuttavia un flusso unico sembra procedere lungo le note, fatto di cupezza e silenzio. Silenzio, esatto: sebbene non ci siano momenti di vuoto nel disco, il silenzio permea questa musica, si fa strumento musicale esso stesso, conferendole una qualità eterea e affascinante. Sono ora relegate in secondo piano quelle reminiscenze psichedeliche di due anni prima, lasciano il loro posto a uno scenario più moderno, a tratti sintetico, percepibile dalle percussioni elettroniche (sebbene presenti solo a tratti) e dagli effetti riscontrabili soprattutto nella prima metà del disco, in particolare nella straniante opener Closing In. In Cell l'atmosfera si fa rarefatta, e il silenzio di cui sopra prende il sopravvento, principale accompagnatore della straordinaria prova di Synne "Soprana" Larsen nel suo vagare attraverso le onde sonore. Lo splendido duetto tra la soprano e Jan Transit è il punto focale di Vanish In The Absence Of Virtue, ma è solo una parentesi prima del ritorno del precedente panorama: i suoni sintetici, una voce, degli archi e, su tutti, di nuovo, il silenzio. Generally More Worried Than Married e Path Of The Righterous formano il climax di pathos (e di aggressività) di tutto l'insieme: introdotta da un riff "à la Opeth", la prima si snoda tra la declamante voce di Transit e un accompagnamento sempre più epico che insieme esplodono in un… come descriverlo? Non esistono ritornelli qui, né bridge, solo un crescere e decrescere di emozioni. Dunque è più appropriato dire "che esplodono in un'intensa emozione". La seconda traccia raggiunge alte vette grazie ad un inatteso sitar che la accompagna verso la conclusione in uno dei momenti più emozionanti in assoluto del disco. Il seguito opera una lenta ridiscesa verso l'intimo minimalismo già sperimentato, pur senza mai ripetere quanto già presentato. Il punto di arrivo del viaggio, By The Banks Of Pandemonium, inizia portando la band, con la massima naturalezza, a richiamare lo stile vocale declamatorio di David Tibet dei Current 93, come a voler sottolineare quanto lontana sia giunta la loro musica rispetto al black metal primigenio. Ma gli In The Woods... riservano un ultimo crescendo, "a last stand" come recita l'intraducibile espressione inglese, per la fine. La fine del disco, la fine di un viaggio… la loro stessa fine. Per ben due volte sembrano dire addio, per due volte si rialzano, regalandoci nel farlo ciò che di più prezioso può donare un artista: l'anima.
Non c'è molto che non sia stato detto: Strange In Stereo è il testamento, almeno fino ad oggi, degli In The Woods..., una gemma complessa e poliedrica, ma allo stesso tempo un semplice e genuino fluire di emozioni, come sempre è stata la loro musica. Se il futuro ci riservasse ancora sorprese del genere, allora nonostante tutto potremmo dire di essere nati in un mondo fortunato.
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10
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Scusate la mia intrusione visto che vi scrivo pochissime volte ma vi leggo sempre,però non aspettavo altro per chiedervi quando cavolo verrà recensito Heart of the ages???me lo porto con me circa vent'anni e non l'ho mai abbandonato!capolavoro che ha superato lo spazio e il tempo... ed io dovrei teoricamente preferire dippù gli ultimi visto che il black metal non è il mio genere preferito,ma quel disco lo venero!!!bei tempi...bastava leggere la recensione di uno di questi dischi per innamorarsene |
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9
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Per una volta non ho paura di un ritorno sulle scene ... tornano per prendersi quello che non hanno avuto un tempo e per dare ciò che non hanno potuto dare. Lunga vita!  |
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@Delirious: Sìsì, capisco perfettamente il tuo punto... Che come ti ho detto è anche il mio, sono d'accordissimo. Ora non resta che aspettare ancora un po' di mesi e vedere cosa riescono ancora a combinare a distanza di sedici anni... Però, viste le premesse, ho già l'acquolina in bocca. Magici. |
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7
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@Theo: certamente lascia il tempo che trova, ma se lo scopo di questi scritti é anche far conoscere gemme perdute a chi non c'era allora penso che un voto molto alto possa incuriosire molto di più di un senza voto che non permette a occhio di capirne il valore . Naturalmente poi nessuno mai penserà in termini di voti mentre ascolta questo fiume di bellezza ... o se lo fará mi dispiace per lui  |
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6
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non ho mai apprezzato (capito e asssimilato) la loro svolta iniziata con omnio e concretizzata in questo lavoro. Amo solo il seminale heart of the ages che mischiava sapientemente innovazione, melodia, epicità con quelle sfuriate viking/black e voce alla burzum. Tutt'altra band |
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5
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Pur non essendo un amante delle sonorità proposte in questo lavoro lo trovo lo stesso bellissimo, poi a gusto personale il primo resta per me il capolavoro supremo, ma degli ITW mi piace tutto e il nuovo disco è uno dei miei più attesi del 2015. Mitica la Mysantrophy, quanti capolavori in quegli anni... |
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@Delirious Nomad: Ah, ok... Beh che dire, condivido in tal caso Anche la scelta del senza voto in realtà non sarebbe stata del tutto sbagliata per un lavoro eclettico simile, nel senso... Davanti a dischi così distanti dal resto, il voto lascia il tempo che trova no?  |
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3
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Ciao Theo, grazie mille per i complimenti! In effetti la tua perplessitá ha ragione di essere: ho semplicemente dimenticato di spedire il voto insieme alla recensione, ora ho comunicato e spero che possa sostituirsi presto il mio 93 a questo senza voto, non molto motivato in effetti . |
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2
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Si sono appena riformati e rilasceranno a breve un nuovo full per la francese Debemur Morti Productions: notizia fantastica dal canto mio, visto la band che furono e le cose che fecero, non penso uscirà una ciofeca fatta per batter cassa, al contrario. Bellissima la recensione, approvo tutto appieno, curiosa però la scelta del S.V.. In parte la comprendo, difficile valutare obbiettivamente opere simili, però io avrei dato un voto molto alto e non penso qualcuno avrebbe avuto da lamentarsi... Così come su la quasi totalità del catalogo Mysantropy Records di quegli anni. Non ho mai saputo dire quale fosse il loro disco che prefrisco, probabilmente perchè sono troppo diversi e (magnificamente) incomparabili tra loro... Forse "Omnio"? Ad ogni modo... Unici ed inimitabili, genio probabilmente ancora oggi non compreso nella sua interezza da chiunque, e che avrebbe meritato molta più visibilità durante la carriera. Però era indiscutibilmente musica non per tutti. |
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1
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Grandissimo album.. Grandissima band |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Closing In 2. Cell 3. Vanish in the Absence of Virtue 4. Basement Corridors 5. Ion 6. Generally More Worried Than Married 7. Path of the Righteous 8. Dead Man's Creek 9. Titan Transcendence 10. Shelter 11. By the Banks of Pandemonium
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Line Up
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Jan Transit (Voce) Synne "Soprana" Larsen (Voce) Chris (Chitarra) Christian "X" Botteri (Chitarra) Christopher "C:M." Botteri (Basso) Anders Kobro (Batteria)
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RECENSIONI |
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