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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3079 letture )
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Dopo il positivo esordio di Sons of Steel, tornano gli italianissimi Darking, capitanati come sempre dall'axeman Agostino Carpo e dall'affilata voce di Marco Miliani. Questa volta le trame sonore dei Darking si costruiscono intorno al mito di Prometeo, in primis, e ad altre leggende più o meno antiche, in secundis. Metal epico di nome e di fatto.
I Darking sono gli stessi del debutto, studiosi consapevoli del metal delle origini e del periodo classico dell'heavy ottantiano a tinte epiche. La proposta della band è quadrata, piena, imponente. Il mestiere di Carpo si sente a dovere nelle composizioni, tutte di discreto se non buon livello. Peccato solo per la patina di piattezza che insorge sin dalle prime battute del disco, dovuta in parte alla poca varietà in faretra alla band e in parte al lavoro di produzione scarsamente rifinito, responsabile di molteplici impastamenti sonori tutt'altro che gradevoli. Punto di forza principale del disco è il lavoro combinato Carpo-Miliani, il primo in grado di sfornare ottimi riff in serie, il secondo decisamente personale nel cantato e davvero esaltante in alcuni passaggi, chorus di Eldorado su tutti (pur, di nuovo, non aiutato dalla produzione). Le linee vocali, come già nell'esordio Sons of Steel, oscillano però tra il buono e il mediocre; questo, probabilmente, rimane il punto su cui i Darking, a oggi, devono ancora lavorare di più, perché la materia prima musicale c'è, eccome. Si tratta più che altro di rifinire la resa complessiva del prodotto (in alcuni frangenti addirittura sovrabbondante). Difetto imperdonabile, invece, collegato alla debolezza delle linee vocali, è il forte provincialismo dell'accento con cui vengono cantate. Incredibile che un cantante preparato come Miliani non si sia preoccupato di curare di più la pronuncia. Per non parlare dei testi, poi, estremamente naive e fin troppo stereotipati. Tale superficialità è purtroppo un tratto comune di molte band heavy italiane: un ascoltatore straniero, magari inglese, difficilmente potrà giudicare in modo equilibrato un gruppo come questo che, per il resto, ha quasi tutte le carte in regola. Venendo alla sezione ritmica: positivi sia Lupi che Freschi. Il loro lavoro è sempre solido e affatto sacrificato; manca la zampata, ma nel contesto del disco la prova dei due musicisti è più che sufficiente. Concludiamo parlando degli highlights del lavoro. La doppietta Steal the Fire-Eldorado azzecca più o meno tutto, dal riffing esplosivo alle climax dei ritornelli, davvero indovinati (e con quel retrogusto solenne-mitologico che non guasta affatto). Interessante, anche se un po' autoreferenziale, la scelta di coverizzare Stormbringer dei Domine (band di provenienza di Carpo). Il risultato suona onesto, anche se inferiore all'originale. I pezzi restanti, invece, sono tutti almeno sufficienti.
I Darking rispondono presente anche con il proprio secondo disco. Non riescono a fare un vero passo in avanti rispetto all'esordio, di cui questo Steal the Fire ripropone quasi tutte le problematiche, ma si assestano in una zona medio-alta all'interno dell'affollata scena dell'underground heavy italiano. La prossima uscita potrebbe essere quella del definitivo salto di qualità.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Icarus 2. Steal the Fire 3. Eldorado 4. I'm a Legend 5. Killing Machine 6. The Storyteller 7. Stormbringer 8. Circle of Life
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Line Up
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Marco Miliani (Voce) Agostino Carpo (Chitarra) Matteo Lupi (Basso) Leonardo Freschi (Batteria)
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RECENSIONI |
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