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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2217 letture )
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Il moniker Darking sarà anche nuovo, ma dietro di esso si nasconde in realtà una vecchia conoscenza del panorama heavy nazionale, quell'Agostino Carpo che alcuni anni fa -precisamente tra l'84 ed il 94- fece da colonna portante della storia dei Domine, per poi separarsene per motivi personali e sparire nel ricordo dei fans del gruppo. Indi la riemersione improvvisa nel 2005, poi un demo del 2009 circolato solo tra una ristrettissima cerchia di persone vicine alla band (e la cui tracklist è qui riproposta in versione "da album") ed infine il ritorno vero e proprio con un lavoro sulla lunga distanza come Sons of Steel.
Fatte queste premesse è del tutto ovvio collocare l'album in questione all'interno di un filone piuttosto classico, i cui riferimenti storico/musicali vanno ricercati in parte negli stessi Domine d'antàn, in parte nella tradizione metallica ottantiana che tentava il superamento dei modelli degli anni 70 inglobandone alcuni elementi, ed inserendone di nuovi tendenti ad irrobustire e velocizzare il songwriting. Il risultato di questo approccio è un metal roccioso, con profonde venature epic e privo di fronzoli, le cui doti maggiori sono probabilmente da identificare nella sicurezza e nella scorrevolezza con cui i vari pezzi sono scritti e suonati, nei discreti contenuti tecnici, e sopratutto nella ricerca di una intensità che un tempo era dote piuttosto comune in certi ambiti musicali qui esaltata anche da una produzione ben equilibrata tra vecchio e nuovo approccio al metal.
Il Cd è aperto da My Name Is No One, e subito salta...all'orecchio la timbrica del singer Mirko Miliani, il quale "accompagna" molto la pronuncia del testo, talvolta con qualche inciampo sulla scorrevolezza nell'uso della lingua inglese, e che mostra di essere molto a suo agio sui toni dal medio in su, mentre meno performante risulta sui toni bassi. Reminescenze degli Omen nella veloce e possente Magic Man, a seguire il potenziale live anthem Son of Steel, pezzo in crescendo fatto apposta per giungere al finale "da live". Bello il break atmosferico. The Eye of God inserisce una nota più contenuta -più delicata se vogliamo- al suo inizio, ma poi galoppa, eccome se galoppa, e la corsa continua secca e veloce con Promise of Evil, un Bignami della musica targata Darking, forse di stampo stavolta più Europeo, ma ancora piena e pesante. Tutt'altro discorso per Lady of Sand, il pezzo più originale, fuori dal coro, dai tratti arabeggianti, basato su un riff leggermente liquido e su alcune variazioni di una certa complessità: una song piuttosto interessante. Finale affidato a Face of Fear e Sign of the Cross, ancora heavy senza troppi orpelli e senza "fumosità", prendere o lasciare.
Un disco che corre il rischio di essere giudicato troppo in fretta specialmente da parte degli under 30, e che invece necessita di parecchi ascolti prima di essere compiutamente valutato, che non è un capolavoro, non rivoluziona per nulla il panorama musicale, ma ha delle qualità indubbie. Buone le prove dei musicisti con qualche riserva solo su alcuni passaggi cantati, il cui limite è da ricercarsi nella mancanza di originalità di certe soluzioni (anche se la personalità della rielaborazione è evidente); opportunamente l'album non è troppo lungo, in modo da conservare una certa freschezza. Un buon disco heavy/epic, ed in questo settore è già molto. L'eventuale sviluppo delle potenzialità mostrate da Lady of Sand potrebbe decidere del loro futuro, posto che la band abbia in programma una evoluzione del sound, ovvio.
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ottimo il batterista!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - My Name is No One 2 - Magic Man 3 - Son of Steel 4 - The Eye of God 5 - Promise of Evil 6 - Lady of Sand 7 - Face of Fear 8 - Sign of the Cross
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Line Up
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Mirko Miliani (Vocals) Agostino Carpo (Guitar) Matteo Lupi (Bass Guitar) Leonardo Freschi (Drums)
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RECENSIONI |
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