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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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“Ecnephias”, vocabolo latino dal greco “ecnefia” o ”ecnephia”, “ek” (da) e “nefos” (nube): vento di tempesta. La formazione lucana prende il suo monicker dal termine con il quale gli antichi greci e romani designavano una burrasca d’inusitata potenza. Furore, violenza ma anche trasformazione, come in un impetuoso “Panta Rei”. Un significato che esprime dunque sia l’essenza fervente ed inquieta della band che la sua propensione alla sperimentazione. Il loro è stato in effetti un trascorrere con naturalezza da un gothic sinfonico e ferace in stile Cradle of Filth ad un death/black con influssi doom fino a quello che loro stessi oggi definiscono come “southern extreme occult metal”, vale a dire un gothic metal dalle tinte malinconiche, a tratti oscure, che talvolta si fa tangente al gothic rock, alla darkwave e persino al classic metal. Un percorso stilistico che ha caratterizzato numerose band che gli Ecnephias non temono di menzionare come loro ispiratrici, Moonspell e Tiamat in primis, perché perfettamente consci dell’originalità della loro proposta musicale. Inoltre, la scelta di assegnare l’omonimia all’ultimo, quinto album sembra proprio avere a che fare con la consapevolezza del raggiungimento di una pienezza espressiva che non è sazietà definitiva, ma soddisfazione “hic et nunc”, conquista di uno zenit artistico del quale non è mai precluso il ripetersi. I brani che compongono questo lavoro sorgono da un terreno fecondo, denso di umori turgidi e misteriosi, colmo di una sensualità crepuscolare che solo a momenti si fa più vivida e che è sempre profondamente connessa con il suo opposto Thanatos, il Principio di Morte. Tratti, questi, che sono tipici dei lavori di altre band originarie del bacino del Mediterraneo: mi riferisco prima di tutto agli stessi Moonspell ma anche ai Rotting Christ ed ai Septicflesh, pur nella diversità degli esiti stilistici. Su questo lussureggiante ordito comune gli Ecnephias tessono una trama ricca e varia che rappresenta di fatto il loro contributo personale al gothic metal. D’altronde, quando si ascolta un disco di gothic metal difficilmente si trovano soluzioni formali del tutto nuove ed originali. Il linguaggio è sostanzialmente quello, composto da fonemi che si sono definiti nel tempo fino a cristallizzarsi in una struttura codificata. Certo, esso può risultare più o meno ampio e diversificato, rigidamente declinato o invece duttilmente modulato a seconda delle capacità espressive della band, ma non è certo nell’innovazione lessicale che andiamo cercando ciò che differenzia un capolavoro da un album mediocre. Gli Ecnephias hanno una conoscenza profonda della morfologia e della sintassi del genere musicale che permette loro di declinarlo con estrema libertà, esercitando al contempo un controllo capillare che determina l’accuratezza, la puntualità ed il nitore delle soluzioni nonché la naturalezza del loro susseguirsi. Il loro “senso” per il gothic metal nasce da una sincera adesione animica che stimola poi il processo euristico. Questa sensibilità sorretta da una profonda assimilazione della materia permette di dar vita a composizioni che pur nell’alternanza di atmosfere diverse non peccano mai di incoerenza e disomogeneità (come talvolta accade quando la scarsa maturazione non riesce ad incanalare una potente ispirazione) né al contrario, di artificiosità. Nascono così brani che si attestano tutti su un ottimo livello. È per mero capriccio ed in base al solo gusto personale che mi soffermo a menzionarne alcuni: dalla struggente A Field of Flowers, alla crudele Born To Kill And Suffer che, baloccandosi disinvoltamente con gli opposti più arditi, ci riserva anche momenti di intenso lirismo; dall’epica e decadente Lord of the Stars, impreziosita da un testo di vero pregio, alla possente Nyctophilia ed alla folklorica Nia Nia Nia, omaggio appassionato alla loro terra d’origine, fino alla voluttuosa, carnale Vipra Negra. Splendidamente suonato, con in particolare un Sicarius che dispiega con intelligenza i suoi pregiati contrappunti tastieristici ed un Mancan che alterna il cantato pulito al growl in un’interpretazione che è al contempo solida e appassionata, calata perfettamente nel mood di ogni brano. Senza trascurare l’apporto essenziale delle sei corde che impreziosiscono le song con assolo che traggono la loro forza anche dalla sapiente calibratura. Gli Ecnephias scelgono per questo loro ultimo lavoro un approccio melodico mai banale. Si muovono con decisione, destrezza e padronanza assoluta senza che la forza espressiva ne risenta. Essa scorre anzi con fluidità, dinamismo, euritmia creando suggestioni che restano vive anche dopo numerosi ascolti. La curiosità mi spinge a chiedermi su quali lidi approderanno i nostri in futuro, fiduciosa del fatto che la band lucana saprà esplorarli con ardore e finezza di passo. È tuttavia la bellezza degli attuali flutti sonori a sospendere ogni domanda attraendomi a sé, avvolgendomi in un mesmerico oblio del futuro.
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14
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Album veramente bello. Spero che in futuro facciano un album interamente in italiano, anche perché sono rimasto stupefatto di quanto l'idioma della penisola ben si presti a questo genere. |
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13
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Bello, bello, bello! Concordo con la recensione. |
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12
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Dopo i primi album e soprattutto Inferno che mi era molto piaciuto, con Necrogod, a mio avviso, hanno avuto qualche problema di songwriting. Le canzoni non erano belle ma le potenzialità rimanevano tutte. E lo hanno confermato con questo disco, dove alla grande originalità della proposta e alla tecnica di esecuzione, sono tornati a sfoderare veramente delle belle canzoni. Album bellissimo, ricco di emozioni, di spunti interessanti e fatto, si sente, con molta attenzione. Sono sempre dell'idea che i Galar siano al momento al primo posto, come album del 2015 ma questo e l'ultimo dei Graveworm, li metto subito dopo. Ora aspettiamo i Novembre. Orgoglio Italiano, sans aucun doute. Au revoir. |
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11
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Io purtroppo ho solo Inferno di loro...Comunque sono una band in costante crescita...Di questo sono in attesa di comprarlo ma da quel che leggo sono fiducioso che mi piacera...Ottima band |
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10
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Gran bel lavoro unico neo essere italiani il che penalizza una band che se nata oltre confine sarebbe tra i leader della scena gothic metal. Comunque bravi a Sicarius,Mancan e soci |
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9
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Uno dei dischi dell'anno, voto 90. |
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8
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Non conosco i precedenti se non per qualche brano su YT ma questo effettivamente è un bel disco, il gothic-metal che piace a me, quello senza sbrodolature sinfoniche. Ottimo il clean, bene il growl e soprattutto belle canzoni suonate e prodotte perfettamente. L'ombra lunga dei Moonspell e di certo gothic-rock anni '80 c'è e si sente ma il disco è assolutamente di caratura internazionale. Su tutte The Firewalker (singolo perfetto), Vipra Negra, Nia Nia Nia e Nyctophilia...Senza gridare al capolavoro mi allineo alla recensione e faccio i miei complimenti a questi ragazzi. |
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7
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Ho sempre sostenuto che avrebbero dovuto dare risalto alla splendida voce e mettere in secondo piano il growl. Detto fatto ed ecco il capolavoro. Bravissimi. |
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6
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iL MIGLIOR METAL ALBUM (E NON SOLO) DI UN GRUPPO ITALIANO DA UNA DECINA D'ANNI A QUESTA PARTE: SEMPLICEMENTE MERAVIGLIOSO!!!! NON RIESCO A SMETTERE DI ASCOLTARLO DA ALMENO 1 MESE, E AD OGNI ASCOLTO NUOVE SFUMATURE,NUOVE EMOZIONI,NUOVE SENSAZIONI. PER IL SOTTOSCRITTO UN AUTENTICO MASTERPIECE CHE STA TRANQUILLAMENTE SULLO STESSO PIANO DI ALTRI BEN PIU BLASONATI E FAMOSI DISCHI CONSIDERATI CAPOLAVORI. UN PECCATO MORTALE NON SUPPORTARE UNA BAND DI COSì TANTA CLASSE!!! |
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5
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l'ennesimo OTTIMO disco! orgoglio italiano made in sud  |
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3
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Masterpiece! Completamente rapito da questo disco, ogni pezzo ha una sua identità, atmosfere mutevoli dove ogni strumento ha il proprio spazio. Interessanti e mai banali anche gli assoli di chitarra. Nyctophilia, Nia Nia Nia e Vipra Negra sono il top. Per tutti gli amanti della buona musica fatta con il cuore! |
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2
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È un capolavoro; tutti i dischi della band sono belli, ma questo lo trovo straordinario. Soprattutto negli arrangiamenti e nell'intreccio delle melodie nello sviluppo dei brani c'è stata una grande crescita. Poi ha un "mood" unico, di malinconia, rabbia e mistero, in un crogiuolo di atmosfere mediterranee. |
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1
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davvero un bel disco....già impilato sul mio scaffale degli ultimi acquisti! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Here Begins The Chaos (Intro) 2. The Firewalker (Chapter I: A Dark Dream In Childhood) 3. A Field Of Flowers 4. Born To Kill And Suffer (Chapter II: Underground Life) 5. Chimera 6. The Criminal (Chapter III: Black Magic On The Sea Of Cefalu - A Meeting With A. Crowley) 7. Tonight 8. Lord Of The Stars 9. Wind Of Doom (Chapter IV: The Southern Pagan Rites) 10. Nyctophilia 11. Nia Nia Nia 12. Vipra Negra 13. Satiriasi (outro)
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Line Up
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Mancan (Voce, Chitarra, Programming) Nikko (Chitarra) Miguel José Mastrizzi (Basso) Sicarius (Tastiera, Pianoforte) Demil (Batteria)
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RECENSIONI |
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