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Temple of Baal - Mysterium
23/02/2016
( 2159 letture )
A distanza di due anni dalla loro ultima release i Temple of Baal -rappresentanti della sempre più florida scena black metal francese- compiono il proprio ritorno sulle scene con Mysterium, rilasciato anche in questo caso dalla Agonia Records, la quale si era già occupata di produrre i precedenti Verses of Fire e Lightslaying Rituals. La formazione, sorta nel 1998 come un progetto del solo vocalist Amduscias, è dedita ad un potente black/death che fa segno a realtà come Behemoth e Belphegor senza tuttavia essersi smarcata, nel corso degni anni, da un certo carattere derivativo ed assenza di una vena compositiva riconoscibile che avrebbero contribuito a collocarli tra i grandi del genere. Mysterium rappresenta invece l’occasione che la band parigina coglie per voltare le carte in tavola, facendo valere l’esperienza maturata in numerosi anni di presenza nella scena. Il disco ci presenta difatti un gruppo che ha finalmente trovato la propria dimensione, il giusto equilibrio tra le varie componenti del proprio sound beneficiando di una massiccia componente atmosferica, sino ad ora non del tutto esplorata, di cui troviamo un riferimento sin dall’affascinante artwork che accompagna l’uscita. Quest’ultimo ci mostra la paradossale e conturbante perversione di un presbiterio, che rimanda significativamente al monicker dei nostri.
Sebbene difatti fosse una divinità ctonia dell’antico pantheon fenicio, Baal, seguendo una sorte comune a gran parte dei protagonisti dei culti panteistici primigeni, venne assimilato in un secondo momento nella demonologia cristiana come signore infernale e -cosa di cui del resto la band, nelle sue dichiarazioni, non fa mistero- tutte le otto composizioni facenti parte del full-length si presentano trasudanti spiritualità e religiosità blasfeme. Queste ultime sono incarnate dall’attitudine ritualistica e misterica sottese a ciascuno dei peana, che prendono vita dallo stato di grazia compositivo cui mostrano essere pervenuti i Temple of Baal. Mai come in questo album, difatti, i nostri si mostrano abili nel coniugare l’immediatezza e la genuinità aggressiva del death con l’oscurità del black metal, qui declinato nella sua componente drammatica e perversa di scuola tipicamente transalpina.
Ciò è palpabile sin dall’eccellente brano iniziale, Lord of Knowledge and Death, la cui intro tenebrosa dischiude dapprima un suggestivo passaggio in clean guitar e, successivamente, un riffing lento e melanconico sfociante, attraverso un crescendo sostenuto, in un tagliente blast beat. La traccia è coronata, così come avviene anche nel resto dei brani, da un refrain di impatto. La successiva Magna Gloria Tua si mantiene sullo stesso livello, deliziando oltretutto l’ascoltatore con cori iniziatici accompagnati dalla doppia cassa di Skvm il quale mette capo ad un drumming tanto multiforme quanto preciso e micidiale. L’anima prettamente death della combo parigina emerge con fierezza nel riffing corposo e possente di Divine Scythe -impreziosita per altro dalla performance al microfono di Georges Balof dei Decline of the I- coniugato efficacemente con sezioni più cadenzate, arricchite dall’apporto di lead guitars che portano su livelli elevati anche la componente melodica. Mid tempos ed un andamento più incisivo ed iniziatico caratterizzano pure la successiva Hosanna, sebbene, ancora una volta, combinati con sezioni vorticose ed aggressive, strizzanti l’occhiolino alle migliori prove dei Behemoth -influenza del resto massimamente avvertibile anche nella stoccata di Holy Art Thou. L’intermezzo liturgico e sulfureo di Dictum Ignis ci introduce alla impressionante triade finale di cui fan parte, oltre che la già citata Holy Art Thou, Black Redeeming Flame -nel cui tessuto melodico non si faticano a scorgere reminiscenze dei Deathspell Omega- ed All in Your Name, brano dalle linee vocali agghiaccianti culminante nel putrido intermezzo affidato al basso di Arkdaemon.
Siamo qui al cospetto di oltre cinquanta minuti di musica che tuttavia riescono nell’intento di avvincere ed affascinare l’ascoltatore in ogni passaggio, valorizzati per altro da una registrazione -a cura, ancora una volta, di Andrew Guillotin- pulita e nitida che fa dell’estremo equilibrio tra tutte le componenti del sound dei Temple of Baal il suo punto di forza. Questi ultimi, liberatisi finalmente di qualsiasi indugio o indecisione circa la dimensione da imprimere alle proprie composizioni ci presentano una produzione di livello elevato che mantiene intatto tutto il proprio splendore anche ad un ascolto ricorsivo, risultando essere, in quest’ambito, una delle migliori release dell’anno appena trascorso.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
87.5 su 2 voti [ VOTA]
Undercover
Sabato 9 Aprile 2016, 18.09.56
1
Questi francesi non deludono, ma non riescono ancora a concepire quel capolavoro che si attende da anni, il precedente "Verses Of Fire" sembrava potesse essere un ottimo trampolino di lancio e questo lavoro quindi avrebbe dovuto sopperire alle mancanze al tempo presenti, invece è un'altra buona prova che si guadagna un sette e mezzo. La produzione non mi fa impazzire, per quanto mi riguarda è troppo pulita, un po' "di sporcizia" non avrebbe guastato la situazione.
INFORMAZIONI
2015
Agonia Records
Death / Black
Tracklist
1. Lord Of Knowledge And Death
2. Magna Gloria Tua
3. Divine Scythe
4. Hosanna
5. Dictum Ignis
6. Black Redeeming Flame
7. Holy Art Thou
8. All In Your Name
Line Up
Amduscias (Voce, Chitarra)
Saroth (Chitarra)
Arkdaemon (Basso, Voce)
Skvm (Batteria)

Musicisti Ospiti
Georges Balafas (Voce)
 
RECENSIONI
50
 
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