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Charm Designer - Everlasting
26/02/2016
( 2033 letture )
Contaminazione... terra dai confini quanto mai incerti e indefiniti (“porosi” si direbbe con un termine proiettato sulla contemporaneità), spesso associata alle negatività dei plagi, quasi sempre foriera di dibattiti sulla legittimità artistica dei processi che la presiedono, se è vero che finanche un autore latino del calibro di Terenzio ha dovuto difendere la propria scelta di rapportarsi a un modello come Menandro dedicando addirittura parte del prologo di una sua commedia, l'Andria, a una querelle evidentemente già in voga presso i suoi contemporanei qualcosa come ventidue secoli fa. Dal teatro alla letteratura, dalle arti visive alla musica, non si contano i nomi crocifissi dalla critica o dal pubblico per aver ricalcato orme tracciate da altri, brandendo il “già visto, già sentito” come arma di distruzione di massa, quasi che la scintilla dell'originalità assoluta sia l'unico criterio per valutare qualità e prospettive. Eppure, talvolta, ci si può trovare di fronte a piccoli gioielli che, pur senza inventare distillati rivoluzionari o concepire voli pindarici verso chissà quale titanico approdo, riescono a regalare vibrazioni ed emozioni puntando su un rapporto solido e innegabile con dei maestri riconosciuti, “gestiti” però con grande rispetto ed equilibrio.

È questo il caso, ad esempio, del terzetto colombiano dei Charm Designer, che approdano al loro primo full-length dopo un rodaggio peraltro più che discretamente consolidato nel tempo (la data di nascita della band si perde nel lontano 2002), segnalando innanzitutto la vitalità della scena gothic latinoamericana, magari non troppo nota dalla “nostra” parte dell'oceano, ma che da anni sforna prodotti tutt'altro che trascurabili, oltre al fatto di riservare accoglienze più che calorose alle band europee in tour. Ad aggiungere benzina al motore dei ragazzi di Bogotà (finiti nella scuderia di quella Inverse Records che dalle remote lande finlandesi sta sfornando ultimamente lavori di notevole spessore), oltretutto, contribuiscono un paio di dettagli di assoluto valore, a cominciare dalla collaborazione con sua maestà Costin Chioreanu che, alla guida della sua Twilight13media, regala da anni immagini assolutamente incantevoli al metal universo, siano esse cover (Arcturus, Dread Sovereign, Arch Enemy) o video (i disegni per Lost Among Liars dei Vulture Industries sono da oscar dei videoclip). Se al lavoro del grande rumeno sommiamo la presenza alla produzione di un calibro da novanta come Waldemar Sorychta (Lacuna Coil, Tiamat, Sentenced), gli elementi per accostarsi a questo Everlasting con un misto di curiosità e fiducia ci sono tutti.

E i Charm Designer non tradiscono le aspettative, offrendo poco più di cinquanta minuti di gothic di gran classe sulla scia della lezione Paradise Lost, che trasuda da ogni solco dettando l'atmosfera complessiva dell'album senza disdegnare peraltro rapide e consistenti puntate in territori paralleli come doom e, più discretamente, melodic death. A scendere in campo è una macchina da guerra praticamente perfetta, sia nelle componenti ritmiche che in quelle soliste, con una nota di merito particolare per il lavoro di Andres Herrera dietro il microfono, impegnato con profitto a intrecciare un clean di grande effetto con uno scream impeccabile (tanto per restare in ambito pentagrammatico “latino” viene subito in mente il parallelo con Josep Brunet, in casa Helevorn). Perfetto anche il lavoro delle tastiere, pilotate da Sorychta in persona, mai melense o stucchevoli e sempre al servizio della resa dell'insieme.
Bastano poche note della titletrack che funge da opener per rendersi conto della straordinaria maturità e del lavoro di cesello del terzetto, che si avventura senza timori reverenziali sulla rotta tracciata in terra d'Albione da Nick Holmes e compagni quasi che i paesaggi di Bogotà e Halifax siano del tutto sovrapponibili a dispetto delle differenze di cultura e latitudine. La successiva The Replicant sposta invece il fuoco sulle classiche suggestioni melodic death scandinave, alla Insomnium con qualche giro di motore in meno, per intenderci, dimostrando che ai Nostri non manca certo la capacità di aggirarsi con pari costrutto su registri diversi. La riprova avviene subito con Never After, pezzo in cui, complice la comparsa di una voce femminile in controcanto (Nataly Ossman, protagonista di una buona prova complessiva, nei cammei in cui viene chiamata in causa), sembra di assistere a una materializzazione dei Tristania contemporanei, con la Demurtas a duettare con Nordhus e Hidle riuniti in una sola ugola. Funziona altrettanto bene la doppia anima di Disruption, sospesa tra le atmosfere rarefatte delle strofe e la natura da “anthem” del ritornello, il tutto confezionato con quella semplicità quasi disarmante che è sempre sinonimo di un'ottima ispirazione.
Forse inevitabile, dopo un quartetto praticamente impeccabile, giunge l'ora di un calo di tensione, qui incarnato dalla spenta Mentors, dove la derivatività dai padri nobili del genere supera il livello di guardia, impedendo ai Charm Designer di intrecciare con l'abituale naturalezza i classici fili melodici che sono il fiore all'occhiello della loro trama. Vista sotto un'altra prospettiva, però, la non impeccabile riuscita del brano prepara ancora meglio al decollo di quella Inertial Drain che è probabilmente la gemma di questo Everlasting. L'aria si fa improvvisamente pesante, i contorni sfumano nella densità del lavoro di sei corde e tastiere, il doom si prende la scena prepotentemente e non la lascia per tutti i sette minuti della traccia, per un esito che, anche grazie alla prova di un Herrera qui quanto mai ispirato sul versante “whispered”, rimanda alle prove di Mikko Kotamaki in quel di Jyväskylä.
Detto di una Endowar che cavalca le onde più telluriche del platter (i fans dei Dark Tranquillity troveranno più di un punto di contatto con le evoluzioni di Stanne e compagni), si giunge al pezzo forse più ambizioso del lotto, By The Unmasked. Evidente l'intenzione di costruire una piccola suite articolata intorno a singoli “momenti”, notevole il dispiego delle forze in campo, interessante la scelta di puntare su un meccanismo di stop and go che sfocia in un riff anche tutt'altro che banale, a mancare è però forse il grande finale, quello che avrebbe potuto far deflagrare davvero la materia in un turbine pirotecnico a travolgere uomini e cose. Il saluto della band è affidato a Policy of Truth, non certo il primo caso di cover dei Depeche Mode declinati in chiave metal (tanto per limitarci al suolo patrio, leggasi alla voce Enjoy The Silence a cura Scabbia & soci), ma ancora una volta perfetta esemplificazione delle doti del terzetto, impegnato in un lavoro mai sopra le righe e sempre rispettoso dell'originale, qui appena “sporcato” con la giusta grazia dall'ultima incursione della Ossman prima che cali il sipario sul viaggio.

Maturo, sorretto da una magia chiamata equilibrio, curato nei dettagli senza mai scadere nella freddezza cerebrale, capace di attraversare con grande maestria acque che per molti sarebbero esiziali, Everlasting è un album che merita ben più di un ascolto distratto... è ora che i Charm Designer abbandonino i quartieri periferici del gothic, c'è da scommettere che da qualche parte un riflettore stia per illuminare la loro marcia verso il centro della scena.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2016
Inverse Records
Gothic
Tracklist
1. Everlasting
2. The Replicant
3. Never After
4. Disruption
5. Mentors
6. Inertial Drain
7. Endowar
8. By The Unmasked
9. Policy of Truth
Line Up
Andres Herrera (Voce, Chitarra)
Diego M. Giorgi (Basso)
Diego A. Morales (Batteria)

Musicisti Ospiti
Nataly Ossman (Voce)
Waldemar Sorychta (Tastiere)
 
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